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Post n°1928 pubblicato il 13 Dicembre 2019 da virginiagrey
Ieri ha nevicato. E' bello quando si resta a casa, senza dover affrontare i disagi sulla strada. E' un fatto che l'incanto della neve, legata all'attesa del Natale, susciti in molti un senso di soavità e leggerezza; in pratica, ti ritrovi nel nirvana, dove ogni senso è alterato, in primo luogo quel residuo di decenza, annidiata nel lobo frontale, che ti aiuta a non fare brutte figure. Ecco, io ieri ero ispirata: la torta di mele. non, Signor Giudice, non è vero! Ero debole, non in possesso delle mie residue capacità di discernimento! Sono stata plagiata, istigata al reato! Mio marito, forse anch'egli sotto l'incantesimo meteorologico, mi chiese di fargli i boscotti! -I BISCOTTI?! Mah, posso farti la torta di mele -Va bene. Ma come? Il Povero Piero ha sempre odiato la torta di mele. NUN STAMO BENE... Mentre guado la prova del Cuoco (sì, ho scritto appositamente GUADO) cui trarre ispirazione e coraggio, maneggio sul cell per trovare una ricetta che si adatti ai 3 ingredienti presenti in dispensa. Ho capito tutto! Escalmo alla terza ricetta. Ormai ho incamerato sufficienti informazioni. Faccio una media fra le tre ricette: 250 gr di farina 00, 2 uova, mele ovviamente, lievito chimico, olio o burro (boh), latte, 200 gr di zucchero ecc.. In dispensa: uova farina integrale lievito mele olio di riso bevanda all'avena Dai, inizio: Sbatabacchio con la forchetta 2 uova intere con lo zucchero; ci metto un po' di sale, un altro po' (ho sentito dire che dà gusto). Poi mi stanco e prendo il frullino. Butto giù in un solo colpo la farina integrale. So che dovrei versare l'ingrediente a pioggia, ma mi spazientisco. Sarà lo stesso. E' come quando mangi: perché fare gli schizzinosi e dire che non si può abbinare in un sol boccone la cioccolata con le patatine, quando poi nello stomaco si mescola tutto? Sbatabacchio... e buona parte della farina schizza fuori. E' tutto asciutto. Verso la bevanda di avena, non avendo il latte. Finora va tutto bene. La bevanda è fredda, e dato che devo aggiungerne dell'alta, la rimanente la scaldo al micronde. Oggi non è giornata; la scorsa settimana avevo fatto il vitello tonnato (il Povero Piero mi ha chiesto: " Ma si può mangiare il vitello tonnato d'inverno?" Caro mio, siamo ancora in autunno... Dovevo fare l'avvocato). Non ho voglia di sbucciare le mele. Ho una bella fornitura di datteri e fichi. SIIII! Ci metto la cannella e pure la curcuma. A me fa schifo, ma al Povero Piero piace. (senti l'allitterazione Povero Piero Piace) Che schifo, i datteri sono appiccicosi. Non trovo lo strofinaccio; mi ciuccio le dita. MMM Buoni i datteri! I primi sono tritati abbastanza bene, ma alla fine aggiungo pezzi molto ma molto più grossi. In pratica il frutto intero, senza il nocciolo però! I fichi subiscono la stessa sorte: senza il picciolo, però! Aggiungo solo 1/3 di bicchiere di olio di riso, perché sta finendo. Alla fine, il lievito. Non è scaduto, ma fa poca schiuma. Sì, ho letto da qualche parte che il lievito andrebbe mescolato alla farina, ma prima non avevo voglia di aprire la bustina. Metto in forno, caldo al punto giusto (questo so di averlo fatto bene) Aspetto. Aspetto. Aspetto. La torta non si gonfia. Tutti gli ormoni adrenergici si agitano, il dubbio si ingrossa, esplode. Corro alla pattumiera: NOOOOO!!!!! Ho versato la vanillina al posto del lievito! Ma mondo gatto! Non si può usare lo stesso colore di bustine per due ingredienti diversi! |
Un sant'uomo ebbe un giorno da conversare con Dio e gli chiese: «Signore, mi piacerebbe sapere come sono il Paradiso e l'Inferno.»
Mahatma Gandhi.
