Creato da sole.cp3 il 25/01/2010
 

MEDITIAMO

L’IMITAZIONE DI CRISTO Presentazione Ci sono bevande che si bevono, altre che si sorseggiano. Ci sono libri che si leggono, altri che si meditano. L’imitazione di Cristo, un piccolo gioiello di teologia ascetica e mistica del tardo Medio Evo, non è da leggere, ma da meditare e sorseggiare. Se si accetta così, può cambiare radicalmente la vita di una persona. Maturato in ambiente monastico, di questo ambiente conserva la fragranza e forse anche certi limiti: tratta della perfezione della vita cristiana.

 

 

L'Imitazione di Cristo 2° c »

L'imitazione d.C 1° capitolo

Post n°3 pubblicato il 18 Agosto 2011 da sole.cp3
 

Capitolo primo 

L'IMITAZIONE DI CRISTO E IL DISPREZZO DI TUTTE LE VANITÀ DEL 

MONDO. 

Chi segue me - dice il Signore - non cammina nelle tenebre" (Gv 8,12).

2Queste sono 

parole di Cristo, con le quali siamo esortati ad imitare, fin dov'è possibile,

la sua vita e 

le sue virtù, se vogliamo essere illuminati secondo verità e liberati da ogni 

accecamento del cuore. 3Perciò, il nostro più alto impegno sia meditare la

vita di Gesù 

Cristo. 4La dottrina di Cristo trascende tutti gl'insegnamenti dei Santi; e chi

avesse lo spirito suo vi troverebbe una manna celeste nascosta. 5Ma

succede che molti, pur udendo spesso il Vangelo, ne sentono poco

desiderio, perché non hanno lo spirito di Cristo. 6Chi, invece, vuole

intendere appieno e con gusto spirituale la parola di Cristo, 

deve cercare di modellare tutta quanta la sua vita su di Lui.

7Che ti può giovare il discutere profondamente del mistero della Trinità,

se manchi d'umiltà, per cui dispiaci alla Trinità? 81n realtà, non sono

i discorsi profondi che formano il santo e il giusto; ma è la vita virtuosa

che rende l'uomo caro a Dio. 91o preferisco sentire la 

compunzione, che conoscerne la definizione. 10Se tuconoscessi a

memoria l'intera Bibbia e le massime di tutti i filosofi, a che ti

gioverebbe tutto questo senza la carità e la grazia di Dio? 11"O

vanità delle vanità! Tutto è vanità!" (Qo 1,2), fuorché amare 

Dio e servire Lui solo! 12Questa è la più sublime sapienza:

tendere al Regno del Cielo, con il disprezzo del mondo.

13Quindi, è vanità ricercare le ricchezze destinate ad andare

perdute,e porre in esse le proprie speranze. 14Vanità è anche

ambire adonori e voler salire a posizioni di prestigio. 15È vanità

assecondare gli appetiti della carne e desiderare ciò per cui

dovremo, poi, essere niti duramente. 16Vanità è desiderare

una vita lunga e curarsi poco d'una vita buona. 17Vanità è

preoccuparsi solo della vita presente e non gnardare fin d'ora alle

realtà future. 18Vanità è amare ciò che passa rapidissimamente

e non affrettarsi là, dove ci attende il gaudio eterno. 19Ricordati 

spesso di quel proverbio: "L'occhio non si sazia di vedere nè

l'orecchio si riempe di 

ciò che ascolta!"(Qo 1,8). 20Cerca, dunque, di distogliere il tuo

cuore dall'amore delle cose visibili e di sollevarti a quelle

invisibili. 21Infatti, quelli che seguono l'attrattiva 

dei sensi macchiano la propria coscienza e perdono

la grazia di Dio.  5Note al capitolo 1° 1"Chi segue me non

cammina nelle tenebre" (Gv 8,12). Tutta la Bibbia parla di 

"luce" e di "tenebre". Il primo atto del Creatore fu la creazione

della luce (cf. Gn 1,3); la nuova creazione, alla fine del mondo,

avrà Dio stesso per luce (cf Ap 21,22). Gesù, Parola del Dio

viventeche si è fatta "Uomo", ha detto: "Io sono la luce

del mondo"; e, per chi sa aprire gli occhi alla fede, 

tutta la sua vita, le sue parole, il suo agire, i suoi insegnamenti

sono "luce" per l'uomo, creato da Lui 

e per Lui, a sua immagine e somiglianza (cf Gn 1,26).

7"Che ti può giovare discutere profondamente 

del mistero della SS. ma Trinità, se manchi di umiltà per

cui dispiaci alla Trinità? ".Quando veniva scritta

L'imitazione di Cristo, molte scuole di teologia

si perdevano in lunghe discussioni 

accademiche, cioè inconcludenti, su problemi

teologici. L'autore ci ammonisce che non è con il 

ragionamento umano che possiamo penetrare il mistero

di Dio, ma con la grazia di Dio stesso, che si 

ottiene con l'umile esercizio delle viriù cristiane.

12 "Questa è la più sublime sapienza: tendere al 

Regno del Cielo, con il disprezzo del mondo". Questa espressione,

che è traduzione letterale dal Latino, può essere

interpretata male. Infatti, il mondo in sé è buono;

è stato creato da Dio come culla 

per l'uomo. Ma il peccato lo ha reso come una trappola

e come tale va usato con cautela. 

 

 

 
 
 
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L'IMITAZIONE DI CRISTO

Capitolo I  - L'imitazione di Cristo e il disprezzo di tutte le vanità del mondo
Capitolo II
 - L'umile coscienza di sé
Capitolo III 
 - L'ammaestramento della verità
Capitolo IV
  - La ponderatezza nell'agire
Capitolo V
  - La lettura dei libri di devozione
Capitolo VI
 - Gli sregolati moti dell'anima
Capitolo VII
 - Guardarsi dalle vane speranze e fuggire la superbia
Capitolo VIII
 - Evitare l'eccessiva familiarità
Capitolo IX
 - Obbedienza e sottomissione
Capitolo X
 

 

Capitolo XI  - La conquista della pace interiore e l'amore del progresso spirituale
Capitolo XII  -  I vantaggi delle avversità
Capitolo XIII - Resistere alle tentazioni
Capitolo XIV  - Evitare i giudizi temerari
Capitolo XV
 - Le opere fatte per amore
Capitolo XVI
 - Sopportare i difetti degli altri
Capitolo XVII - La vita nei monasteri
Capitolo XVIII  - Gli esempi dei grandi padri
Capitolo XIX  -  Come si deve addestrare colui che si è dato a Dio
Capitolo XX  - L'amore della solitudine e del silenzio 

 

Capitolo XXI  -  La compunzione del cuore
Capitolo XXII  - La meditazione della miseria umana
Capitolo XXIII - La meditazione della morte
Capitolo XXIV  - Il giudizio divino e la punizione dei peccatori
Capitolo XXV
 -  Correggere fervorosamente tutta la nostra vita 

 
 
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