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Post N° 11

Post n°11 pubblicato il 05 Agosto 2008 da counselor63

L'opportunità e la libertà di scegliere.

Sensibilizzare la propria attenzione verso l'ascolto attivo di quelli che sono i nostri bisogni fisiologici ed emotivi, ci offre l’opportunità di vedere il mondo da angolazioni diverse, potendo optare per soluzioni diverse. Sappiamo che avere un ventaglio di scelte ampio rispetto ad uno più ristretto, o addirittura unico, è sinonimo di  libertà.  Ma la cosa contrastante che emerge in questo nuovo millennio è quella per cui si parla molto di libertà ma non ci si rende conto che poi si diventa attori di una società tecnologicamente avanzata, ma nella quale però, sentiamo spesso (troppo) notizie agghiaccianti: omicidi giornalieri tra conoscenti e parenti (es.  genitori, figli, fidanzati, amicizie); alta percentuale di ragazzi adolescenti che fanno uso di droghe illegali ed altri che per causa di stati depressivi, bulimia, anoressia, attacchi di panico (solo per citarne alcuni), sono sottoposti alla somministrazione di droghe legali (farmaci); coppie (moglie e marito, fidanzati,) che scoppiano. L'elenco  di quello che succede nella nostra apparente società evoluta è purtroppo drammaticamente troppo lungo.

Ma abbiamo bisogno di tutto questo? Siamo nella cosiddetta era del "benessere", allora perchè esiste tutto ciò? Forse perchè la libertà che civiene spesso propinata e decantata anche attraverso i media, non esiste. O meglio è la falsità di una libertà che ci chiude gli occhi davanti a ciò che è veramente utile per noi. In questa era di grandi conquiste scentifiche chi potrebbe dire che la droga è un prodotto sano e necessario all’uomo per la sua sopravvivenza? Chi potrebbe affermare che il modo di alimentarsi iperproteico o ipoproteico sia una sana abitudine per il corpo umano? Chi affermerebbe con certezza che abbiamo finalmente imparato a comunicare, termine inteso come essenza del dialogo costruttivo? Eppure la nostra società è piena di persone che fanno uso di droghe, che si alimentano disordinatamente, che cambiano spesso partner solo per allontanarsi dalla sofferenza, verso un’apparente piacere.

Quello che viviamo purtroppo è l’allucinazione di un desiderio che vorremo raggiungere ma che in mancanza di reali scelte diverse da adottare, ci spinge troppo spesso a ripiegare su situazioni e contesti che interpretiamo come piaceri (di breve durata). Per utilizzare una metafora oserei dire che è come se decidessimo di riparare una  parete che si sta pian piano sgretolando. Ai nostri occhi potrebbero apparire solo delle crepe nel muro alle quali non sappiamo dare il loro vero significato. Per noi sono solo delle crepature. Non conoscendo come quelle crepe potrebbero essersi sviluppate, probabilmente provvederemo a stuccarle semplicemente scegliendo magari una bellissima vernice o carta da parati, come finitura del lavoro. Al termine davanti ai nostri occhi avremo molto probabilmente un lavoro eccezionale. Ma quanto durerà? Se il problema è nella struttura della parete quando ci appoggeremo ad essa, questa molto probabilmente ci cadrà contro, proprio  per la sua instabilità. Occorre quindi lavorare nella struttura per avere la certeza di una duarata nel tempo, avendo innazitutto la volontà di agire e la possibilità di scegliere materiali di qualità. Ma vista la situazione attuale rapportata alla nostra società, molto probabilmente ci accingeremo a ristuccare la parete e a riverniciarla! Proprio come facciamo quando sappiamo ad esempio che una passeggiata è più salutare di una sigaretta, ma ahimè! Non si spiega come mai scegliamo sempre la sigaretta anziché una buona passeggiata ed una boccata di ossigeno. Eppure sappiamo che il fumo fa venire il cancro. Il fatto è che è molto più semplice e rapido prendere una, due, tre, quattro ……. sigarette, piuttosto che mettersi una tuta, delle scarpette da ginnastica, fare jogging, farsi la doccia, mettere i panni usati in lavatrice e poi stenderli ad asciugare. Questo comporterebbe un impegno maggiore rispetto a quello di fumare. E poi la nostra emotività non ci offre alternative, quella e solo quella strada. Certo, poi ci rifugiamo dietro la classica frase: "ma a me piace fumare"; alla quale rispondo sempre: "molto di più che respirare ossigeno?".

