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Bisogna cominciare col dire che questo film è talmente pieno di citazioni, rimandi e ammiccamenti che farebbe impallidire pure i suoi stessi fratelli partoriti dalla stessa mente di Tarantino. In tutto il primo tempo ci si cala nell'atmosfera, nel sonoro, nelle inquadrature e nei temi (con tanto del a lui caro "stallo alla messicana") cari a Sergio Leone e ad Ennio Morricone, mentre il film scorre felice e elemtentare per tre ore, cambiando stile, tempi, modi, colori e tecniche, senza mai perdere un millesimo della sua godibilità. E Tarantino riesce anche nell'impensabile intento di far vedere a dei trogloditi, ovvero gli animali caciaroni, maleducati e ciacolanti che compongono parte del pubblico a cui si rivolge, un film quasi interamente parlato in tedesco (o francese) e sottotitolato in Italiano. Riesce, grazie ad un uso sapiente delle musiche e dei suoni persino a coprire il rumore di fondo dei pop corn, delle esclamazioni e delle esortazioni che gli spettatori non si esimono a fare ad alta voce, rendendo questo capolavoro di stile e sceneggiatura un film culto da Drive-In come già Death Proof.
Gli attori, poi, che a prima vista sembrerebbero non convincere, si rivelano ben diretti e ben scelti (la meno credibile sembra forse Melanie Laurent che comunque fa una degnissima figura) e credibili nella loro violenza smodata, resa in modo mai fastidioso e sopra le righe.
La storia, nella sua semplicità (un squadra di ebrei-americani sotto il comando di Aldo Raine paracadutati dietro le linee nemiche a terrorizzare con violenza e ferocia ll'esercito dell' "Asse") è ben orchestrata; il bravissimo Christoph Waltz, fine investigatore e stratega della Gestapo, antagonista principe dei "Bastardi", interpreta magnificamente il ruolo di "Villan" intrigante e amabile, degno dei cattivi dei feuilleton da XIX secolo, così come lo stesso Hitler viene presentato come una orribile macchietta (quale in effetti fu, suo malgrado). Impressionante lo scorrere della narrazione, che seppur si presenta abbastanza lenta, mantiene un moto regolare e coinvolgente quanto il respiro, portando lo spettatore sapientemente, tra umorismo, azione, dialoghi e altro lungo tutte le tre ore senza mai un momento di vero calo.
Imperdibile.
L.
Hank
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HAGAKURE
Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.
Yamamoto Tsunetomo(1 - 79)
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LA MORTE E IL BUSHIDO
Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte,è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a termine la propria missione equivale a una morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi di orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un'imitazione grottesca dell'etica del samurai.
E' quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che sceglie di farlo pur avendo fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed al tempo stesso è un vigliacco e un perdente.
Chi muore senza aver portato a termine la propria missione muore da fanatico, in modo vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.