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Post n°205 pubblicato il 10 Giugno 2012 da TomcatUSA
Da quando ho cominciato a scrivere questo blog (ormai 6 anni fa…) ricevo abbastanza spesso mail dai lettori e, per quanto possa sembrare strano, non sempre si tratta di insulti gratuiti… Alcune mail infatti sono del tutto propositive e provengono da lettori che si trovano in Cina e che, dopo aver letto il blog, decidono di condividere con me alcune loro esperienze nella Terra di Mezzo credo con l’intento di farmi sentire meno solo. In particolare recentemente ho ricevuto l’amaro sfogo di Valerio che ho deciso di pubblicare perchè la sua triste storia ricorda molto da vicino anche nei dettagli cosa è successo a me in una situazione analoga a riprova che la Cina, alla fine, più o meno uguale e' uguale per tutti…
Caro Tomcat, Questa storia e' un po' lunga ma non c'e' bisogno di dirlo non per colpa mia....e' iniziata ad ottobre dello scorso anno e si e' conclusa poche settimane fa. Siamo in ottobre e ringalluzzito dall'aver conseguito la patente cinese dopo aver studiato 1300 domande alienanti ho pensato che la mia integrazione fosse sufficientemente avanzata per permettermi di richiedere una carta di credito. Arzillo e pettoruto mi reco alla filiale della banca (ICBC non aprite quella porta) vicino al mio ufficio. Dopo alcuni minuti di parapiglia in cui i miei desideri non sono pienamente compresi estraggo la carta bancomat cinese e la carta VISA italiana e mimando un incrocio riesco a trasmettere il messaggio. Devo faticare non poco a convincere l'impiegata della banca, che si vivo in cina, lavoro in cina e persino vengo pagato, nonostante la signora sia in grado di vedere che ogni mese la stessa entità versi sul mio conto la stessa quantità di denaro la cosa non sembra essere sufficiente per detrminare che in effetti godo di un regolare stipendio. Alla fine, con non poco sforzo che include una chiamata ad una mia collega cinese, riesco a passare il controllo. Orgoglioso attendo che mi consegnino il modulo: ovviamente l'entusiasmo scema quando vedo che il modulo e' completamente in cinese… beh poco male, ritorno in azienda e con l'aiuto di una collega compilo il tutto. Faccio le dovute crocette (attenzione!) nelle domande a scelta multipla, compilo i cari campi e poi mi accorgo che in cina non basta firmare sotto la scritta tutte le informazioni sono vere croce sul cuore bla bla bla ma bisogna ricopiare una frase di 3 righe in caratteri cinesi. convinco la collega a copiarla per me, firmo e mi reco in banca. Consegno il tutto, loro fotocopiano il mio permesso di residenza e la prima pagina del passaporto (attenzione!) dove c'e' la foto. Dopo circa un mese di silenzio, mi chiama la collega (avevo dato il suo numero di telefono alla banca) e mi dice con cordoglio che la mia domanda e' stata rifiutata. Sorpreso cerco di capire la ragione, che incredibile per l'italia ma assolutamente normale per la cina e' la seguente: nel compilare il modulo di richiesta avevo proditoriamente risposto con una croce nei quadtatini mentre avrei dovuto fare un segno di spunta, una piccola v. Annoiato per il piccolo intoppo ritorno in banca e mi faccio dare una altro modulo, lo riporto in azenda, eseguo delle piccole v degne del Tiziano convinco la collega a ricopiare il bla bla cinese e ritorno in banca, dove prendono il modulo, rifotocopiano tutto inclusa la prima pagina del passaporto dove c'e' la foto (attenzione!) e fanno ripartire il marchingegno. A questo punto e' quasi Natale e con la famiglia ritorniamo in italia per le feste. Tra Natale e la fine dell'anno sono a letto e ricevo una chiamata da una vocina cinese che mi chiede se vicino a me c'e' qualcuno che parla cinese, dopo un rapido controllo sotto il letto devo purtroppo confermare la mancanza di qualunque interprete, con un lampo di genio provo a ripetere il nome della mia collega e la vocina sembra capire. In effetti dopo poco ricevo un sms dalla mia collega che mi dice che la mia richiesta per la carta di credito era stata nuovamente rifiutata: la ragione questa volta e' che io non avevo confermato il desiderio di riceverla. Sorpreso capisco che probabilmente una delle mille chiamate in cinese che ricevo doveva essere quella di un solerte bancario cinese che cercava di sondare il mio genuino desiderio di avere una carta di credito. Al ritorno in Cina ritorno in banca per fare ripartire tutta la macchina stavolta imparata la lezione gioco di anticipo e dopo circa 2 settimane chiamo il call center e dopo alcuni minuti di conversazione kafkiana penso di essere riuscito a far registrare la mia sincera volontà di ricevere la preziosissima carta di credito. Rilassato attendo la consegna della busta con la carta. Dopo altre due settimane ricevo una chiamata ed un messaggio in cinese dalla banca che mi informa, oramai non sorprendentemente, che la mia domanda e' stata rifiutata. Curioso cerco di scoprire il perchè: la ragione è che la mia firma sul modulo di richiesta e quella sul passaporto non corrispondono. Preoccupato di stare sviluppando un grave disturbo bipolare provo a firmare dei fogli e chiedere se la mia firma veramente sia cosi differente da quella del passaporto. Tutti i controlli effettuati da persone di mente sana mi tranquillizzano sul fatto che non ho sviluppato una seconda personalità. Alla fine un colpo di genio… Apro il passaporto, che bisogna dire è abbastanza vecchio e risale al 2004 e con orrore vedo che sulla pagina della foto c'è in verità uno scarabocchio che non è la mia firma, ma quella dell'autorità che ha rilasciato il documento, la mia firma è sulla seconda pagina!!!!! Torno in banca come una furia e cerco di insultare il primo che mi capita a tiro, che candido come un fiore mi dice: «Ma tu con chi hai parlato?». Nella lingua di Dante gli faccio notare che nessuno nella banca porta cartellini con il nome quindi non avendo eseguito un test del dna mi trovo nell'impossibilità di confermare l'identità della persona (si fa per dire) che