Creato da toughenough il 22/08/2007

Cinema e Amenità

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MOON di Duncan Jones

Post n°162 pubblicato il 13 Gennaio 2010 da toughenough
 

Probabilmente Moon è un film da metabolizzare, di quelli cui ricordarsi tra venti anni, corredato da "te lo ricordi quel film..?". Anche descriverlo è un compito arduo, poichè gli accadimenti sono temporalmente pochi, diluiti lungo l'intera durata senza grandi colpi di scena. Questo poichè Moon è un film di grandi atmosfere, lento, di quelli nei quali lo spettatore ci si ritrova dentro quasi senza accorgersene. Tutto il film è un po' retrò, cita chiaramente i film di fantascienza degli anni ottanta, e anche la storia, pur attualissima, è narrata con quello stile. Nathan Parker fa un ottimo lavoro nello screenplay dell'idea del regista Duncan Jones (conosciuto dai media fino ad ora come figlio di David Bowie, d'ora in poi si spera come regista talentuoso), che oltre a ispirarsi nel ritmo e nello stile ai vecchi films, ne recupera in pieno il design spaziale di quegli anni. Il computer di bordo, Gerty 2000, è al limite dell'anacronistico, ma risulta affascianante, rievocando in maniera diretta e inequivocabile i robottini di "Silent Running", Paperino e Paperina (in Italia uscito impropriamente come "2002, la Seconda Odissea", film splendido e "verde"). Tutto il film sembra un fiorire di citazioni, che forse sono solo nella mente dello spettatore che rivede a rullo tutto il suo background di fantascienza ritrovandolo nelle suggestinoni evocate dalla pellicola, che si presenta interessante fin dalla locandina, probabilmente una delle migliori del secolo. Quindi rivede Spazio 1999 nei lenti trasferimenti del veicolo lunare a sei ruote, oppure Al9000 nella  componente numerica di Gerty, ovvero il 2000, che è leggibile solo nella carcassa dell'intelligenza artificiale che controlla la base, e serve a creare aspettative e tensione nonostante la rassicurante voce di Roberto Pedicini, ottimo come al solito.
Non voglio svelare particolari della trama, ma se siate appassionati di cinema di qualità, e della fantascienza con i fiocchi, scevra da esplosioni, colpi di scena e astronavi con armi micidiali, questo è uno dei film dell'anno.

 

                                                                      T.

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Hank
 

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Si può imparare qualcosa da un temporale.
Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.

Yamamoto Tsunetomo(1 - 79)
 
 

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LA MORTE E IL BUSHIDO

Ho scoperto che la via del samurai è la morte.
Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte,è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a termine la propria missione equivale a una morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi di orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un'imitazione grottesca dell'etica del samurai.
E' quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che sceglie di farlo pur avendo fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed al tempo stesso è un vigliacco e un perdente.
Chi muore senza aver portato a termine la propria missione muore da fanatico, in modo vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.
 
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