SerendipityIn cerca di equilibrio e di un caldo abbraccio... |
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"Questo diario è il mio kif, il mio hashish, la mia pipa d'oppio. E' la mia droga e il mio vizio. Invece di scrivere un romanzo, mi sdraio con questo libro e una penna e indulgo in rifrazioni e diffrazioni." . (Anais Nin)
Mi hanno chiuso tutte le porte astratte e necessarie,
Hanno abbassato le tende dal di dentro di ogni ipotesi che avrei potuto vedere dalla via. Non c'è nel vicolo trovato il numero di porta che mi hanno dato.
Mi sono svegliato alla stessa vita a cui mi ero addormentato.
(F. Pessoa)
E' molto, molto difficile mettere d'accordo cuore e cervello
Pensa che, nel mio caso, non si rivolgono nemmeno la parola.
(da "Crimini e misfatti" di W. Allen)
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Post n°1137 pubblicato il 27 Maggio 2010 da Writer_lady
Carolina ha fatto outing. Ha detto ti amo al suo vicino. Lei juventina e lui interista. Va beh, poi passa. Il sentimento o la fede calcistica, chissà.
Da sedici anni ormai. Nessuno ne parla, però. Quindi, magari, non è mai successo. |
Post n°1136 pubblicato il 27 Maggio 2010 da Writer_lady
Sara fa ancora la sua figura, se la guardi da lontano - pensa Giuseppe all’angolo del negozio di rose. Sara, sei stata e sarai - pensa il fioraio, che è d’animo poeta. Scattano tre sorrisi, si accettano scommesse. Quotata alla pari la coppia Sara-Fabio, Giuseppe outsider. Roba da sbaraccare il botteghino. Giuseppe potrebbe cogliere l’attimo e dribblare l’avversario impegnato a compiacere il bimbo. Ma è un gentiluomo. Accenna un saluto e s’allontana da solo, col sorriso del giusto stampato sulle labbra. Fabio guarda da vicino la bella donna. Sara che è stata e che sarà. E urla con quanto fiato ha in gola: Anche se nell’altra busta promettono un miliardo. |
Post n°1135 pubblicato il 26 Maggio 2010 da Writer_lady
Ieri, al collegio docenti, maratona di 4 ore… e saluto ai colleghi che vanno in “quiescenza”. Brutto termine, sostitutivo di “pensione”, orripilante anch’esso in verità. “Quiesco”…cioè “riposo”. Sa di “definitivo”. Saluti, abbracci, baci, frasi d’elogio sul “come sei stato e forse non ti ho capito, né apprezzato ma ti rimpiangerò”. Sapore di artefatto. Al prossimo collegio di Settembre nessuno penserà a chi è andato. Ma solo a sopravvivere. Cosa farò io un giorno, senza lavoro? A parte la questione (non trascurabile) del quando, se e come avrò la “buona uscita” (cavolo…si può “uscir bene” allora nella vita da qualche porta!), io nel lavoro ho investito il senso della mia giornata. Come nei miei figli. Esisto in quanto ho uno scopo. Riuscirò a reiventarmi il giorno che il mio tendere sarà giunto all’obiettivo? O il viaggio della freccia conta più del suo bersaglio? |
Post n°1134 pubblicato il 25 Maggio 2010 da Writer_lady
Agisce secondo quel che dice e dice esattamente quel che fa; aristoteliano e buddista nell’animo, rispetta le regole perché la lotta ha senso solo ad armi pari. Per lui chi merita deve andare avanti. Se lo desidera può decidere di non obbedire: davanti a regole profondamente immorali non retrocede, e muove guerra, se necessario. Il suo è amore smisurato per i diritti di ogni tempo. E rispetto dei doveri. Quelli che esercitano questo tipo di onestà sono talmente pochi che lavorano praticamente in regime di monopolio: spesso noti al pubblico, comunque si riconoscono tra loro. L'onesto full time è “fesso”, sì. Etimologicamente però, alla latina: “stanco”. Succede a chi qualcosa fa. |
Post n°1133 pubblicato il 24 Maggio 2010 da Writer_lady
Cinema la domenica pomeriggio. Prince of Persia. Uno di quei film d’azione che accetti per il bene dei tuoi figli. Come un videogame.
