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COMPORTAMENTO E VANTAGGIO SECONDARIO 

Post n°4 pubblicato il 02 Giugno 2008 da counselor63

Sono convinto che ogni nostro comportamento, anche quello meno desiderato e considerato da noi quindi negativo, nasconde in realtà un vantaggio secondario che è il propulsore di quello stesso comportamento.

Mi spiego meglio. Sarà capitato sicuramente a qualcuno di noi almeno una volta nella vita di trovarci in una situazione nella quale abbiamo percepito la sensazione di non avere nessuna possibilità di scelta, come fosse un comportamento coatto, obbligato, che preferiremmo sostituire con qualcos’altro; oppure trovarci nella condizione di voler fare qualcosa che non riusciamo a fare, qualcosa che vorremmo fare ma ci viene impedito da qualcos’altro.

In una delle probabili condizioni su indicate è fuori dubbio che dentro di noi vige un conflitto tra i nostri desideri consci e la struttura di quelli inconsci.

Mentre avvertiamo consciamente le sensazioni spiacevoli di un nostro comportamento indesiderato, ritenuto da noi non soddisfacente per la nostra persona quali organismi totali adulti, contestualmente cerchiamo di motivare razionalmente quello che facciamo, tralasciando un aspetto molto importante, quello relativo alla nostra parte inconscia. L’inconscio è molto più potente della coscienza e dei nostri veri bisogni ne sa molto di più della coscienza stessa.

Eppure, anche laddove questo concetto sia considerato vero, nel momento in cui l’inconscio cerca di comunicare con la nostra parte cosciente attraverso un suo “linguaggio” ben definito non siamo quasi mai preparati e pronti a riconoscerlo. Abbiamo detto che in ognuno di noi,  “lui”, ne sa molto più della parte cosciente e di quello che desidereremmo nel nostro intimo più profondo, per cui diventa sempre più evidente che intende comunicare con la nostra parte conscia. Ok, ma in che  modo?

E se dicessi che lo fa proprio spingendoci a fare quello che non vorremmo fare, oppure a non fare quello che vorremmo fare, creandoci non pochi problemi, “incasinandoci” la vita?

Non è facile pensarlo, vero? Potrei aggiungere che questo “suo” modo di spingerci a fare o non fare, è come se volesse attirare la nostra attenzione su alcuni aspetti importanti del nostro vissuto ai quali noi generalmente non facciamo riferimento consciamente. Allora se il modo di funzionare dell’inconscio è anche quello di spingerci obbligatoriamente a creare comportamenti indesiderati, quale potrebbe essere lo scopo finale che lo stesso inconscio si prefigge? Forse, se non ci limitassimo solo a considerare il comportamento indesiderato quale fastidio e cominciassimo a chiederci cosa si nasconde dietro ad esso, probabilmente scopriremmo che c’è una parte di noi con la quale dovremmo instaurare un “dialogo”, un rapporto di rispetto e collaborazione.

È come se ci fossero più parti di noi che non affiorano alla coscienza ma che in qualche modo ci governano.  

Immagino inoltre che qualcuno stia già pensando: cosa vuol dire parti che non affiorano alla coscienza e che ci governano e con le quali dobbiamo instaurare un dialogo ed una collaborazione? 

Sono dell’avviso, in particolare per chi è molto logico e razionale, che non sia facile da pensare consciamente e che forse sia addirittura considerato ridicolo quello che sto per dire, ma in noi possono coesistere diverse parti di cui non siamo coscienti ma che in qualche modo hanno la funzione di prendersi cura di noi, facendoci fare appunto anche cose che non vorremmo fare.

