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COUNSELING

Post n°21 pubblicato il 13 Giugno 2009 da counselor63

 


"DIALOGO CON L'ESPERIENZA EMOTIVA PERSONALE"

 

Il Counseling è una professione socio-relazionale che muove verso le problematiche emotive dell’essere umano, privilegiando l’empatia affettiva rispetto a quella cognitiva, facendo riferimento anche alle strutture archetipiche dell’umano, sia nella coscienza collettiva che nell’inconscio collettivo. È una forma di dialogo consapevole tra il Cliente ed il Counselor, nella quale quest’ultimo utilizza tecniche e metodologie specifiche atte ad aiutare la persona nei momenti di particolari blocchi emotivi che gli impediscono di vivere serenamente la propria esistenza. Questi blocchi emotivi hanno origine generalmente negli aspetti relazionali, per cui la persona potrebbe vivere internamente sensazioni di: abbandono, rabbia, delusione, avvilimento, oppressione, ansia, isolamento, esclusione, insicurezza, timidezza, ecc., che possono essere interpretati dalla persona stessa, consciamente, diversamente dal significato che hanno, spingendo la stessa verso comportamenti compensatori non ordinari. Tale situazione, può generare inoltre una minaccia per la sua vita sociale fino anche ad allontanarla da essa, aumentandone di conseguenza la sofferenza. Il Counselor è quindi un professionista con conoscenze e competenze specifiche, preparato per aiutare ed orientare la persona bloccata emotivamente verso la ricerca di nuove opportunità, affinché il suo assistito possa arbitrariamente scegliere gli eventuali cambiamenti da adottare nella propria vita, sia nel comportamento conscio che inconscio, al fine di sentire appagati ordinariamente i suoi bisogni emotivi. Ogni essere umano ha una sua personale rappresentazione della realtà che lo circonda, per cui ognuno di noi porta con sé un proprio modello del mondo unico, al quale fa riferimento per vivere. In questo modello del mondo unico e personale, avvengono dei processi di pensiero che sono la struttura portante di ogni nostro comportamento. Possiamo immaginare che ognuno di noi inizi a costruire il proprio modello del mondo già dal momento in cui viene concepito. Se pensiamo infatti a noi come un nucleo biologico, emotivo e spirituale([1]), che prende vita nel momento in cui il seme maschile feconda l’ovulo femminile, potremmo accorgerci che in quell’istante, cominciamo a formarci come esseri umani che portano con sé memorie attraverso la trasmissione genetica e genealogica. Tutto questo da origine a quella che io chiamo registrazione di una “traccia delle memorie dell’esperienze umane”. L’essere umano è materialità e immaterialità. Così come ha necessità di appagare i suoi bisogni fisiologici, ha necessità di appagare i suoi bisogni emotivi e spirituali. Quest’ultimi, in particolare, si alimentano proprio attraverso le relazioni. Ne consegue che ogni persona, in relazione alla quantità e qualità dei rapporti interpersonali che instaura con i propri simili, formerà una individuale personalità, ed è da queste relazioni che possono nascere conflitti interiori che successivamente possono bloccarci emotivamente ed indurci in comportamenti straordinari già definiti compensatori, che tendono in qualche modo ad allontanarci dalla sofferenza emotiva. Generalmente però questi comportamenti compensatori, rappresentano un rifugio di piacere apparente e talvolta di breve durata, nascondendo il seme di una costante sofferenza che difficilmente riusciamo a placare.

Quando ci troviamo a vivere situazioni emotive così penalizzanti, solitamente siamo coscienti solo del risultato finale di un prodotto che è frutto di un processo del nostro pensiero inconscio, per cui ci capita spesso di arrivare anche a somatizzare il disagio, di natura psichica, in specifiche aree del corpo. Un esempio più rappresentativo del concetto espresso, ci viene da comuni espressioni verbali da noi manifeste e al quanto specifiche, apparentemente poco significative. Se pensiamo ad esempio ad una persona che costantemente ha un fastidio ricorrente alla gola con una tosse stizzosa ed alla quale non è stato diagnosticato nulla di patologico, molto probabilmente ci troviamo davanti ad un soggetto che esprime attraverso l’espressione fisica, corporea, il disagio psicoemotivo che sta vivendo. Il disagio psicoemotivo, viene convertito in sintomi fisici le cui manifestazioni possono diventare sempre più fastidiose. Secondo la medicina psicosomatica, la somatizazione è un processo diffuso di dislocazione di un processo psichico di disagio in specifiche aree del corpo. Ascoltare il sintomo diventa determinante quindi anche per individuare l’eventuale relazione malvissuta dalla persona e ritenuta  inappagante emotivamente. Possiamo anche affermare che le somatizzazioni sono frutto di memorie inconsce che, stimolate successivamente nella nostra quotidianità nel confronto con gli altri, tornano fuori sotto forma di sintomo psicofisicoemotivo.

