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NON E’ UNA SORPRESA

Post n°1320 pubblicato il 05 Aprile 2025 da fresbe
 
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Certo che non rappresenta una sorpresa evidenziare l’analfabetismo economico-funzionale del “coro” istruito con veline che impesta l’informazione illiberale (significa non libera ed autonoma) di simil giornalisti dipendenti da “linee editoriali ”privati di qualsivoglia autonomia interpretativa. Siete carne da macello cervelli all’ammasso, persone senza dignità.

Ho ascoltato in tv una procace giornalista, probabilmente appena uscita da uno sgabuzzino con le mutande in mano, criticare con termini irripetibili la politica economica dell’amministrazione Trump. Sarebbe il caso di finirla perchè non avete più credibilità e mandare allo sbaraglio le ultime ruote del carro evidenzia la vostra sconfitta definitiva. L’Economia, definita con dispregio “scienza sociale” è molto di più di quello che pensiate sia. Condiziona la politica in modo determinante ed ossessivo e non conoscerne le regole vi rende “zombie senza anima” ed ignoranti utilizzabili per scopi che non siete in grado di conoscere e valutare ne prima ne dopo. Il progetto dell’amministrazione Trump mira a ristabilire l’equilibrio tra lavoro e finanza, restituendo importanza al mercato interno (in deflazione salariale) a creare occupazione ed obbligare le multinazionali a mollare l’osso. Se vorranno produrre dovranno farlo nei Paesi di origine cessando lo sfruttamento delle Nazioni povere e delle classi umiliate.

L’obiettivo del profitto non giustifica la “nuova schiavitù” e si reso quindi indispensabile abbattere questo sistema basato sullo sfruttamento. Anche la serva Europa sarà nel breve termine costretta a riconsiderare il mercato interno quale primo sbocco della produzione, altrimenti orientata alla esportazione. Da tempo anche la Cina ha compreso che necessitava considerare la crescita dei consumi interni alla luce della progressiva riduzione dei livelli di esportazione. Inoltre è necessario chiarire come la borsa non bruci capitalizzazioni che erano e sono “virtuali”. Si sono generate tramite scommesse, aspettative, speculazioni. Con le stesse motivazioni gli speculatori hanno investito sui titoli delle aziende armiere, abbandonando quelle dei veleni vaccinali ed ora... sono nel panico. Hanno disinvestito per restare “liquidi in stand by” in attesa di nuove opportunità di speculazione. Non mi fanno di certo pena e resto meravigliato di come l’opposizione si preoccupi di un mondo che non comprendono e che hanno da sempre rifiutato, considerandolo il tempio del capitalismo.

 
 
 

IL 2 APRILE

Post n°1319 pubblicato il 04 Aprile 2025 da fresbe
 
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Il 2 Aprile è iniziata la fine della produzione globalizzata che ha comportato lo sfruttamento compulsivo delle classi povere/deboli in Paesi sottosviluppati compensate con salari indegni per il loro lavoro, da parte delle multinazionali non solo Americane. I dazi al 49% al Vietnam da parte di Trump, intendono invertire questo sistema e riportare la produzione negli States.

Si auspica una nuova era nella quale produttori e consumatori rappresentino due insiemi geograficamente corrispondenti. Il costo del lavoro è la voce di bilancio di più alto impatto ma non giustifica lo sfruttamento dei poveri. Citando un fatto concreto, un paio di scarpe Nike, vendute a € 200,00 pare costino al produttore dai € 5 ai € 10! Si possono giustificare queste politiche economiche? La delocalizzazione della produzione, ha causato enormi perdite di occupazione in Occidente con peggioramento della qualità del prodotto finito. Non mi risulta siano state prese dalla Comunità Internazionale delle misure di tutela delle classi oppresse od alzate di scudi in difesa dei sotto salariati. Questa è la globalizzazione ed assistere all’inizio della sua fine non può fare che piacere agli uomini ed alle donne di buona volontà e sani principi.

