Creato da counselor63 il 27/03/2008

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Proviamo a comunicare, condividere, criticare per costruire, confrontarci, ascoltarci, relazionarci. Proviamo a crescere oltre i nostri confini.

 

 

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IL POTERE DECISIONALE

Post n°3 pubblicato il 10 Aprile 2008 da counselor63

Giorni fa, riflettevo su come troppo spesso rimandiamo le decisioni da prendere in merito ad una qualsiasi cosa da fare. Il proverbio "non rimandare a domani quello che potresti fare oggi", è in qualche modo significativo. Sono convinto che rimandare a domani  il da farsi, nella maggior parte dei casi, diventa improduttivo per la nostra soddisfazione psicofisica. Proviamo a fare un piccolo esperimento. Facciamo un passo indietro nei nostri ricordi più vividi. Proviamo a vedere se anche noi in passato abbiamo rimandato qualcosa alla quale poi non abbiamo mai dato seguito. Qualcosa accaduta 5, o 10 anni fa. Torniamo per un attimo indietro nel tempo, a quel momento della nostra vita in cui c’è rimasto impresso un episodio particolare che ha avuto risonanza in tutto il mondo. Un evento che ha fatto scalpore, come quelli da prima pagina del telegiornale. Potrebbe essere d’interesse sociale, oppure un episodio che ha visto coinvolto, magari, un personaggio molto noto, dello spettacolo ad esempio. Potrebbe essere stato un evento molto serio, oppure simpatico, divertente. Non ha importanza di cosa.

L’importante è che si riferisca ad un momento della nostra vita che ricordiamo bene. Un evento che si è fissato nella nostra mente. A questo punto non dovremmo trovare difficoltà nell’associare a quell’evento, tutto ciò che faceva parte del nostro modo di essere, di pensare, di muoverci, di vestire, di avere emozioni ed aspettative per il futuro. Una volta che abbiamo recuperato quel momento specifico, cerchiamo di ricordare in sequenza alcuni aspetti della nostra vita personale quotidiana e domandiamoci: “Quanti anni potevo avere? In quale contesto mi trovavo? Cosa stavo facendo e come ero vestito? Agivo in modo timido, attivo, passivo, triste, sorridente, ecc.? Come mi relazionavo davanti al sorgere di un qualsiasi problema? Avevo dei sogni a cui aspiravo?” Se riusciamo in questo esercizio di recupero delle emozioni e sensazioni legate al ricordo di quel periodo specifico, riusciremo anche a definire se quello che facevamo, pensavamo, all’epoca, è divenuto oggi realtà concreta oppure no . Potremo renderci conto se, quello che abbiamo ottenuto, rispecchia veramente quello che ci eravamo prefissati di ottenere o che desideravamo ottenere, se abbiamo raggiunto i nostri obiettivi. Nel momento di prendere decisioni, cinque, dieci, quindici anni, sembrano molti. Nella maggior parte dei casi però, trascorsi questi periodi, sentiamo persone che dicono: “Mi sembra ieri, quando facevo questa o quella cosa e desideravo in un futuro ottenere questo o quell’altro…. ed ora invece eccomi qui che mi ritrovo più vecchio di quindici anni, a pensarla allo stesso modo, a fare sempre le stesse cose, con un fisico che non mi piace e senza aver ottenuto ciò che desideravo.” Solo a questo punto ci rendiamo conto di come gli anni passano in fretta e magari siamo lì ora a piangerci addosso nel ricordare quello che avremmo voluto fare e non abbiamo fatto, oppure quello che desideravamo e non abbiamo ottenuto, così, come ce lo eravamo disegnati. A questo punto tornare indietro non è possibile per cambiare ciò che abbiamo prodotto, ma valutare cosa abbiamo fatto, o cosa non abbiamo fatto per ottenere il risultato a cui ambivamo, diventa importante per cominciare da ora a produrre domande specifiche, mirate alla stimolazione di risposte positive, che sono il carburante necessario per una maggiore spinta motivazionale verso il raggiungimento dei nostri desideri. Dei nostri obiettivi. Forse, essere degli “ascoltatori attivi” del nostro passato, ci pone nella condizione di imparare una lezione importante per la nostra vita. Ci induce a pensare, a valutare, con spirito creativo e costruttivo ciò che abbiamo fatto. Ci suggerisce di guardare al futuro con occhi diversi. Ci svela le domande propositive e positive che ci aiutano a raggiungere ciò che desideriamo veramente raggiungere. In qualsiasi campo, affettivo, sociale, professionale, scolastico, ecc. ecc. . Se siamo veramente pronti ad ascoltarci in modo attivo, probabilmente cominceremo a porci domande diverse da quelle che ci siamo posti in passato. Potremmo ad esempio chiederci: “Come vivrò i miei prossimi dieci anni?; Cosa intendo fare oggi per costruire il mio domani, verso il quale sono proiettato?; Conosco qualcuno che fa, o che ha, quello che desidero fare o che desidero avere anche io? In che modo lo fa ed in che modo lo possiede? Per cosa sono disposto a battermi da qui in avanti?; Che cosa è veramente importante per me in questo momento e che cosa sarà importante per me a lungo termine?; Cosa posso fare di costruttivo oggi, per influenzare positivamente il mio futuro? Le scelte che farò per arrivare al mio obiettivo, creeranno delle conflittualità interne dentro di me ed in relazione con gli altri?” Credo che queste e tante altre domande simili ci possono aiutare a gettare le basi solide dove costruire ciò che non siamo stati capaci in passato di realizzare.

