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La Casa dei Quattro Venti

Post n°32 pubblicato il 14 Dicembre 2010 da pacatissima
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La mia casa è pulita. Quasi in ordine. Poso la marmellata, il latte e il pane sulla tavola.

 Dal punto in cui sono guardo fuori dalla finestra. Non so attendere. Devo e non posso fare diversamente. Però posso fare altro. In certi momenti scorre dentro un concentrato di impazienza che non so gestire. Per lo meno se devo attenermi ai punti stabiliti dalla ragione comune o da una saggezza che fa fatica ad ammaestrarmi. Il vuoto più assoluto dentro di me. Oppure un erotismo senza confini che, se viene vissuto, rende tutto fortemente piacevole, irresistibile, emozionante. Vorrei sgorgare a piene mani, a larghe lenzuola e invece devo trattenermi. Paracelso dice che chi crede che tutti i frutti maturino contemporaneamente come le fragole, non sa nulla dell’uva. Sarà pure un concetto pregno di saggezza ma vorrei, una volta tanto, assaggiare le fragole e l’uva anche d’inverno. Sicuramente i sapori non saranno il  massimo perché non avranno avuto su di loro, giorno per giorno, il sole che li ha preparati, resi pronti, croccanti al punto giusto, liquidi e ineffabili al palato, perfetti, consoni, adeguatissimi, stillanti ebbrezza, combacianti alle aspettative e meravigliosamente superiori. Oh, la Perfezione! Che benedice e maledice. La perfezione non ripete. E’ Paganini. E’ mia nonna che si rifiutava di ripetere se non capivo.

Il sole splende e non chiede nulla. Un giorno volevo essere il sole. Oggi mi fa fatica esserlo. Ma di nuovo riconosco che è l’unica strada.

Imburro una fetta di pane tostato e raccolgo le briciole sulla tovaglia. Appoggio un dito sulle labbra unte e penso che per quasi tre anni mi sono fissata per Manolo, un uomo di quaranta anni che non è mai stato molto simpatico alle mie amiche per la sua tirchieria affettiva. Ora giace nella mia rubrica telefonica sotto l’appellativo finalmente calzante di Tubetto Secco. Gli uomini sono impegnati nel lavoro, la maggior parte del loro tempo viene usata per produrre. Cosa? E’ vero, io ho più tempo. Quando eravamo giovani non c’era tutto questo lavoro di mezzo. Si poteva sognare a volontà. Anche per questo si desiderava di più.  Oggi dicono  che la quantità è minore, ma la qualità migliore. Non sono d’accordo. Eppure continuano a comporre musiche che ti rapiscono. Questo indica vie di salvezza.

C’è un cielo fantastico. Il contorno è scuro, ma ci sono sprazzi di luce fredda e qualche riga calda.

Sotto questa luce inizia in sordina il dialogo. Fra me e me.

“Devi capire  che se lo cerchi, tutto lo sforzo fatto fin’ora, va a farsi fottere. Lo so che sei una persona cui gli sforzi, una volta passati, non interessano più. Ma il cercarlo riproporrebbe di nuovo, da capo e  per l’ennesima volta, la situazione che vivi da tre anni, la quale, seppure ha avuto qualche momento di maggiore frequenza, risulta inappagante.”

“ Sento che, sotto sotto, pensi che quello fra Manolo  e me, è un braccio di ferro. Ma che ne sai se è vero? Magari lo stati facendo solo tu ‘sto braccio de fero”

“ E’che tu non vuoi sentire ragioni. Non ti pronunci neanche.”

“Non mi pronuncio perché ero talmente accomunata a questo tuo sentire che ora , di punto in bianco, misconoscerlo, fregarmene, mi fa quasi vergognare. Però devo dire che torno in vita. E poi, sai che ti dico? Che fra me e te  io non so chi è che  soffre. Se soffro io che sono sempre pronta ad innamorarmi, ed oggi ho i miei dubbi che sia io a soffrire, o se soffri tu che invece vuoi sempre salvaguardare…”

“Io sempre salvaguardare?!!!! Ma se hai sempre guidato tu e mi sono ritrovata scornata! “

“ Ho guidato io, certo! Altrimenti tu cosa avresti guidato, l’immobilità? Guarda che tu non mi piaci affatto. Tu che mi imponi il rigore, il dovere. Se non ci fossi tu non starei neanche male quando ho le mie disillusioni. Sono io il motore inesauribile. Ti stai lì a fare la ragioniera, la burocrate del cacchio…”

“Perché Manolo non è forse un ragioniere e un burocrate del cacchio?”

“ Si. Ma vorrei fargli provare l’ebbrezza del non esserlo.”

“Ma se non riesci neanche a farla provare a me, come puoi farla provare a ‘sto Manolo benedetto?”

“ Col pacchio! ”

“Ecco l’hai proprio detto. Con il pacchio. Con quello solo gliela puoi fare provare. Lo sai che il suo cervello è tutto lì. Aahh... con te non si può ragionare. “

“E con te non si può sognare…però possiamo ridere insieme”

“Rodere vorrai dire”

“ Ridere!!!! Scema!”

 
 
 
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