Saremo quattro gatti nella sala ampia con le poltroncine di velluto blu. Ti guardi in giro…nuclei familiari sparsi a macchia di leopardo. Guai a toccarsi coi braccioli.
Mi capita uno vicino e decide di spostarsi di una seggiola. Sorrido. Creiamo distanze nella realtà ma cerchiamo unioni per fiction.
Il film inneggia ai legami di sangue. Carneficine in campo, ma i legami intatti fra fratelli. Serpenti, sciabolate, incendi coi nemici. Ma tra fratelli amore puro.
Il signore che si è allontanato di un sedile ride e stringe la mano alla compagna. A ovest, nella punta estrema della sala un vecchio amico di mio marito. Per due anni, appena arrivata a Pordenone, frequentò casa mia. Una sera sì e l’altra pure. Da che mi separai, sparì dalle vite mia e del mio ex. Per non prendere posizione – disse. Ora si nasconde dietro la figlia di 10 anni e un' enorme scatola di pop corn. Tranquillo – sussurro – non ti ho ri_conosciuto. |
Post n°1132 pubblicato il 22 Maggio 2010 da Writer_lady
L'altro ieri l'attuale morosa di mia figlio (terza elementare) l'ha accolto, arrivato a scuola, prendendolo per mano. Io - fedele al mio ruolo di genitrice di matrice romanabruzzese, cioè impicciona, pedante e critico-pettegola - ho eccepito (tra me e me) che la tipa aveva troppi orsetti rosa addosso per piacere sul serio all’amorinomiodagliocchibelli. Ma pazienza: lui si è allontanato manin manina con la vispateresa che tengo comunque debitamente sotto controllo.
Poi, sono andata verso un'altra scuola, quella dove insegno. Nel percorso tra parcheggio e istituto, sotto il primo sole decente di maggio, nugoletti di coppiette di neoconio e antica data scolastica: mano nella mano. Secondo una gestualità che esibisce bene lo sbilanciamento dell'uno o dell'altra - palme brandite come buoni fruttiferi dal lui e dalla lei insicuro o insicura, dita (per contro) placidamente intrecciate di chi si è già un po' messo alla prova. Poche, ecco la risposta. Qualcuno m'è venuto in mente: reduci da divorzi o separazioni per lo più o reincontrati dopo evi, antropologicamente un'altra cosa, destinati ad essere eccezioni alla regola. Tra gli altri il prendersi per mano è uno sdilinquimento, un cedimento. Siamo tutti in carriera e nel pieno dell'efficienza deficitante e già deficiente per cui i corteggiamenti non son previsti se non come sogno in parentesi clandestine, in baretti provvisori o con extra non impegnativi e distraesti dall’obiettivo. Il prendersi per mano lo riconquisteremo -se ci sarà dato - quando avremo fatto i conti con tutto il nostro affannarci. (Ma per… cosa?) Da vecchi. Da saggi. Come si era da bambini. |
Post n°1131 pubblicato il 19 Maggio 2010 da Writer_lady
Insomma. Alla fine l’hai fatto. Hai chiuso con tutti, hai detto “non torno più”. Sei andato via. Erano giorni che mi parlavi del ceceno che vive provvisorio su una panchina per dare un segnale al mondo. E tu hai consegnato il registro, senza neppure ultimare la colonna delle assenze. Hai abbandonato il lavoro. Forse lo perderai. Neppure la nuova compagna hai salutato. “Sto bene, ma non cercatemi. Abbraccia i bimbi”.
Io però non ci credo. Non ci credo che non vuoi essere amato ed inseguito. Buttare tutto all’aria. Quante volte ci ho pensato anche io. Ma neppure in sogno avrei potuto immaginarlo. Resta un'ipotesi per quando sono stanca, ma la rinfilo sempre nel taschino perché io non sono solo io. Magari mi salvo per questo. Perché ho i figli. Tu sei più coraggioso. O incosciente.