Potrei a questo punto esasperare il concetto con questo esempio: immaginiamo una bella donna, con una silhouette armoniosa e magra. Nel tempo i rapporti con il suo partner cominciano a vacillare e la coppia non vive più l’intesa e la complicità che viveva quando si erano conosciuti. La donna ha anche avuto un’educazione molto rigida ed ha sviluppato delle convinzioni dentro di sé che le dicono che l’uomo con il quale vive dovrà essere quello per tutta la vita e poi, ci sono anche i figli e per lei, loro sono comunque da proteggere. Quindi diventa impossibile per questa donna immaginare di crearsi una nuova relazione di coppia e tutto questo sviluppa nel suo sistema psichico un turbamento emotivo. Comincia a vivere malamente sia il rapporto con il partner che con i figli e nelle relazioni interpersonali in generale, ma soprattutto con se stessa. Ma la donna ha l’esigenza di appagare ugualmente un bisogno emotivo che si agita dentro di sé e lo fa generando un nuovo comportamento che in questo esempio, possiamo immaginare che trovi sfogo nel canale dell’alimentazione. Il suo modo di alimentarsi cambia e lei comincia anche a cambiare le misure del suo corpo, trasformando la sua silhouette armoniosa in una forma corporea più evidente ma non invitante. Lei è consapevole che quel corpo non le appartiene, non lo vuole, ed entra in conflitto ulteriormente con se stessa, come se ci fosse qualcosa dentro di lei che le dicesse: “guarda che corpo che hai creato! Devi smettere di mangiare nel modo come lo fai!” Ma nonostante tenti qualsiasi intervento, anche le diete mediche controllate, non riesce a tornare come prima. Anzi, diciamo che aumenta il suo stato di stress psicofisico. Dimagrisce ma poi riprende peso. Non riesce a capire perché, lei che ci teneva molto alla sua silhouette armoniosa e magra, vive ora una situazione antipatica e stressante. Ora la donna anche se cosciente del degrado in cui verte il suo fisico, si trova in una situazione dove avverte un grado eccessivo di insoddisfazione, a cui cerca di dare razionalmente diverse motivazioni. In qualche modo crea “etichette” che possano dare luogo a risposte razionali. Comincia a fare obiettivi della sua insoddisfazione qualcosa o qualcun altri. Deve in qualche modo giustificare a se stessa (e forse ad altri) razionalmente, quale donna adulta e consapevole delle proprie azioni e capacità, la sua insoddisfazione psicofisicaemotiva .

Valutando il quadro descritto sopra, non mi meraviglierei di scoprire ad esempio che il vantaggio secondario del suo comportamento indesiderato (alimentazione scorretta) sia quello di proteggerla dall’eventualità di crearsi un nuovo rapporto di coppia che a questo punto, potrebbe rivelarsi come una libertà eccessiva e quindi trasgressiva. Una libertà che le viene invece vietata dalla “sentinella” che risiede nel suo inconscio e che le dice che se dovesse continuare ad essere una bella donna apprezzabile fisicamente, potrebbe essere oggetto di attenzioni per l’altro sesso, spingendola appunto a trasgredire. Ma questo lei non se lo può permettere perché il suo senso del dovere la impone di mettere in evidenza (eccessivamente) la sua famiglia, i suoi figli ed il marito (…un uomo è per sempre a qualunque costo…..). Queste sono le regole alle quali risponde ora la donna e che le sono state indotte, prima  attraverso vincoli sociali e successivamente sono diventate la base del vincolo individuale che si è creata e al quale crede profondamente dentro di sé, divenendo il riferimento inconscio che la spinge ora verso una direzione piuttosto che nell’altra.

 

Ecco quindi che ritorna prepotentemente la necessità di instaurare un dialogo con la parte o le parti  responsabili del comportamento ritenuto indesiderato dalla persona stessa, affinché si possa creare un vero e proprio rapporto di collaborazione tra la coscienza e l’inconscio. Questo passaggio è essenziale in quanto getterà le basi per elaborare nuove alternative di comportamento, che possano compensare, se non soddisfare al meglio, la funzione che la parte responsabile del comportamento indesiderato tentava di assolvere dietro la sua spinta emotiva, inducendo il soggetto a fare o non fare una determinata cosa.

 

In questo articolo ho voluto enfatizzare(1) il concetto di “vantaggio secondario” con l’esempio di un racconto immaginario, che prende comunque spunto da possibili situazioni che si potrebbero riscontrare nella vita reale. Invito però ad evitare di attribuire quanto da me descritto in questo articolo a proprie situazioni personali, le quali necessitano sempre ognuna di una valutazione frontale ed individuale.

