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E' interessante vedere un cittadino degli Stati Uniti alle prese con un film sul Rugby, soprattutto se questo statunitense è Clint Eastwood, uomo simbolo della cinematografia a stelle e striscie e interprete, come attore e come regista, di pellicole che spaziano lungo tutta la storia del paese delle opportunità, dal vecchio West alla Grande Guerra, senza dimenticare la modernità delle Gang e dell'integrazione razziale.
Il film è tratto dal libro di John Carlin, “Ama il tuo nemico”, e tratta la storia di Nelson Mandela, uscito dal carcere dopo più di un ventennio di prigionia, e della sua elezione a presidente e dei suoi sforzi per costituire la “Nazione Arcobaleno”. Le gesta di Mandela si intrecciano con quelle della nazionale sudafricana di rugby, un sport generalmente “bianco” e quindi avverso alla popolazione di colore del paese. Il presidente (chiamato Madiba, dai suoi collaboratori) cogliendo l'occasione dei mondiali di Rugby, innalza lo sport della palla ovale a simbolo dell'integrazione razziale, e di un nuovo Sudafrica, rispettoso dei diritti dei neri e di quelli della minoranza bianca.Il pregio maggiore del film è la misura. La pellicola non cade mai nel banale, o nella troppa enfasi, ma invita lo spettatore a seguire le gesta di questo grande personaggio della storia, fin troppo umano nelle sue debolezze, ma di grande acume e umanità, senza sbrodolare mai nell'elogio dissennato, ma ponendolo a simbolo della grande ispirazione che un uomo, una poesia, un'idea può dare all'intero popolo. Lungo questa narrazione ben si intrecciano le gesta sportive della nazionale di Rugby, che oltre al peso di essere la nazione ospitante di un mondiale, si ritrova anche quello di punto d'unione tra due popoli fino a poco prima divisi.La narrazione è scorrevole ma impegnativa, senza fronzoli o espedienti narrativi a vivacizzare il ritmo, e nel complesso è più che convincente, come dialoghi, sviluppo ecc ecc. Anche le scene di gioco, poche (o comunque meno di quelle che uno si aspetterebbe) sono ben girate, soprattutto da un regista che probabilmente ha come metro di riferimento il football, tranne forse quelle della finale, che ho trovato un po' carenti.
Nel suo genere, di certo uno dei film migliori che si potessero realizzare.
Hank
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HAGAKURE
Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.
Yamamoto Tsunetomo(1 - 79)
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LA MORTE E IL BUSHIDO
Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte,è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a termine la propria missione equivale a una morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi di orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un'imitazione grottesca dell'etica del samurai.
E' quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che sceglie di farlo pur avendo fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed al tempo stesso è un vigliacco e un perdente.
Chi muore senza aver portato a termine la propria missione muore da fanatico, in modo vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.