Non so.
So solo che al piccolo non spiegherò nulla. Non è in grado di ammortizzare un colpo così. Il grande sta seduto in una poltroncina che lo racchiude. Lo sguardo fisso sulla Wii. Uccide mostri. Almeno lì. |
Post n°1130 pubblicato il 18 Maggio 2010 da Writer_lady
«quando fai uno scambio, da qualche parte guadagni e da qualche altra ci perdi». (Tullio Avoledo)
Metti che sapessi che la persona che ami si distruggerà. Metti che potessi tornare indietro nel tempo e impedirle di cadere. Ma metti che, cambiando la sua storia, tu la perdessi.
Fin dove saresti capace di arrivare per amore? |
Post n°1129 pubblicato il 17 Maggio 2010 da Writer_lady
E’ finita la festa. Sbaraccati i palloncini azzurri dal cancello del vialetto. Una grossa fetta di torta panna e fragole nel frigo. Tagliata. Desolatamente incisa nel suo sbuffo più soffice.
Lorenzo sembra svuotato. L’emozione forse. Piange del frigno che fanno i bimbi stanchi.. “Scusami, mamma, hai speso tanto e poi sembravi triste. Io giocavo, non ho pensato a te” Mi sono osservata. Le parole dei bambini affettano, ma senza fare male. Sì, forse ero malinconica, a disagio, in un mondo leggero e puro, il loro, che mi è estraneo ormai come fosse “l’isola che non c’è”.
Di tutto quello che avrei potuto insegnare a mio figlio, è rimasto solo questo dannato sentirsi perennemente in colpa, inadeguati, insufficienti. Mancanti. “Lorenzo, ma che dici! Tu sei l’amore mio sempre, soprattutto se ti diverti con i tuoi amici” “Ma io non ho amici. Sono amici a momenti…” Anche questo. Perché? Perché figlio mio ti ho comunicato il mio senso di provvisorio inquieto ed affamato? |
Post n°1128 pubblicato il 16 Maggio 2010 da Writer_lady
Non è più tempo di “l’avevo detto io!”. Non più di orgogli che ritornano su di sé con le mani vuote. E’ così piacevole scoprire d’essersi sbagliati quando il frutto è un nuovo possibile inizio.
Mi addormento sul divano. A letto invece sbarro gli occhi. Si vede che riesco a fidarmi solo di passaggio. O che mi spaventano i soffitti alti e restare troppe ore nella stessa posizione.
In neppure dieci minuti di Gazzetta, stamane ho inzuppato il caffè in due “ma bensì”, un “qui” con accento, tre “siccome che” e una sfilza di raddoppi tipo “azzioni” e congiuntivi di natura dubbia come “non penso che questo piaci”. Accendo la TV intanto e su Rai 3 ci sono delle pecore. Non ho idea di cosa facciano lì, ma è strano come a volte il caso ci fornisca le metafore servite su un piatto d’argento. |
Post n°1127 pubblicato il 15 Maggio 2010 da Writer_lady
L. è un avvocato con una certa posizione. Compiuti i 45, lascia i completi di rappresentanza e lega ai fianchi maglioncini dalle tinte pastello. Salta la pausa pranzo e va in piscina. Ieri l'ho incrociato sotto casa sua, ne ho intercettato il profilo che raccontava una stanchezza di qualcosa in più dei suoi anni. Ma non c'è che fare, mi son detta. Loro parlano quando non ci stai pensando; forse qualcuno, in un momento d'interesse effimero o di lungo corso, li coglierà. Tu no. |
Post n°1126 pubblicato il 09 Maggio 2010 da Writer_lady
Ho preso il telefono e ho detto “Auguri mamma!”. Mi ha risposto che ha combinato un guaio. Ha comprato un regalo da bambine e sua sorella l’ha aggredita con un “Sei pazza! Io ho solo nipoti maschi!”. Si è sbagliata. Piange perché si è confusa. Ripete “Sono matta, capisci?”. Non ricorda i nomi, neppure il sesso delle persone. Io per lei a volte sono Luciano, suo marito, a volte Amelia, sua madre. Stefania le sta dicendo che oggi va alla comunione di un bambino. Ma lei crede che sia quella di Lorenzo. E’ convinta che sia l’unico nipote; Alessandro, l’altro, non lo nomina mai. L’ha rimosso. “Vuoi che ti mandi dei soldi?”. Quelli invece se li rammenta. L’hanno educata tutta la vita a stare attenta. A farli fruttare e a custodirli. A comprarci l’affetto. “Mamma no, è tutto a posto…”. Stefania non esiste più. Lei è la figlia che se n’è andata lontano. In Friuli. Stefania le vuole bene, ma lei neppure lo ricorda. O forse proprio non lo sa. |
