L. mi ha chiamata.
Continua a rivendicare diritti su di me
ma io gli ho ricordato che non stiamo insieme.
Gli ho detto tutte le cose che ho sempre ritenuto
difficili da dirgli... tipo il fatto che non mi è venuto
a trovare per un sacco di tempo e tante altre cose che,
a mio parere,dimostrano il suo non-amore nei
miei confronti.
Lui non sapeva cosa dire ma a me in fondo
non m'importava ciò che lui aveva da dire perchè
ormai non ci sono parole,non ci sono giustificazioni
e poi sono abituata ai suoi silenzi,al suo non-parlare.
Alla fine è solo riuscito a farfugliare un: "è colpa mia se
le cose sono andate così" e un "hai ragione,non
ho fatto niente"
ma credeva davvero a ciò che diceva?
Io ho risposto dicendo che non era colpa sua e
forse è la verità.
In fondo il non aver abbastanza voglia di vedere
una persona non è una colpa,
così come non lo è il non sentire la mancanza
di qualcuno.
Ci sono solo i fatti a parlare per lui ed ho imparato
che i fatti,a differenza delle parole, non
mentono quasi mai.
Io non volevo farlo sentire in colpa,
volevo solo che lui capisse ma non so
se ci sono riuscita.
Poi,come al suo solito ha cercato di porre fine
a quella scomoda conversazione ed io glielo
ho lasciato fare. Tanto che senso aveva
parlare ancora?
E ora sono sfinita,come sempre quando tento
un'atto di "coraggio", un'atto di verità in questa storia.
Sento il dolore diffondere dentro il cuore.
Stringo i denti.... fa male.
"Amarti m'affatica... mi svuota dentro..."