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La noosfera

Post n°38 pubblicato il 01 Giugno 2014 da cico1936

La Noosfera

Il termine noosfera indica la "sfera del pensiero umano" e deriva dall'unione della parola greca νους ("nous"), che significa mente, e della parola sfera, in analogia con i termini "atmosfera" e "biosfera".

Nella teoria originale di Vladimir Ivanovič Vernadskij, la noosfera è la terza fase dello sviluppo della Terra, successiva alla geosfera (materia inanimata) e alla biosfera (vita biologica). Così come la nascita della vita ha trasformato in maniera significativa la geosfera, così la nascita della conoscenza ha trasformato radicalmente la biosfera. A differenza di quanto affermato dai teorici dell'ipotesi Gaia (elaborata nel 1979 da James Lovelock e Lynn Margulis) o dagli studiosi del cyberspazio, la noosfera, secondo Vernadskij, emerge nel momento in cui l'umanità, attraverso la capacità di realizzare reazioni nucleari, è in grado di trasformare gli elementi chimici.

Per Pierre Teilhard de Chardin, la noosfera è una specie di "coscienza collettiva" degli esseri umani che scaturisce dall'interazione fra le menti umane. La noosfera si è sviluppata con l'organizzazione e l'interazione degli esseri umani a mano a mano che essi hanno popolato la Terra. Più l'umanità si organizza in forma di reti sociali complesse, più la noosfera acquisisce consapevolezza. Questa è un'estensione della Legge di complessità e coscienza di Teilhard, legge che descrive la natura dell'evoluzione dell'universo. Pierre Teilhard de Chardin sostenne, inoltre, che la noosfera sta espandendosi verso una crescente integrazione e unificazione che culminerà in quello che egli definisce Punto Omega, che costituisce il fine della storia.

Alcuni studiosi hanno visto Internet come un processo che sta realizzando la noosfera e per questo Teilhard de Chardin viene a volte considerato il patrono (anche se non santo) di Internet.

 

 

 
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Codici di Nag Hammadi

Post n°37 pubblicato il 31 Maggio 2014 da cico1936

 

Codici di Nag Hammâdi

I codici di Nag Hammâdi sono un insieme di testi gnostici e pagani, rinvenuti nei pressi di Nag Hammâdi (Egitto), nel dicembre 1945.

 Storia

Si tratta di 13 papiri, che furono ritrovati in una giara di terracotta da un abitante del villaggio di al - Qasr, presso un monastero cenobita pacomiano. La zona del ritrovamento è situata accanto alla parete rocciosa di Jabal - al Tarif, circa 450 km a sud del Cairo, in Egitto. I papiri rimasero nascosti per lungo tempo dopo il ritrovamento e in seguito ad una complessa vicenda, dopo essere stati dispersi, furono recuperati e messi a disposizione degli studiosi. I testi contenuti nei codici sono, per la maggior parte, scritti gnostici, ma includono anche tre opere appartenenti al Corpus Hermeticum ed una parziale traduzione della Repubblica di Platone. Si ipotizza che tali codici appartenessero alla biblioteca di un monastero della zona, e che i monaci li abbiano nascosti per salvarli dalla distruzione, quando si cominciò a considerare lo gnosticismo come eresia.

 Contenuti

I testi sono scritti in copto, benché la maggior parte di essi (o forse tutti) siano stati tradotti dal greco. L'opera più importante presente in essi è il Vangelo di Tommaso, del quale, quello presente nei codici, è l'unico testo completo noto. Grazie a questa scoperta gli studiosi riscontrarono la presenza di frammenti di questi testi nei manoscritti di Ossirinco, scoperti nel 1898, e ne ritrovarono tracce nelle citazioni presenti negli scritti dei Padri della Chiesa. I contenuti delineano alcune rivelazioni esoteriche su un cristianesimo periferico, lontano dai centri di discussione teologica. La datazione dei manoscritti risale al III e IV secolo d.C., mentre per i testi greci originali, benché ancora controversa, è generalmente accettata una datazione al I e II secolo d.C.