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I zè un dolse tipico de Padova. O forse de Venessia? Boh! Anca se so' un'Anticuoca, co' zé dicembre, me meto ai fornei (spenti), e poi vado tore i zaeti in pastiseria. Ehehheh! Metì l'uveta drento l'aqua tiepida par sirca un'ora. Suea tavola on fià de farina bianca e on fià de quea da poenta. Cuanta? Che ne so, fasì vojaltri. Ciapè del buro fuso e ancora caldo (stasì tenti de no scotarve; a mì me zé capità); buteghelo drento co' el sucaro, sae e vaniglina. El sae un pissico, me racomando, che no vè fasì tore daea creatività! Se ve ricordì, andè tore ea uveta, che ormai ea sarà sgionfa de acua; metivela ne l'impasto, co' on fià de pinoli, scorsa de limon (anca se no ea zè biologica no importa, tanto ve garantisso che cuesti zaeti no i magnarà nissuni). Sbatè co' forsa, come se ve catasse davanti a vostra suocera. Se ea pasta ea zè tosta, metive on fià de late. Ciapè da ea pasta dee baote grandi o picoe no importa; schicee co' e man, e poi metile nel forno. Me racomando:questa ea xe na manovra inportante e pina de responsabilità, se no col casso che magnarè i zaeti. mentre che i zaeti i cose, andè a farve on gireto da qualche parte. Co' sarè tornai a casa, se no catarè i vigili del fogo, i casi sarà do: 1) Bota de cueo 2) Ve sì desmentagà de impissare el fogo. Tanti cari saludi da l'Anticuoca |
Da qualche parte bisogna pur iniziare, e direi anche finire. Non trovo l'ispirazione. Mi sono impigrita, e la colpa la voglio dare al mio portatile, che non ho mai digerito da quando l'ho preso, cioè dal 2013 o giù di lì. E' che le dita erano abituate alla tastiera del vecchio fisso, che per ben 2 lustri mi aveva vista china fino alle ore piccole, gli occhi miopi e catarattosi (neologismo!) anzitempo, pubblicando con caratteri XL (da noi si dice GRANDI SEMPRE). Ora per completare il quadretto rétro, dovrei esclamare con un sospiro: "Ah, bei tempi, quelli!" Che tentazione... Come mai? Beh, gli anni passano, oggi poi la cervicale sta bullizzando la mia testa, ed i pensieri sono grigi, a dispetto di questa bella giornata tersa di primo dicembre Ne sono tentata, veramente... Ahi, gli anni sono trascorsi anche per me, e stanno scivolando. STOP! Fine del piagnisteo. Dicevo del portatile, che per tutti questi anni in pratica ha accumulato più polvere di quanto lo Zio Paperone abbia arraffato monete. Ora, ho un nuovo fisso, usato ma funzionante, preso in uno di quei siti dove fai la spesa senza muoverti di casa, per il solo gusto di vederti recapitare un pacco (che a volte si rivela tale), per credere che sia Natale anche a maggio. Bene, il ghiaccio pare sia rotto, fortunatamente non sotto i miei piedi. Vado, la vita mi attende...
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Post n°1924 pubblicato il 06 Luglio 2018 da virginiagrey
Audrey ha l'otite, non è una novità: ci fa penare da quando ha marcato il territorio radendo al suolo l'orto quel lontano 14 luglio del 2009. Data indimenticabile. Cane robusto, indistruttibile, impermeabile alla pioggia- il che rafforza l'aroma affatto amabile che emana dal proprio corpo ciascun rappresentante della sua specie - passato indenne dall'aver ingurgitato una grande varietà di materiali indigesti, che vanno dal legno alla plastica, dalla lana al cibo cucinato dall'Anticuoca, ha come tutti i semidei, il suo tallone d'Achille: l'otite. Chi possiede un cane dalle orecchie pendule sa di cosa parlo: si viene in contatto con un mondo caratterizzato da malassezia, micosi, gocce auricolari che finiscono in faccia a te, fughe del bestione, collutazione col bestione, scrollata finale di orecchie, che rendono vana la tua fatica. Ecco, col caldo umido dell'estate, ci risiamo. E torniamo dal veterinario. - Dott, la belva presenta anche del materiale purulento, e le puzza anche l'alito (che schifo, nrd) - Sì, sì - sentenzia il Sommo- è micosi - Vabbè, dott. Che famo? - E' l'alimentazione. Cosa le dà? - Ma dott-dott, la sa- cinguetto - quello che mi ha prescritto lei, o Sommo!- e gli nostro un foglietto immacolato, sul quale, il pomeriggio del lontano 14 luglio 2009, aveva scritto: "Pesce di mare, riso, verdura, frutta ricotta o mozzarella. Uova cotte 2/settimana, carne di solo manzo 1/settimana, olio EVO" Per i primi tempi, mi ero attenuta a questa dieta, ma poi dovetti desistere perché il Povero Piero, tornato un bel giorno a casa dal lavoro più affamato che mai, rovistando tra le croste di formaggio che languivano nel frigo e la scatoletta di tonno lasciata aperta dal febbraio 2002, aveva scorto una invitante zuppiera colma di ogni ben di Dio. Non credendo ai suoi occhi, esclamò: "Oggi la mia dolce Anticuoca ha voluto lasciarmi un segno del suo incondizionato amore! E non è nemmeno il mio onomastico, o il mio compleanno!" Gnam gnam, sgrufolam sgrufolam, burp burp. Ecco, vi risparmio il seguito... Fu così che da quel giorno abbandonai la preparazione casalinga per il pranzo di Audrey, optando per le crocchette, definite dal veterinario, una vera mer... -Ah, signora - dice il Sommo - il cane si è sensibilizzato alla sua pappa; ora le dico come fare. Straccia il foglietto immacolato del 2009, ne prende un altro, e mentre scrive, sentenzia: -Stop ai cereali, soltanto 400 g per pasto di pesce di mare (pesce azzurro, nasello, sogliola, merluzzo) -Anche ill salmone? - chiedo -AAAAAAHHHHH!!! il salmone nooooo! E' allevato in vasche contaminate ed è totalmente OGM. Al pesce aggiunga due volte la settimana tre quaglie lesse, spezzettandone le ossa. Gli altri giorni, faraona oppure anatra anche crude. Verdura a volontà. Non saprò mai se il mio messaggio non verbale sia trasparso da tutti i pori del mio corpo. Con la voce ripetevo le sue indicazioni, con il cenno del capo rafforzavo il discorso, ma temevo che da un momento all'altro che i miei occhi potessero uscire dalla testa per le grasse risate che si stavano facendo. Per curiosità, passo dal super, e controllo i prezzi: mezzo chilo di petto d'anatra 20 Euro, la coscia la metà. Le quaglie 9,90 al chilo. Più a buon mercatola faraona: 7,80 al chilo. Li mortacc... Se penso a chi mangia pane e latte... Vita da cani, non da cristiani
