Creato da DirezioneInferno il 08/12/2007

Black in Black

trasudante squame, liquidi e spore

 

 

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Second circle

Post n°18 pubblicato il 09 Dicembre 2007 da DirezioneInferno

Quanto è difficile usar la penna per scrivere di Donne … mi avventuro su strada molto insicura ed il pennino trema.
La paura di franare in crepacci mi fa tacere su tanti aspetti ma non su quello che, a mio vedere, è il centro di un rapporto con Lei : l’amore. Non amerei tanto il Bello se non fossi innamorato.
Teniamo lontano il romanticismo, spettro di molli legami, ma guardiamo alla sacralità di un rapporto con la propria donna. In questo la forza straordinaria di Eros colma la lacuna tra i due regni, quello terreno e quello divino. Nella bellezza di un quadro antico, nelle eleganti vie di una città, nel rumore di un auto, nell’attesa di un fenomeno, dappertutto c’è Lei. Parlavo di amore : ebbene, io penso che solo l’amore possa comprendere le cose. Amore di qualunque cosa : amore per la scienza, per l’arte, per la natura, per il proprio lavoro. E solo la passione possa farle vivere.
Sento spesso parlare uomini che come pavoni sventolano la loro coda costellata di decine di conquiste e di avventure. Quanti di questi uomini hanno veramente conosciuto queste donne ? Pensate che abbiano veramente ed intimamente goduto ? Io credo di no. Hanno visto la nave da lontano, da molto lontano. Il sesso è sacro perché rappresenta un momento privilegiato, isolato, prezioso dell’esistenza. Resi sensibili dall’eccitazione e dalla passione sfrenata si diventa, attraverso la propria amante, permeabili all’esterno, pronti all’incontro con la nostra natura più nascosta. Lei, redentrice, apostolo, angelo venuto a “miracol mostrare”.
Dante riconosce alle sue dame il dono di fare da tramite con la divinità. Ma nei suoi versi lascia intendere che la grandezza, l’immanenza di Dio, possa essere trovata solo rinunciando al sesso. Cercano l’assoluto con una negazione. Cercano l’affermazione suprema, Dio, partendo da una negazione. E’ un paradosso.
Un sonetto letto in un libro canta :
“ S’io m’indovassi, Donna, nel tuo seno:
tra le mammelle belle il viso, molle,
ponessi e pel guardo curioso, folle
d’amor, il senno mi venisse meno…
…s’io m’indovassi, Donna, ne morrei.”
Quando vengo è come morire, ma non ti perdo o amata, poiché ti riacquisto libero dal legame del mio corpo.

Mi accorgo di essere ampiamente uscito dal seminato, se mai ve ne fosse uno.

 
 
 
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