 Elenco dei testi

 

Codice I (noto anche come Codice Jung)

Preghiera dell'apostolo Paolo

Libro di Giacomo (o Epistola apocrifa di Giacomo)

Vangelo della Verità

A regino, sulla resurrezione

Trattato tripartito

Codice II

Libro di Giovanni (o Apocrifo di Giovanni)

Vangelo di Tommaso

Vangelo di Filippo

Ipostasi degli arconti

Sull'origine del mondo

Esegesi dell'anima

Libro di Tommaso l'Atleta

Codice III

Libro di Giovanni (o Apocrifo di Giovanni)

Vangelo copto degli Egiziani

Epistola di Eugnosto

Sapienza di Gesù Cristo

Dialogo del Redentore

Codice IV

Libro di Giovanni (o Apocrifo di Giovanni)

Vangelo copto degli Egiziani

Codice V

Epistola di Eugnosto

Apocalisse di Paolo

Prima apocalisse di Giacomo

Seconda apocalisse di Giacomo

Apocalisse di Adamo

Frammento dell'Asclepio

Codice VI

Atti di Pietro e dei dodici apostoli

Il Tuono

Authentikos Logos

Aisthesis dianoia noèma

Passaggio parafrasato della Repubblica di Platone

Discorsi sull'Ogdoade e sull'Enneade

Preghiera di Ringraziamento

Codice VII

Parafrasi di Sēem

Secondo Trattato del grande Seth

Apocalisse di Pietro

Insegnamenti di Silvano

Tre stele di Seth

Codice VIII

Zostriano

Epistola di Pietro a Filippo

Codice IX

Melchisedek

Il pensiero di Norea

La testimonianza veritiera

Codice X

Marsanes

Codice XI

Interpretazione della gnosi

Trattato valentiniano

Rivelazioni ricevute dall'Allogeno

Hypsiphrone

Codice XII

Sentenze di Sesto

Frammento centrale del Vangelo della Verità

Frammenti non identificati

Codice XIII

Protennoia triforme

Frammento del 5° trattato del Codice II

 

 

 

 
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Lo gnosticismo

Post n°36 pubblicato il 31 Maggio 2014 da cico1936

 

Lo "gnosticismo"

Lo "gnosticismo" ha avuto la sua  massima diffusione nei secoli II e III d.C.

E' appurato che lo gnosticismo non ha origine da una degenerazione del cristianesimo, ma invia ad elementi derivati da varie religioni misteriche, dalle correnti magico-astrologiche dell'Oriente, dall'ermetismo, alla qabbalah e dal giudaismo alessandrino (Aristobulo, Filone), dalle filosofie ellenistiche.

Elemento comune alle varie tendenze gnostiche è l'insistenza sull'elemento «conoscitivo», inteso come illuminazione riservata a pochi iniziati, in virtù della quale essi pervengono alla visione del divino e alla loro personale salvezza; di fronte a questa conoscenza privilegiata, la fede non riveste alcuna importanza.

Fino al ritrovamento nel 1945 a Nag Hammadi, nell'Alto Egitto, di un'intera biblioteca gnostica, gli studiosi disponevano di scarsi testi originali e integrali  e le fonti per lo studio delle teorie gnostiche erano costituite per lo più da descrizioni e da citazioni contenute nelle confutazioni da parte di autori cristiani, che scrivono in difesa dell'ortodossia, come Ireneo, vescovo di Lione (sec. II) Il cristianesimo nei primi secoli fu attaccato dallo gnosticismo tanto dall'esterno, cioè da movimenti che si ponevano dichiaratamente in posizione alternativa a esso, quanto dall'interno, da gruppi che cercavano d'infiltrarsi in ambienti cristiani con false dottrine rifacendosi talvolta a scritti come i vangeli apocrifi - cioè non riconosciuti dalla Chiesa Cristiana.

I ritrovamenti di Nag Hammadi confermano le tesi degli apologisti Uno dei testi ritrovati a Nag Hammadi è La Sofia di Gesù Cristo, in cui viene descritto Cristo che ammaestra alcuni discepoli rispondendo alle loro domande: ebbene, risulta essere trascrizione in forma di dialogo di un testo gnostico più antico, forse risalente al primo secolo a.C. Questo quindi conferma l'origine precristiana o almeno non cristiana di temi fondamentali per lo gnosticismo, anche prescindendo dal fatto che contatti secolari con il cristianesimo possono aver portato a una certa cristianizzazione di un gnosticismo originariamente estraneo a esso.

