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Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 07 Aprile 2009 da counselor63

LA "PRESENZA" PERCETTIVA NEL "QUI ED ORA"


Rifletto spesso su quello che diciamo in merito alla nostra percezione della realtà che ci circonda. Siamo sempre pronti, da bravi adulti formati e strutturati, a considerare di avere sempre sotto controllo la realtà in cui viviamo. Poi soffermandomi a riflettere di più su questo aspetto, mi rendo conto che invece omettiamo continuamente delle parti importanti dalla realtà che ci circonda, forse anche perché vittime, di un sistema che corre oramai veloce a ritmi molto sostenuti. Spinti forse da questa forza, siamo alla ricerca continua di una velocità di azione che compromette la nostra  personale sensibilità di osservare con attenzione ciò che è importante veramente e singolarmente per ognuno di noi.

Mi spiego meglio. Il vortice emotivo in cui ci muoviamo costantemente, sollecitati se volete, dalle condizioni e dal contesto in cui viviamo, ci rende insensibili e lontani "ascoltatori attivi" della realtà a noi circostante. Purtroppo poi, questo si riversa non solo in quegli aspetti della vita definiti da noi irrilevanti, ma anche in quegli aspetti ritenuti da noi importanti e degni di significato.
Per rendere più comprensivo il mio messaggio, voglio riportare l'esperimento sociale che fece il "Washington Post" in relazione alla percezione, al gusto ed alle priorità delle persone.

L'evento si concretizzò in quanto segue.

Era un mattino di gennaio molto freddo e all'interno della metro di "Washington DC" c'era un violinista che suonava dei brani di Bach. Era l'orario di punta e molta gente sarebbe passata di li per andare a lavorare. Sono quei momenti dove si concentrano molte persone.

Il violinista suonò i celebri brani musicali del noto compositore per circa 45 minuti. Nel via vai veloce, tra passi frettolosi e decisi, solo alcune persone rallentavano il passo per girarsi ad ascoltare quei suoni che in qualche modo percepivano nel grande caos in cui si muovevano. Altri correvano via velocemente senza neanche rendersi conto della presenza del violinista. Altri ancora lanciavano velocemente, quasi in modo automatico, una monetina della cassettina delle offerte del violinista. Solo un uomo, dopo qualche minuto dall’inizio dell’esibizione del violinista, si soffermò un attimo ad ascoltare quella musica appoggiandosi ad un muro. Ma anche lui, poco dopo, guardò l'orologio e riprese velocemente il suo ritmo giornaliero.

Tra i tanti passanti, solo i bambini rallentavano il passo all’ascolto di quella musica, costretti però dagli adulti con i quali passeggiavano a procedere senza fermarsi. Ma i bambini attratti da quelle note musicali, continuavano, mentre si allontanavano, a voltare la testa verso il violinista.

In 45 minuti solo 6 persone si fermarono qualche istante ad ascoltare la musica prodotta dal violinista e circa una ventina di persone gli donarono qualche dollaro. Il musicista, trascorsi i 45 minuti, smise di suonare. Nessuno applaudì né tantomeno nessuno si accorse che in quel ritmo frastornante, come una meteora, si era materializzato un momento di sublime spiritualità artistica, alla quale in pochi erano stati capaci di prestare “ascolto”, ma in tanti forse erano solo stati capaci di “sentire” o addirittura neanche “sentire” (inteso in questo ultimo caso come ricordo cosciente di aver udito o meno qualcosa in particolare).

Nessuno lo sapeva, ma il musicista era un certo Joshua Bell, uno dei più grandi violinisti al mondo. In quei 45 minuti della sua esibizione artistica tra la folla della metro di “Washington DC”, suono uno dei pezzi più complessi mai scritti e lo fece con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari. Due giorni prima di questo esperimento alla metro, organizzato come detto da “Washington Post”, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro di Boston, dove le poltrone per assistere allo spettacolo, costavano in media 100 dollari.

 

Riflettere su questo aneddoto, ci da la possibilità di riflettere maggiormente su tutte quelle volte in cui troppo frettolosamente diamo giudizi, tutte quelle volte in cui  prestiamo poco “ascolto” a qualcuno o qualcosa, tutte quelle volte in cui, travolti magari dal contesto, non riusciamo a fermarci un attimo per valutare meglio cosa, come, con chi, dove e quando stiamo vivendo una determinata situazione.