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"U DIGGU A TUTTI!" (con la u stretta) è il tormentone di Nonna BBelarda, che però non si consuma nel giro di una stagione. La vecchiaccia (lasciatemelo dire, anche se una fantomatica associazione proage insorgerà, accusandomi di vetustofobia, ma voglio ugualmente correre il rischio) da tempo incalcolabile minaccia Il Povero Piero e l'Anticuoca di rivelare al mondo intero terribili azioni che opereremmo ai suoi danni, secondo il suo unico neurone sottospirito. Le rare volte in cui sonnecchia, dopo averle somministrato il sedativo su rigorosa prescrizione medica, siamo convinti che in realtà l'incallito neurone stia macchinando qualcosa di diabolico. Infatti, all'improvviso spalanca gli occhi e le fauci edentuli e mormora: "Eh, u diggu a tutti!"(sempre con la u dieresata). Se ci va bene, riprende a chiudere gli occhi, mantenendo la spelonca aperta, dalla quale fuoriesce un blob di saliva accumulata. Se ci va male, si alza dal divano con una forza insospettata, avvicinandosi ad uno dei due malcapitati (i sottoscritti, che sono sempre quelli, perché nessuno ci caga senonapagamentocheallorasonotuttilìprontiadartiunamano) e può succedere che: a) ci lancia il rollator (carrettino) b) ci lancia una maledizione c) ci lancia il gatto d) altro A me domenica pomeriggio è toccato il carrettino, e da allora sono a letto bloccata dal mal di schiena: non essendo riuscita a schivarlo per tempo, sono stata rasa al suolo. Amen
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Chi è Nonna BBelarda? Chi è della mia generazione, si ricorderà del fumetto Soldino, il piccolo re di Bancarotta, che aveva come nonna un'intraprendente vegliarda, di nome Abelarda. Io ricordo il fumetto come un appuntamento settimanale, alternativo a Topolino, quando quest'ultimo era monopolizzato da mio fratello maggiore. Mia madre la chiamava Nonna BBelarda. A lei dedico questa serie di post, non perché le assomigli - ahimè, l'appiccicosa personalità della genitrice in questione è mille miglia lontana da quella forte della vegliarda di carta ed inchiostro- ma perché l'unico aspetto che l'accomuna alla nonna di Soldino è l'ispida peluria sul mento. Questo inestetismo a volte mi fa passare mia madre quasi digeribile; è per questo che non mi curo affatto di estirparle quei peli superflui. Se lo facessi mi giocheri quel poco di integrità mentale che mi è rimasta. La mia Nonna BBelarda è 35 Kg per 94 anni di spudorata demenza certificata ISO. E' in grado di abbattere qualsiasi ostacolo in movimento che si pari davanti a lei, animato o meno. La demenza cambia il modo di vedere e vivere la realtà sia a chi ne soffre, sia a chi soffre. Chi ne soffre, ovviamente, è la vecchiaccia; chi soffre siamo noi, il Povero Piero e l'Anticuoca, scientificamente ed ipocriticamente denominati care givers. In realtà, siamo la schiava Isaura di turno. Chi è la schiava Isaura, alzi la mano. Oh, siamo in tanti! Siamo tanti naufraghi in tante isole sperdute, senza collegamento fra loro. Ci presentiamo? No, siamo troppo stanchi per darci la mano. Metti che poi uno te la porti anche via. La verità è che siamo soli.
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Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta. Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso. Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell'altro mondo, ma anche in questo. Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri. Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l'ascolto sono necessari alla vita dell'anima. Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno. Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l'indecisione. Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l'esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo. Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell'Amore. Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita. Papa Giovanni XXIII |
Avevo appena compiuto sei anni, e mi trovavo in campagna, dove la nonna e la zia avevano affittato una casa per le vacanze. Non so dire se mi piacesse trovarmi in quel paesino sperduto nell’entroterra genovese, talmente arretrato che gli abitanti non tenevano conto dell’ora legale. Mi piaceva seguire i contadini che portavano le mucche al pascolo, o che caricavano il fieno sulle slitte trainate dai buoi. Mi piaceva avere anch’io un rastrello, che il prozio aveva appositamente confezionato per me. Imitavo i contadini, tutti più o meno parenti alla lontana della nonna. Tutti o quasi portavano lo stesso cognome. La sera, il giradischi veniva piazzato su una sedia, davanti all’uscio di una casa, e tutti ascoltavamo le canzoni di Johnny Dorelli: Carissimo Pinocchio, Le viole sono blu, le rose rosse amor... Io sbagliavo sempre, e cantando dicevo le rose sono blu. Mi piaceva cantare, amavo terribilmente ballare. Accanto alla nostra casa, c’era un campo di erba medica, che non si doveva affatto rovinare, perché il raccolto era destinato alla pastura dei conigli. Io trasgredivo l’ordine, e la sera, dopo cena, mi piazzavo in mezzo al campo e cantavo a squarciagola: era il mio giardino; lo chiamavo così. SECONDA ELEMENTARE Alla maestra piaceva farci esibire in una sorta di ava di quella che sarebbe diventata l’indimenticabile CORRIDA, condotta da Corrado. Ognuna di noi, a turno, si piazzava di fronte alla classe, le spalle alla grande lavagna che odorava di gesso e si esibiva in quello che più le aggradava. Non ricordo in cosa io stessa mi esibii, ma mi viene in mente che un’improvvisa sghignazzata sguaiata, di pancia, di gola, di diaframma... insomma una risata ventrale risalì dalle parti più nascoste del mio essere, esplodendo senza ritegno davanti all’improponibile gorgheggio di quello che sarebbe dovuto essere un canto lirico. Ancora ho nelle orecchie gli acuti della compagna e con la mente rivedo il mio corpo piegato sul banco che senza ritegno esprimeva il suo “apprezzamento”. Fossi stato un imperatore romano, avrei rovesciato il pollice senza pietà.