In questo spazio mi interessa solo muovere alcuni argomenti che possono essere oggetto di riflessione e discussione tra gli utenti del blog.

Grazie.

 

Massimo Catalucci

                                                                                                

(1)enfatizzare: mettere in evidenza, in risalto con la parola.

 

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Commenti al Post:
chetry0
chetry0 il 07/06/08 alle 22:13 via WEB
buona sera massimo interessante quello che hai scritto possiamo imparare a conoscere la nostra mente e il nostro corpo e il nstro inconscio senza condizionamenti se ci liberiamo di tutto quello che ci condiziona forse già è un inizio. ma l'amore e l'affetto il volersi bene dove lo mettiamo sono proprio queste cose che spesso ci creano problemi con il ns inconscio e la libertà.ciao buona domenica
 
 
counselor63
counselor63 il 08/06/08 alle 20:56 via WEB
Rispondo a chetry0 - E' vero! L'amore, l'affetto il volersi bene, spesso ci creano delle difficoltà proprio nell'ambito di quelle relazioni specifiche in cui vorremmo che tutto funzionasse secondo la nostra concezione di amore, affetto e volersi bene. E' anche fin troppo scontato direi, che le cause dei problemi di cui parli, anche se ho pochi elementi su cui basarmi per una risposta più dettagliata, debbano essere ricercate in altri rapporti relazionali che abbiamo vissuto. In questo caso mi riferisco ad esempio alla qualità e la quantità di affetto ed amore che abbiamo ottenuto dai nostri genitori. Non sempre quello che ci viende dato nel corso della nostra crescita e qui parlo in particolare del periodo dalla nascita all'adolescenza, corrisponde al disegno ideale di amore e affetto che fa parte del nostro personale sistema psicoemotivo. Provo a spiegarmi meglio con questo esempio: se io ho l'esigenza inconscia di ricevere fisicamente due, tre abbracci giornalieri dai miei genitori ed in particolare dal genitore che ha un peso maggiore dal punto di vista psicoemotivo nei miei confronti, ma tale aspettativa poi viene delusa, molto probabilmente nell'età adulta potrei vivere malamente gli aspetti affettivi, proprio per una carenza che non è stata colmata secondo il mio disegno ideale profondo. A questo punto vivrò un turbamento emotivo che potrebbe farmi agganciarmi proprio a situazioni complicate nei rapporti interpresonali e ai quali, non riuscirò mai a dare una risposta concreta che mi soddisfi. O meglio, una risposta la darò, ma sarà sempre razionale. Naturalmente, in corrispondenza dell'esempio appena fatto, potrei dire che anche un eccesso di abbracci in un individuo che dentro di sè porta un disegno ideale, specifico ed inconscio di affettività diverso, dove per lui è indispensabile ricevere un abbraccio ogni tanto e mai in presenza di estranei, potrebbe vivere ugualmente un turbamento emotivo, per cui in seguito da adulto, non sarebbe assurdo pensare che possa soffrire un senso di soffocamento nei rapporti interpersonali, in particolare in quei casi dove l'altro/a, dovesse dimostrare di lasciargli poco spazio per sè. Quindi per chiudere, potrei chiederti: Quale è stata la qualità e la quantità di affetto che hai ricevuto, diciamo dai tre ai quindici anni? Corrisponde a quello che avresti voluto? Prova a darti una risposta, ma ti consiglio che forse dovresti essere più attenta alle sensazioni che provi dentro di te nel momento in cui ti fai queste domande. Le risposte razionali già le conosci, quelle dell'inconscio prova a cercarle dalle sensazioni.
 