Un carattere fondamentale dello gnosticismo è il dualismo radicale. Anche nelle Sacre Scritture esiste un dualismo fra Dio creatore da una parte e l'uomo e l'universo dall'altra, ma tanto la creatura quanto il creato corrispondono a un progetto divino e questo conferisce loro dignità: l'uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, e la creazione contiene l'impronta del creatore. Per lo gnosticismo, invece, esiste una differenza abissale fra Dio e la realtà materiale:  Dio è sostanzialmente estraneo all'universo e il rapporto con il mondo materiale non può contribuire in nessun modo all'elevazione spirituale dell'uomo.

All'irriducibilità fra Essere Supremo e natura corrisponde quella fra spirito e materia, e, a livello antropologico, fra anima e corpo. Lo spirito corrisponde a una particella divina, con la vocazione a riunirsi all'Essere Supremo e quindi eterna, mentre il corpo costituisce solo il carcere in cui l'anima è prigioniera o esiliata, ed è destinato a dissolversi nel nulla.

Nella condizione terrena l'uomo avrebbe dimenticato la sua origine e si troverebbe come in uno stato di ebbrezza, di sonno o di oblio, che lo porterebbe ad assoggettarsi alle leggi demiurgiche della natura e alle influenze cosmiche. Per alcuni sistemi gnostici non tutti gli uomini sarebbero in grado di pervenire alla conoscenza, alla gnosi, e quindi di superare la condizione di alienazione gli uomini per nascita sono di tre tipi diversi: gli "spirituali" hanno la possibilità di pervenire alla conoscenza e, una volta arrivati a tale livello, sono al di sopra delle leggi; gli "psichici" hanno bisogno per la loro realizzazione delle leggi e delle dottrine di una religione, mentre gli "ilici" sono incapaci di superare i condizionamenti materiali. Solo con un atto di ricordo o di risveglio l'uomo, o almeno chi ha la necessaria vocazione, può riconoscere la propria natura spirituale e affrontare la via della liberazione progressiva dai condizionamenti subiti al passaggio di ogni sfera. Questo è possibile per mezzo di un processo descritto come ascesa dell'anima, in cui l'adepto, percorrendo a ritroso l'itinerario della caduta, deve affrontare a ogni sfera gli esseri spirituali a essa preposti, gli arconti, e riuscire a passare grazie alle formule e alle parole di passo apprese nell'iniziazione gnostica.

La concezione negativa dell'esistenza terrena e della vita condiziona profondamente anche i rapporti fra i sessi. Il piacere sessuale è visto come una specie di esca con cui il demiurgo induce l'uomo a riprodursi, e così lo gnostico deve astenersi da ogni attività sessuale, oppure evitare di procreare.

L'identificazione del Dio creatore, benigno e giusto della Bibbia, con il demiurgo, quindi con una figura negativa, maligna e perversa, comporta pure un rovesciamento nella valutazione dei singoli personaggi biblici, il che porta ad aberrazioni come l'idealizzazione di chi ha infranto le leggi del Creatore (ad esempio, Caino).

Il paradiso terrestre diventa una specie di giardino incantato in cui il Dio biblico tiene Adamo ed Eva nell'ignoranza. Nell'Apocrifo di Giovanni, si legge addirittura che Gesù Cristo il Salvatore incita i progenitori a mangiare il frutto dell'albero della conoscenza del bene e del male, con un'interpretazione che introduce una netta frattura fra il Dio creatore dell'Antico Testamento e il Salvatore che proclama l'emancipazione dalla Legge 

 

 
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Animismo e politeismo

Post n°35 pubblicato il 31 Maggio 2014 da cico1936

 

Animismo e politeismo

Tra animismo e politeismo pagano c'è una differenza di non poco conto: infatti, là dove si trasforma una cosa materiale (appartenente in genere alla natura) in una cosa spirituale, qui invece si fa il contrario: un ente spirituale astratto (una divinità) viene ridotto a un oggetto materiale (p.es. una statua).

