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CALABRIA

Post n°159 pubblicato il 25 Giugno 2009 da luigifuda

Calabria, cemento mangia-coste
un abuso edilizio ogni 150 metri

di GIUSEPPE BALDESSARRO

 

 

REGGIO CALABRIA - Daipalazzi condominiali alle villette, dalle seconde case ai residence. Ed ancora:i villaggi turistici, i lidi e i camping, i palazzotti costruiti su areedemaniali. La Calabria non è solo terra di ecomostri. La Calabria "è tuttaun ecomostro". Lo dice uno studio della Regione sulla cementificazione deisuoi 700 chilometri di spiagge. Documento che restituisce una fotografiaimpietosa dello scempio, con un abuso censito per ogni 100-150 metri di costa.I casi individuati dagli esperti dell'assessorato all'Urbanistica sono 5 mila210. 

Nella sola provincia di Cosenza sono stati rilevati 1156 abusi (il 22,19%), aCatanzaro 548 (il 10,52%), a Crotone 915 (il 17,56%), a Reggio 2093 (il 40,17%)e a Vibo 498 (il 9,56%). È anche stato possibile stabilire che, tra i casiindividuati, 412 si trovano in aree per le quali il Piano d'AssettoIdrogeologico definisce "gravi condizioni di rischio idraulico". Perquanto riguarda i vincoli ambientali, "si riscontra che 54 casiindividuati ricadono all'interno di Aree Marine Protette, 421 in Sitid'interesse comunitario e 130 nelle Zone a protezione speciale". 

"Offese al territorio", vengono definite dal gruppo di lavoro chemette insieme docenti universitari, tecnici e giovani professionisti. E sono ditipo legale (ovvero legittimato dalla originaria inclusione nei Prg); di tipolegalizzato (cioè compreso in varianti e parzialmente sanato); e infinecompletamente illegale (in area demaniale, protetta e instabile). In certi casisi tratta, addirittura, di opere di proprietà pubblica come interi pezzi dilungomare. Ai fini dell'indagine sono state effettuate decine di migliaia disopralluoghi, verifiche negli enti locali, agli uffici del catasto e del geniocivile. Sono state realizzate schede dettagliate su "Costa Viola","Costa dei Gelsomini", "Riviera dei Cedri" o "AreaGrecanica". Nomi che evocano paradisi ambientali, ma che nei fatti sonosegnate dalle ferite di decenni di incuria, di complicità, di connivenze. Documentiche rappresentano la sintesi delle speculazioni di imprenditori senza scrupoli,delle mafie del mattone e della cultura, diffusa, dell'illegalità"domestica". 


Gli oltraggi sono presenti su spiagge e scogliere, non soltanto in contestifortemente urbanizzati come Reggio Calabria, ma anche in zone di pregio eturisticamente note come l'area di Tropea, la costa di Scilla, la Locride,l'area di Soverato e, in particolare, l'area di Isola Capo Rizzuto e delCrotonese. Che, in larga parte, paradossalmente è vincolata come Riserva MarinaProtetta ed area archeologica. In quest'ultima zona si addensa ben il 52% degliabusi illegali compresi in aree marine protette. 

La Regione, attingendo ad un Accordo di Programma Quadro (Apq), finanziato con5 milioni di euro dallo Stato, ha già deliberato l'abbattimento di 9 ecomostri.Ma non è sempre semplice. I proprietari fanno ricorsi, si appellano ai millecavilli della legge, hanno frotte di legali pronti a brandire il codice.L'assessore regionale Michelangelo Tripodi si dice, comunque, determinato: "Oraabbiamo una fotografia precisa dello scempio. Butteremo giù tutto quello che èpossibile, dimostrando come l'abuso non paghi e che in Calabria sta crescendoil senso della legalità e dell'ambiente". Poi: "Non consentiremo piùche certe cose avvengano tanto che elaboreremo una specifica Carta deivincoli". Infine, "cercheremo di risanare i guasti". Tripodiafferma che un ruolo importante lo giocheranno i Comuni: "La Regione cimette i fondi, ma gli enti locali dovranno attivarsi con i propri piani di risanamento".Per il presidente regionale di Legambiente, Antonino Morabito, "orabisogna essere conseguenti". Servono, insomma, "tempi rapidi nelledemolizioni e, altrettanto, per le fasi di risanamento. Servono le regole e chile faccia rispettare". 

Tratto da La Repubblica di oggi

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elirs1
elirs1 il 01/09/09 alle 08:25 via WEB
CEMENTIFICAZIONE NEL QUARTIERE LIDO di Catanzaro. La memoria del saccheggio edilizio del territorio cittadino,che già in passato non ha risparmiato perfino strapiombi e dirupi,trova un’indiscriminata continuità nel profluvio attuale di concessioni edilizie anche sulle poche aree residue tra la fungaia dei manufatti già esistenti,oltre che sugli ampi territori collinari che un tempo,con la loro fascia verde,facevano da cornice al litorale della città. Specie nel quartiere Lido le colate di cemento non conoscono soste,compromettendo definitivamente ogni possibilità di destinazione futura per eventuali impianti di verde attrezzato ed di attività fruitive di tempo libero. Preme ricordare che nel quartiere Lido, ridotto a dormitorio dalle precedenti e aberranti politiche edilizie, non è solo l’importante area del litorale di Giovino che corre rischi di cementificazione incompatibile con l’eco-sistema, ma c’è anche la fascia collinare che da tempo sta subendo un’aggressività edilizia senza precedenti, come se la tanto declamata vocazione turistica del quartiere non avesse il vitale bisogno di spazi verdi e di strutture ricettive adeguate,per lo sviluppo socio-economico e per il richiamo dei flussi turistici. Nell’area portuale addirittura si consentono insediamenti di edilizia privata quasi sul bagnasciuga,da dove un tempo si volevano rimuovere le “case dei pescatori” per creare spazi operativi nell’entroterra a servizio del restaurando porto,il cui completamento non ha nulla da invidiare alla “tela di Penelope”. Se è da escludere che con questo modus operandi qualcuno “ci lucra”, contrariamente a quanto sostiene qualche parlamentare della Repubblica, secondo il quale “tangentopoli”in Italia non è finita, sorgono spontanee alcune domande, meritevoli di risposte da parte di chi è preposto alla gestione del territorio: Perché ciò avviene? Perché intere aree,una volta agricole, hanno cambiato negli ultimi decenni e quasi d’incanto, la loro destinazione? Com’è possibile l’ulteriore compromissione dell’area portuale? Perché non prendere in seria considerazione l’impatto ambientale e la qualità della vita in un quartiere già asfittico, riducendo al massimo le percentuali degli spazi edificabili e imponendo ai concessionari delle licenze e agli speculatori, di piantare alberi in proporzione alle aree occupate dai manufatti ? Perché non fare ogni sforzo per iniziare un percorso di superamento di quei primati che la Calabria registra tutti in negativo? Questa indiscriminata espansione edilizia per il quartiere Lido potrebbe risultare ancora più deleteria e irreversibile qualora il contenzioso in atto per l’area di Giovino dovesse alla fine concludersi come un“gioco delle parti”, alla maniera del racconto di Strati sul "Finto sordo e i tre vitelli, con danno e beffa per la collettività. Rosario Elia.(da "il Quotidiano di Calabria" del 6.9.2009). (Rosario Elia)
 
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