aveva fotocopiato la pagina sbagliata. Alla fine dopo grandi insulti da parte mia e risatine da parte loro rifanno le copie e il processo riparte. A questo punto chiedo all'infame di stare fermo e gli faccio una foto per poterlo riconoscere in futuro. I cercopiteco azzurro si mette anche nella tipica posa cinese con le 2 dita a V (vedi riquadro). Non potendo immaginare cosa altro possa andare storto e felice di avergliele cantate in sol maggiore torno a casa. Non è difficile intuire che la storia non è ancora terminata, ricevo dopo 3 settimane un sms in cinese che mi spinge a chiamare il call center della banca. L'operatore anche un poco imbarazzato mi dice che la domanda, ma guarda un pò, è stata rifiutata perchè "the checking is not enough". Sorpreso visti i meticolosi controlli dei 4 mesi passati chiedo alla mia collega di chiamare il call center per capire come posso fare si che il checking sia enough. Scopro con grande ilarita' che quello che cercavano di dirmi è che non guadagno abbastanza per avere la carta di credito. A questo punto servono alcune precisazioni, 1) il mio stipendio annuo cinese era sempre stato dichiarato su ognuno dei moduli che ho compilato 2) un mio collega anche lui italiano, con esattamente lo stesso stipendio, che lavora per la stessa azienda, che è arrivato in Cina lo stesso mio giorno ha ricevuto la carta di credito al primo tentativo dalla stessa banca e presentando domanda nella stessa filiale.
Forse però posso essere felice in quanto il massimale della carta di credito del mio collega è 1000 rmb circa 120 euro e che ora è già in contestazione con la banca per interessi non pagati a causa del fatto che non ha mai recevuto il rapporto mensile delle spese e quindi non ha potuto pagare in tempo.
Ciliegina sulla torta ora ogni settimana ricevo un messaggio in cinese che mi esorta a contattare il call center della banca perchè la mia domanda è stata rifiutata, chissa che non si siano affezionati a me ? A questo punto ho deciso di rinunciare, battuto per ko.
con affetto un caro saluto Valerio. Come dicevo prima, il motivo per cui ho deciso di pubblicare questa testimonianza è che più o meno a me è successa la stessa cosa con modalità incredibilmente molto simili… L’unica differenza è il risultato finale: io adesso ho ben due carte di credito una addirittura con un massinale molto più alto della carta Italiana. Ora la domanda è: come ho fatto?? Le mie V sul modulo erano più precise di quelle di Valerio?? Il mio desiderio di ricevere la carta di credito era più puro di quello di Valerio?? La mia firma più intrigante?? La mia dialettica in Cinese più coinvolgente?? La risposta ovviamente è niente di tutto questo. In realtà anch’io ad un certo punto mi sono trovato con la testa tra le mani seduto alla mia scrivania umiliato… battuto per KO dal sistema bancario Cinese che anche a me alla fine aveva detto che ero un pezzente totalmente inaffidabile e che mai avrei potuto aspirare ad una Carta di Credito in Cina. E mentre piangevo triste e sconsolato nel mio ufficio ripensando a tutti I sacrifici che I miei genitori avevano (inutilmente) fatto per farmi studiare e per mettermi in condizione di elevare la mia posizione, entra nel mio ufficio una delle Pie Donne dell’amministrazione: -«Perchè piangi LaoDa??» Ed infatti, dopo un paio di settimane, senza che io abbia fatto assolutamente niente, ho ricevuto una Carta di Credito da 10,000 RMB (1,200 Euro). Una volta ricevuto la carta vado subito in amministarzione dalla Pia Donna che mi aveva detto di non preoccuparmi e chiedo come sia stato possibile farmi avere la Carta. -«Semplice… Siccome ho visto che eri veramente mortificato, ho chiamato il direttore della Banca che è il cugino della figlia della mia compagna di banco alle elementari e ho spiegato che tu eri il mio LaoDa e che avevi bisogno di una carta di credito… Ed ecco qui…» Ed infatti, dopo poche settimane, ho ricevuto un’altra Carta di Credito con massimale 10 volte più alto… perchè qui in Cina si fa tutto in grande. Ora, con le mie due carte di credito mi sento un altro uomo… sicuro di me, con un’autostima alle stelle… Quando sono al ristorante ed è il momento di pagare estraggo con indifferenza una delle due carte e tutti rimangono a bocca aperta facendomi sentire molto importante ed ammirato… Grazie sistema Bancario Cinese… Hai cambiato totalmente la mia vita e per questo te ne sarò per sempre grato…
Post n°204 pubblicato il 13 Maggio 2012 da TomcatUSA
Di Sua Santità Benedetto XVI qui in Cina si sa molto poco… Il Santo Padre infatti è ai più sconosciuto in Cina dove la religione in generale storicamente non gode di grandi consensi. Come tanti suoi “colleghi” infatti, anche il Pastore della Cristianità fa fatica ad avere un adeguato seguito di anime nella pur ricca (di anime e non solo) Terra di Mezzo… E il fatto che al momento il Pastore in questione sia ahimè Tedesco, sicuramente non aiuta dal punto di vista “Marketing” in quanto traduzioni frettolose e poco accurate potrebbero portare a gravissimi malintesi dalle conseguenze davvero inimmaginabili. Ciò detto, durante un mio recente viaggio a Pechino ho scoperto che il Vaticano sta evidentemente lavorando sulla popolarità del Pontefice in Cina usando uno dei metodi più semplici ed efficaci: il testimonial pubblicitario. Proprio così, caro lettore… Sua Santità testimonial di una pubblicità (apri foto del post per prova documentale). Ma pubblicità di cosa ti chiederai tu?? Ma del vino de li castelli ovviamente!! Sembrerebbe infatti che Benedetto XVI abbia una mal celata predilezione per alcuni non ben identificati vini italiani che un audace imprenditore cinese ha deciso di importare per fare in modo che anche il popolo cinese abbia la possibilità di apprezzare queste pregiate e forse benedette specialità enologiche. Tieni presente caro lettore, che il mercato del vino qui in Cina sta diventando sempre più importante e il suo sviluppo ha effettivamente del miracoloso (nel vero sensa della parola) se si considera che la Cina è l’unico paese al mondo in cui pregiatissime bottiglie di vino prodotte in poche migliaia di esemplari nella terra d’origine, diventano nel mercato locale (miracolosamente appunto) milioni… E questo probabilmente spiega l’interesse del Papa per questo tipo di prodotto in quanto alla fine questo strano fenomeno non è altro che la rivisitazione Cinese in chiave moderna della classica moltiplicazione dei pani e dei pesci… Oppure, se preferisci, delle Nozze di Cana in cui l’acqua fu trasformata in ottimo vino… Vado subito ad ordinare qualche bottiglia on-line… In regalo mi aspetto di ricevere un Santino del Papa autografato da lui medesimo… Priceless…
