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Forme di Pensiero: Parole che contano

AFORISMI: Qual è il tuo?“Pensieri significativi”

In questi giorni di Feste Natalizie, riceviamo attraverso sms, mail, facebook ed altre applicazioni internet, chi più chi meno, diversi aforismi, frasi che manifestano sentimenti e desideri.

È interessante notare come gli aforismi, nella loro struttura linguistica, sono pieni di cancellature, generalizzazioni e deformazioni.

Probabilmente il successo di queste brevi pillole di saggezza, è proprio nella struttura che le compone.

Potremmo altresì considerare il fatto che attraverso la scelta di un aforisma, di una frase “saggia”, probabilmente si invia anche una propria esperienza di vita, una parte del proprio vissuto personale.

È possibile fare una prova scegliendo una frase di cui ne condividiamo il contenuto. Possiamo scegliere tra uno dei tanti siti internet che elenchino una serie di aforismi, talvolta divisi anche per categoria, “amore, desideri, vita, aforismi antichi, ecc”.

Credo che ognuno scelga la frase che sente più vicina al suo vissuto, una frase nella quale si riconosca e che intende condividere con gli altri.

Soffermandoci sulla struttura delle frasi stesse, possiamo osservare insieme come spesso siano però negative e contengono delle generalizzazioni che ognuno può arricchire con le proprie esperienze di vita.

Citiamone una per fare un esempio (è una frase che ho letto publicata su internet da un utente):

  • Nessuno può farti sentire infelice se tu non glielo consenti

Può capitare che qualcuno ci ferisca, ci faccia sentire male, può essere una parola detta in un certo modo o un gesto particolare, uno sguardo, non ha importanza cosa, è importante come noi stiamo vivendo quel momento.
Siamo delusi e sappiamo che non dovremmo consentirglielo di comportarsi con noi in quel modo specifico, ma questo lo possiamo capire solo dopo che purtroppo è già accaduto il fatto. E così quell’esperienza, nel momento in cui la ripetiamo nella nostra mente, ricordandocela proprio così come è accaduta, riscontrandola nel modo in cui è scritta (Nessuno può farti sentire infelice se tu non glielo consenti), potrebbe innescare dentro di noi un meccanismo di difesa che ci fa perdere fiducia negli altri.

Ripensare al fatto in se per se accaduto tempo fa, riformulandolo sotto forma di un aforisma, crea  continuamente nella nostra mente immagini dove ci vediamo in relazione con qualcuno che fa qualcosa che ci fa provare la sensazione di infelicità (sofferenza), mentre noi gli concediamo quest’opportunità.

Il passo successivo è quello di crearsi scene in cui assumiamo un atteggiamento più cauto nei confronti dell’altro (perché rimasti delusi da una relazione di qualsiasi tipo), avendo sempre come riferimento l’esperienza negativa che abbiamo fatto, provando “infelicità” nel rapporto con un nostro simile.

Ora potremmo puntualizzare sul fatto che in qualche modo ognuno nella sua
vita avrà subito un momento di infelicità causato da qualcuno. E questo è sicuramente riscontrabilissimo, per cui chiunque può riscontrare verità nella frase presa ad esempio.

Ma quello su cui vorrei soffermarmi però in questo post, è che le nostre “antenne sensoriali”, tendono a captare sistematicamente le stesse situazioni, talvolta spingendoci ad utilizzare anche espressioni verbali (le parole sappiamo che sono un ponte di collegamento tra il nostro mondo interiore e la realtà che ci circonda) che ci inducono proprio a creare condizioni interne che ci proiettano continuamente in quello che vorremmo evitare.

Forse la frase su indicata potrebbe assumere il significato che vorrebbe esprimere, con più potenza, se fosse strutturata in quest’altro modo: Ci sono persone che ti fanno sentire felice solo perché rispettano come tu sei.

Il senso letterale della frase (Razionale/Logico) rimane lo stesso, ma la nostra mente segue un processo diverso (Irrazionale/Emotivo):

 

  • quello di crearci immagini di relazione con persone positive;
  • quello di provare sensazioni piacevoli;
  • quello di essere rispettati;
  • quello di sentirci realizzati ed apprezzati;
  • quello di sentirci felici.

In riferimento a questo post, sarebbe interessante interagire con gli utenti del web per fare un gioco, un esperimento. Proviamo a formulare delle frasi e analizziamole insieme per vedere che tipo di struttura hanno. Possono anche essere frasi inventate. Proviamo a scriverne qualcuna.