Post n°1125 pubblicato il 08 Maggio 2010 da Writer_lady
E’ che le parole sono frecce alate. Attraversano l’aria e puff... Magicamente, a un tratto, se vuoi, non ci son più. Invece un fatto resta, è là. E’ un “pròblema”. Il “pròblema” (“gettare avanti” è l’etimologia) per i Greci era un macigno con cui sbarravano la strada per ostacolare gli inseguitori, i briganti, chi venisse a ruota insomma. E se uno si trovava il sasso sul cammino, non poteva far finta non ci fosse. Poteva rimuoverlo o aggirarlo con un altro percorso. C’era e lo doveva affrontare. Per questo non ho più paura delle parole, ma dei fatti sì. |
Post n°1124 pubblicato il 07 Maggio 2010 da Writer_lady
Questo è post sul niente e, perciò, non veicola alcun messaggio né pretende di insegnare alcunché. Nessuna storia da raccontare, nessuna ragione da spiegare, nessuna polemica da sollevare. Non smuove coscienze e non alterna verità: in una parola non conclude niente. Nulla vale più del nulla e non c'è niente di meglio del niente. Sì ok, ma allora come può un mucchietto di lettere come questo post essere un ammasso di nulla? Il nulla, in quanto nulla, non dovrebbe essere possibile ammonticchiarlo. Né somministrarlo, che so, in rete o in televisione o sui giornali. Se c'è il nulla, tecnicamente non può esserci nient'altro. Oltretutto, se questo post parlasse di nulla, verrebbe da dire quasi che di nulla ce ne sono svariati tipi e che qualche tizio/a poco raccomandabile li sfodera all’occorrenza. Magari, si arricchisce pure vendendo tonnellate di nulla. Ma, per fortuna, questo è un post che non parla di niente. |
Post n°1123 pubblicato il 06 Maggio 2010 da Writer_lady
Ehi, tu. Sì, tu. Sei quella che ha sempre ragione, giusto? Quella che, incappando in una rotatoria, accelera. Anche se il cartello dice che la precedenza devi darla. Anche se ci sono i segni per terra che parlano chiaro. E tu, eh sì anche tu. Quella dietro di me: sei quella che accelera perché la precedenza è all'inglese e, si sa, chi impegna il rondeau gode della priorità sugli altri. E pensi ma chi vi ha dato la patente? Ti capisco: lo penso spesso anche io. Ecco, ora che ho la vostra attenzione, volevo dirvi solo questo. Io sono quella in mezzo, quella coi dubbi. E, quando finiremo tutte e tre all'ospedale, mi riserbo il diritto di prendervi a gessate sulle gengive, di lasciarvi raffreddare la sbobba che chiamano semolino e di occuparvi il bagno tutto il tempo. Sì, anche se non avevo ragione. |
Post n°1121 pubblicato il 05 Maggio 2010 da Writer_lady
La presentazione è andata in porto. La signora Rosa Matteucci sarà anche una finalista del premio Strega, ma è una donna piena di spocchia e, come direbbero qui in Friuli, una “strambona”. Capricciosa come una diva, snob, decisamente egolatra. Ha rifiutato di essere paragonata a Gadda e a Celine (riduttivo per lei!), ha invitato le signore del circolo letterario a non disturbarla con domande o conversazioni amene durante la cena consumata dopo la promozione del suo libro. Ha persino preteso un menù a parte professandosi vegetariana, ma esigendo un piatto di prosciutto. Ha eluso le domande più scottanti sul suo romanzo, che