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Post n°1917 pubblicato il 06 Giugno 2014 da virginiagrey
Che termine strano. Che vorrà dire? Lo scopriremo a fine post... Stamattina, ho avuto la triste conferma che ormai la sanità veneta non più all'eccellenza. L'ospedale al quale mi sono rivolta per gli interventi agli occhi è un guazzabuglio di disorganizzazione. I chirurghi svolgono ottimamente il loro operato, ma i poveri pazienti (ecco perché ci chiamano così) sono lasciati a se stessi, senza un briciolo di informazione. Per carità, il personale è educato, ma essere infermieri richiede ben altre capacità ed abilità. In genere, i miei post sono simpatici ed ironici, ma oggi non mi va di prenderla con leggerezza; sarà perché sono anch'io un'infermiera, e mi indigna vedere che tutt'ora dilaghino l'ignoranza e l'incapacità di rendersi conto di avere a che fare con persone e non con oggetti di nullo valore. Tutt'ora c'è personale che passa e ripassa per i corridoi con la tipica cartina in una mano ed il cellulare appiccicato ad un orecchio. Ancora cosiddetti professionisti dell'assistenza parcheggiano un uomo corpulento in carrozzina, in mutande e con la sacca delle urine appoggiata sul grembo. ECHECCAZZO! SAREBBE PESATO TROPPO SUL BUDGET DELL'OSPEDALE COPRIRE CON UN TELO LE GAMBE DI QUEL POVER'UOMO? Non c'entra la crisi economica, è di mancanza di rispetto che si tratta. E' quel rispetto che, se fosse ancora presente, ci farebbe vergognare di essere in cima alla classifica come la nazione (con la n minuscola) più corrotta al mondo. Torniamo alla parola del titolo. La leggo per la prima volta sul referto che l'oculista mi ha rilasciato. Chiedo lumi all'infermiera, la quale mi guarda con occhi bovini e mi dice di parlarne col medico. Attimi fuggenti di puro panico, subito rientrato nel momento in cui ho letto che il decorso postoperatorio è regolare. Cerco di condividere con la collega la mia scoperta, che da parte sua stavolta mi fissa con occhi ovini (e chiedo scusa ai bovini ed agli ovini), e ripete che ci sono casi e casi. MA PORCO CANE! (e mi prostro umilmente davanti ai canidi ed ai suini) E' così grande l'orgoglio dell'uomo, che non vuole ammettere di non sapere? E mo' andatevi a guardare dove volete voi cosa significa pseudofachia, se vi interessa. Vs/ per così dire
Anticuoca PS scusate la maleducazione
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SOTTOTITOLO: NON CI POSSO CREDERE!!! Il momento è arrivato... ed è pure andato, lasciando dietro sé una bella novità: posso vedere, posso vivere! Ora anch'io posso usare un template a sfondo nero e servirmi di caratteri di media/piccola grandezza. Da qualche lustro, la miopia si mangiava la mia vita; cinque anni fa mi avevano riscontrata una cataratta congenita, della quale nessuno s'era prima accorto. Portavo occhiali con fondi di bottiglia, che mi rimpicciolivano gli occhi, conferendomi un aspetto arcigno. Nessuno voleva operarmi, perché l'intervento era rischioso. Ma alla fine, arrivata a non distinguere bene le immagini e ad usare lampade fortissime per poter lavorare, accusando fosfeni di una certa entità, ho trovato per caso un oculista che ha accettato con naturalezza di operarmi... A marzo il primo intervento mi ha liberata di dieci diottrie, ma la vera sorpresa l'ho avuta stamattina, quando mi hanno rimosso la benda al sinistro: meglio ancora! In questo momento, sto scrivendo senza occhiali. Vedo con nitidezza i caratteri sulla tastiera nera, atto del tutto impossibile fino a ieri. La vita ora ha tutto un altro aspetto...
