La "polemica" sull'inazione degli Economisti in merito alla crisi epocale in arrivo, non mancò di sollevare quesiti sulla indipendenza del movimento Accademico. Ricordo di aver scritto vari post nel 2007 e 2008, prevedendo l'arrivo della DEFLAZIONE, domandandomi nel contempo, come fosse stato possibile che gli stimati professionisti non si fossero accorti dei segnali. Incompetenza, cecità o... qualcosa di più grave?
Mervyn King, stimato economista, ha concesso un’intervista al vetriolo su Brexit e UE. È stata accolta da un assordante silenzio da parte della nostra Accademia, sempre pronta a scagliarsi contro i suoi membri che sostengono le stesse tesi di King. Ancora una volta è la confraternita degli economisti italiani a essere passiva e conformista: meglio ignorare King che discutere le sue idee, per il timore che siano giuste. Il giornalista, Mario Sechi, ha colto l’importanza della testimonianza e sollecitato i suoi colleghi e noi economisti a meditare sull’analisi di King, fornendo una sintesi delle tesi in essa sostenute nel caso in cui, non avessero il tempo di leggere le quattro colonne del giornale. Riporto la sintesi per tentare di indirizzare l’attenzione:
• “L’impatto della Brexit nel lungo periodo sarà molto limitato”
• “La Gran Bretagna ha il diritto di governarsi da sé”
• “Chi ha votato per la Brexit non è razzista, xenofobo o stupido”
• “Le élite hanno perso il contatto con i bisogni della gente”
• “È la Ue ad avere lasciato noi”
• “La Sterlina debole è benvenuta”
• “Draghi è in una posizione impossibile”
• “L’Eurozona precipiterà di nuovo nella crisi senza un dibattito genuino e un reale cambiamento”
• “L’unione monetaria è stata prematura senza l’unione fiscale.
• I “nuovi partiti politici che incolpano l’unione monetaria, vengono liquidati come populisti, ma le loro critiche sono basate su accadimenti economici”
• L’unione fiscale costerebbe alla Germania il 5% del PIL, e sarebbe necessaria per permettere ai paesi del Sud di conservare/ripristinare la piena occupazione.
• “Stiamo andando verso il disastro”.
In passato sette Premi Nobel, firmarono un documento nel quale si affermava l’insostenibilità dell’Euro. Da tempo sono sorpreso del sostegno che i Sindacati dei lavoratori conferiscono alla tesi di restare nell’UE e nell’euro, ritenendo che una Italexit danneggerebbe i lavoratori, trascurando di valutare il danno ulteriore (considerato che quello pagato dai disoccupati non sia sufficiente) del restarci così com’è. Ritengo che la nostra professione (economisti) abbia gravi responsabilità poiché pecca di indipendenza di pensiero e di coscienza civile.
Paolo Savona, MF 16 marzo 2017 (sunto e revisione del blogger)
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