venissero da me o dal pubblico. Ha risposto senza rispondere. Seguendo un’onda sua. Poco male. Non ne sentiremo la mancanza. Certi incontri servono a rafforzarmi nella convinzione che intercorre una grossa differenza fra Facilità e Semplicità. Viviamo in un’epoca in cui si diventa scrittori con poco. Certo ci vuol tecnica, ma basta anche possedere un’ aneddotica alle spalle. C’è in giro molta fame di storie. E’ facile venderle, con una buona operazione di marketing, se toccano eccessi e rovesciano la consueta pruderie. Ma un vero artista (essere umano, preciserei) si riconosce per la scarnificazione che opera su se stesso. Lavora sottraendo continuamente in umiltà. Sa molto e molto ha vissuto forse, ma sa scegliere e mai ostentare, sicuramente mai pretendere. |
Post n°1120 pubblicato il 04 Maggio 2010 da Writer_lady
Ieri infrazione alla regola. Ristorante cinese. Spaghetti di soia, verdure fritte, alghe, riso alla cantonese. E poi il grappino di rosa in chiusura. Io non bevo. Solo centellino. Ho poggiato appena le labbra. Mi ricordo solo un profumo pungente e una lingua di fuoco che si faceva largo in gola. E lo sciogliersi lento dei nodi, uno a uno, un'ebbrezza che diventava riso senza motivo. Non sopporto nulla di alcolico. In Friuli mi prendono in giro per questo. Ma forse perché sono tanto stanca, quel momento di tepore mi ha permesso di lasciarmi andare. E ho trovato un minuto di pianto per me. Quella lacrima che altrimenti sarebbe rimasta lì in boccio, come in prigione, fra le sbarre del senso di responsabilità. |
Post n°1119 pubblicato il 03 Maggio 2010 da Writer_lady
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Post n°1118 pubblicato il 02 Maggio 2010 da Writer_lady
Mentre lui apposta frotte di carri armati sul fronte sudeuropeo per prepararsi alla breccia nei confini africani, il Kamchatka con due infidi attacchi depaupera l'avversario del possesso dell’intero continente. Poco male, pensano le armate nere della morte (che da lì a poco sarebbero divenute le armate nere della sfiga): con un rinforzino, più le carte da cambiare, l'America del Nord cederà. Un equilibrio tra i più sottili sta per essere infranto dal semplice lancio dei dadi, trasfigurati per l'occasione nel deus ex machina del Risiko: e così, un terzetto di dadi azzurri sancirà la vittoria e la sconfitta, distribuirà allori o disonore. E non c'è nessuno che possa o voglia ribellarsi, stregato dal caso e dalla strategia. Poi arriva quel “caro amico” di **** che inciampa e sbraca tutto il campo di battaglia. A volte, per essere dei grandi giocatori, occorre guardare molto al di là del tabellone.
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Post n°1115 pubblicato il 01 Maggio 2010 da Writer_lady
Stamattina ho avuto una visione profetica, di quelle da thriller di Rete 4, con risveglio improvviso in un bagno di sudore e lenzuola strangolate nel letto. All'improvviso ho avvertito l'urgenza incontenibile di alzarmi e correre in cucina, come se un imperativo si fosse insinuato nella mia volontà e ne stesse tirando saldamente le redini. La ricerca forse era davvero finita. Un guizzo di sacralità mi ha percorso la spina dorsale: che l'avessi veramente trovata? E finalmente, dopo due settimane che la cercavo, ho capito dove l'avevo messa. Nel forno ho rinvenuto la ciotola di porcellana con la mummia perfettamente conservata dell’insalata di pollo che ci avevo messo dentro. Ho dato degna sepoltura nel sacchetto dell’umido all'uno e una bella lavata all'altra.
Ora posso dormire in pace. |
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