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Stamattina, il primo pensiero, appena aperti gli occhi, è stato: "Cosa faccio da mangiare oggi?" E' un tormentone, che può capire solo chi, come me, è un disastro in cucina . Purtroppo, non ho la fortuna di condividere i miei insuccessi, perché stranamente mi ritrovo circondata da provette cuoche, che con le mani legate e gli occhi bendati riescono a creare veri e propri capolavori. Io potrei avere anche un tutor incollato alle mie terga, che riuscirei a mandarlo in crisi. La spesa diventa sempre più angosciante. Si inizia con la lista. Il Povero Piero si arma di carta, penna e pazienza... Decidiamo di stabilire il menù settimanale, in modo da acquistare i generi alimentari con intelligenza. Ecco, io lì proprio l'intelligenza la perdo, mentre il Povero Piero perde la pazienza. In qualche modo, dopo vari tentativi, liti e successive riconciliazioni, le liste sono pronte. Sulla porta di casa, il Povero Piero mi urla: "E i tochi de carta i lassito a casa, ciò?" Ma no, li ho qui in borsa, gli rimando... ben sapendo di averli lasciati chissà dove; forse in bagno, o sotto il divano, oppure in cucina. Ma che importa? La mia memoria ha già tutto registrato. Arrivo al supermercato. Lì già scopro di aver dimenticato le borse... vabbè, questa sarà l'ultima volta Mi impegno a passare con metodo tutte le corsie, in modo da non tralasciare nulla... gliela faccio vedere io al Povero Piero, tsè! Ah, guarda... c'è un 'offerta che non posso tralasciare; potrei domani preparare qualcosa di diverso da quello stabilito. In fondo, i programmi esistono per essere sovvertiti... insomma, un po' di fantasia!!! Dopo due ore, il carrello è pieno di cose che erano nella liste, di cose che erano nella lista ma che ho dimenticato di prendere e di cose che non erano nella lista. Arrivo alla cassa. Il conto non è alto, perché le mie origini liguri mi fanno controllare i prezzi al centesimo. Meno male che mi danno sempre una mano, perché lì mi faccio sempre confusione. L'idea iniziale è quella di porre correttamente gli alimenti, ma poi la fretta mi spinge a stipare alla rinfusa la spesa, e così può capitare che l'insalata finisca sotto le patate... ma le uova no, a quelle sto attenta: non è mai successo che le portassi a casa rotte. Infatti, le disintegro direttamente nel carrello! Alla fine, la cassiera di turno, davanti al mio imbambolimento, è colta dalla sindrome della giovane marmotta: si fa portare un altro cartone di uova, mi riempie le borse e per poco non mi fa attraversare anche la strada... visto che appunto è una giovane marmotta. IL RESTO A LA PROCHAINE Vs/ più o meno affezionatissima Anticuoca
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Post n°1913 pubblicato il 19 Febbraio 2013 da virginiagrey
Il Podbrdo è la collina (sic!) dove sono avvenute le prime apparizioni della Madonna, nel 1981. E' un monticello impervio, pieno di sassi rossastri. Molti pellegrini la percorrono a piedi nudi, come penitenza per sé o per altri, o per ringraziamento per un dono ricevuto. Noi lo abbiamo percorso di sera, quindi non abbiamo visto molto, impegnati come eravamo a mettere i piedi al posto giusto. Si fa fatica a salire il Podbrdo, eppure ci si riesce sempre Ai piedi della collina c'è la famosa croce blu, dove ora appare Maria a Mirjiana, il 2 di ogni mese. Inziamo la salita. I più giovani in un baleno arrivano ala cima. Chi resta indietro, si arrabbia, perché siamo un gruppo, e non si lascia indietro la gente, soprattutto se tra i primi c'è l'accompagnatore. Mi viene da intonare un canto dietro l'altro. Canto bene, soprattutto sono canzoni che parlano di strada: meglio di così non potevaandare. E infatti, ecco che anche noi tartarughe guadagniamo la cima. La statua di Maria - una copia di quella che si trova di fronte alla Chiesa di San Giacomo - è molto alta ed illuminata. Attorno alla statua ci sono fiori, rosari, bigliettini, che chiedono preghiere e grazie. Data l'ora tarda e la stagione, siamo in pochi. Il nostro gruppetto si siede; io prendo il rosario e guido la preghiera. Mi viene abbastanza bene, anche se con qualche piccolo inciampo; ma l'effetto non manca. Il silenzio è profondo ed arriva in fondo all'anima. In questo momento, comprendo quanto sia importante per ognuno di noi immergersi di tanto in tanto nel silenzio, spegnendo la televisione, allontanandoci per un poco dai problemi quotidiani, per ascoltare. DA QUANTO TEMPO NON ASCOLTIAMO?
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Post n°1912 pubblicato il 15 Febbraio 2013 da virginiagrey
LO STRANIERO - IL BLOG DI ANTONIO SOCCI ATTENTI A CHI FOMENTA LE DIVISIONI
Perché una corazzata come il “Corriere della sera” sta così amplificando il presunto smarrimento della Chiesa in seguito alle dimissioni del Papa?
Ieri l’apertura della prima pagina strillava: “Tutte le insidie di un interregno. Ansia e timori tra i cardinali ‘Ora va fermato il contagio’ ”.
Non si capisce a che tipo di contagio ci si riferisca. C’è forse un’epidemia di peste in Vaticano? O di gotta? O di lebbra?
O forse al “Corriere” temono che a cascata vi sia una sequela di dimissioni? Magari. Del resto le dimissioni del Pontefice azzerano automaticamente tutte le cariche. E’ forse questo il problema?