Post n°203 pubblicato il 12 Aprile 2012 da TomcatUSA
In Cina il senso dell’umorismo scarseggia… oppure il senso dell’umorismo in Cina è decisamente diverse dal nostro o almeno dal mio per cui molto spesso mi ritrovo a ridere da solo delle mie (supposte) battute mentre I miei collaboratori cinesi mi guardano attoniti senza capire che cosa ci sia da ridere. Ma oltre a questo c’è anche il problema che spesso I miei interlocutori cinesi non si rendono conto che alle volte magari sto solo scherzando e che quello che sto dicendo, anche se in maniera seria e formale, in realta’ potrebbe essere solo un pietoso tentativo di sdrammatizzare una situazione tesa e ingarbugliata… Invece qualsiasi cosa io dica sembra essere presa sul serio e se da una parte la cosa è positiva, dall’altra mi mette in condizione di fare molta attenzione a cosa dico perchè, non essendoci nessun filtro che discrimina il serio dal faceto, il mio supposto umorismo potrebbe avere conseguenze non del tutto preventivate… Qualche settimana fa avevamo organizzato in azienda un corso sul lean manufacturing a cui avevo fatto partecipare una trentina di persone tra manager, supervisor e team leader. La gran parte delle persone con cui di solito interagisco si trovava quindi raccolta nella grande training room che abbiamo al primo piano per cui, quando avevo bisogno di parlare con qualcuno, dovevo scendere e, cercando di disturbare il meno possibile, discutevo sottovoce del problema con l’interessato per poi lasciare silenziosamente la sala quasi senza essere notato. Durante una di queste sortite però, la persona con cui devo parlare è stata la mia HR manager con la quale non è inusuale perdere la pazienza… Ed infatti, dopo alcune schermaglie dialettiche iniziali, chiedo formalmente che la tal cosa venga fatta nel tal modo. Lei risponde che non se ne parla nemmeno e che la tal cosa sarà si fatta ma certamente non come dico io. Io ribadisco, che pur sforzandomi di capire il suo punto di vista, insisto perchè la cosa venga gestita come da me precedentemente illustrato spiegando anche le linee guida di come la cosa debba essere gestita. Lei per contro ribadisce I concetti già esposti precedentemente che la mettono nella totale impossibilità di eseguire quanto da me richiesto. Lo scambio di opinioni va avanti per qualche minuto con il tono di voce di entrambi che tende pian piano ad alzarsi fino all’epilogo finale in cui io la saluto calorosamente in Italiano sollevando alcune perplessità sulla sua moralità e invitandola a prendere seriamente in considerazione costumi sessuali alternativi e lei che in Cinese risponde cordialmente al saluto credo sottolineando con l’occasione la curiosa forma allungata della mia testa che a suo giudizio potrebbe essere stata la causa primaria dell’incomprensione appena verificatasi durante la discussione… Conclusa la formalità dei saluti esco un pò alterato dalla stanza e nel farlo, sarà che ero di fretta, sarà che c’era corrente d’aria, sarà che non ci sono più le porte di una volta sta di fatto che la porta sbatte piuttosto rumorosamente distogliendo l’attenzione dei partecipanti al corso I quali smettono di guardare lo schermo e si focalizzano su quanto era appena successo cercando di capire che cosa avesse combinato la HR manager la quale, abituata a questo tipo di discussioni, credo abbia continuato indisturbata a fare quello che stava facendo prima incurante degli sguardi curiosi e preoccupati dei colleghi. La sera sono a cena con alcuni dei manager che erano stati testimoni dell’accaduto e dopo un paio di birre uno di loro prende il coraggio e mi chiede cosa fosse successo. Io rispondo che si trattava di una normale discussione tra me e l’HR manager come ce ne sono tante… Lui e tutti gli altri rimangono un po’ dubbiosi sostenendo che sembravo piuttosto alterato dopo la suddetta normale discussione. Io continuo imperterrito a sostenere la mia tesi dicendo che non capisco da cosa avessero capito che ero alterato. -«Beh… qualcosa deve essere successo… uscendo hai anche sbattuto la porta…» E senza pensarci due volte, incurante dello sguardo sbigottito dei mie commensali, prendo il Black Berry e scrivo il seguente mail: -«Oggetto: Training Room Door Problem. Caro Responsabile della qualità, come avrai sicuramente notato questa mattina, la porta della sala training ha un problema (si chiude troppo velocemente causando un forte rumore). Nonostante sia stato assicurato dal facility manager che risolverà il problema come prima attività domani mattina appena arrivato in ufficio, ritengo sia opportuno definire formalmente un piano di azioni correttive seguito da una investigazione secondo metodologia 8D al fine di evitare che un problema del genere si ripeta in futuro. Purtroppo, dopo qualche minuto, il messaggio riceve risposta da parte del responsabile della qualità all’indirizzo del facility manager al quale si chiede di farsi trovare davanti alla porta in questione per risolvere insieme il problema della porta da me segnalato. Immediata la mia risposta: -«Grazie responsabile della qualità» La mattina seguente mi è stato raccontato che il responsabile della qualità era effettivamente di fronte alla sala training che cercava di aprire e chiudere in diverse modalità la porta per cercare di replicare il problema riscontrato da me la mattina precedente. Sembra che ci sia voluta più di una persona per convincerlo che non c’era nessun problema e che il mio era soltanto uno scherzo… A metà mattinata ho incontrato il responsabile della qualità con il quale mi sono anche scusato dello scherzo facendo però presente due aspetti della questione che valeva la pena discutere: il primo (positivo) era la tempestività con cui si era subito impegnato a risolvere il problema da me segnalato, indice di grande responsabilità e attaccamento al lavoto. Il secondo aspetto invece (negativo questa volta) era che io mi aspetto che le persone che lavorano con e per me mi aiutino a capire quando faccio o dico delle stupidaggini… darmi retta quando chiedo un’azione correttiva e un 8D report su una porta che ho sbattuto non è un bel segnale e soprattutto non è quello che mi aspetto e di cui ho bisogno… Lui ha sorriso e ha detto di aver capito… Mah… Vedremo…