Nel racconto della creazione (Genesi) l'animismo è riscontrabile nei due alberi (della vita e della conoscenza) e anche nel serpente tentatore, mentre il dio che passeggia nel giardino insieme alle sue creature non ha bisogno di un sacerdote che lo preghi. Nel testo l'ateismo emerge in maniera evidente, in quanto tra dio e uomo (maschio e femmina) non vi è una differenza abissale (l'essere umano resta a immagine e somiglianza dell'essere divino e il serpente in fondo non rappresenta, simbolicamente, che una tribù rivale, estranea al territorio della foresta edenica). La naturalità del racconto deve essere stata la causa che ha indotto il clero a manipolarlo e persino a riscriverlo in forma diversa (in cui p.es. l'uomo viene creato prima della donna).

 

Quando nei racconti greci si parla di Zeus, s'intende qualcuno che se ne sta per conto suo, in un Olimpo gerarchizzato, con un atteggiamento spesso ostile agli uomini; e, nonostante le statue che lo rappresentano, egli resta lontano da loro, pur avendone spesso i medesimi vizi (collera, concupiscenza, sete di vendetta...). La non-familiarità tra dio e uomo (che a volte porta l'eroe greco, sempre tragico, ad affermazioni di tipo ateistico o a una professione meramente formale della fede) dipende proprio dalla differenza di potere che si dispone. Al di sopra degli dèi esiste solo il destino, che impedisce loro d'intercedere a favore degli uomini anche quando lo vorrebbero.

Nel paganesimo la religione non è più alla portata di tutti nella stessa maniera; non lo è certamente come lo era la natura divinizzata al tempo dell'animismo. In un certo senso il culto viene suddiviso a seconda delle distinzioni sociali (a Giove p.es. si rivolgono i sovrani), oppure delle appartenenze geopolitiche (p.es. Artemide dea degli Efesini). Si offrono sacrifici agli dèi che rappresentano le diverse stratificazioni sociali oppure le diverse città in competizione tra loro.

 

 

 
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Le donne della bibbia - parte terza

Post n°34 pubblicato il 31 Maggio 2014 da cico1936

 

1.    La moglie di Putifarre

 (Gn. 39,7-15)

Giuseppe, figlio di Giacobbe e Rachele, era stato condotto in Egitto come schiavo e venduto a Putifarre, consigliere del Faraone. La moglie del padrone pretendeva di unirsi al giovane Giuseppe, ma questi rifiutò e venne da lei accusato ingiustamente presso il marito. Putifarre allora lo fece imprigionare. Fu liberato solo quando il Faraone lo richiese per interpretare i suoi sogni, dal momento che lo schiavo era capace di farlo. Giuseppe riuscì a predire il corso delgi eventi, interpretando il sogno delle sette spighe iene e delle sette vacche grasse a cui si succedevano sette spighe vuote e sette vacche magre: significavano sette anni di abbondanza seguiti da sette anni di carestia. Il Faraone lo nominò viceré d'Egitto e gli affidò il compito di gestire quegli eventi. Dopo alterne vicende, che lo fecero stimato e ricco, rinunciando alla vendetta, richiamò i fratelli e il padre in Egitto, dove prosperarono le dodici tribù di Israele.

2.    La regina di Saba

(1 Re 10,1-13)

La Regina di Saba venne in Gerusalemme con ricchezze molto grandi. Quando ebbe ammirato la saggezza di Salomone e la prosperità di Gerusalemme rimase senza fiato. Il Re Salomone, innamoratosi di lei, le diede quanto desiderava e aveva chiesto, oltre a quanto le aveva profuso con mano regale. Quindi la Regina di Saba tornò al suo paese con tutto il suo seguito e carica di doni. Re Salomone, che aveva perduto la retta via, amò donne straniere: moabite, ammonite, idumee e ittite. Commise quanto male agli occhi del Signore e non gli fu fedele come lo era stato suo padre Davide.

Nel Cantico dei Cantici si trovano alcuni riferimenti che sono stati interpretati come prova dell'amore tra Salomone e la Regina di Saba. Infatti, in 1,5 la ragazza dice "Bruna sono ma bella".