Una cosa è certa. Domani, da qualche parte saremo arrivati. Il problema è : “Dove?; Chi saremo diventati? Come vivremo? Cosa avremo fatto?” Forse è arrivato ora il momento di fare queste considerazioni!!! Cosa accadrebbe se facessimo adesso i piani per i prossimi nostri dieci anni, non quando saranno passati? Concludendo questo mio messaggio, vorrei congedarmi da voi invitandovi a partecipare con i Vostri graditi commenti. Ciò sarebbe molto interessante. Che ne pensate?

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Commenti al Post:
Mirose06
Mirose06 il 11/04/08 alle 21:02 via WEB
Non si può non concordare con tutto quanto hai scritto, anche molto bene dal punto di vista espressivo e comunicativo. Penso che in tanti ripetiamo dentro di noi che non dovremmo rimandare le decisioni, purtroppo questo potere decisionale dipende da molti fattori, anche esterni o che risalgono alla nostra infanzia ed ecco che ci blocchiamo, siamo presi dalla paura dell'ignoto, dell'errore, di ciò che non potrebbe essere reversibile, insomma il discorso è alquanto complesso ma è bello che tu ponga questi quesiti, ci fanno ulteriormente riflettere. Ciao, Maria Rosaria
 
bippy
bippy il 30/04/08 alle 11:27 via WEB
Sono approdata per caso sul tuo blog, e ho letto con interesse le tue riflessioni. Sono molto giuste e opportune.Per quanto mi riguarda io amo molto variare, vivere alla giornata e poi passare dei periodi di progettazione ma sempre a non lunga scadenza. Probabilmente è la mia forma mentis, ma la vita mi piace prenderla con calma e con fantasia, se dovessi programmarmi tutto impazzirei dall'ansia di dovere portare a termine ogni cosa prefissata.Però io non procrastino, di solito faccio subito quello che voglio fare. Ovviamente non riesco a cambiare tutto ciò che vorrei, ci sono cose che richiedono più forza e più determinazione , ma non escludo nulla, resto aperta ai cambiamenti!!
 
 
counselor63
counselor63 il 30/04/08 alle 15:58 via WEB
Rispondo a "bippy" - È bellissimo sentire dire nell’epoca dei fast food, del Take way, delle corse affannate, che tu ami prendere la vita con calma. Pensa, ci sono molte persone invece che non riescono a rilassarsi neanche con il “training autogeno”, anzi, in alcuni casi, nel corso di sedute di questo genere, si innervosiscono di più. E sai perché? Perché essendo sempre in uno stato di eccessiva ansia, frutto del continuo dominio razionale esercitato sul proprio stato emotivo, tendono a non lasciare mai la presa. Per cui, nel momento in cui si stanno per rilassare, gli sembra di perdere il contatto con la realtà, interpretando inoltre questo stato come perdita del controllo della situazione. Come se qualcosa dovesse sfuggirgli di mano. La conseguenza è pertanto quella di precludersi la possibilità di vivere anche alla giornata (come tu evidenzi). O meglio, lasciarsi sfuggire quello che la quotidianità gli offre. Al contrario di persone come te che forse riescono ad apprezzare ancora di più la vita, magari aggiungendo alla calma anche quel pizzico di fantasia di cui parli. Tra l'altro credo anche che questo, da un mio personalissimo punto di vista, sia in qualche modo, una forma di rispetto verso se stessi e ciò che è già un’ordinaria funzione naturale della struttura umana. Anche in merito alle strategie decisionali mi sembra che non escludi la possibilità di sperimentare nuove strade (apertura ai cambiamenti). Ciò non vuol dire che avrai sempre vita facile, ma il fatto di saper vedere i problemi anche da altre angolazioni, ti pone con molta probabilità in una posizione di vantaggio rispetto al problema stesso, dandoti l’opportunità di concentrarti, appunto, sulla soluzione. Massimo C.
 