Post n°202 pubblicato il 09 Ottobre 2011 da TomcatUSA
Come mi faceva giustamente notare mia moglie qualche giorno fa, il governo Cinese, oltre ad investire massicciamente in ponti, strade, ferrovie e infrastrutture in genere, dovrebbe anche rivolgere la sua attenzione alla linga inglese che, per ora, rimane la lingua internazionale di riferimento fintanto che non verra’ soppiantata (molto probabilmente a breve) dalla lingua Cinese… Al momento infatti, in molti luoghi (pubblici) dove ci si aspetterebbe che l’inglese fosse parlato e capito adeguatamente (aeroporti ed hotel ad esempio), ancora si rimane delusi e spesso sconcertati di quanto la lingua inglese sia poco conosciuta e mal (o per niente) parlata. Proprio qualche giorno fa ad esempio, ho avuto grosse difficoltà all’aeroporto Internazionale di GuangZhou a trovare qualcuno al banco delle informazioni della compagnia aerea Cinese con cui discutere della disposizione dei posti che mi erano stati assegnati… Alla fine, dopo aver cambiato tre banchi d’informazioni dove nessuno aveva una minima idea di cosa stessi dicendo, una signorina molto gentile, dopo aver ascoltato con attenzione il mio problema, ha iniziato a rispondere alla mia domanda in un inglese sicuramente comprensibile ma credo riferito alla richiesta del cliente precedente per cui la sua risposta onestamente mal si adattava a quello che volevo sapere io. Onde per cui, ho deciso di aspettare che un altro cliente si avvicinasse a chiedere qualcosa e poi, una volta terminata la sua discussione, ho chiesto a lui cosa gli avesse risposto sperando che quella fosse la risposta indirizzata a me… Io, dal canto mio, per aiutare il governo in questo senso, sto già facendo la mia parte avendo recentemente istituito in azienda un corso d’Inglese gratuito per tutti i dipendenti che ha ricevuto un altissimo numero di adesioni a tutti i livelli. Purtroppo la gente si sa è cattiva e i maligni sostengono che il mio gesto filantropico in realtà nasconde un bieco piano per risolvere con la forza bruta il mio ben noto problema con la lingua Cinese… In altre parole, visto che io il cinese non riesco a farmelo entrare in testa, avrei deciso di far imparare l’inglese a tutti i cinesi partendo, come primo passo, dai miei dipendenti. Si tratta ovviamente di basse insinuazioni non supportate da benchè minima prova circostaziale il tutto dettato da invidia per il fatto che io posso ormai scendere in officina, scegliere un operaio a caso (ogni giorno uno diverso perché a me piace cambiare), avvicinarmi con un sorriso e potergli chiedere: -«Hi, How are you??» Il prescelto, tronfio d’orgoglio, gonfierà il petto e mi risponderà sicuro: -«Fine thank you, and you??» Per ora tutto finisce qui, se si esclude la telefonata che il prescelto farà immediatamente dopo la succitata conversazione ai suoi parenti residenti nel profondo Sichuan sostenendo di aver appena discusso in inglese di complesse strategie aziendali con il sottoscritto. Purtroppo, come potrai immaginare caro lettore, il mio piano di insegnare l’inglese a un miliardo di Cinesi avrà bisogno di un po’ di tempo per essere completato. Nel frattempo quindi non mi resta che aspettare pazientemente e sorridere quando il problema di comunicazioni porta a situazioni esilaranti come mi è successo qualche giorno fa su un volo China Southern per Dubai. Dopo qualche ora di volo, decido di andare a bere qualcosa. Mi alzo, vado verso il corridoio centrale dove di solito si travano delle bevande e chiedo ad una hostess un bicchiere di coca cola. La signorina, molto gentilmente si accuccia, apre uno sportello e tira fuori una bottiglia di coca che mi porge. Io apro la bottiglia, verso un po’ di coca in un bicchiere mentre la signorina mi passa dietro, si accuccia nuovamente, apre un altro armadietto guarda dentro e dopo aver richiamato la mia attenzione, con sguardo mortificato mi dice: -«Sorry sir, I smell…» (Mi dispiace signore, io puzzo) Io rimango un po’ perplesso perché francamente non mi aspettavo una confessione del genere a così alta quota e inoltre non mi ero lamentato di niente del genere. Cerco comunque di rimanere indifferente e propongo un sorriso di circostanza. La signorina, che evidentemente aveva a cuore che io capissi il problema, mi riguarda con gli occhi sempre più tristi e ribadisce: -«I’m really sorry sir, unfortunately I smell…» (Sono veramente spiacente, sfortunatamente io puzzo…) Io a questo punto non posso più ignorare quanto mi viene comunicato e comincio a temere che il problema sia purtroppo io e che la signorina, per una sorta di cortesia riservata ai passeggeri frequent flier, si stia addossando colpe non sue… per cui verifico immediatamente che l’efficacia del mio deodorante sia ancora accettabile riscontrando peraltro che tutto sembra ampiamente entro i limiti di guardia… Per maggiore sicurezza comunque cerco una conferma diretta di quanto appena verificato… -«I’m sorry… You smell or I smell??» (Scusa, tu puzzi o io puzzo??) E finalmente mi mostra una busta di plastica contenente dell’acqua… -«Ah!!! Ice Melt(ed)… no I smell» (Ah!! Il ghiaccio si è sciolto!!! Non Io puzzo!!)