3.    La sunammita 

(2Re 8, 1-6)

Eliseo aveva detto alla donna a cui aveva resuscitato il figlio: Alzati e vattene con la tua famiglia perchè il Signore ha chiamato la carestia per sette anni. Al termine la donna tornò per riavere la sua casa e il suo campo. Giezi servo dell'uomo di Dio disse al Re: Restituitele quanto le appartiene e la rendita intera del campo dal giorno del suo abbandono per la carestia fino ad ora. Re, mio Signore, questa è la donna e questo è il figlio resuscitato da Eliseo. Così disse Giezi.

4.    Le figlie di Lot

(Gn. 19, 30-38)

Dopo la distruzione di Sodoma e Gomorra, Lot si allontanò solo con le due figlie seguendo l'ordine del Signore, senza la moglie divenuta una statua di sale. Andarono sulla montagna al di là del Giordano e dimorarono in una caverna di quel luogo desertico. La figlia maggiore disse alla più piccola: "nostro padre è vecchio e non c'è nessuno in questo territorio che si possa unire a noi, secondo l'usanza; vieni facciamo bere del vino a nostro padre e poi corichiamoci con lui. Solo così potremo dargli una discendenza". In questo modo le due figlie concepirono entrambe dal loro padre Lot, ignaro della cosa. La maggiore partorì un figlio che chiamò Moab, capostipite dei Moabiti, e la minore un figlio che divenne il capostipite degli Ammoniti.

5.    Maria, la madre dell'Emmanuele

(Is. 7,14-15; 11,1-10;42,1-9)

Il profeta Isaia disse: "Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco, una vergine concepirà e partorirà un figlio che chiamerà Emmanuele. Egli mangerà panna e miele (che allora era il cibo dei poveri N.d.A.), finchè non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene".

6.    Maria: chiamata ed è madre di Dio

(Mt. 1, 16, 2, 13; Lc. 1, 43; 2, 34; Gv. 2, 1; Isaia 7, 14-15)

Pertanto il Signore stesso vi darà un segno; Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.

7.    Mikal

(1Sam 18, 20-28)

Intanto Mikal, l'altra figlia di Saul, si invaghì di Davide; ne riferirono a Saul e la cosa gli piacque. Saul diceva: "Gliela darò, ma sarà per lui una trappola e la mano dei Filistei cadrà su di lui". E Saul disse a Davide: "Oggi hai una seconda occasione per diventare mio genero". Saul gli diede in moglie Mikal.

Saul si accorse che il Signore era con Davide e che Mikal, sua figlia, lo amava. Saul mandò messaggeri per uccidere Davide, ma Mikal lo avvertì. Mikal calò Davide dalla finestra e quegli partì di corsa e si mise in salvo.

8.    Miriam (Maria) 

(Esodo 15, 20-21 - 1700 a.C. ?)

Mosè e tutto il popolo ebreo avevano appena attraversato il Mar Rosso, sull'asciutto, inseguiti dagli egiziani, che le acque del mare si richiusero sull'esercito del Faraone, sui loro carri e i loro cavalieri, sommergendo il tutto. Allora Miriam prese in mano un tamburello alla testa delle donne del popolo di Dio, anche loro con timpani, formando cori di giubilo e danze propiziatorie, con il ritornello: "Cantate al Signore perché ha mirabilmente trionfato: ha gettato in mare cavalli e cavalieri".

9.    Raab 

(la prostituta - Giosuè 2, 1-7) XIII sec. a.C.

Dopo la morte di Mosè, il Signore disse a Giosuè: "Ogni luogo che calcherà la pianta dei vostri piedi lo assegnerò al mio popolo. Dal deserto e dal Libano fino all'Eufrate, tutto il paese delgi Hittiti al Mediterraneo, ove tramonta il sole, tali saranno i vostri confini". Giosuè figlio di Nun, inviò a Gerico, da Sittim, due spie: "Andate" disse, "Osservate e riferite". Essi andarono e si rifugiarono, perché scoperti, presso la casa di una prostituta chiamata Raab. Poi per fuggire scesero con una corda dalla finestra, perché la casa di Raab era addossata al muro di cinta di Gerico. Per questo Raab e la sua famiglia si salvarono e non seguirono la distruzione di Gerico. La famiglia di Raab meritò di essere incorporata nel popolo di Israele.

