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Scrivere giocando« UN GIORNO FORSE - VII PUNTATA | GLI OCCHI FREDDI DELLA N... » |
Palm Springs, California
Norma quella sera era più nervosa del solito: attendeva la chiamata di Robert e la cosa le procurava sofferenza, come sempre. Altalenava lo sguardo dal telefono all’orologio del comò e viceversa in una sequenza interminabile. Erano quasi le sette e trenta e lo squillo non sarebbe arrivato prima delle nove. Ciò non di meno continuava a trastullarsi con quello stupido gioco d’occhiate che non aveva alcun senso.
- Io e la follia viaggiamo insieme da tanto tempo… – disse fra sé arrendevole quando si rese conto della sua stupidità.
Da anni la sua mente, zavorrata da oblio permanente, galleggiava nell’aria come un palloncino. Per due volte aveva tentato il suicidio, dimostrando a se stessa e a chi le era vicino quanto grande fosse il suo desiderio di recidere la sottile cordicella che la teneva legata al mondo. Dispiaceri, dolori, disillusioni erano il pane di cui si nutriva e la sua anima, come un sacco vuoto, non riusciva più a reggersi in piedi. Qualcosa però negli ultimi tempi era cambiato e gli orribili pensieri di sempre si erano sciolti nelle pieghe di un’insperata, anche se instabile, serenità.
- Perché è vietato sognare? – si chiese guardando il soffitto della stanza.
All’improvviso una sensazione quasi dolorosa abbracciò la donna. Un forte calore le incendiò il corpo, un brivido la scosse mentre gocce di sudore incominciavano ad imperlarle la fronte. Le gambe non offrirono più la stabilità necessaria e lei si lasciò cadere sulla poltroncina che stava di fronte ad un’ampia specchiera rettangolare. Ne accese le luci e si osservò con attenzione. L’immagine che vide riflessa non le parve nemmeno sua tanto la sentì estranea. Come spesso faceva la sera, iniziò una spietata auto-analisi. Si avvicinò allo specchio per guardarsi meglio. Con il polpastrello dell’indice destro inseguì le rughe velenose che correvano sulla fronte: ogni giorno ne trovava di nuove. Non c’erano dubbi, stava invecchiando. Il colore biondo platino dei capelli, le labbra colorate di un rosso troppo vivo, il neo sulla guancia sinistra, i seni siliconati, il corpo non eccelso, i fianchi debordanti, tutto di sé le apparve orrendamente ridicolo. Un vento impetuoso di disperazione s’alzò dal deserto della sua anima e sabbia acida cadde sugli elementi che l’avevano consegnata alla leggenda, ma anche resa una donna indifesa, sradicandola per sempre da quel mondo di semplicità che era la sola cosa che volesse.
FINE PRIMA PUNTATA
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