Creato da toughenough il 22/08/2007

Cinema e Amenità

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SHERLOCK HOLMES di Guy Ritchie

Post n°161 pubblicato il 08 Gennaio 2010 da toughenough
 

Anche se non si può certo dire che Sherlock Holmes sia il miglior film mai girato da Guy Ritchie, è di certo quello la cui sceneggiatura è più attinente al personaggio letterario di Sir Arthur Conan Doyle. Il nostro beniamino è qui un trasandato gentiluomo, spesso squattrinato, preda della noia e sempre alla ricerca di nuove emozioni, siano esse strambe scoperte scientifiche, incontri di lotta clandestina violenti e sanguinari o droghe. Quale attore poteva maggiormente interpretare questa dissolutezza di costumi mantenendo una superba dignità? Robert Downey Jr ovviamente, degnamente sorretto da Jude Law nei panni del Dottor Watson, un ex soldato, reduce della guerra Afghana, un uomo semplice, affidabile e forte, che non bada tanto per il sottile quando c'è da usare la forza bruta. Queste infatti sono le caratterizzazioni impresse dall'autore ai molti romanzi che li vedono protagonisti, caratteristiche sempre omesse dalle trasposizioni sul grande schermo, virate su personalità più soft e rassicuranti. Il tocco di Guy Ritchie, dato per disperso dopo le collaborazioni ai clip e al film con Madonna ("travolti da un insolito destino," remake del più famoso e quasi omonimo film della Wertmuller), si nota anche in una pellicola composta come questa, densa di ambientazioni e numerose scene d'azione. Durante quest'ultime, sembra sempre prediligere un controcampo che disorienta lo spettatore, facendogli intuire la confusione della lotta, e forse lo distoglie dalle scarse capacità combattive dell'attore protagonista, con un risultato tutt'altro che disprezzabile. La narrazione, il ritmo, l'intreccio sono più che perfetti, con un film che parte morbido e porta al termine lo spettatore senza mai un calo, ma purtroppo senza mai un'impennata. L'immedesimazione nei personaggi risulta scarsa, ma lo svolgersi della storia mantiene una piacevole attenzione che trascina fino al finale. L'unica nota stonata sono i personaggi femminili: la geniale Irina Adler, antagonista privilegiata del nostro investigatore, non aggiunge e non toglie nulla alla storia, mentre la moglie di Watson (futura moglie) sembra ben corrispondere all'immagine che i lettori dei romanzi ne avevano; le attrici però non reggono il confronto con l'affiatamento della coppia principale, un po' anche per demeriti propri. Notevole invece il Villan della situazione interpretato da Mark Strong, dalla mascella veramente imponente e dallo sguardo magnetico. In definitiva il film è un classico da guardare in famiglia, girato bene, buon  ritmo, sceneggiatura stilisticamente perfetta, divertente quanto basta e condito di azione il necessario.

Ottimo

 

 
Rispondi al commento:
toughenough
toughenough il 09/01/10 alle 17:38 via WEB
Assolutamente no! Anzi, doveroso! Fino ad ora tutti quelli che lo hanno visto sono stati concordi con la mia recensione (fonte: Facebook e sms : )===€
 
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Si può imparare qualcosa da un temporale.
Quando un acquazzone ci sorprende, cerchiamo di non bagnarci affrettando il passo, ma anche tentando di ripararci sotto i cornicioni ci inzuppiamo ugualmente.
Se invece, fin dal principio, accettiamo di bagnarci eviteremo ogni incertezza e non per questo ci bagneremo di più. Tale consapevolezza si applica a tutte le cose.

Yamamoto Tsunetomo(1 - 79)
 
 

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LA MORTE E IL BUSHIDO

Ho scoperto che la via del samurai è la morte.
Quando sopraggiunge una crisi, davanti al dilemma fra vita e morte,è necessario scegliere subito la seconda. Non è difficile: basta armarsi di coraggio e agire. Alcuni dicono che morire senza aver portato a termine la propria missione equivale a una morire invano. Questa è la logica dei mercanti gonfi di orgoglio che tiranneggiano Osaka ed è solo un calcolo fallace, un'imitazione grottesca dell'etica del samurai.
E' quasi impossibile compiere una scelta ponderata in una situazione in cui le possibilità di vita e di morte si equivalgono. Noi tutti amiamo la vita ed è naturale che troviamo sempre delle buone ragioni per continuare a vivere. Colui che sceglie di farlo pur avendo fallito nel suo scopo, incorre nel disprezzo ed al tempo stesso è un vigliacco e un perdente.
Chi muore senza aver portato a termine la propria missione muore da fanatico, in modo vano, ma non disonorevole. Questa è infatti la Via del samurai.
L'essenza del Bushido è prepararsi alla morte, mattina e sera, in ogni momento della giornata.
Quando un samurai è sempre pronto a morire, padroneggia la Via.
 
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