Spero che la scelta “interventista” del “Corriere” non sia una replica – in grande – dell’ “operazione Todi” con cui il quotidiano di via Solferino teleguidò dove voleva le organizzazioni cattoliche nell’autunno 2011.
Fu un successone per il giornale di De Bortoli. Ma una catastrofe per i cattolici.
Torniamo a ieri. Non so chi sia l’anonimo ecclesiastico che avrebbe dichiarato a Massimo Franco: “Queste dimissioni di Benedetto XVI sono un vulnus; una ferita istituzionale, giuridica di immagine. Sono un disastro”.
Franco sostiene che l’anonimo monsignore sarebbe “uno degli uomini più in vista della Curia”. Io ho i miei dubbi.
Comunque se davvero un monsignore importante di Curia attacca così il papa (e sui giornali, sotto anonimato, cioè tirando il sasso – al Pontefice a cui dovrebbe lealtà – e nascondendo la mano) si capisce perché Benedetto XVI ha dovuto soffrire tanto in questi anni.
E si capisce perché si è dimesso per aprire la strada a un papa forte, energico, che metta in riga tanti bei soggettini del genere. Che sono braccia rubate all’agricoltura e andrebbero mandati a faticare raccogliendo pomodori.
Anche perché non si vede come si possa definire “vulnus, ferita istituzionale e giuridica”, una possibilità come le dimissioni perfettamente prevista dal Codice di diritto canonico.
Si ha piuttosto l’impressione che i monsignori anonimi che attaccano il Papa siano quelli che temono di perdere peso. E che la buttano in caciara per salvare qualche cadrega.
Il “Corriere” titolava l’articolo di Franco con questa assurda formula: “La Chiesa teme la ‘ferita’ al ruolo del Pontefice”. Sposando così le fantasiose teorie di Scalfari su “Repubblica”.
Ma non c’è nessun uomo di Chiesa serio e ferrato nella dottrina che può affermare una tale baggianata.
Perché la sacralità, o meglio l’essere “Vicario di Cristo” e l’ “infallibilità” sono prerogative del ministero petrino, non della persona momentaneamente incaricata.
E il gesto di umiltà di Benedetto XVI – così raro in un mondo dove ci si sbrana per conquistare potere – ha proprio lo scopo di esaltare il ministero e mettere in secondo piano se stesso, ovvero la persona che si trova a portare questa responsabilità.
Per lo stesso motivo il grande don Bosco correggeva i suoi ragazzi che gridavano “Viva Pio IX” dicendo loro: “bisogna dire: Viva il Papa!”. E si badi bene che lui era un convinto ammiratore di Pio IX.
Il presunto ecclesiastico anonimo poi si mette anche a teorizzare il “virus” che sarebbe stato scatenato dal pontefice: “se passa l’idea dell’efficienza fisica come metro di giudizio per restare o andare via, rischiamo effetti devastanti. C’è solo da sperare che arrivi un nuovo Pontefice in grado di riprendere in mano la situazione, fissare dei confini netti, romani, impedendo una deriva”.
E’ la conferma che questo “prelato” anonimo è soprattutto preoccupato della cadrega.
E’ evidente che non può capire uno come Joseph Ratzinger che mette l’amore di Dio e della Chiesa sopra a tutto e si fa liberamente da parte, rinunciando al pontificato per il bene della Chiesa.
Ma il ragionamento dell’anonimo fa acqua anche da un punto di vista pratico. Perché Ratzinger ha semplicemente usato una possibilità già riconosciuta dal Codice di diritto canonico, non impone niente a nessuno dei suoi successori. Tanto meno a chi non ha una perfetta efficienza fisica.
Così come la decisione di Giovanni Paolo II di restare papa anche durante la grave malattia (per testimoniare il valore della sofferenza) non è stata affatto vincolante per il successore. Entrambi hanno deciso con lo stesso cuore: l’amore per la Chiesa.
L’anonimo del “Corriere” che lancia un apocalittico allarme per il “precedente” creato dalle dimissioni, dovute alla stanchezza dell’età, sembra non sia a conoscenza di una regola stabilita da Paolo VI e, questa sì, “dagli effetti devastanti” (per usare il suo linguaggio), perché obbligatoria, non facoltativa: il limite di età.
Sia quello dei vescovi (75 anni) sia quello per i cardinali, che dopo gli 80 anni non possono più entrare in Conclave. E a prescindere dalla loro efficienza fisica (potrebbero anche essere in perfetta salute a 82 anni, ma non entrano). Questa è la regola già esistente.
Invece Benedetto XVI non stabilisce nessuna nuova regola e nessun vincolo per nessuno. Che senso ha dunque – da parte del “Corriere” – alimentare tanto allarmismo e su dichiarazioni così assurde?
Oltretutto il senso che a queste dimissioni è stato dato da “Corriere” e “Repubblica” è totalmente smentito perfino dai precedenti storici.
Tanto per fare un esempio: Pio XII.