10. Rachele e Lia

(Gn. 29,5-6 16-30)

Giacobbe vide Rachele che avanzava col suo gregge e se ne innamorò. La chiese in moglie al padre Labano che gli concesse la figlia solo dopo sette anni di lavoro al suo servizio. A matrimonio consumato, quando la moglie si tolse il velo, Giacobbe vide che la sua sposa non era Rachele, ma Lia, la sorella primogenita. La minore, Rachele, non poteva sposarsi prima della maggiore. Giacobbe protestò ed ottenne anche Rachele, l'amata, con altri sette anni di lavoro servile. Giacobbe ebbe figli da Lia, da Rachele ed anche dalle loro schiave: Bila e Zilpa, i quali divennero i capostipiti delle dodici tribù di Israele. (Il Signore chiamò Giacobbe stesso Israele N.d.A.)

11. Rebecca

(Gn. 24,15-16 57-67)

Si doveva scegliere una moglie per Isacco, il figlio che Dio donò ad Abramo e Sara nella loro vecchiaia; una moglie che appartenesse alla loro stirpe. Fu scelta Rebecca, una giovinetta di bell'aspetto e vergine, che venne vista mentre scendeva alla sorgente a riempire l'anfora. Durante il matrimonio Rebecca andò incontro ad Isacco coprendosi il volto col velo (la fidanzata infatti si poteva togliere il velo solo dopo le nozze N.d.A.). Isacco introdusse Rebecca nella tenda che era stata di sua madre Sara

Ruhamat (non amata)

(Osea 1, 2-9) VIII sec. a.C.

Il Signore disse a Osea: và e prendi in moglie una prostituta ed abbi figli di prostituzione, poiché il paese non fa che prostituirsi. Gomer, la moglie, partorì un figlio chiamato Izreel (che è il nome della pianura di Esdrelon in Galilea ed anche della città dove Jeu sterminò la dinastia di Omri di Gezabele, moglie del re Acab). Gomer sposa di Osea concepì di nuovo e partorì una figlia chiamata Ruhamat, che vuol dire "non amata". Il terzo figlio venne chiamato "non popolo", perché disse il Signore: "Voi non siete più il mio popolo ed Io non esisto più per voi". Ma il popolo si pentì e venne la Riconciliazione: "Oracolo del Signore

12. Ruth

 (Ruth 4,13-17)

Originaria di Betlemme, Noemi era sposa di un uomo chiamato Elimelech, da cui aveva avuto due figli, Maclon e Chilion. In seguito ad una carestia, si trasferì con la famiglia nel paese di Moab, dove rimase presto vedova. I figli sposarono due donne moabite, Orpa e Rut, poi dopo circa dieci anni anch'essi morirono. Noemi si trovò dunque sola, in terra straniera, insieme alle due nuore. Cambiò il suo nome in Mara (dall'ebraico Marah che significa "amareggiata, infelice", in opposizione a Noemi che significa "gioia, letizia") dopo la morte del marito e dei due figli.

Poi, sentendo dire che la carestia era cessata, decise di ritornare a Betlemme e congedò le nuore, non volendo che esse si sentissero costrette a seguirla: Orpa restò in Moab, mentre Rut scelse con forza di non abbandonare la suocera.

Giunte a Betlemme, Noemi permise a Rut di fare la spigolatrice di orzo nel campo di un certo Boaz: egli era un loro parente, della famiglia di Elimelech, e questo avrebbe garantito una certa tranquillità alla giovane donna, che infatti incontrò i suoi favori e ne divenne la sposa. Noemi fu poi la nutrice di loro figlio, Obed, il futuro padre di Iesse, padre di Davide

13. Sara e Isacco

(Gn. 11,29-31; 12,11-12; 12,19; 21,1-7)

Sara insieme ad Abramo, il suocero di Terach, e Lot, il nipote, uscirono da Ur, città dei Caldei, per andare nel paese di Canaan dove nacque Isacco, quando Sara era già avanti negli anni. Il nome Sara significa "principessa". Ella era sorella di Abramo da parte di padre (a quel tempo infatti non erano rari i matrimoni tra parenti).