   
chetry0
chetry0 il 12/06/08 alle 23:32 via WEB
Molte grazie buona notte massimo
 
Mirose06
Mirose06 il 08/06/08 alle 19:02 via WEB
Ciao Consuelor, mentre ti saluto leggo l'ultima parola del tuo post "grazie" hai scritto, io penso che dovremmo essere noi che leggiamo a ringraziarti per i chiarimenti che ci dai, con estrema cura dei termini perchè noi possiamo comprendere. Ho letto più volte, è verissimo, spesso assumiamo atteggiamenti e comportamenti che non sentiamo congeniali o meglio che non desideriamo e non sappiamo perchè, è dunque l'inconscio a spingerci e dovremmo conciliare le due parti, come ci suggerisci. Sarebbe troppo chiederti come si fa? Forse sarebbe lunga la risposta, comunque l'argomento è illuminante. Grazie a te, di cuore, Rosaria
 
 
counselor63
counselor63 il 09/06/08 alle 10:02 via WEB
Rispondo a Mirose06 - Mi chiedi, come si fa a comunicare con l'inconscio? Potrei riprendere in parte quello che ho già scritto nel mio post, invitandoti ad ascoltarti. Ascoltare i tuoi disagi, laddove questi si presentano. Ascoltare ciò che provi dentro di te in alcuni momenti particolari, dove avverti sentimenti particolari e stati d'animo particolari. Evita di combattere anche il disagio più grande che potresti provare, ma chiediti invece di cosa avresti bisogno in quel momento specifico. Di quale risorsa avresti la necessità di possedere nel momento in cui provi qualcosa che non ti piace. Se fai bene attenzione qualcosa dentro di te ti indica quella specifica risorsa di cui avresti bisogno ed allora potresti andare a ricercare nel tuo vissuto quella volta in cui hai provato quell'esperienza positiva. Viverla intensamente con tutta te stessa e mentre lo fai, potresti renderti conto che guardando ora il disagio da cui eri partita, la scena e le sensazioni ad essa collegate potrebbero cambiare. Vorrei aggiungere che non è molto facile intervenire con esempi pratici attraverso l'utlizzo della scrittura, ma spero di muovere qualcosa in te aiutandoti a vedere gli aspetti della vita da angolazioni diverse. Augurandoti una buona giornata ti invio un abbraccio (se me lo permetti).
 
latinalt
latinalt il 10/06/08 alle 09:05 via WEB
E' molto lungo...non ho avuto modo e tempo di leggerlo bene... Ti anticipo un mio pensiero spontaneo però... io credo che alla fine fra le due parti della stessa mela sia sempre l'inconscio e prevalere sul conscio... Credo che anche nella cronaca di tutti i giorni se ne trovi conferma... Per quanto la ragione possa innalzare dighe...alla fine è la parte irrazionale quella fra le due più forte..
 
 
counselor63
counselor63 il 10/06/08 alle 09:26 via WEB
Rispondo a latinalt - Sono perfettamente d'accordo con te e aggiungo che ci fidiamo forse troppo della nostra razionalità e poco della nostra parte emotiva.
 
Mirose06
Mirose06 il 10/06/08 alle 19:23 via WEB
Grazie Massimo, sei stato chiarissimo, come sempre. Ogni volta che mi sentirò a disagio richiamerò alla mente i momenti in cui mi sono sentita forte e da cosa o da chi scaturisse la stessa forza. Ti farò sapere poi come va, ricambio il graditissimo abbraccio. Ciao, Rosaria
 
 
counselor63
counselor63 il 11/06/08 alle 13:37 via WEB
Rispondo a Mirose06 - Ok, attendo un tuo contatto. Ciao, Massimo
 
Mirose06
Mirose06 il 23/06/08 alle 17:34 via WEB
Ciao Massimo, un saluto veloce per evitare che mi dimentichi, ti scriverò con calma. Un caro saluto, Rosaria
 
 
counselor63
counselor63 il 23/06/08 alle 17:48 via WEB
Rispondo a Mirose06 - Ciao Rosaria. Grazie per il saluto che ricambio. Buona serata. Massimo
 
latinalt
latinalt il 05/08/08 alle 08:39 via WEB
vado qualche giorno fuori, ti lascio un abbraccio grande.
 
 
counselor63
counselor63 il 05/08/08 alle 17:16 via WEB
rispondo a latinalt - Un abbraccio anche a te. Buona vancanza.
 
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