Era il 1954. Il Pontefice era gravemente malato. La fidata assistente suor Pascalina Lehnert, nel suo libro di memorie, “Pio XII. Il privilegio di servirlo” (Rusconi), alla pagina 199, riferisce quello che accadde: “ ‘Mi dica la verità: crede veramente che potrò guarire e adempiere interamente la mia missione?’, chiese il Santo Padre al dottor Niehans. ‘Altrimenti – aggiunse, come inciso – mi ritiro senza esitazioni. Ho appunto terminato di completare il Sacro Collegio; i cardinali non si troveranno in imbarazzo nell’eleggere un nuovo papa, perché di questi tempi può essere papa solo qualcuno in grado di impegnarsi a fondo’ ”.
Sembra lo stesso identico ragionamento di Benedetto XVI. In quel caso Pio XII guarì e dunque non ebbe bisogno di dimettersi, ma – come si vede dalle sue parole – era decisissimo a farlo. E senza alcun dramma.
Anche Pacelli dunque “relativizzava” o “laicizzava” il papato, come scrivono oggi certi giornali? Al contrario, voleva proteggerlo.
Dunque niente allarmismo per il gesto del Papa. Casomai l’allarme va suonato per il fatto stesso che esistono ecclesiastici importanti in Curia che possono attaccare il papa sui giornali e sotto anonimato.
Questo sì che è un problema: la (mancata) fedeltà al Papa. E “il carrierismo”, come Benedetto XVI ha denunciato a più riprese.
Da questo punto di vista la lezione più bella e dirompente – quanto a libertà dal potere e dalle tentazioni mondane – il Pontefice l’ha data, a tutta la Chiesa, proprio con le sue dimissioni.
Come ha scritto don Julian Carron: “Con questo gesto, tanto imponente quanto imprevisto, il Papa ci testimonia una tale pienezza nel rapporto con Cristo da sorprenderci per una mossa di libertà senza precedenti… Il gesto del Papa è un richiamo potente a rinunciare a ogni sicurezza umana, confidando esclusivamente nella forza dello Spirito Santo”.
Don Carron lancia anche un’esortazione importante ai cattolici: “accogliamo anche noi con libertà e pieni di stupore questo estremo gesto di paternità, compiuto per amore dei suoi figli, affidando la sua persona alla Madonna affinché continui a esserci padre dando la vita per l’opera di un Altro, cioè per l’edificazione della Chiesa di Dio. Con tutti i fratelli, insieme a Benedetto XVI, domandiamo allo Spirito di Cristo di assistere la Chiesa nella scelta di un padre che possa guidarla in un momento storico così delicato e decisivo”.
Il monsignore anonimo (“uno degli uomini più in vista della Curia”) avrebbe fatto meglio a pregare così per il Papa e la Chiesa piuttosto che parlare – sotto anonimato – con i giornalisti per attaccare e screditare il Pontefice.
Antonio Socci
Da “Libero”, 14 febbraio 2013
vedi Facebook : “Antonio Socci pagina ufficiale”
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Per tutti i quattro giorni di permanenza, fece un caldo tremendo. La sera dell'arrivo a Medgjugorje, vi fu l'Adorazione Eucaristica nel grande spazio all'aperto, che si trova dietro la Chiesa di San Giacomo. Nonostante fossimo numerosissimi, la maggior parte italiani, non si sentiva una voce, se non quella cadenzata dei celebranti che si alternavano presso l'altare. Un grande schermo riportava l'immagine del Santissimo Sacramento. C'era gente inginocchiata sul ghiaino, e non soltanto giovani. In quel momento, riesci a non farti prendere dai pensieri che ti accompagnano come mosche appicciate al miele. Riesci a fissare il pensiero, e a volte il cuore, a Colui che ci ha fatto il regalo più grande: il dono del Suo Corpo e del Suo Sangue. Ancora non riesco a mettere bene a fuoco questo dono; mi sembra impossibile che del pane possa realmente trasformarsi nel Corpo di Cristo - la transustanziazione - non per mancanza di fede, ma perché questo mistero è troppo grande per essere da me compreso. E' quindi per fede che accetto questo dono. La mattina seguente iniziammo di buon'ora a visitare il paese, in verità bruttino e non molto pulito. Lì, dove fino a pochi anni fa non vi erano che la chiesa e i campi, ora sorgono alberghi e pensioni. Crescono in un attimo, nel giro di pochi mesi. A chi obietta che la gente si sia arricchita e che faccia mercato del miracolo delle apparizioni di Maria, si può benissimo rispondere che vi sono altri posti dove veramente si fa mercato. Qui si offre ospitalità, e la fede è presente. Non è ancora come la chiede la Madonna, ma davvero si respira un'aria diversa. E, credetemi, per la maggior parte non è suggestione. L'importante è lo spirito con il quale si raggiunge la meta. Se si cerca il miracolo, il sensazionalismo, se si vuole vedere il sole che danza nel cielo o se si vuole vedere impresse nelle foto presunte immagini di angeli e dela Madonna, quello non è il posto giusto: amico, va' da un'altra parte. A Medjugorje si va per trovare la fede, per iniziare un duro camino interiore, fatto di inciampo e di gioia, di dolore e di speranza, con la consapevolezza che il vero pellegrinaggio inizia quando ritorni a casa... e non è facile. ALLA PROSSIMA
