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Cast:Jamie Foxx, Beyoncé Knowles, Jennifer Hudson, Keith Robinson, Eddie Murphy, Anika Noni Rose, Hinton Battle
Trama:Tre amiche di Chicago che formano un trio musicale chiamato "The Dreamettes" accettano l'offerta di un manager di diventare coriste di un famoso cantante. E' il loro trampolino verso il successo, che arriva ed é grandissimo. Le tre amiche si accorgeranno però che nel mondo della musica non é tutto oro quello che luccica.
Con Chicago Bill Condon aveva già dato prova di non essere molto musicale nella scrittura; qui, oltre a curare la sceneggiatura cura anche la regia e il risultato è un film statico, superficiale e piatto: Condon si limita a raccontare senza entrare nello specifico, senza dare enfasi ma soprattutto senza realmente appassionare, limitandosi a delineare la nascita, il percorso e la fine delle Supremes. Non solo, ma il regista realizza un musical mettendo sì tutti gli elementi del genere al posto giusto (belle coreografie, bei costumi, belle scenografie) ma il tutto ha un sapore di costruito, come se fossero state create perché si doveva, e non per piacere e intrattenere. E un musical deve trasmetterti energia, deve caricarti e farti uscire dalla sala canticchiando le canzoni sentite e volendo imitare i passi che si sono appena visti e qui tutto questo è assente: grandi voci, poco calore.
Neanche il cast riesce a rivitalizzare il film, sebbene i protagonisti siano in forma strepitosa a livello vocale: Jennifer Hudson ed Eddie Murphy cantano meravigliosamente ma la prima interpreta male non facendoti arrivare al cuore gli stati d’animo che sta provando (e durante il suo primo assolo potevano dirle che si muoveva in scena come un elefante che sta per essere abbattuto, manca solo il rallenty a creare l'effetto al meglio) mentre il secondo sembra "il principe cerca moglie travestito da Elvis"; su Jamie Foxx nulla di nuovo, visto che si riconferma un attore mediocre che recita senza anima ed in modo meccanico e costruito. Per quanto riguarda invece Beyoncè, è lei che avrà la mia clemenza: è suo l’unico numero musicale che emoziona (mentre canta Listen, non usa solo le corde vocali come la Hudson, ma trasmette disperazione e tristezza) ed è lei sempre che nella parte finale del film sorprende, anche per via della somiglianza impressionate con la Ross: per fortuna viene definita “una voce anonima”. Forse, una metafora sul film?
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