BOLINA NEWS
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“Voglio anche i libri made in Chinaaaaa!!!”, ho penato ieri quando mi sono ritrovato con la mia ragazza in una delle poche, malfornite librerie della mia “ridente” cittadina. Perché? Vi chiederete? Semplice: perché non è possibile che, per comprare tre libricini stampati con carta sottilissima e copertine che si sciolgono se ci starnutisci sopra, ho speso la bellezza di 39 euro. Mi rendo benissimo conto che ormai il confronto tra euro e lira ha meno valore e significato di quelle che avrebbe l’opinione di un nero gay musulmano del sud Africa per un leghista, ma cazzo; è mai possibile che debba spendere quasi ottanta mila delle vecchie, amate e rimpiante lire per comprare tre libri che mi è quasi passata la voglia di leggere? Non pensiate che i tre libri da me acquistati siano giganteschi e pesanti volumi con le copertine fatte in pelle di natiche di Berlusconi. Al contrario, come del resto avevo già anticipato, sono libri piccoli, sottili, con copertine orribili, anche se dai bellissimi e interessantissimi contenuti. I primi due non superano le 150 pagine e l’altro è un classico di Andrea De carlo che, paradossalmente, pur essendo di oltre 300 pagine è costato “solo” otto euro. Facendovi i conti vi renderete conto che, gli altri due libricini, mi sono costati la bellezza di 14 euro l’uno. E poi ci propinano articoli allarmanti dove ci scrivono “L’italia è un paese di deficienti tv dipendenti: nessuno compra più un libro nemmeno se con il libro danno in regalo il cervello sott’olio di Alberto Angela. Cazzo, ci credo: anche se uno ha tutta la voglia di questo mondo di acquistare un buon libro, entra in libreria, si rende conto dei prezzi e decide di andarsi a sparare due pere, piuttosto! Se poi vogliamo parlare della fornitura delle librerie e della biblioteca della mia città… beh possiamo farci un bel po’ di risate. Fin quando chiedi di Manzoni, Calvino, Montale, Leopardi e tutti questi scrittori giovani e promettenti, ti sanno anche aiutare. Il problema si presenta quando inizi a chiedere di autori un po’ meno conosciuti e che conosci solo se non ti affidi esclusivamente all’educazione che ti danno in quinta elementare. Ieri, infatti, ero alla disperata ricerca di qualche opera di Luigi De Marchi, uno psicologo sociale e un politologo abbastanza famoso. Quando ho pronunciato il suo nome, le commesse mi hanno guardato come se stessi pronunciando parole apocalittiche in Aramaico. Una di loro mi ha anche chiesto: “E’ un autore emergente, giusto?! Per questo non lo abbiamo!”. Gli avrei risposto: “Si, è un autore che sta emergendo, proprio come la tua immensa e imbarazzante ignoranza in questo momento”, ma ho preferito limitarmi ad un “Beh veramente scrive saggi pubblicati un po’ ovunque in Europa e America da oltre 30 anni”. Basta talaltro effettuare una ricerca in internet e scoprirete che in pratica tutti suoi testi si possono acquistare on-line(anche loro con cifre esorbitanti che vanno da un minimo di quasi 13 euro fino ad oltre 20, escluse le spese di spedizione). Ho dovuto quindi rinunciare a De Marchi e accontentarmi degli altri due libri “economici” di cui vi ho parlato prima. Ora, io mi chiedo, perché non far fare anche i libri ai Cinesi?! Possiamo pagarli con lo sforzo economico che richiederebbe una scorreggia ottenendo molte più copie a prezzi bassissimi. Certo, sarebbero libri “sguardo-degradabili”: basterebbe posare gli occhi per troppo tempo sulle loro pagine per vederseli scollare e polverizzare tra le mani, ma si potrebbe risolvere il problema acquistandone più copie uguali(che tanto costerebbero non più di un euro l’una) e utilizzandone una dopo l’altra fin quando non si riesce ad arrivare alla fine del libro! Beppe Grillo dice: “Mandiamo qualche sindacato lì in Cina e vedrete come il mercato Cinese crolla”. Io dico che, purtroppo, non basterebbe mandare qualche sindacato in oriente per risolvere il problema. I Cinesi nascono solo per lavorare e per essere sfruttati: il collettivismo lavorativo, la mancata esigenza di realizzarsi; di avere una dignità personale e sociale, sono i punti cardini sui quali si fonda la loro cultura. Aggiungete poi un po’ di “sano” comunismo imprenditoriale e otterrete un impasto formidabile che presto lascerà in mutande anche chi oggi si sente al sicuro poiché proprietario o gestore della produzione di beni, come dire, non di prima necessità. Presto i Cinesi invaderanno la maggior parte delle aree del mercato e allora saremo sul serio con le palle all’insù. Uagliù, stat’m a sentì: i Cinesi hanno capito tutt’ cos’ e noi continuiamo a non capire una benemerita mazza!
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