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COSA NON FARE QUANDO SEI A.D. DI UNA BANCA

Post n°17 pubblicato il 16 Dicembre 2005 da DivinoMarchese
Foto di DivinoMarchese

"A capo di un gruppo criminoso"Fiorani:"Aspettavo di finire in cella"

Gianpiero Fiorani è definito dagli inquirenti il "capo di un'organizzazione criminosa" coi suoi fedelissimi Boni e Spinelli. Un' organizzazione certamente ampia, come dimostra il fatto che in tutta l' inchiesta gli indagati risultano essere un' ottantina tra persone fisiche e giuridiche. "Alla fine l'arresto è stato quasi un sollievo", dice l'ex numero uno di Bpi che non vuole leggere i giornali e sarà interrogato nel weekend.

 Secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica, il manager "si aspettava" di finire in carcere. Non ne potevo più di quell'attesa. E' stata atroce: giorni e giorni ad aspettare che venissero a prendermi". L'accelerazione dell'inchiesta con il ricorso alla custodia cautelare e' spiegata nelle dure parole scritte dal Gip Clementina Forleo nella sua ordinanza dove descrive la ex Bpl come "l' epicentro di rilevantissimi illeciti affari, con evidenti gravi ricadute sul sistema bancario e finanziario nazionale ed anche estero, e dunque con notevoli danni per i medi e soprattutto per i piccoli risparmiatori".

A creare tale situazione secondo le indagini della Procura, attraverso una vorticosa campagna acquisti l'ultima delle quali quella su Popolare di Crema in cui si erano 'collaudati' i metodi impiegati poi per la scalata Antonveneta, era stata l'associazione a delinquere formata da Fiorani, Boni, Spinelli. Un'organizzazione messa in piedi con il concorso dei due gestori del fondo Victoria and Eagle Paolo Marmont e Fabio Massimo Conti oltre ad altri sei persone. L'associazione a delinquere, secondo gli inquirenti, poteva disporre di una "rete di protezione" di politici, finanzieri italiani e esteri ancora operativa. Manteneva intatta la galassia di societa' off-shore e aveva accesso a conti esteri milionari, non collaborava con gli inquirenti ma anzi cancellava documenti e aveva complicita' ramificate "all'esterno e all'interno dell'istituto, anche istituzionali".

Tutti elementi che hanno indotto i magistrati a considerare la sussistenza, in concreto, del pericolo di inquinamento probatorio, del pericolo di fuga e di reiterazione dei reati contestati facendo quindi scattare gli arresti. Secondo alcune ricostruzioni, inoltre, i fedelissimi di Fiorani miravano a far sentire il loro peso anche nella prossima assemblea dei soci Bpi del 27-28 gennaio che dovra' eleggere il nuovo cda rompendo definitivamente con la vecchia gestione.

Ma di certo, per gli inquirenti, era l'ex ad della Lodi, ora rinchiuso nel carcere di San Vittore che "costituiva, promuoveva, organizzava e dirigeva" l'associazione criminosa ed era lui colui che individuava "le operazioni immobiliari e finanziarie, dalla quale trarre illeciti profitti". Il giudice Forleo elenca cosi' il ruolo di tale associazione non solo nella scalata Antonveneta ma anche nella citata acquisizione della Popolare di Crema, operazione che Fiorani assicuro' ai suoi alleati di essere "sicura e garantita in quanto coperta e voluta dalla Banca d'Italia". Illeciti guadagni e giri vorticosi di denaro su conti stranieri e societa' off-shore compaiono anche nell'acquisizione della banca Adamas (poi Bpl Suisse) e nelle operazioni immobiliari Mizar e Liberty, oltre che nell'operazione Kamps. Venerdi', sabato e lunedi' ci saranno gli interrogatori di garanzia per i quattro arrestati che, come spiega il Gip, avevano sino ad ora ammesso le loro responsabilita' durante gli interrogatori solo in presenza di prove schiaccianti da parte dei magistrati. E anche la lettera con cui in extremis Fiorani e Boni offrivano ai il rientro in Italia dei capitali accumulati all'estero appare solo ai giudici come una "mera dichiarazione finalizzata a tamponare interventi repressivi quali quelli che si dispongono ed evidentemente temuti".

Infine le "delicate indagini" ancora in corso nella vicenda per individuare il ruolo nella vicenda svolto "da personaggi di ben altro livello e in particolare di politici di rilievo che, a detta di uno dei collaboratori, avrebbero tratto ingenti profitti da dette operazioni". Secondo lo schema collaudato ampiamente infatti, i compensi delle operazioni illecite andavano per il 40% ai prestanome che compievano le operazioni , mentre il 60% era trattenuto da Fiorani&soci. Parte di tale quota era utilizzata dall'ex ad per finanziare appunto i politici i cui nomi sono coperti da omissis nell'ordinanza.

Tra i pochi nomi di politici contenuti appare il senatore di Forza Italia Luigi Grillo che come spiega Fiorani ai pm aveva un ruolo di "lobbysmo puro" nell'operazione Antonveneta. Sia Grillo che il senatore dell'Udc Ivo Tarolli, recita l'ordinanza che riporta l'ispezione in corso da parte di Bankitalia, "avevano operato tramite la Bpl in valori mobiliari con rapporti sui quali sono tuttora in corso indagini".

 
 
 
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