Post n°201 pubblicato il 09 Luglio 2011 da TomcatUSA
Qualche settimana fa sono venuti a trovarmi in Cina un paio di ragazzi italiani per darmi una mano nell’implementazione della nuova linea di assemblaggio. Uno di loro è ormai un veterano della Cina e sa cosa la Cina ti puo’ riservare. L’altro invece, oltre ad essere giovanissimo, era la prima volta che metteva piede nella Terra di Mezzo per cui, durante il tragitto dall’albergo alla fabbrica, mi affannavo a spiegargli cosa significasse vivere e lavorare in Cina decantando a memoria alcuni dei miei post precedenti… Guardandolo dallo specchietto retrovisore però, mi accorgo che il giovane ed inesperto virgulto, forte dei consueti tre anni di militare a Cuneo e di alcune trasferte di lavoro in Europa e Stati Uniti, mi ascoltava con sufficienza pensando forse che tutto quello che raccontavo fosse, come spesso mi accade quando racconto la Cina, un’esagerazione. Mentre cercavo un modo efficace di convincere il giovane che in Cina capitano effettivamente cose un po’ strane, il fato viene in mio soccorso (???) e per la sesta volta in poco più di due mesi buco un pneumatico… e come dico spesso, un buon esempio vale più di mille spiegazioni… Dopo essere scesi dalla macchina e verificato che il copertone era completamente divelto, trovandoci a circa dieci minuti dalla fabbrica decido di chiamare una delle mie pie donne dell’ufficio informandola che ancora una volta la mia macchina, chiaramente posseduta dal Dimonio, aveva deciso di lasciarmi a piedi avendo bucato per l’ennesima volta un pneumatico. Spiego quindi dove mi trovo e di mandare qualcuno a recuperarci al più presto. Fatto questo, considerando la temperatura di 33 gradi con altissima umidità caratteristica del Guandong in questa stagione, invito tutti a rientrare in macchina ad attendere gli eventi con l’aria condizionata accesa visto che ci sarà sicuramente da aspettare almeno una mezz’ora… -«Come mezz’ora??» - chiede il giovane inesperto - «ma se siamo a dieci minuti dalla fabbrica, perché ci sarà da aspettare almeno mezz’ora??» Il silenzio cala nell’abitacolo… troppi concetti pesanti tutti insieme che necessitano ovviamente tempo per l’assimilazione. Nel frattempo, allo scoccare della mezz’ora, appare lo “scarrafone” (vecchio minivan Suzuki) con a bordo due autisti accorsi a recuperarmi… Uno dei due autisti tiene in mano orgogliosamente la soluzione del problema: una pompa di bicicletta. Noi lo guardiamo increduli e il giovane virgulto allarmato esclama: E così ce ne siamo andati apparentemente abbandonando l’autista al suo destino… ma in realtà salvandogli la vita. Nel pomeriggio infatti ho incontrato l’autista sulle scale degli uffici… ancora paonazzo ma sorridente. Tutto è bene quello che finisce bene…
Post n°200 pubblicato il 21 Maggio 2011 da TomcatUSA
La globalizzazione è dura caro lettore… ti prende il tempo… ti prende l’anima… Perché il dott. Globale è molto esigente anche se il più delle volte sconclusionato. Il fatto di essere uno e trino lo rende imprevedibile e decisamente difficile da gestire… ogni tanto pensi di parlagli ed invece poi ti accorgi che stai parlando ad un suo ologramma e con stupore (e preoccupazione) scopri che la sua vera essenza è dietro di te… che ti guarda con uno strano sorriso enigmatico. E quando il dott. Globale è dietro di te, per quante rassicurazioni ti possa fare, non sei ma tranquillo… Si va beh, dirai tu, ma cosa centra questo con il fatto che non scrivi più?? E’ presto detto: per spiegare in maniera semplice ed efficace il motivo per cui ho difficoltà a scrivere è sufficiente dare un’occhiata ad un indice di saturazione del tempo che tengo monitorato da mesi e che è direttamente proporzionale ai mail tenuti in memoria nel mio Black Berry. Guardando lo schermo di un Black Berry in alto a destra infatti, c’è un numerino vicino ad una bustina gialla che rappresenta quanti email hai in quel momento in memoria relativi all’ultimo mese. Bene, caro lettore, questo numero per me è passato mediamente da 300/350 a 950. Perché il dott. Globale è un grafomane… scrive a più non posso a tutte le ore del giorno e della notte anche perchè il dott. Globale notoriamente non dorme mai. Ma cosa scrive in tutti questi mail?? Un po’ di tutto… Invia presentazioni, scambia dati, invita a creare gruppi di lavoro, richiede chiarimenti, propone conference call e chi ne ha più ne metta… Inoltre, tenendo presente che il dott. Globale è sì uno e trino ma allo stesso tempo è anche un organismo complesso formato da molteplici entità che devono in qualche modo giustificare la loro presenza oltre a ricordare alle altre entità dell’organismo che esistono, è ovvio che l’inviare un email è un metodo comodo ed efficace per raggiungere lo scopo sopramenzionato. Ecco