Post n°7 pubblicato il 02 Giugno 2010 da consultingtrading
Il credit default swap sulla Repubblica Italiana subisce i blitz della speculazione salendo a un nuovo record. E' mancanza di fiducia dei mercati nel governo Berlusconi, alla luce delle tensioni tra il premier e il ministro dell'Economia Tremonti per il varo della manovra. Il credit default swap sulla Repubblica Italiana sta subendo gli attacchi della speculazione mondiale ed e' salito a un nuovo record assoluto. Secondo gli operatori, e' segno della mancanza di fiducia dei mercati nel governo Berlusconi, sopratutto alla luce delle tensioni tra il premier e il ministro dell'Economia Tremonti seguite la settimana scorsa al varo della manovra. Ai prezzi attuali del CDS Italia cio' significa che per assicurare $10 milioni di debito italiano contro un eventuale default del nostro paese (e' come un'assicurazione) gli investitori istituzionali sono disposti a pagare una cifra molto piu' alta rispetto a ieri. La speculazione ha preso di mira l'Italia perche' e' uno degli anelli deboli del sistema euro. Che si tratti in modo specifico di un blitz concertato lo dimostra il fatto che gli hedge funds e le grandi banche internazionali stanno colpendo solo i paesi facenti parte del gruppo PIIGS/"Club Med", di cui noi purtroppo siamo soci onorari, lasciando tranquilli gli altri. La conferma: mentre il CDS Italia ha toccato in queste ore il nuovo top storico, i CDS di Germania e Francia sono assolutamente invariati e quello della Spagna viaggia solo di pochi punti sopra al CDS Italia. Ci sono segni che la speculazione internazionale stia attaccando a livello globale altri paesi gravati da crisi fiscali. Oggi sono in forte rialzo anche i CDS di alcune nazioni asiatiche, con in prima linea la Corea. Nel frattempo nella tenaglia c'e' come sempre l'euro, i cui futures a Chicago sono al centro di un'attivita' frenetica di scambi, con alta volatilita' e sbalzi, ma tendenza al ribasso. |
Post n°6 pubblicato il 12 Dicembre 2007 da consultingtrading
La banca più sicura nella classifica di Of 2007 è risultata Citibank Italia. Le motivazioni sono le seguenti: ha scelto di rinnovare interamente la piattaforma con accesso a micro-circuito, utilizzando anche la carta di credito con fotografia e firma. Inoltre il nuovo sistema richiede al cliente di rispondere a una serie di domande aggiuntive per creare un profilo personalizzato e migliorare così il monitoraggio delle transazioni. Ben gestita anche la comunicazione ai clienti. Il sito è stato inoltre notevolmente semplificato e l'home banking reso molto facile da usare.
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Post n°5 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da consultingtrading
L'87% degli scambi dei traders online avviene sui mercati di Piazza Affari con una operatività sempre più simile a quella degli investitori professionali. E' quanto emerge dal terzo rapporto sul mercato italiano di Borsa Italiana che prende in considerazione l'operatività effettiva dei traders, ricerca che nasce dalla collaborazione con 5 dei maggiori brokers online italiani che hanno aderito su base volontaria a un'analisi sui comportamenti effettivi di trading, fornendo a Borsa l'operatività di alcuni conti rappresentativi della loro clientela in formato anonimo. I brokers italiani che hanno aderito costituiscono una parte importante dell'intero mercato italiano dell'e-trading: Directa Sim, FinecoBank, Gruppo Banca Sella, IntesaTRADE e IW Bank. Il trading online secondo lo studio costituisce un tratto distintivo del mercato finanziario italiano. I conti di e-trading aperti in Italia sono quasi 4 milioni, di cui oltre 500mila movimentati, e si attende un'ulteriore crescita per i prossimi anni. Si stima che nel 2006 il trading online abbia concorso per circa un terzo dei contratti negoziati sulle azioni quotate in Borsa e per un quarto del loro controvalore. Il portafoglio dei traders online - il valore mediano delle disponibilità liquide e investite in strumenti finanziari - sul conto di ciascun trader online è pari a 16.790 euro: un valore molto più elevato rispetto al dato mediano dell'intera popolazione italiana, che si attesta a circa 7.000 euro. I traders online, nel confronto con la popolazione italiana con più di 18 anni, sono soprattutto uomini (90,6%, rispetto al 48,7%), di età compresa tra i 35-44 anni (32,6%, rispetto al 22,0% della popolazione, e con un'età mediana di 45 anni) e residenti nelle regioni del Nord Ovest (41,4%, rispetto al 24,7% della popolazione). |
Post n°4 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da consultingtrading
Il mercato dei cambi ha regalato alle banche parecchie soddisfazioni quest’anno, ma i buoni risultati in questo settore sono stati vanificati da quello del credito.
