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A.V.O. - LA TEORIA DI MUNDELL

Post n°969 pubblicato il 05 Settembre 2016 da fresbe
 
Foto di fresbe

La creazione della moneta unica, avrebbe dovuto rappresentare un altro passo trionfante nel progetto europeo, nel quale l’integrazione economica è stata utilizzata per favorire l’integrazione politica e la pace. Una moneta comune, secondo l’idea guida, avrebbe vincolato il continente ancora più strettamente. Ma ciò che è accaduto, invece, è un incubo: l’Euro si è rivelato una trappola economica, e l’Europa un nido di Nazioni litigiose. Anche le conquiste democratiche del continente sembrano in pericolo, laddove le terribili condizioni economiche, stanno creando un ambiente favorevole per l’estremismo politico. Chi avrebbe potuto prevedere simili conseguenze? Molti esimi economisti avrebbero potuto ipotizzarlo, ma solo qualcuno lo fece. Giacché abbiamo un dogma di lunga tradizione sulle prospettive delle unioni monetarie, la teoria delle aree valutarie ottimali (A.V.O.) La sintesi di questa teoria, avrebbe dovuto generare gravi preoccupazioni per il progetto Euro.
Queste preoccupazioni sono state in gran parte respinte, affermando che la teoria fosse errata, irrilevante, e che le eventuali preoccupazioni suscitate, potevano essere affrontate con le riforme. Tuttavia i recenti avvenimenti hanno seguito le linee che ci si poteva aspettare dalla buona vecchia teoria di un’area valutaria ottimale, suggerendo persino la necessità di espandere la teoria, poichè alcuni aspetti della stessa, risultano più importanti di quanto precedentemente ipotizzato.
I vantaggi di una valuta comune sono evidenti, anche se difficili da quantificare: costi di transazione ridotti, l’eliminazione del rischio di cambio, una maggiore trasparenza e probabilmente più concorrenza perché i prezzi risultano facilmente confrontabili. Prima della creazione dell’Euro, un lavoro statistico sul numero limitato di coppie di paesi che condividevano una moneta, ha suggerito che la moneta unica europea avrebbe potuto produrre un’esplosione del commercio intra-europeo, ma ciò non è avvenuto. 
Il volume degli scambi, sembra essere aumentato modestamente come risultato della moneta unica, e presumibilmente corrispondente ad un aumento degli scambi reciprocamente vantaggiosi e quindi produttivi.
Gli svantaggi di una moneta unica. derivano dalla perdita di flessibilità. Sembrava ai creatori dell’A.V.O., e continua a sembrare tuttora, che i cambiamenti nei prezzi relativi e dei salari, siano più facilmente realizzabili, tramite il deprezzamento della moneta che dalla rinegoziazione dei contratti individuali. L’Islanda ha raggiunto un calo del 25% dei salari, attraverso una svalutazione della corona. La Spagna probabilmente, avrebbe necessità di una regolazione analoga, ma richiederebbe anni di correzione deflattiva salariale a fronte di un’elevata disoccupazione.
I vantaggi di una moneta unica, hanno un costo potenzialmente alto. La teoria dell’area monetaria ottimale, invita a valutare il bilancio tra vantaggi e costi.
Ora, quello che dobbiamo dire subito è che questo “bilancio” si realizza solo in senso qualitativo. I benefici dell’introduzione dell’Euro sono x  percento del PIL, y costi e x> y.  
Mundell, autore del classico scritto nel 1961, ha sostenuto che una moneta unica è più sostenibile, se le Nazioni che condividono questa moneta, siano state caratterizzate da una reciproca elevata mobilità del lavoro. (Citata la mobilità dei fattori, ma il lavoro è quasi sicuramente quello che conta di più)

Supponiamo, che lo stato del Massachusetts subisca un grande shock asimmetrico per la sua economia, che riduce drasticamente l’occupazione. Se i lavoratori del Massachusetts non possono o non vogliono lasciare lo Stato, l’unico modo per ripristinare la piena occupazione è quello di riconquistare i posti di lavoro persi, con probabile notevole calo dei salari relativi, per rendere lo Stato più competitivo. In condizione di mobilità dei lavoratori, la piena occupazione può essere ripristinata, attraverso i trasferimenti, che adeguano richiesta e disponibilità di lavoratori.  
In sintesi, la teoria di un’area valutaria ottimale, ha suggerito due aspetti importanti da osservare: la mobilità dei lavoratori e l’integrazione fiscale. In entrambi i casi è evidente che l’Europa abbia, una limitata mobilità del lavoro e nessuna integrazione fiscale.  

Paul Krugman – NYT 24 Giugno 2012

Traduzione: Bruno Genovese. Adattamento e sintesi dell'autore di questo Blog.

 
 
 
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