quindi spiegato la crescita esponenziale dell’indice di saturazione del tempo di cui parlavo sopra. Il fatto è che la Cina e la Globalizzazione sono ormai un tutt’uno per cui non sono sicuro che si possa più distinguere le due cose in maniera coerente anche perché se alla complessità della globalizzazione si aggiunge anche il “butterfly effect” allora veramente non se ne esce più fuori… Cosè il “Butterfly Effect”?? Ma non sai veramente niente… Comunque il “Butterfly Effect” è una teoria secondo la quale un battito d’ali di farfalla in Cina potrebbe creare una serie di reazioni a catena previste dalla teoria del Caos tali per cui, alla fine, il tutto potrebbe causare un uragano negli Stati Uniti. E fin qui tutto bene. Ma sarà vero anche il contrario?? Ovvero: un uragano negli Stati Uniti potrebbe causare un battito d’ali di farfalla in Cina? Io credo di si e te ne do subito una dimostrazione. Devi sapere, caro lettore, che qui a ZhuHai non abbiamo il sistema centralizzato del gas ma utilizziamo ancora le bombole del gas che vengono recapitate a casa. A casa mia facciamo un uso smodato di gas tanto da consumare più o meno una bombola alla settimana. Quando la bombola è finita, si collega la bombola di riserva e si chiama (o si fa chiamare da qualche anima pia) l’omino del gas che dopo pochi minuti si presenta a casa con la nuova bombola piena. Il costo della bombola è lievitato da quando siamo a ZhuHai passando dagli iniziali 90 RMB agli attuali 124 RMB nel giro di solo due anni. L’altro giorno però la sorpresa: mia moglie chiede una nuova bombola del gas che puntualmente arriva ma il prezzo chiesto dall’omino questa volta è 129 RMB. -«129 RMB?? Un altro aumento?? Come mai??» Perentoria la risposta dell’omino: -«Bin Laden Si La…» Probabilmente non lo saprò mai… -«Ma quante storie per 5 RMB…»- Dirai tu caro lettore Certo, 5 RMB non sono molti ma hai visto cosa sta succedendo in Libia?? Fai un po’ tu il conto di 5 RMB a persona quanto mi potrebbe venire a costare a breve una bombola di Gas… E poi qui in Cina si è avvolti in un ambiente in cui si fa molta attenzione al denaro anche perché qui hai continuamente esempi che ti ricordano quanto il denaro sia importante per i cinesi… La storia racconta che il camion partito dalla fabbrica è arrivato dal cliente il giorno promesso ma purtroppo, trattandosi di un centro abitato e non di un magazzino, il cliente non ha a disposizione un muletto per scaricare le macchine dal camion. Fortunatamente però una soluzione viene trovata immediatamente in quanto si decide di affittare per pochi minuti un muletto trovato in qualche modo nelle vicinanze: costo dell’operazione 20 RMB (al cambio attuale più o meno 2 Euro). Tutto bene quindi ma chi paga?? Il cliente ovviamente chiarisce subito che non è sua responsabilità occuparsi dello scarico della merce in quanto lui è solo responsabile una volta che le macchine sono giù dal camion. Allo stesso tempo però lo spedizioniere si trova ad affrontare una spesa imprevista non messa a budget che non si sente di affrontare se non autorizzata dal consiglio d’amministrazione della sua azienda… Un enpasse drammatico che ha fatto sì che le macchine rimanessero sul camion per un giorno e mezzo in attesa che qualcuno sbrogliasse la matassa… Cosa che alla fine è anche successa ma a dire la verità non so bene nei dettagli grazie a chi e secondo che modalità… Di certo io mi ero offerto di fare un transfer di 20 RMB su un conto off-shore purchè qualcuno scaricasse queste benedette macchine… e non sarei sorpreso se alla fine non avessimo proprio fatto così… P.S. Sempre tornando all’indice di saturazione del tempo, non vi sto nemmeno a dire il numero di email che questa storia ha generato… Qualcuno credo abbia anche chiesto una root cause analysis del problema a cui seguiranno con tutta probabilità almeno un paio di conference call e una presentazione power point per illustrare i risultati conclusivi del gruppo di lavoro creato ad hoc per sviscerare nei dettagli il problema e evitare quindi che lo stesso problema si ripeta nel prossimo futuro… mah…
Post n°199 pubblicato il 12 Dicembre 2010 da TomcatUSA
