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Cancellare i brutti ricordi
Post n°2 pubblicato il 09 Febbraio 2012 da AspicRoma
Secondo alcuni neuroscienziati del Massachusetts Institute of Technology (MIT), un giorno potrebbe essere possibile cancellare i brutti ricordi manipolando il gene Npas4. Questo è quanto riporta Isabella Faggiano nell'articolo "Se i ricordi fanno male li cancello", pubblicato su Il Secolo XIX di venerdì 6 gennaio 2012. La memoria è una funzione vitale per la specie umana. È infatti grazie alla capacità di ricordare, cui è connessa quella di imparare, che l’essere umano può svilupparsi, crescere ed evolversi. Alcuni autori sostengono che le informazioni riposte nella memoria non scompaiono mai, ma semplicemente diventano meno accessibili. Anche se questa affermazione non è stata dimostrata, appare più corretto dire che alcune persone hanno più difficoltà a richiamare le informazioni memorizzate che a ricordarle. Come abbiamo visto, esistono più memorie. Non c’è dunque da meravigliarsi se, come per tutte le altre abilità umane, una persona ha una predisposizione maggiore in una di queste memorie oppure, grazie ai suoi studi, al suo lavoro o alle esperienze di vita, ha sviluppato maggiormente una particolare forma di memoria. Numerosi studi hanno consentito di definire diversi ausili mnemonici che possono aiutare il processo di memorizzazione e il richiamo delle informazioni. Un primo principio fondamentale, noto come l’ipotesi del tempo totale di Ebbinghaus, è che la quantità di dati memorizzati dipende dal tempo dedicato al loro apprendimento. La facilità di ritrovare informazioni nella nostra memoria dipende dalla qualità dell’organizzazione nel momento in cui queste informazioni sono state “archiviate”. In molti casi, quando non riusciamo a ricordare qualcosa, può essere sufficiente un “indizio”, una parola o anche un odore, che associamo a quell’informazione. L’agenda e il diario sono due strumenti terapeutici molto potenti per liberare la mente e il cuore da pensieri, impegni ed emozioni che ci impediscono di agire senza continue auto-interferenze. Una scoperta di questo tipo fa prospettare nuovi scenari nel trattamento delle vittime dei traumi, che siano essi grandi catastrofi, scenari di guerra, incidenti stradali, incidenti sul lavoro, aggressioni o violenze. Si tratta di un ambito di applicazione ben più vasto di quanto si possa pensare, soprattutto considerando quanto i media e le nuove tecnologie hanno ridotto le distanze e accelerato la comunicazione, ampliando ed amplificando gli effetti indiretti degli eventi traumatici. De Luca K., Spalletta E. (2011). Praticare il tempo. Sovera Edizioni. |
Inviato da: fabpat72
il 10/02/2012 alle 09:15
Inviato da: PENSIERO_STUPENDO12
il 07/02/2012 alle 21:18