Ecco allora che lo pseudo piacere a cui ho fatto riferimento poche righe più sopra con l’esempio della parete crepata, diventa un’abitudine che riconosciamo come piacere ma emotivamente, probabilmente, non ci rendiamo conto, o forse si,  che rappresenta una sofferenza. Ma è possibile con la volontà iniziale, intaprendere un nuovo cammino per fare un cambiamento di rotta. L'attività di counseling che svolgo si prefigge proprio l'obiettivo di creare nell'uomo un ventaglio di scelta più ampio, offrendo allo stesso l'opportunità di intravedere e sperimentare nuove strade, evitandogli la percorrenza di un unico percorso scontato. Questo è ovvio: più scelte si hanno meglio si va. 

Bisogna  trovare nuove alternative a quei comportamenti che abbiamo adottato, che sono considerati da noi inadeguati e che in qualche modo però, anche provvisoriamente, ci rappresentiamo come piaceri.  Occorre creare nel nostro sistema psicodinamico le possibili alternative,  quali sostitute del vecchio comportamento, caricandole di una forte energia emotiva.

Immaginate cosa accadrebbe allora se invece di allontanarci dalla sofferenza cominciassimo ad indirizzarci diritti verso l’appagamento emotivo ordinario dei nostri bisogni?

RingraziandoVi sempre per i Vs. costruttivi commenti,

Auguro Buone Vacanze a Tutti!

Un cordiale saluto ed abbraccio.

 