In sintesi, se non troviamo un attimo di tempo nella nostra vita  per rallentare i ritmi a cui siamo sottoposti e magari soffermarci anche ad ascoltare attivamente ciò che viviamo giornalmente, in termini di qualità della vita ed in particolare nei rapporti con i nostri simili (figli, partner, collaboratori di lavoro, amici, ecc.),  sarà di più quello che potremmo acquisire o perdere?

 

Massimo Catalucci

 

 
Rispondi al commento:
counselor63
counselor63 il 18/04/09 alle 17:04 via WEB
E' vero, sarebbe sufficiente non farsi condizionare. Ma forse il difficile è proprio nella condizione che dobbiamo assumere davanti al “condizionamento” stesso. Come ho evidenziato nel mio post, non sempre siamo coscienti di ciò che ci circonda, proprio perché condizionati dalla nostra stessa emotività, che non essendo in equilibrio, ci allontana dalla possibilità di ascoltare il mondo a noi circostante, con attenzione. Inoltre, uscire dai propri schemi mentali non è sempre facile. Quanti di noi avranno tentato molte volte, con tutti i buoni propositi, di fare un qualsiasi cambiamento di rotta nella propria vita senza ottenere il risultato desiderato? Però, come tu indichi, credo anch’io che sia possibile uscire dagli schemi mentali (qualoro lo si desideri veramente) nei quali ci siamo imprigionati, ma per fare questo, credo anche che sia importante comprendere innanzitutto come funzioniamo, da un punto di vista prettamente neuro-psicologico-emotivo, che nella fase successiva di scelta, cioè, cosa voglio veramente fare? E forse qui c'è il vero nodo da sciogliere. Molti diranno: "Ok, da domani si cambia registro! - Eh, si! è tutto vero, forse dovrei cominciare a pensare di più a me! - Non mi sono accorto che fino ad oggi quello che volevo non è questo! – Ah! se potessi tornare indietro.... allora si che molti sbagli non li rifarei! – Ah! se avessi una bacchetta magica cambierei questo mondo e lo libererei da tutti i mali!" Alcuni di noi, pur esprimendosi con frasi di questo tipo, inizieranno un cammino di cambiamento che sicuramente ci porterà a pensare, vivere e comportarci in modo diverso da prima. Con questo non voglio dire che otterremo al 100% i risultati da noi sperati, desiderati, ma sicuramente otterremo un cambiamento di rotta nella nostra vita. Di questo ne sono convinto! Così come ci sono persone che tentano cambiamenti di rotta nella propria vita, ce ne sono forse anche di più che si adagiano su ciò che hanno e conoscono, prevaricandosi la possibilità di sperimentare nuove situazioni, per cui molti di questi continueranno solo a dire cosa sarebbe giusto fare per se stessi e per gli altri; altri continueranno a criticare la società e tutto ciò che in essa non gli piace. In questo modo, non solo si prevaricheranno la possibilità di sperimentare nuove situazioni, ma avranno la certezza che, quello che pensavano, facevano, rimane lo stesso di prima, con gli stessi risultati. Ma anche chi fa la scelta di rimanere sui suoi passi e non vuole caricarsi della responsabilità di cercare altro, continuando a poggiarsi su ciò che conosce e su ciò che già dice e fa da tempo, va sicuramente rispettato, perché quello del libero arbitrio, della possibilità anche di lamentarsi di tutto, rientra nella libertà di ogni essere umano e in quel comportamento che viene definito “libera possibilità di scelta”. Naturalmente, a scanso di equivoci, sottolineo che per libertà di scelta, di pensiero e di azione, intendo sempre un comportamento individuale rispettoso della vita comune e dei limiti di azione entro i quali ognuno deve muoversi nel rispetto appunto di se stesso, ma ancor di più degli altri e delle parti comuni. In ultimo voglio spezzare un lancia in favore di chi sostiene che non gli interessa assolutamente uscire dalle proprie abitudini (schemi mentali: pensiero/azione/comportamento/risultato) per cui non è detto che questi ultimi non vivano la realtà per come si presenta. Cordialmente. Massimo Catalucci
 
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