Creato da MARY.AUDREY il 20/01/2010

ARRIVI E PARTENZE

NELLA SALA D'ATTESA DI UNA STAZIONCINA DI PAESE

 

TROPPO CURIOSA.

Post n°8 pubblicato il 01 Marzo 2010 da MARY.AUDREY
 

Troppo curiosa: Je suis une femme!

Rispondo, tappandomi il naso per non far riconoscere la mia voce.

- Pronto, Mary, sei tu? Che hai, il raffreddore?

- No, mi disbiage, lei ha sgabliado numero. E riattacco, spegnendo il cellulare.

Intanto, vedo che l'homme di certo non l'ha bevuta e si guarda attorno. Io richiudo la porta, riaccendo il cellulare e chiamo la mia amica. Mi deve aiutare: c'est elle qui mi ha messa nei guai!

Dai, rispondi, rispondi, mon amie!

Macché, rien à faire.

Allora, conmpongo un altro numero.

Secondo voi chi chiamerò?

Questa volta farò qualcoa di eclatante.

Alors, au travail, mes amis!

CI RIVEDREMO IN QUESTA STAZIONE VENERD' PROCHAIN.

GIOVEDì SARO' OSPITE DELL'ANTICUOCA, PER IL GOSSIP E LA  RICETTINA FRANCESE.

 

BYE BYE, MARY

 
 
 

A LA TOILETTE

Post n°7 pubblicato il 25 Febbraio 2010 da MARY.AUDREY
 

La toilette: per fortuna è il posto dove nessuno può seguirti, a meno che non la usi come luogo d'incontro fugace.

Scatto così veloce, che il 12 cm neanche li sento, così di fretta che le vecchie certainment non hanno il tempo per accorgersene.

Il puzzo di toilette di stazione è nauseante, ma almeno sono al sicuro. Speriamo che non ci si metta anche un topo a rallegrare il tutto.

Non so come agire: che ci sono venuti quei due? Sanno che sono qui?

E' un caso?

Sono scesi dallo stesso treno, perché ce n'è uno solo, ma sanno l'uno dell'altra?

La donna si guarda attorno, la spio dalla finestrella del bagno.

Cercherà me? Impossible! Personne sapeva della mia partenza, personne tranne mon amie.

Ah, je n'ai plus confience en elle!

Mais non, non farti questi pensieri? Ce sont de mauvaises pensées!

Squilla il mio cellulare: è lui, l'uomo che è sceso dal treno.

Che faccio, mes amis? Rispondo?

,

 
 
 

NO, E' PROPRIO LEI!

Post n°6 pubblicato il 18 Febbraio 2010 da MARY.AUDREY
 
Tag: FERMA!

Mi fermo: non posso andare oltre. Guardo a destra, e vedo la biglietteria; a sinistra c'è un baretto, dietro di me le due arpie.

Sono tentata di entrare nel baretto, ma lei mi ha preceduta: per fortuna non mi ha vista, forse posso uscire dalla stazione, ma ecco arrivare un'altra persona, e allora mi fiondo traballando sui tacchi nella biglietteria e d'impulso chiedo un biglietto per il primo treno che passa, ma... accidenti!

Che succede? Non posso prendere il treno? Perché?

E chi è quella 'lei'? L'altra persona è maschio o femmina?

Aiutatemi, mes amis!

 
 
 

UN DANGER ALL'ORIZZONTE!

Post n°5 pubblicato il 13 Febbraio 2010 da MARY.AUDREY
 
Tag: DANGER!

Perdo l'equilibrio ma non cado, come  certainment speravano le due arpie; solamente mi capita di pestare una cacchina di cane... merde, appunto!

Beh, fortuna e sfortuna si bilanciano - cacca di cane e gatto nero - così mi pulisco la scarpa fregandola sul bordo del trottoir e proseguo.

Mi guardo attorno alla récherche di un qualcosa che possa condurmi alla svelta fuori dalla stazioncina, ma ce n'est pas possible, perché all'orizzonte scorgo un danger, un pericolo.

Secondo voi, cosa c'è di tanto pericoloso che mi impedisce di lasciare la stazioncina?

A vous, mes amis, i suggerimenti, che spero siano numerosi, così da rendere più interessante la nostra storia.

Au revoir dalla vostra Mary

 
 
 

LE SCARPE COL TACCO

Post n°4 pubblicato il 07 Febbraio 2010 da MARY.AUDREY
 

Barcollo ma non mollo. Del resto, porto i tacchi alti da quando avevo 12 anni. Di noscosto uscivo la mattina con i soliti mocassini, poi, prima di arrivare alla fermata del metro, indossavo le scarpe col tacco. Le avevo sottratte alla sorte avversa: la pattumiera. Maman le aveva gettate perché con quelle si era storta più volte la caviglia. Diceva che portavano male.
Io feci gli scongiuri e le tolsi dalle bucce di banana e di cavoli.

Erano verdi, col mezzo tacco, ma per me sembravano altissime. Avevano la punta marron: insomma un po' poco adatte ad una petite fille come me, ma quando siamo piccole abbiamo una grande freta di crescere, n'est-ce-pas?

Il problema non erano le compagne di scuola che sghignazzavano al vedermi arrancare con le scarpe di maman, ma il fatto che queste erano più grandi di due misure.

Io le imbottivo con del cotone, ma i risultati erano scarsi; per questo, iniziai a risparmiare, e dopo sei mesi riuscii ad entrare in un negozio di calzature.

