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GLI OCCHI FREDDI DELLA NOTTE - II PUNTATA

Post n°111 pubblicato il 01 Novembre 2006 da BloodyPoet

Stentava ad ammetterlo, ma quel fascino per cui tutti gli altri impazzivano era un velo scintillante che mai nessuno degli uomini conosciuti e amati aveva sollevato. Sospirò. Tre mariti e un numero infinito di amanti non erano stati in grado di darle ciò che più ambiva: essere amata per quello che era e non per quello che rappresentava. Tutti si erano dimostrati, a parole, orgogliosi di padroneggiare il Mito, ma, nei fatti, assolutamente disinteressati a Lei e al suo Mondo. Così le sue unioni erano fallite con sconcertante regolarità.
Parole, parole, parole. Ne aveva sentite tante : ‘Sei una bomba’, ‘Sei fantastica’, ‘Sei bellissima’. Ma nessuno le aveva mai detto ‘Sei unica’ ‘Sei tutta la mia vita’ ‘Senza di te non potrei vivere’. La cosa le procurava sofferenza. Ives, il cantante-attore francese, conosciuto durante la lavorazione del film ‘Let’s make love’, nonostante l’accattivante sorriso, non sapeva comunicare alcun sentimento; la vellutata voce di Frank invece dava emozioni a chi ascoltava le sue canzoni, non certo a chi aveva la malaugurata idea di dividere la vita con lui. E gli altri poi…
L’impennata clamorosa della sua carriera era stata inebriante come un giro di giostra, soprattutto agli inizi. Il successo era stata la magra consolazione della sua vita, perché l’aveva riscattata da un’infanzia e un’adolescenza triste. Ma il prezzo che aveva dovuto pagare era stato salato: alcuni aborti, due gravidanze sfumate e una perenne infelicità. Il sogno di diventare madre, cosa a cui teneva tantissimo, era svanito proprio quando sembrava sul punto di trovare realizzazione.
Dopo il divorzio dal marito intellettuale e commediografo, qualcosa dentro di lei era morto per sempre. La voglia di leggere dentro di sé l’aveva spinta ad entrare in clinica psichiatrica, ma, quando ne era uscita, poco o nulla era cambiato: come prima, per dormire e vivere doveva prendere 20 pillole al giorno di barbiturici ed il suo stomaco era diventato un colabrodo. Ma, più dello stomaco, a tormentarla era la mente che dilaniava la sua anima con artigli d’acciaio, tanto che sperare in un domani migliore non era più possibile. La vita se ne andava e a 36 anni e il suo giorno di diva era già al crepuscolo.
- Perché è vietato sognare? – si ripeté ancora una volta in cerca di conforto.
Il pensiero, in quegli istanti di autocommiserazione, scivolò sull’uomo del momento, Robert, e sul fratello, con il quale aveva avuto più di qualche incontro. Tutto era cominciato al Madison Square Garden di New York, in occasione della festa del suo quarantesimo compleanno. Chiamata sul palco, aveva interpretato a modo suo la canzoncina ‘Happy birthday’ riadattandola, in segno beneaugurante, alla circostanza: ‘Happy birthday, Mr President, happy birthday to you… aveva cantato per l’allora senatore del partito democratico.

                                         FINE SECONDA PUNTATA

 
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