Fine febbraio 1970, è una Domenica grigia, me ne vado a spasso per il centro di Milano, quando ad un tratto dalle parti della Galleria, la mia attenzione viene attratta da una locandina affissa sulla vetrina di un Bar: questa sera alle 21 presso il "Wanted Saloon" Serata danzante con Wess And The Airedales. Io, non ancora diciottenne, grande ballerino di provincia, una specie di Tony Manero antelitteram, appassionato di Rhythm and Blues, che avevo mosso i primi passi sulle note di Stasera mi butto, di Rocky Roberts, (dove Wess cantava e suonava il basso) calcando le piste di tutte le balere e i Dancing, come si chiamavano allora, della provincia in cui abitavo e fuori, lo conoscevo attraverso i suoi primi dischi: I miei giorni felici, portato in casa da mia sorella, ma soprattutto la facciata B, I'll never Turn My Back On You, che aveva la particolarità di iniziare come “Soul Finger”, sulle note del quale mi scatenavo in un memorabile Shake, come si diceva allora e Senza Luce che gettonavamo nel Juke -Box del bar della Stazione, nell'attesa del treno che ci avrebbe riportati a casa dopo una giornata di scuola. Il locale, bello e grande, fumoso abbastanza secondo i dettami dell’epoca, riluceva di luci psichedeliche e fari stroboscopici. Sulla pedana “Toto e i Tati, gruppo milanese di spalla sempre come si diceva allora che sarebbe poi apparso in un Cantagiro, la cui musica riscaldava l’atmosfera ed i muscoli. Quando sul palco sale la Star, Wess, mi metto davanti ad ascoltare in religioso silenzio. Apertura con Don’t Play That Song dapprima lenta, ma poi con un crescendo nel finale che sfocia in ripetitivo parossistico e tribale alla maniera di Mr. Dynamite, James Brown. Non reggo più, mi scateno ed insieme ad una bellissima e bravissima ballerina di colore di nome Maria, fermiamo la sala, nel senso che tutti ci fanno largo e si fermano guardarci. Nell’intervallo, ricordandomi di aver letto da qualche parte che, il grande Jimi Hendrix aveva cominciato la carriera come porta strumenti di Otis Redding, e desiderandolo io fare per James Brown, ma rendendomi conto che non l’avrei mai incontrato, mi dissi che in fondo mi potevo accontentare di Wess che un po’ fisicamente, ma soprattutto nel Sound lo ricordava molto. Mi presento così nel suo camerino, e gli chiedo se aveva bisogno di uno che gli portasse il basso, lui mi guarda, mi chiede il nome e gli anni e poi mi fa: okay, presentati domani alle dieci al London Hotel, che si parte per una tournée. Iniziarono così i 28 giorni più memorabili della mia vita, girammo in lungo e in largo la nostra bella penisola, da Milano a Caserta e Fratta Maggiore, da Bologna a Riva del Garda, e poi di nuovo giù sino a Livorno all’Accademia militare, Festa dei Guardia marina, e ancora su sino al trovatore di Perteole in provincia di Udine, suonando nei posti più chic, come in quelli più malfamati, e andando a letto sempre non prima delle quattro. In quelle memorabili serate, al culmine dei pezzi più salivo sulla pedana insieme a lui ed insieme a Hugo il bassista, ci scatenavamo in un furioso ballo. Poi all’inizi di marzo le nostre strade si divisero, loro andavano a suonare sulla Costa Azzurra, fermi in un locale, io me ne tornai al mio paesello al Sud.Ciò nonostante in seguito ci siamo rivisti diverse volte: tutte le volte che faceva una serata nelle vicinanze del mio paese, lo andavo a salutare, Venne al Mirage di Novoli, in piazza A Campi S.na, a Cellino San Marco, sino al ‘85 quando partecipò ad un Costanzo Show, trasmesso dal Teatro Politeama di Lecce, in quella occasione c’era anche la figlia, credo fosse Deborah, che muoveva i primi passi nel mondo della canzone. Non lo rividi più sino all’estate del 2005, venne a cantare a Mesagne, aveva cambiato casa discografica e aveva messo su un nuovo gruppo, dopo lo spettacolo me lo portai a casa, dove cenando e parlando, insieme ad Angelo il suo accompagnatore, a mia moglie e ai due miei bambini, si fecero le quattro e trenta del mattino, ed io gli feci: e proprio destino che quando noi due si è insieme, non si vada a letto prima delle quattro, e lui mi sorrise scuotendo la testa. L’indomani lo andai a salutare nell’albergo in cui stava, convinto che prima o poi ci saremmo rivisti, ma l’altra sera la tg ho avuto la triste notizia.
Addio Wesley, come ti chiamavo, sei stato un amico sincero, nonostante tu fossi una persona celebre, ti ricorderò sempre.
Inviato da: tantahontas74
il 29/03/2008 alle 08:41
Inviato da: walkingshadow
il 20/02/2007 alle 19:13