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« IL TAMARROMessaggio #160 »

IL TAMARRO

Post n°159 pubblicato il 29 Settembre 2006 da Moltke
 
Tag: Faceto

...

Incredibile a dirsi, il tamarro parla. Anzi, più realisticamente, bofonchia, muggisce, genera rumore tramite la stimolazione dei flussi d'aria che avvolgono le sue corde vocali. E quando riesce ad articolare un intera frase, in genere la stessa è priva di senso apparente e viene recepita solo dai suoi simili. Capita, molto sporadicamente (in casi numericamente inferiori alle eclissi di sole) il tamarro cerchi di comunicare con un essere umano: con molto sforzo riuscirà a mettere insieme qualche frase, scorretta nella sintassi, nelle grammatica e nei concetti. L'importante, comunque, è
farsi capire: il tamarro fallisce anche in questo. Proporrò adesso alcune frasi estratte da una conversazione tra gruppi di tamarri, a proposito di una rissa (gli altri argomenti trattati dai tamarri sono le superbanfe sessuali, l'elaborazione dei mezzi
meccanici in generale e gli impianti stereo: di questi ultimi ne parlerò in seguito).
Ahò, c'hai na cartina?
No, ci ho un cartone! (sguaiate risate in sottofondo degli amici tamarri)
Bello, forse non hai capito con chi stai parlando.
Non sei neanche l'immondizia che sotto le scarpe.
Compare, stai attento, altrimenti potresti trovarti in un matrimonio di schiaffi senza sapere neanche chi ti ha invitato.
Devi venire tu e altri cento come te.
Per uno come te basto solo io.

Poi si passa alle offese verbali nei confronti dei rispettivi familiari, rivolte in genere ai componenti di sesso femminile.  Si giunge alla goccia che fa traboccare il vaso: in genere è una frase, che cambia in ogni regione d'Italia, tranne che in quelle a statuto speciale, ove è stata unificata. In Campania la frase incriminata è la seguente:

"MA A QUANT 'O VVINN?!?!" (Trad. letterale: "MA A QUANTO LO VENDI", frase dal
significato oscuro e inspiegabile).

La rissa inizia, le due fazioni (una composta da 15 tamarri, l'altra da 3) emettono urla oscene e grida d'incitamento vichinghe, per sollevare l'attenzione degli astanti affinchè possano dividere i litiganti. Il che avviene puntualmente. Il tutto si risolve in un nulla di fatto, nessuno riporta (purtroppo) conseguenze fisiche rilevanti
(nessuna estinzione in massa), tranne che gli abiti descritti in precedenza, inutilizzabili. La fazione sconfitta (quella in minoranza numerica) si congeda gridando: "Adesso vado a chiamare.". I paladini che dovrebbero correre in aiuto dei loro protetti (figure retoriche la cui esistenza è veritiera come quella dell'Incredibile Hulk) rispondono ai nomi più terrorizzanti che il tamarro riesce a ricordare (vengono ideati, nella maggior parte dei casi, da menti ben più allenate).
Abbiamo un classico, Tore 'a Carogna (Salvatore la Carogna), seguito dai meno usuali Pasquale Armageddon, Michele the Crow, Nicolapocalyps, Peppe the Crusher, Demolition Carmine, Giovanni Hell, Marcuccio 'o Punitore, Geppino the left arm of Satana e così via.
Detto questo, il tamarro sconfitto scompare all'orizzonte, per non farsi mai più rivedere, i vincitori urlano frasi irripetibili, compiacendosi a vicenda della grande impresa compiuta (il tamarro è dannoso in gruppo, da solo vale poco meno di una patata marcia).

continua...

 
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