14. Sara e Tobia

(Tb. 6, 10-19)

  Tobia, figlio del vecchio e cieco Tobi, insieme all'arcangelo Raffaele dovevano recarsi da Ninive alla Media per ritirare del denaro. Durante il tragitto si sono fermati presso il fiume Tigri, ove presero un grosso pesce, conservandone il fiele, il fegato e il cuore quali utili medicamenti. Entrati nella Media si fermarono presso la famiglia di raguele, padre di Sara, per chiedere la mano di lei. Allora Tobia disse a Raffaele: "Ho sentito dire che essa è già stata data in moglie a sette uomini ed essi sono tutti morti nella stanza nuziale la notte stessa delle nozze ed è il demonio che uccide tutti i mariti". Rispose Raffaele: "Non preoccuparti del demonio e sposala. Però, quando entrerai nella camera nuziale, metti il cuore ed il fegato del pesce sulla brace degli incensi. Vedrai che il demonio fuggirà e scomparirà per sempre". Tobia amò Sara al punto di non saper più distogliere il cuore da lei. Tornati a Ninive, spalmarono il fiele del pesce sugli occhi del cieco Tobi e gli venne restituita la vista.

15. Susanna

(Dn. 13, 1-64)

Abitava in Babilonia un uomo chiamato Ioachim che aveva sposato una donna di nome Susanna di rara bellezza e molto devota a Dio. Un giorno Susanna entrò, come al suo solito, nel giardino per fare il bagno. Non c'era alcuno al di fuori di due anziano, nascosti a spiarla. Bruciati dalla passione la ricattarono: doveva darsi a loro o l'avrebbero accusata di adulterio, per la qual cosa era prevista la pena di morte. Susanna preferì l'ingiusta accusa e disse: "Io muoio innocente per una falsa accusa". Il Signore ascoltò la sua voce e, mentre era condotta alla lapidazione, intervenne il profeta Daniele che fece confessare i due anziani che furono puniti. Da quel giorno Daniele divenne grande di fronte al popolo di Dio.

16. Tamar 

(Genesi 38, 6)

Giuda figlio di Giacobbe prese Tamar come moglie per suo figlio: Er. Er morì e secondo la legge del "levirato" il cognato: Onan dovette sposare Tamar per dare una discendenza al fratello morto. Ma Onan, ogni qualvota si univa a Tamar, disperdeva il suo seme per terra, per non lasciarla incinta. Così anche Onan morì. Il suocero Giuda, per paura, non volle dare a Tamar anche il figlio Sela e la mandò via da casa con la scusa che Sela era troppo giovane. Quando anche Giuda rimase vedovo, Tamar tese un inganno al suocero sulla strada del mercato di Timma. Si vestì da prostituta, con il velo sul viso, e si offrì al suocero Giuda che consegnò a Tamar come pegno della prestazione, in attesa del dovuto capretto, il suo sigillo, il cordone, e il suo bastone. Tamar rimase incinta e fu accusata di prostituzione dallo stesso Giuda che non aveva riconosciuto, durante l'unione, la moglie del figlio. Tamar doveva essere bruciata per essersi unita fuori dalla famiglia. Ma Tamar mostrò i pegni dell'uomo che l'aveva lasciata incinta. Giuda li riconobbe e disse: "Essa è più corretta di me, e si è comportata in questo modo perché non l'ho data in sposa a mio figlio Sela". Tamar partorì due gemelli e così fu assicurata la discendenza del primo marito. Il comportamento di Tamar è stato considerato cosa giusta.

17. Zippora la moglie di Mosé e le sorelle

 (Es. 2,15-21)

Mosé fuggì dal Faraone, avendo ucciso un egiziano, per rifugiarsi nel paese di Madian, dove si fermò presso il pozzo. Ietro, sacerdote in Madian, aveva sette figlie. Esse vennero al pozzo per attingere acqua e per abbeverare il gregge del padre. Arrivarono alcuni pastori e le scacciarono. Mosé si levò a difenderle e fece bere le loro pecore. Tornate a casa riferirono l'episodio al padre, che fece chiamare Mosé per ospitarlo. Lui accettò di abitare con quell'uomo che gli diede in moglie la propria figlia Zippora. Più tardi, inviato dal Signore, tornò con la famiglia in Egitto per liberare il popolo di Dio.

 

 

 
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