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Un blog creato da ciro_economist il 10/08/2007

BORSA E FINANZA

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L'ECONOMIA TREMA

Post n°59 pubblicato il 17 Agosto 2007 da ciro_economist

Insomma, quella che qualche settimana fa sembrava una crisi isolata ai mutui subprime, ora sembra essere diventata una malattia in grado di paralizzare l'intero sistema economico. Il principale gestore di mutui immobiliari del paese, Countrywide Financial, è stato costretto a utilizzare una linea di credito da 11,5 miliardi di dollari per finanziare le sue attività ma la paralisi è avvertita ora anche dall'importantissimo mercato dei commercial paper, che vale 2.200 miliardi di dollari. Sino ad ora, questi strumenti sono stati uno dei punti di forza della Corporate America perchè le hanno permesso di raccogliere finanziamenti a breve a condizioni spesso migliori rispetto a quelle imposte dalle banche. Ma ora la situazione sta cambiando rapidamente. "Le turbolenze nel settore dei mutui subprime si stanno spargendo rapidamente al mercato dei commercial paper" si legge sulla nota spedita ai clienti da David Rosenberg, analista di Merrill Lynch. "Al momento questa crisi sembra molto peggiore rispetto a quanto avviene di solito alla fine di ogni ciclo creditizio". Ma le cattive notizie non sono solo legate al mondo finanziario. Nei giorni scorsi Wal-Mart ha riportato una trimestrale deludente dichiarando di aver ravvisato grosse difficoltà finanziarie tra i suoi clienti. Tanto che sebbene le sue vendite siano cresciute a livelli record, i margini di profitto si sono ristretti ulteriormente a indicazione del fatto che i consumatori sono sempre di più attenti ai prezzi. La crisi del mercato immobiliare, confermata dal crollo dei nuovi cantieri ai livelli più bassi in dieci anni (-6,1%), significa del resto che il reddito disponibile da poter investire in spese non strettamente necessarie è sempre più esiguo. E questo rischia di penalizzare i titoli delle aziende che non producono articoli di prima necessità, come quelle del lusso ma anche i produttori di auto e articoli di alta elettronica. In questo clima di sempre maggiore pessimismo, i mercati guardano con sempre maggiore attenzione alla Federal Reserve tanto che i trader sui fed funds ora vedono un 100% di possibilità di riduzione del costo del denaro al 5% in ottobre (se non prima) e un ulteriore taglio al 4,75% entro la fine dell'anno. Ma la banca centrale, tramite il presidente della Federal Reserve di S. Louis, per il momento fa sapere di non essere disposta a intervenire: non fino a che non vi saranno prove conclusive che l'inflazione è sotto controllo. Nei giorni scorsi del resto da questo fronte sono giunti segnali positivi: in luglio infatti i prezzi alla produzione sono saliti dello 0,1% per quanto riguarda la componente "core", mentre i prezzi al consumo - sempre componente "core" - sono saliti dello 0,2%. La sensazione degli analisti è che il pericolo inflazione sia ormai alle spalle, e che proprio per questo motivo a ottobre la Fed si sentirà a suo agio nel prendere in considerazione una riduzione del costo del denaro. L'economia del resto è in forte frenata: la stessa Fed ha abbbassato al 2,25-2,50 le stime di crescita del Pil per l'intero 2007 e la situazione non appare molto migliore per il 2008, anno per il quale è anticipata un'espansione della congiuntura tra il 2,50 e il 2,75 per cento. Intanto la Fed di Filadelfia ha reso noto che in luglio l'attività economica si è bloccata nel suo distretto economico: l'indice delle attività manifatturiere è infatti sceso a 0 punti dai 9,2 di luglio. Un dato ben peggiore delle attese degli analisti che erano per un calo contenuto a 8,4 punti.

 
 
 
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