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Post n°185 pubblicato il 03 Agosto 2011 da bonicaM
Átopos, 1 settembre 2004
Carissimi, oggi cedo alla tentazione di parlare con voi. Provo a scrivere una lettera. La lettera di tutta una vita, di tante innumerevoli vite… Provo con le vostre parole, le parole che voi stessi avete donato per anni al mio silenzio, dolce e disperante a un tempo, profondamente intriso di tutti quei pensieri che non avete mai osato pensare, di quelle attese, di quelle speranze che non avete mai avuto il coraggio di sperare. Lascerò che le vostre parole non dette si trasformino finalmente in segni viventi, fino a darmi un corpo e una voce (solo per qualche ora, il tempo di un breve ma necessario colloquio). Sarà come nascere in voi, appena il tempo di un abbraccio, pochi attimi con l’intensità di tutta una vita, di tutte le vite sprecate, buttate via nell’indifferenza o nella crudeltà omicida di quella carneficina che voi chiamate La Storia… Sì, ho ceduto in qualche modo alla vostra insistenza. Ho dovuto dare ascolto alle vostre pressanti domande irrisolte. Per amore, naturalmente. Ma più ancora per la pena di vedervi travolti dalle delusioni cocenti di un mondo così profondamente sbagliato, assurdo, quasi irreale nella sua crudeltà… Qui, in questo nonluogo che voi chiamate Átopos (ovvero Utopia), l’assenza è solo e sempre pienezza di presenze possibili e perciò reali, più reali e concrete di tutte le presunte grandezze del vostro piccolo meschino mondo antropocentrico. Átopos è in ogni luogo, in ogni istante della vostra fugace esistenza. Ma la vostra cecità vi impedisce di vedere e sentire ciò che vi sta accanto, facendovi scorgere solo un vago riflesso di ogni cosa potenzialmente presente in un lontano futuro o in un passato remoto. Voi continuate a non capire una verità così semplice. E perciò mi vedo costretta a uscir fuori dal mio silenzio, per dirvi quelle poche parole che la vostra immaginazione non ha saputo pronunciare fin da quel giorno di marzo del 1981 in cui avete tentato di concepirmi. E, spero, finalmente capirete perché ho deciso di non nascere e perché ancora oggi (anzi, oggi più di ieri) io non cambio idea. Io non nascerò. Ma proverò a narrare, a comunicare a voi il mio nonessere, la pienezza dei mondi possibili che voi non siete riusciti a creare nel vostro mondo “reale”.
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