Caro lettore, sono sicuro (???) che ti si starai domandando dove sia finito o cosa mi sia successo e perchè da un po’ di tempo non scrivo più. E’ presto detto: niente di trascendentale alla fine… sono cose che nell’economia globale succedono tutti i giorni… curiosamente a me queste cose succedono sempre a novembre… il mese dei morti… ed infatti, anche quest’anno, a novembre sono stato acquisito da una potentissima multinazionale francese che dopo aver fatto visitare la “mia” fabbrica da alcuni emissari segreti, ha deciso che si poteva procedere e in due e due quattro ha deciso di comprare tutto il gruppo… che alla fine se vogliamo è anche colpa mia… se la fabbrica faceva schifo magari non se ne faceva niente… ma ormai è troppo tardi e come dicevo nel post precedente “Chi è causa del suo mal, pianga se stesso”. -«Tutto molto interessante… adesso però, senza parlare dei singoli che è sempre disdicevole quando per ore abbiamo parlato di team, se qualcuno dovesse chiedermi a chi riporta il “team fabbrica”, cosa devo dire??» Alla fine, dopo una esaustiva spiegazione durata parecchie ore, sono finalmente riuscito a farmi un’idea del dott. Globale (Livello mi pare di aver capito sia il nome) che è un personaggio dalle indubbie qualità manageriali alcune delle quali veramente particolari. Ad esempio, da quello che mi hanno detto, una delle caratteristiche di Globale è di essere uno e trino oltre a poter prendere le sembianze di qualsiasi persona o cosa a suo piacimento e in qualsiasi momento. E’ importante ricordare che Globale è, è sempre stato e sempre sarà. Inoltre non importa dove tu ti nasconda… anche se tu sei nella tua cameretta buia e stai sotto le coperte pensando che nessuna ti veda in realtà lui ti vede e se non la smetti di fare cose che non si fanno, oltre a diventare cieco, potrebbe anche succedere che a Natale ricevi solo carbone. Globale colpisce i nemici con degli strali di fuoco incenerendoli all’istante. Globale non tollera deviazioni dalle procedure approvate e chi lo fa viene tramutato immantinente in una statua di sale, cosa che sembra sia effettivamente successa qualche tempo fa negli uffici di Sodoma e Gomorra dove gli impiegati avevano organizzato alcune attività di team building estremo non autorizzate… Globale ha creato gli impiegati a sua immagine e somiglianza e tutti gli impiegati sono uguali davanti a Globale. Inoltre Globale ama tutti gli impiegati allo stesso modo anche se ha un mal celato debole per i colleghi di Telaviv il cui ufficio viene infatti indicato come ufficio prediletto all’interno del gruppo. Globale parla con accento francese per mezzo di arcangeli che appaiono all’improvviso su carri di fuoco impugnando delle pericolosissime spade di luce. In alternativa, se si tratta di comunicazioni o direttive particolari chiamate di solito “comandamenti”, Globale parla attraverso un roveto ardente che continua a bruciare senza consumarsi… Questo è in breve Globale con il quale sembra avrò molto a che fare nei prossimi mesi. Ma perché ti sto raccontando tutto questo?? Cosa centra questo con la Cina?? Beh, un po’ centra perchè in tutto questo marasma è successa una cosa che non mi aspettavo e che mi ha fatto riflettere su quanto io abbia ancora capito poco della Cina e soprattutto dei Cinesi. Il tutto risale a qualche settimana fa quando la notizia dell’acquisizione fino ad allora tenuta segretissima a forza di NDA (Non-Disclosure Agreement) fatti firmare con il sangue a me e a pochi eletti, è stata finalmente ufficializzata. Il giorno dopo ho preso un aereo e sono andato a Pechino a spiegare alla mia rete vendita i termini della questione e soprattutto a cercare di tranquillizzarli spiegando loro che l’essere acquisiti da un grande gruppo è una delle cose più belle che potesse accadere… Non che i miei cinesi non fossero al corrente della cosa perché qui in Cina, come si sa, non esistono segreti. Tanto è vero che quando ho firmato il mio NDA, dopo mezz’ora di orologio il mio sales manager a Pechino mi informava che tre dei nostri distributori lo avevano appena chiamato chiedendogli se sapeva che era stato acquisito da una multinazionale Francese… “No Secrets in China” appunto… Comunque al meeting con la rete vendita ho parlato per tre ore abbondanti mostrando presentazioni, grafici, numeri, sinergie di prodotto e soprattutto facce sorridenti di personale estremamente felice di far parte del gruppo. Alla fine, ormai senza voce, chiedo ai perplessi Cinesi di fronte a me: -«Domande??» Dopo qualche occhiata interlocutoria uno di loro alza la mano e chiede: -«Tutto molto bello… ma tu?? Tu cosa farai??» A quel punto si è creata una situazione surreale. Le persone si sono rabbuiate… Le mie parole chiaramente avevano indicato la fine di un ciclo ed era chiaro che le cose sarebbero cambiate da lì a poco… alcuni avevano le lacrime agli occhi, altri protestavano rumorosamente in Cinese, altri ancora si tenevano la testa tra le mani scuotendola sconsolati… altri più semplicemente mi offrivano sigarette in segno di affetto… La sera addirittura uno di loro, che generalmente non parla una parola d’inglese, si è fatto tradurre un discorso veramente toccante che mi ha letto al telefono in inglese chiamandomi nella mia stanza d’albergo alle due di notte… timing un po’ questionabile magari, ma devo confessare che mi ha fatto molto piacere ricevere quella telefonata.