Un signor negozio!

Le commesse erano belle, eleganti e magre, truccate e profumate. Erano svelte e gentili con le clienti. Per settimane avevo sbirciato dalle vetrine, e sapevo a memoria i gesti di quelle incantevoli creature.

Un sabato pomeriggio, marinando il catechismo, mi feci coraggio. Entrai nel negozio: sei paia di occhi mi fissarono, io arrossii fino al midollo.

M'inventai lì per lì una scusa: la mamma stava poco bene e aveva mandato me a comprare quelle scarpe rosse. La misura? La mia!

Mi guardarono perplesse, poi fecero spallucce, in fondo ero pur sempre una cliente.

Che splendore! Con quelle scarpe avrei fatto invidia a tutte le donne di Paris!

Il tacco era alto ben 8 cm, la punta quadrata, con un'apertura laterale. Insomma, ora direi che bruttura! Ma allora era di moda così.

Pagai con piccole banconote tutte ben tese e qualche spicciolo.

- Dica a votre maman che se non le vanno bene, le potrà changer.

"No no - mi affrettai a rispondere - sono sicura che le andranno benissimo!"

Scappai come un ladro desideroso di godersi la refurtiva. Entrai in un portone e calzai le scarpe. Belle belle belle!

Uscii dal portone, misi male il piede: non mi ricordavo più del gradino e ruzzolai a terra.

Ahi ahi mon Dieu, che dolore!

Mi misi a piangere, impaurita e soprattutto lontana da casa. Come avrei fatto a rialzarmi? La caviglia si stava gonfiando.

Ecco, è vero che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Chi è che passa da quelle parti?
Maman avec papa, che errano usciti apposta per comprami un paio di scarpe nuove, con un pochino di tacco, per farmi una sorpresa, poiché avevano capito la mia passione.

Mi videro, oppure mi sentirono, non lo so. Più che altro, sentii io: oui, un enorme ceffone che mi fece girare la testa.

Ecco, il resto lo lascio alla vostra immaginazione.

Come andò a finire con maman, papa e le scarpe nuove - le mie e quelle che mi avevano comperato?

Attendo i vostri commenti.

Bye bye dalla vostra Mary

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CHANSON DE L'OISELEUR - JACQUES PRéVERT

L'oiseau qui vole si doucement
L'oiseau rouge et tiède comme le sang
L'oiseau si tendre l'oiseau moqueur
L'oiseau qui soudain prend peur
L'oiseau qui soudain se cogne
L'oiseau qui voudrait s'enfuir
L'oiseau seul et affolé
L'oiseau qui voudrait vivre
L'oiseau qui voudrait chanter
L'oiseau qui voudrait crier
L'oiseau rouge et tiède comme le sang
L'oiseau qui vole si doucement
C'est ton coeur jolie enfant
Ton coeur qui bat de l'aile si tristement
Contre ton sein si dur si blanc

 

ATTENTI AL GATTO!

a

 

CET AMOUR - JACQUES PRéVERT

Cet amour
Si violent
Si fragile
Si tendre
Si désespéré
Cet amour
Beau comme le jour
Et mauvais comme le temps
Quand le temps est mauvais
Cet amour si vrai
Cet amour si beau
Si heureux
Si joyeux
Et si dérisoire
Tremblant de peur comme un enfant dans le noir
Et si sûr de lui
Comme un homme tranquille au millieu de la nuit
Cet amour qu faisait peur aux autres
Qui les faisait parler
Qui les faisait blêmir
Cet amour guetté
Parce que nous le guettions
Traqué blessé piétiné achevé nié oublié
Parce que nous l’avons traqué blessé piétiné achevé nié oublié
Cet amour tout entier
Si vivant encore
Et tout ensoleillé
C’est le tien
C’est le mien
Celui qui a été
Cette chose toujours nouvelle
Et qui n’a pas changé
Aussi vrai qu’une plante
Aussi tremblante qu’un oiseau
Aussi chaude aussi vivant que l’été
Nous pouvons tous les deux
Aller et revenir
Nous pouvons oublier
Et puis nous rendormir
Nous réveiller souffrir vieillir
Nous endormir encore
Rêver à la mort,
Nous éveiller sourire et rire
Et rajeunir
Notre amour reste là
Têtu comme une bourrique
Vivant comme le désir
Cruel comme la mémoire
Bête comme les regrets
Tendre comme le souvenir
Froid comme le marble
Beau comme le jour
Fragile comme un enfant
Il nous regarde en souriant
Et il nous parle sans rien dire
Et moi je l’écoute en tremblant
Et je crie
Je crie pour toi
Je crie pour moi
Je te supplie
Pour toi pour moi et pour tous ceux qui s’aiment
Et qui se sont aimés
Oui je lui crie
Pour toi pour moi et pour tous les autres
Que je ne connais pas
Reste là
Lá où tu es
Lá où tu étais autrefois
Reste là
Ne bouge pas
Ne t’en va pas
Nous qui sommes aimés
Nous t’avons oublié
Toi ne nous oublie pas
Nous n’avions que toi sur la terre
Ne nous laisse pas devenir froids
Beaucoup plus loin toujours
Et n’importe où
Donne-nous signe de vie
Beaucoup plus tard au coin d’un bois
Dans la forêt de la mémoire
Surgis soudain
Tends-nous la main
Et sauve-nous.

 

 

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