In questo caso il Counselor interviene sulla somatizzazione concentrata nell’area specifica del corpo della persona, facendo emergere dalla persona stessa, attraverso il dialogo e le verbalizzazioni, le informazioni necessarie che meglio rappresentano la sofferenza manifestata nel suo corpo. A tal proposito e a tutela della persona stessa, che potrebbe ritenere scomodo per sé raccontare i fatti della sua esperienza di vita che secondo lei rappresentano meglio quel sintomo, il Counselor instaura un processo di verbalizzazione basato sulla simbologia. Mi spiego meglio. Laddove alla persona dovesse venire in mente di collegare quel sintomo ad un ricordo, ad esempio traumatico, di cui intende tenere per sé i dettagli di ciò che sta rivivendo mentalmente e fisicamente, il Counselor la invita a dare delle definizioni diverse a ciò che sta vivendo nel “qui ed ora” in relazione al ricordo psicofisico emotivo e ciò, può essere identificato anche con un colore, una forma e tutte quelle rappresentazioni e accostamenti simbolici che la sua mente creativa gli permette di produrre. Potrebbe essere definita una “investigazione discreta” della sintomatologia espressa. Questo lavoro di ascolto attivo a cui la persona viene invitata a prestare attenzione, fornirà al Counselor quegli elementi simbolici che saranno utilizzati nel “training” per soddisfare in modo conforme al sistema inconscio della stessa, i suoi bisogni emotivi. È importante quindi considerare che è necessario  che si instauri tra il Counselor ed il suo assistito, un rapporto empatico([2]) ed assertivo([3]) , affinché  il professionista possa diventare per la persona che assiste, ciò di cui lei ha bisogno per sviluppare quelle dimensioni relazionali di affinità elettiva  che sono rimaste insoddisfatte nel rapporto con le figure importanti della sua esistenza in ogni sua forma e dimensione. Il Counselor attraverso la “Relazione di Aiuto” instaurata con il suo assistito, riporta l’equilibrio nella relazione stessa, sostenendolo con disponibilità, dialogo, riconoscimento, incontro, mediazione, complementarità ed integrazione. Personalmente ritengo l’attività professionale di Counseling una forma di “Training” personale, dove è possibile apprendere, in primo luogo, il  modo individuale di come funziona il nostro sistema emotivo, ed in secondo luogo, liberare le potenzialità che risiedono dentro ognuno di noi, spingendoci verso la comprensione logica e/o emotiva dei propri bisogni ordinari e dei comportamenti correlati, nonché la comprensione logica e/o emotiva di cosa abbiamo bisogno per modificare e/o esaltare comportamenti passati, presenti e futuri, con l’obiettivo di migliorare la qualità della propria vita emotiva.


 

 Massimo Catalucci

Iscr. Reg. Naz. Counselor F.A.I.P. nr. 522 del 30/10/2006

(Federazione delle Associazioni Italiane di Psicoterapia)

Studio di Counseling - Via Savuto 31 - 00040 Tor San Lorenzo - ARDEA (RM)

Tel. (+39) 06.89.82.83.50 - Cell. 328.95.90.875






[1] Spirituale: “nel dizionario della lingua italiana (edito da De Agostini) questa parola viene definita come essenza incorporea posta da alcune religioni e da alcune concezioni filosofiche quale principio universale di vita, identificata con Dio e comunque con una divinità”. Non è da escludere comunque che ognuno possa avere una sua personale definizione di spiritualità, libera da concetti religiosi e/o filosofici, attribuendola ad esempio ad un’essenza incorporea ma riconducibile alle funzioni prettamente mentali dell’essere umano.

(definizioni tratte dal dizionario essenziale di counseling edito da “Pre-Pos” scuola transteorica di Counseling del Prof. Vincenzo Masini)

[2] “Empatico” – Empatia cognitiva: capacità di accogliere il mondo razionale del cliente e codificare i suoi pensieri e i suoi atteggiamenti sulla base della sua diversità dal nostro. È tipica dell’approccio comunicazionale di tipo simbolico; E. emozionale o affettiva: capacità di accogliere il vissuto altrui percependo il substrato emozionale della persona. È tipica dell’approccio comunicazionale di tipo narrativo.

[3] “Assertivo” – Assertività: capacità di individuare e delimitare i propri spazi nei gruppi e di esercitare pressione psicologica e controllo mediante espressioni linguistiche semplici ma con elevata densità di significato. […..] L’addestramento all’assertività è una forma di intervento per la costruzione o la ricostruzione dell’identità.

 

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Commenti al Post:
daianasara
daianasara il 26/06/09 alle 17:09 via WEB
un dialogo per sciogliere i disagi interiori,i blocchi emotivi e stati d'animo negativi inconsci,nell’accoglienza e l’ascolto empatico della persona...un sintonizzarsi con l'emozioni più profonde di una persona...sembra una bella professione...un caro saluto e buon pomeriggio
 
 
counselor63
counselor63 il 26/06/09 alle 20:42 via WEB
Grazie daianasara, mi fa piacere che apprezzi la mia professione. Un cordiale saluto a te. Massimo Catalucci
 
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