Mirose06
Mirose06 il 30/04/08 alle 19:30 via WEB
Ciao Massimo, ho letto il commento di bippy e concordo sul fatto che è bellissimo vivere alla giornata. Io appartengo alla categoria di persone cui fai riferimento nella tua risposta: razionali e ipercritiche verso se stesse. Ora dimmi, si può cambiare modo di vivere la vita, si può uscire dagli schemi mentali prefissati senza sentirsi in colpa? Scusa se ti pongo egoisticamente delle domande ma ti sarò grata se mi risponderai. Un caro saluto, Maria Rosaria
 
 
counselor63
counselor63 il 05/05/08 alle 14:28 via WEB
Rispondo a Mirose06. Certo che è possibile vivere la vita in modo diverso uscendo dai propri schemi mentali. Il fatto è che impegnamo troppo tempo della nostra vita a poggiarci su cose che ci danno sicurezza e che conosciamo, così ci prevarichiamo la possibilità di fare nuove scoperte che potrebbero portarci a fare cose diverse e più gratificanti rispetto a quelle che già facciamo e che magari ci creano disagio. Ti rispondo comuqnue in privato attraverso l'indirizzo e-mail che mi hai indicato fornendoti una mia visione più dettagliata dell'argomento che mi hai proposto. Cordialmente. Massimo.
 
daisy4ladybirds
daisy4ladybirds il 05/05/08 alle 21:10 via WEB
Penso: "Che angoscia!!!" Inizio a credere che quel che conta per ora che non ho un amore, non ho una famiglia mia, miei bambini da mettere davanti a tutto, la vita sia crearsi occasioni per stare bene. E non voglio ancora che il SISTEMA mi faccia sua. nessuno mi farà mai smettere di ridere. Lo penso oggi, lo penserò domani...chissà fino a quando lo penserò?!! :(
 
 
counselor63
counselor63 il 06/05/08 alle 09:27 via WEB
Rispondo a daisy4ladybirds. E chi ti dice che devi smettere di ridere!? Io sono dell'avviso che "gente allegra Dio l'aiuta". Anzi, oggi più che mai, il sorriso è diventato addirittura terapia!!! Esistono delle associazioni nazionali di volontariato ed anche corsi professionali specifici, che si occupano di "Clownterapia". Queste deliziose persone, portano il sorriso nelle corsie degli ospedali, alleviando le sofferenze di molti pazienti, in particolare negli ospedali pediatrici. Quindi da parte mia posso solo dirti che fai bene a sorridere alla vita anche se questa in alcuni casi può sembrarci avversa. Vorrei però, se me lo permetti, riflettere su le ultime due righe del tuo messaggio. A mio avviso (spero sia solo una mia non giusta interpretazione) noto una incongruenza tra il tuo desiderio di voler continuare a ridere oggi e nel futuro, per cui con questo simbolo .... :( .... chiudi il messaggio. Mi sembra in contrasto con quello che verbalizzi. Ti ringrazio comunque del tuo commento al mio Post e ti auguro una buona giornata. Massimo C.
 
   
daisy4ladybirds
daisy4ladybirds il 06/05/08 alle 19:21 via WEB
La vita, forse le sofferenze e/o le esperienze che si fanno, tendono a renderci meno entusiasti, meno propensi al riso...questo è quello che noto attorno a me! e per questo ho messo la faccina grigia... Ho sempre un po' da temere per quel che del futuro non conosco! Non starmi a ringraziare ogni volta che ti scrivo, però, altrimenti mi metti a disagio e non lo faccio più! ;)
 
     
counselor63
counselor63 il 07/05/08 alle 08:35 via WEB
Rispondo a daisy4ladybirds. Ok, messaggio ricevuto! Massimo C. ;)
 
Mirose06
Mirose06 il 07/05/08 alle 19:00 via WEB
Grazie della risposta molto esaustiva, devo dire oltretutto che pur avendo scritto solo poche parole hai centrato il problema: la paura di apportare dei cambiamenti nella nostra vita ci fa ancorare a ciò che viviamo e conosciamo. Gli argomenti che tratti sono interessantissimi e meriterebbero lunghi dialoghi, per il momento ti saluto ringraziandoti, Maria Rosaria
 
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