Un noto economista (ma di basso valore) ha affermato solo ieri che il dissesto di mercato (rapporto tra esportazioni ed importazione negativo) negli Stati Uniti è generato dal fatto che gli americani vivano al di sopra delle loro possibilità. Che un servo si permetta di criticare il padrone perchè a suo avviso spende troppo, potrebbe generare la tipica reazione del taglio del suo compenso. Se per non risultare insignificanti necessiti affermare castronerie, sono contento di contare nulla e di permettermi il lusso di esprimere le mie idee, senza attenermi a veline o linea editoriale. Nel contempo i “volenterosi armiamoci e partite”, proseguono nelle loro riunioni con l’intento di proseguire la guerra in Ucraina. Sono allo scoperto, sfiduciati in Patria, poco considerati dalle potenze mondiali, alla canna del gas con economie in dissesto. Tranquilli stanno già trattando TUTTI (in separata sede) con l’amministrazione Trump per ridurre l’impatto dei dazi anche se formalmente ritengono sia la UE a doversene occupare. Purtroppo risulta che a Bruxelles si intendano solo della lunghezza dei molluschi, di carica cellulari universali, di tappi che non si staccano dalle bottiglie, di ipotetici rapporti debito/Pil e di migliaia di altre inutili pastoie burocratiche in ordine sparso. Facciamo attenzione nel medio periodo alla reazione del mercato interno Americano al lievitare dei costi. Saranno determinanti con la loro “domanda” alla ricalibrazione dei dazi imposti in modo generico. E’ il momento della contrattazione bilaterale che stabilisca nuovi equilibri.

 
 
 

LE ESPORTAZIONI NON SONO IMPONIBILI IVA AI SENSI DEL DPR 633/72

Post n°1318 pubblicato il 03 Aprile 2025 da fresbe
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La materia è regolata dall'art. 8 del DPR 633/72.In caso di esportazione di merci, non si applica l'IVA, ma si effettua una vendita non imponibile. Naturalmente, per evitare comportamenti fraudolenti da parte delle imprese, le Finanze hanno posto delle condizioni che devono essere rispettate. Questa precisazione si rende necessaria per il generarsi di errate comunicazioni social. Se l’esportatore carichi comunque l’importo del 22% sul non imponibile, generando un costo per l’importatore (non dovuto comunque all’iva) riguarda la correttezza commerciale.

La determinazione del costo complessivo della merce esportata è conseguenza della trattativa tra chi esporta e chi importa. Ritenere che il costo risultante sia equivalente all’imponibile non gravato da iva (rispetto al mercato interno) è una supposizione perchè occorre considerare altri costi (doganali, trasporto, assicurativi) e delle condizioni contrattuali specifiche quali la disponibilità “concreta” della merce. Se venisse considerata la sede del importatore quale destinazione, si andrebbero a sommare i predefiniti costi. In alternativa l’importatore dovrebbe provvedere con mezzi propri al prelievo e trasferimento.

 
 
 

LA GUERRA DEI DAZI

Post n°1317 pubblicato il 03 Aprile 2025 da fresbe
 
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Che la “guerra” dei dazi rappresenti un danno per le economie coinvolte in un fatale abbraccio chiamato “globalizzazione”, risulta in tutta evidenza. Iniziando con il rispetto della regola aurea della “reciprocità”, l'amministrazione Trumpiana ha deciso di applicare dazi sulle importazioni in USA pari al 36% per la Cina ed il 20% sulle merci Europee.

Il mercato è un “campo di battaglia” sui generis ove si scontrano eserciti virtuali, determinati dai consolidati rapporti di forza nel mercato globale. Gli interessi contrapposti necessitavano di essere ricalibrati e quindi la “lavagna” è stata cancellata in toto. Se è vero, come pare, che gli USA si siano condannati nel tempo alla deindustrializzazione, creando una dipendenza dall’estero che ha causato perdita di occupazione ed imprese che si sono delocalizzate per non versare le imposte in USA lucrando sullo “sconto”, questa iniziativa appare come un tentativo di invertire il trend. L’ipotesi che si tratti di un “colpo di testa” e non già della pianificazione di una strategia, non penso sia corretta.