Post n°198 pubblicato il 06 Novembre 2010 da TomcatUSA
La settimana scorsa, approfittando del fatto che ero in Italia per alcune riunioni, sono stato intervistato da una giornalista di Millionaire come persona informata sui fatti sul tema “Cina”. Dopo quasi un’ora di intervista durante la quale ho spiegato con vari esempi le innumerevoli difficoltà che si trovano vivendo e lavorando qui e sottolineando quanto la sanità mentale venga messa a dura prova in un posto come questo, alla fine la giornalista mi fa la domanda finale per la lode… una domanda che in realtà nessuno mi aveva mai fatto in modo così diretto: -«…Quindi ingegnere, dopo quanto mi ha detto, ne deduco che se le proponessero di lavorare nella stessa azienda, nella stessa posizione e con lo stesso trattamento economico ma in Italia invece che in Cina lei accetterebbe immediatamente... Giusto??» La risposta che mi aspettavo di sentire uscire dalla mia bocca era un sicuro: «Certamente!!!». Cosa che però non è accaduta… Al posto del «Certamente!!!» che mi aspettavo è apparso uno strano boffonchiare, un prendere tempo alla ricerca di alcuni improbabili distinguo, una pausa di riflessione… In quei pochi secondi in cui cercavo di riorganizzare le idee mi sono passate per la mente un paio di cose. Innanzitutto i miei rientri in Italia, prima dagli Stati Uniti e poi dalla Cina… due situazioni completamente diverse che però avevano in comune un non chiaro malessere di fondo caratteristico (temo) dei disadattati… In entrambi i casi (Stati Uniti e Cina), l’esperienza mi aveva profondamente cambiato e ricordo perfettamente quanto fosse stato difficile riabituarsi alla “normale” vita italiana. -«Acceptable…» Intanto la giornalista attendeva una risposta… -«Allora?? Tornerebbe in Italia alle stesse condizioni si o no??» Come leggevo qualche giorno fa su un social network, un expat definiva la Cina come una droga che, una volta provata, da grave assuefazione e dipendenza. Spesso la si odia profondamente… ma allo stesso tempo non si riesce a farne a meno e dopo un po’ che si è fuori ti manca… «Chi è causa del suo mal, pianga se stesso»… me lo dico da solo così vi tolgo l’incombenza…
Post n°197 pubblicato il 12 Ottobre 2010 da TomcatUSA
Da quando sono in Cina ho visto molte cose strane… molte le ho raccontate, altre me le sono tenute per me soprattutto perchè non ho avuto tempo di scriverle. Ma alle volte vedi cose per cui il tempo per scrivere lo devi trovare anche se sei molto impegnato… Questa mattina percorrevo come ogni giorno la strada a scorrimento veloce a tre corsie che costeggia la frontiera con Macao. Subito dopo il tunnel di GongBei che passa sotto alla dogana, vedo in lontananza una sagoma che a causa del passaggio tra il buio e la luce faccio fatica a mettere a fuoco. All’inizio penso sia un sacco con del materiale perso da qualche camion durante il tragitto. Poi però, avvicinandomi, mi accorgo che è un uomo… un uomo accovacciato… sulla terza corsia… un uomo accovacciato sulla terza corsia… nudo… un uomo accovacciato nudo sulla terza corsia?? Non può essere… Guardo meglio… Non c’è dubbio… Si tratta di un uomo nudo accovacciato sulla terza corsia… Ma che fa?? Ohibò, sembrerebbe accovacciato in posizione defecatoria!!! E infatti si sforza… si contorce un po’ e poi, finalmente, dopo un’ultimo sforzo, evaqua… sulla terza corsia che sto percorrendo… -«Che c’è LaoWai?? Tu che ti atteggi a uomo di mondo non hai mai visto un uomo nudo accovacciato in posizione defecatoria evacuare sulla terza corsia di una strada a scorrimento veloce??» E io non ho avuto il coraggio di rispondere perché un po’ mi vergognavo a dire che «no… in tutta la mia vita non ho mai visto un uomo accovacciato in posizione defecatoria evacuare sulla terza corsia di una strada a scorrimento veloce…». Tra l’altro con il rischio di travolgerlo durante l’esecuzione dell’atto… Una scena raccapricciante… che avrebbe portato a mille malintesi… cosa avrei dovuto spiegare alla polizia?? Che non mi aspettavo di trovarlo lì anche perché non era adeguatamente segnalato da un apposito cartello come si fa per i daini che attraversano le strade in montagna?? Una cosa del tipo: «Attenzione, rallentare. Possibili defecatori in manovra». Ma poi, è mai possibile che abbia visto quello che mi sembra di aver visto?? Perché se è vero che io una cosa del genere non l’ho mai vista, è altrettanto vero che la probabilità di vederla è oggettivamente molto bassa… Forse il sole dopo il buio del tunnel mi ha abbagliato e quello che ho visto era veramente un sacco caduto da un camion… Deve essere per forza così… eppure sembrava tutto vero… E io che pensavo che vedere una vecchia in bicicletta contromano in autostrada con una gallina nel cestello fosse già il massimo della stranezza…
Post n°196 pubblicato il 30 Settembre 2010 da TomcatUSA
La presenza di LaoWai qui in Cina non dovrebbe più sorprendere nessuno; un paio di settimane fa passeggiavo la sera in Nanjing Road nel centro di Shanghai e osservavo che c’erano quasi più LaoWai che cinesi. Eppure, nonostante incrociare un LaoWai per strada dovrebbero ormai essere una mera banalità, molti Cinesi ancora ci guardano come se avessero visto un marziano. Ancora sorrido ricordando uno dei miei primi giorni in Cina mentre passeggiavo con la famiglia per il centro di Nanjing cercando di orientarmi nella nuova e sconosciuta città ma cercando anche di capire cosa avessimo di tanto strano per cui tutti si giravano a guardarci. Successe addirittura che un signore, dall’altra parte della strada, vedendo questi strani esseri camminare un po’ spaesati per le vie della città, spalancò la bocca per lo stupore e continuò a seguirci incredulo con lo sguardo finchè ad un certo punto… BADABAM… andò a collidere il capo contro un palo atto a sorreggere un segnale stradale il quale, a causa dell’urto, andò in risonanza e iniziò a vibrare rumorosamente. Il colpo fu indubbiamente piuttosto forte ma nonostante ciò, pur leggermente stordito dal colpo, il signore continuò a fissarci anche dopo l’urto fintanto che non scomparimmo dalla sua vista… -«Wang, guarda!!! Un LaoWai che guida la macchina!!!» E così il compagno di viaggio si ingobbisce un po’ e si allunga verso il finestrino opposto per dare un’occhiata rimanendo anche lui folgorato dalla visione: di fianco a lui c’era veramente un LaoWai che guidava la macchina. Non so perché ma oggi mi sono proprio sentito un fenomeno da baraccone… E adesso, se non vi dispiace, approfittando della festa nazionale Cinese, me ne vado alcuni giorni in Malesia… Sandokan, Mompracem e perché no… La Perla di Labuan. Be Seeing you
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