Massimo Catalucci

 
Rispondi al commento:
counselor63
counselor63 il 28/03/09 alle 11:23 via WEB
Ciao franztravel, grazie innanzitutto della tua attenzione e di aver commentato il mio post. Leggo molta rabbia nelle tue parole, sia nel tuo presente commento che nelle tue pagine blog. E’ vero quando dici che la società in qualche modo crea modelli di riferimento insani, che apparentemente ci fanno credere di vivere in uno stato di benessere totale, che i soldi, il materialismo, sono i simboli accecanti, per i più, di un appagamento (straordinario, non ordinario) totale della persona. Tutto vero. Ma questo, non so se ti è mai capitato di pensarlo, esiste da quando esiste l’uomo. Il bene ed il male fanno parte di questa società e formano un riferimento significativo nello stesso, è qualcosa che fa parte di noi. Certo che poi ognuno ha la sua individuale visione di ciò che è il bene e ciò che è il male. Ognuno elabora in modo strettamente personale ed univoco i segnali che gli arrivano, decodificandoli secondo un suo sistema interpretativo. Forse è per questo motivo che molti di noi, pur considerando obiettivamente, ad esempio, il fumo di una sigaretta come un “male” (vedi la scritta sulle confezioni) per se stessi e per la società, allo stesso tempo non riescono a farne a meno, anzi, spesso mi sento dire da chi fuma che una sigaretta lo rilassa. Ma come è possibile che il veleno rilassi. Ma forse si. È Vero. A lungo andare rilassa “definitivamente”! Al di la di questo ironico esempio, la domanda che ti pongo è, “è solo una questione di intelligenza, o c’entra qualcosa anche l’emotività”? Credo altresì che ognuno di noi, indistintamente, alla sua nascita, porti con sé gli archetipi dei sani valori umani, siano essi materiali che spirituali (immateriali). Sotto la continua pressione di stimoli esterni questi riferimenti sani vengono minati gettando nella confusione il soggetto che reagisce ad una spinta emotiva proprio verso ciò che gli è avverso. Anch’io in passato me la prendevo con tutto e tutti, additando la società come coscienza collettiva superficiale autodistruttiva, aumentando quella rabbia interna mista ad una forma di impotenza. Poi successivamente ho cominciato a pormi una serie di domande quali: Ma quando parlo della società, io dove mi posiziono? Non sono anch’io parte integrante della società in cui vivo? Se non accetto questa società, cosa posso fare per cambiare qualcosa? Ma è possibile cambiare la società? Credo che queste stesse domande se le siano fatte in passato, tanto “Hittler” che “Ghandi” (solo per portare degli esempi). La differenza sta nelle risposte. Forse il primo pensava che l’esercizio del potere sugli altri, per mezzo di strumenti distruttivi quali le armi, potesse veramente cambiare il mondo secondo il suo modello interiore di riferimento; ma anche il secondo, pensava di poter cambiare il mondo esercitando il potere dell’amore e della condivisione della carità umana, secondo un suo modello interiore di riferimento. Ad oggi possiamo dire che il mondo non è né l’uno né l’altro, ma sicuramente ci sono più persone che approvano e seguono l’esempio di Ghandi (meno male!) piuttosto che quello di Hittler. Ma come dato effettivo possiamo però anche affermare che a tutt’oggi esistono i seguaci sia di uno che dell’altro personaggio e delle loro idee. Quindi c’è chi tra noi ha fatto la sua scelta individuando il bene ed il male, da una o dall’altra parte. Per quanto mi riguarda e per onor di cronaca, io mi schiero sicuramente dalla parte di Ghandi, non per l’aspetto religioso ma per il suo comportamento umano e umanitario. Poi, rispondendomi alla domanda, “è possibile cambiare la società?”. Mi sono detto che forse non potrò mai cambiare la società, ma posso sin d’ora rapportarmi ad essa secondo un modello di vita umanitario. Quindi parlerò poco ai miei figli di razzismo, di olocausti, di potere economico, ma concentrerò molto di più la mia e la loro attenzione sulla loro umanità, mettendoli nella condizione di ascoltarsi ed ascoltare, per sapere e conoscere. Certamente non potrò pretendere che vadano verso una direzione specifica. Posso solo informarli. Credo che l’aspetto umanitario nei rapporti tra gli uomini passi attraverso il diritto degli stessi di sapere e di conseguenza conoscere, solo in questo modo si rende l’uomo veramente libero. Poi naturalmente ognuno ha quella vera e democratica possibilità che si chiama “libero arbitrio” e può utilizzarla come meglio crede. Ora vorrei porti una domanda. Secondo te i mass media mettono più in risalto le bellezze dell’umanità, intese non solo come bellezze naturali ma come capacità sane insite nell’essere umano, o le sue brutture? Per quanto mi riguarda, i telegiornali possono esser un esempio e una risposta a questa mia domanda. Se non c’è scandalo, sofferenza, non c’è ascolto, non c’è business. Troppo spesso (questa è una mia visione), assisto a programmi, dibattiti, conferenze, convegni, che mettono in risalto ciò che dobbiamo sconfiggere ciò che non è buono, ma poco risalto viene dato ai tanti aspetti positivi della vita degli uomini. Queste continue immagini di scandali, prepotenze, potere, ecc.ecc., influiscono molto sugli aspetti psicoemotivi di tutti noi, creando delle insofferenze che possano sfociare, ad esempio, proprio in rabbia verso tutti e tutto, o magari, fatto ancor peggiore, diventare modello di riferimento su cui poggiarci, con la classica frase che spesso sentiamo pronunciare: tanto il mondo è così e non è possibile cambiarlo, quindi mi adeguo ad esso facendo ciò che fanno tutti. D’altra parte è scontato che, chi ha i soldi può avere tutto quello che vuole dalla vita. Ma l’esempio è che te, io e molti altri nostri simili, non siamo quei tutti e questo credo che sia l’aspetto positivo e propositivo, oltre che il vero senso di libertà. Forse non cambieremo il mondo, ma abbiamo scoperto che ci siamo e credo che siamo anche in tanti. Preferisco concentrarmi su questa visione del mondo, piuttosto che su altre, continuando a pensare e a comportarmi con i miei simili nel rispetto della mia e della loro umanità per vivere ed esistere secondo quei valori in cui credo, e verso i quali mi sembra dio capire tu faccia riferimento. E questo mi fa sentire libero. Grazie ancora per la tua attenzione. Massimo Catalucci Definizioni tratte da: http://www.dizionario-italiano.it ESISTERE = avere attuale e reale esistenza; VIVERE = 1 vintr avere vita; 2 vintr condurre la vita, con riferimento al modo di vivere e ai mezzi di sostentamento; 3 vintr [in senso figurato] durare; 4 vtr passare, trascorrere; 5 sm modo di vivere; 6 sm quel che è necessario al vivere. SOCIETA’ = 1 sf il complesso degli uomini uniti da vincoli naturali e da leggi e convenzioni comuni intese a stabilire rapporti di tranquilla convivenza e di mutua collaborazione; 2 sf associazione di persone che si propongono di collaborare per uno scopo comune; impresa commerciale costituita con capitali comuni da due o più persone; 3 sf ceto, ambiente elegante, mondano; 4 sf compagnia di altre persone. UMANO = [u'mano] agg., s.m; 1 agg dell'uomo, dell'umanità; 2 agg conforme, adeguato alla persona umana; 3 agg comprensivo, buono UMANITARIO = [umani'tarjo] agg., s.m.; agg improntato ai migliori sentimenti umani.
 
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