Mentre le cancellerie Europee “pigolano” nel criticare la politica economica di Trump, occorre predisporre delle reazioni composte che abbiano la finalità di adeguarsi alla mutata condizione. La UE dopo essersi lamentata della mancata considerazione da parte dell’amministrazione Trumpiana, ora si trova nella condizione di dichiarare la sua completa incapacità di rappresentare i differenti interessi nazionali delle ventisette vittime sacrificali. Sul piano delle iniziative fattibili, al primo posto c’è la ripresa delle forniture Russe per l’energia ed il ristabilire regolari rapporti commerciali. Le sanzioni hanno destabilizzato l’Europa più che l’orso Russo, ed andrebbero eliminate da subito. Le reazioni che avranno rilevanza sul piano pratico, sono quelle dei consumatori finali, con al centro la domanda, come è normale che sia. Gli importatori operano “acquistando sul venduto”, in conseguenza degli ordini cercando di non immobilizzare capitali investiti nel “magazzino” (scorte) che il più delle volte appare come “virtuale”. La valutazione è tipicamente “merceologica” entrando in un campo oscuro per i commentatori casuali dell’informazione allineata. Come affermato in un mio precedente post (n° 1314 del 28/02/2025) saranno i volumi e la tipologia delle merci ad essere decisivi. La UE nel tentativo di difendere gli interessi della Germania e quindi la loro industria dell’auto, potrebbe danneggiare principalmente l’Italia e le sue esportazioni che riguardano il settore alimentare. Naturalmente si procederà in ordine sparso, come sta avvenendo da tempo, tramite incontri bilaterali tra USA e rappresentanti dei principali esportatori. 

 
 
 

LA RECIPROCITA'

Post n°1316 pubblicato il 03 Aprile 2025 da fresbe
 
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La regola aurea alla base dei rapporti commerciali e di forza tra le Nazioni, consiste nel rispetto del concetto (e sua applicazione) della reciprocità. Gli scambi commerciali tra gli Stati, sono condizionati dagli interessi privati che hanno consentito all’export della Cina di soffocare i mercati interni dell’Occidente.

Applicare i dazi sulle importazioni di merci dalla Cina, avrebbe dovuto essere valutata come misura urgente ed inevitabile ma l’Occidente ha ritenuto avvantaggiarsi dei bassi costi (ed all’inizio infima qualità) delle importazioni di merci non rispondenti ai costosi standard autoimposti. Le conseguenze sono state devastanti, deprimendo la produzione interna in favore delle importazioni a tutti gli effetti illegali di merci non sottoposte ai vincoli qualitativi. Dumping bancario, lavoro minorile, bassa qualità, pericolosità diffuse, non hanno impedito ai privati di preferire la commercializzazione di merci importate preferendole al mercato produttivo interno. Il consumatore non si è di certo occupato del WTO (Word Trade Organisation) e del fatto che la Cina non sia stata monitorata ed obbligata al rispetto alle nostre regole produttive. Approssimazione, cecità e corruzione hanno consentito la violazione sistematica della corretta concorrenza. Nel contempo le esportazioni UE verso gli USA, hanno goduto di dazi privilegiati non bilanciati dal concetto di reciprocità. L’Europa produttiva è stata definita “parassita” in conseguenza di questo stato delle cose. Possiamo affermare che il “pericolo Cinese” non sia stato valutato in modo corretto ed ora abbiamo il coraggio di lamentarci ed ipotizzare una “guerra commerciale” contro il nostro principale mercato di esportazione, evitando di occuparci del vero nemico che sta da tempo destabilizzando le nostre Economie. Non credo che Trump  maggiorazione dei dazi su tutte le merci importate, limitandosi a valutazioni opportunamente differenziate. Le esigenze del mercato interno USA avranno il loro peso del quale l’amministrazione Trump dovrà necessariamente tenere in debito conto.

 
 
 
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