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Prima o poi ci sarei andata, mi dicevo, anche se mi chiedevo come avrei potuto far fronte ai problemi familiari. Ma è successo:sono andata a Medjugorje. E' capitato prima che andassi in congedo staordinario retribuito. Quel giorno d'estate, mentre piagnucolavo all'idea di quanto mi sarebbe aspettato, sentivo forte la prostrazione: non solo il caldo mi faceva annaspare, ma anche il senso di inutilità della mia vita faceva la sua parte. Ero consapevole che stare a casa per due anni non mi avrebbe giovato. Quel giorno d'estate, mentre usurpavo la poltrona del Povero Piero, elencando tutte le sventure che mi sarebbero capitate nei successivi due anni - in fondo non vi sono poi andata così lontana - lo stoico e coraggioso marito trafficava al pc. Sigh sigh sob sob... e lui pestava sui tasti Sob sob sigh sigh... e lui zitto zitto. Ad un tratto disse: -Tu ci vai! Sigh sob sob sigh... "Dove?" - A Medjugorje. Non ci sono obiezioni. Non ne avevo; anzi, in quel momento sentii svanire tutte le mie ansie. Medjugorje... Così lontana, per quattro giorni... come se la sarebbe cavata il Povero Piero con la mamma? Per due mesi, mi preparai, ascoltando appena possibile Radio Maria, che, casualmente, continuava a parlare delle apparizioni della Madonna, soprattutto delle migliaia di conversioni avvenute. Arrivò il giorno della partenza. Mi aspettavo il pullman GT, ed invece arrivò un Ducato senza finestrini. Eravamo in nove, perché il resto dei pellegrini aveva dato forfait. Mi sedetti davanti, accanto a quello che era allo stesso tempo organizzatore, autista e guida. Volevo tornarmene indietro, ma sapevo che me ne sarei pentita. Tutto sommato, il viaggio non fu affatto brutto, a parte la nausea che mi accompagnò da Treste fino a destinazione, ma quando riuscii a rilassarmi, cominciai anche ad aprire bocca - e quando la apro non la chiudo più - e ad ammirare il paesaggio. Dalla Slovenia in poi, la strada è sempre dritta, ampia; intorno, ci sono rocce biancastre, la terra è rossastra, tanto è ricca di ferro. Giungemmo a Medjugorje dopo 12 ore di viaggio, comprese le numerose soste. In Bosnia, le strade sono brutte brutte, perché nessuno se ne cura. Era buio, perché eravamo a fine settembre, ma faceva caldo. Entrai nella mia camera singola e subito ne uscii: va bene che era un pellegrinaggio, ma dormire per tre notti in un loculo con un sovrapprezzo di 50 E mi sembrava troppo! Ci guadagnai nel cambio. In compenso, la stanza dava sul cortile dove c'erano turbine che giravano e cani che abbaiavano... ma quella notte, dopo anni, dormii di gusto. ALLA PROSSIMA
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L'ANTICUOCA non è un titolo preso a caso; all'inizio rappresentava la mia incapacità di coniugare i più elementari ingredienti per creare il più semplice dei piatti, ma successivamente, nel mio animo si agitavano l'idea e la necessità di esprimere il mio essere da sempre controcorrente. Un tempo, essere controcorrente significava contestare il cosiddetto tran tran borghese e familiare. Oggigiorno, essere controcorrente significa credere in Dio e nei valori non negoziabili. A causa del politicamente corretto, si toglie il crocifisso nelle scuole, con la scusa che il simbolo della rinascita possa offendere chi non sia legato alla religione cristiana. Ipocrisia: è in verità un attacco contro Dio. Non è vero che l'uomo non crede: per sua natura deve credere in qualcosa o Qualcuno. Lo testimoniano le civiltà primitive. L'uomo sa di essere incompleto, ma per la sua stupidità - leggi orgoglio - piuttosto che ammettere di avere bisogno di Dio, si crea una miriade di idoli e false religioni. L'uomo moderno pretende di essere libero, e crede che tale libertà consista nello stordirsi con una vita 'piena' di impegni, progetti, affanni, accumuli, disordini... insomma, una vera e propria ubriacatura. L'uomo, ora più che mai, è nell'inganno. Mi chiedo come mai si voglia rinnegare la fede cristiana, definendola un ammasso di pratiche superstiziose, quando poi ci si affida ai maghi, agli oroscopi, ad altre filosofie, alla teoria della reincarnazione, agli amuleti e talismani. Si ama additare agli errori della Chiesa, condannandola per i crimini provocati dalle Crociate, e si gira la testa davanti agli efferati omicidi a spese dei cristiani asiatici ed africani ed alle disciminazioni nei luoghi di lavoro in Europa.(un'infermiera britannica è stata licenzita perché si era rifiutata di togliersi la crocetta che portava al collo) Qui qualcosa non quadra. Si manifesta per la tutela dei diritti degli aninmali e per preservare l'ecosistema, e non si tiene in considerazione il diritto alla vita del nascituro. Quel feto è una persona, non un semplice agglomerato di cellule disorganizzate! Apriamo gli occhi, riprendiamo le nostre radici cristiane| Lo so, ioper prima mi lamento dei cristiani; da loro non ho ricevuto molto. Ma stamattima, prima di recarmi al lavoro, ho letto sulla Bibbia: "C'è più gioia nel dare che nel ricevere." E mi chiedo quante volte nella mia vita io sia sta per gli altri cristiana. Tempo fa mi sono recata a Medgjugorje. Ve ne parlerò. La mia vita non è cambiata... o forse sì...
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il 26/05/2022 alle 09:00
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