Cordialmente

Massimo Catalucci

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Commenti al Post:
surfinia60
surfinia60 il 28/12/09 alle 09:26 via WEB
Non ho aforismi particolari sotto mano, ma mi capita spesso di imbattermi sul web, o leggendo un libro, in frasi che mi colpiscono. Leggendo in questi giorni ho trovato questa...."...la serenità, che quando la si otteneva e la si considerava di per sé un risultato valido, rappresentava l'inizio della vecchiaia." Mi ci sono rispecchiata. Auguri per il prossimo anno e spero tu passi più spesso a 'sdoganare' i commenti.
 
 
counselor63
counselor63 il 28/12/09 alle 12:22 via WEB
Ciao surfinia60, auguri anche a te di Buone Feste e un Sereno Nuovo Anno. Dici di rispecchiarti nella frase che hai letto in questi giorni. Ora, come ho già descritto, sappiamo che la maggior parte delle frasi che pensiamo, pronunciamo, leggiamo, hanno una struttura “superficiale” in quanto non necessitano sempre di un approfondimento specifico che ci induca a capirne il senso più profondo. Anche perché sarebbe impensabile soffermarci su ogni frase che possiamo anche solo immaginare per analizzarla più dettagliatamente. Sarebbe una vita impossibile! Le “generalizzazioni” che facciamo nella formulazione dei nostri pensieri, sono molto utili per facilitarci la vita. Diventano insufficienti però, quando abbiamo necessità di approfondire un argomento, in particolare quando affrontiamo tematiche relative allo sviluppo personale. In quest’ultimo caso, dobbiamo necessariamente ricomporre il “puzzle” per avere un quadro più completo della situazione attuale e di quella che magari vorremmo. Quando si vuole quindi approfondire una ricerca nella frase, ad esempio come quella che mi hai proposto, si devono considerare le varie “cancellazioni”, “distorsioni” e “generalizzazioni” che si trovano all’interno della stessa e per farlo, dobbiamo altresì considerare le porzioni mancanti ed analizzarle. Esiste un “sistema di ricerca” chiamato “Meta Modello”, che valuta le frasi pronunciate dalla persona in considerazione di: nominalizzazioni; verbi non specificati; cancellazioni semplici e comparative; indici referenziali non specificati; performative perdute; causa/effetto; quantificatori universali; operatori modali di necessità/possibilità. Dopo questa necessaria premessa, torniamo alla tua frase, che dici ti ha colpito. Applicando il Meta Modello su indicato, potrei chiederti: Cos’è che ti ha colpito particolarmente nella frase che hai letto? Cosa significa per te essere Sereni? Come fai a sapere quando sei veramente Serena? Conosci solo persone vecchie e Serene o ti è anche capitato di vedere bambini Sereni? In cosa ti sei sentita rispecchiata, la vecchiaia o la serenità? Ti senti giovane o vecchia? È possibile per te sentirsi Sereni e giovani? Oppure, sentirsi vecchi e agitati? È possibile sentirsi né vecchi e ne sereni? Se dovessi rileggere la frase che mi hai proposto e ti vedi in essa come tu hai detto (Mi ci sono rispecchiata), questo è quello cui aspiravi o avresti voluto dell’altro? Se si, cosa esattamente avresti voluto? Se no, cosa ti piace e come ti fa sentire rispecchiata in questa frase? Potrei continuare all’infinito con domande di questo tipo, ma l’interazione virtuale limita l’efficacia del Meta Modello, proprio perché non si ha la risposta in tempo reale e quindi posso solo simulare una serie di domande che potrebbero tornare utili nella ricerca della struttura profonda del pensiero. Inoltre, così presentato, il Meta Modello rischia di sembrare un interrogatorio e potrebbe far chiudere la persona e rinunciare a rispondere. Perdonami quindi se le tante domande hanno provocato un tua reazione di questo tipo, ma volevo solo fornirti, in questo poco spazio, alcune informazioni in merito al metodo che si utilizza per “investigare” nella struttura profonda del pensiero che viene nascosta inconsciamente da ognuno di noi nell’espressione verbale quotidiana. Ti invito a leggere, per avere un supporto ulteriore, laddove ti faccia piacere e ti interessi approfondire la tematica qui affrontata, il mio “post nr. 17 del 24/12/2008” , dal titolo: “COMUNICARE – Il Modello Verbale”. Grazie ancora per la tua attenzione e spero di aver in qualche modo soddisfatto le tue aspettative. Cordialmente Massimo Catalucci
 
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