Infatti, la rivista specializzata FX Week sottolinea che la quasi totalità dei guadagni realizzati dai team di traders del forex nell’ultimo trimestre sono stati annullati dalle perdite nel credito. Ne è esempio Bear Stearns, che ha visto precipitare i propri profitti: in questo caso le perdite generate da due hedge fund e dal riallineamento del portafoglio del reddito fisso hanno annullato completamente quelli che sempre FX Week descriveva come “ampi guadagni dai mercati dei cambi europei e asiatici”.
Secondo uno studio della Banca dei regolamenti internazionali (BIS) citato da The Times la City si è confermata ancora una volta come il maggiore centro di attività del settore, con un costante incremento totale degli scambi del 71% in tre anni. Ma la musica per quest’anno rimane ovunque uguale, anche da Lehman Brothers, per esempio, sottolineano che il mercato dei cambi ha tratto beneficio da una “accentuata volatilità”, ma ciò non può nascondere le perdite realizzate sul versante del credito strutturato. Stessa la linea a Goldman Sachs che ha visto i ricavi della propria divisione valute e prodotti primari di reddito fisso salire del 71%, ma ha dovuto ascrivere una perdita pari alla cifra di 1,7 miliardi di dollari per i prodotti del credito.
In Italia da un punto di vista di nuove assunzioni non si segnalano particolari attività, “anche se c’è stata una evoluzione positiva del mercato non abbiamo riscontri in tal senso. Forse, il sistema reagisce in due tempi e attualmente prevale un senso di cautela” – spiega Marco Menghini, amministratore delegato di Human Lab. Effetti positivi, però, si potranno far sentire nel nuovo anno”. |
Post n°3 pubblicato il 08 Dicembre 2007 da consultingtrading
Londra si afferma sempre più come capitale finanziaria mondiale. A dirlo è il viceministro del Tesoro britannico, Ed Balls, che di recente ha voluto confermare quello che la stampa finanziaria britannica va scrivendo da tempo, Financial Times in testa, pur con qualche scetticismo da parte del concorrente americano Wall Street Journal.
La City sta attraendo più investimenti della Grande Mela, il cui appeal come centro finanziario mondiale ultimamente è offuscato dalle normative sempre più stringenti, specie in materia contabile, che gli Stati Uniti si sono dati dopo la passata stagione degli scandali finanziari.
“Londra è il più importante centro finanziario internazionale e occupa una posizione che le permette di beneficiare delle opportunità costituite dalla crescita economica globale e dall'integrazione”, ha detto Balls. E non ha voluto rinunciare a togliersi qualche sassolino dalla scarpa, replicando alle recenti affermazioni di Roel Campos, un commissario della Sec, la Consob statunitense, il quale aveva definito un “casinò” che “non offre garanzie” il mercato Alternative Investments Market (Aim), creato per permette alle piccole e medie imprese con vocazione internazionale il debutto in borsa. Al contrario – ha insistito Balls – “l’Aim esiste perché risponde alle esigenze di una precisa nicchia di mercato”.
Sempre più studi confermano Londra come capitale finanziaria mondiale. Secondo McKinsey, New York è destinata a perdere la sua posizione di primo centro finanziario mondiale nel giro di un decennio, se il governo non interverrà con una normativa più aperta ai capitali internazionali. E la tendenza è già in atto, come dimostra il fatto che New York, fra il 2002 e il 2005, ha perso lo 0,7% dei posti di lavoro nel settore finanziario, mentre nello stesso periodo a Londra le assunzioni sono salite del 4,3%.
Napier Scott stima che i trader che operano nella City possono guadagnare, a parità di posizione, il 50% in più dei loro colleghi di New York fra stipendio di base e bonus. Le distanze poi sembrano in aumento, visto che gli stipendi sono saliti del 22% a Londra, contro il 15% di New York.
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Inviato da: consultingtrading
il 19/12/2007 alle 09:18
Inviato da: sentino
il 19/12/2007 alle 00:03
Inviato da: BBROWN
il 15/12/2007 alle 15:44