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IL DEBITO PUBBLICO IN PANDEMIA

Post n°1146 pubblicato il 11 Novembre 2020 da fresbe
 

"Se la Bce decidesse di cancellare il debito pubblico, nella fattispecie l’eccedenza creata durante la pandemia per le necessità di finanza pubblica, potrebbe farlo senza alcun problema di sorta: basterebbe – banalmente – la volontà in tal senso"
di Claudio Borghi Aquilini

E’ dal 2012 che la Banca Centrale Europea acquista Titoli di Stato sul mercato (secondario). Lo ha fatto nell’ambito del Quantitative Easing, con il programma Pspp – Public Sector Purchase Programme. Lo ha continuato a fare, reinvestendo i proventi dei titoli in scadenza, anche dopo il termine del Qe. 
Ha ripreso gli acquisti con il Pepp – Pandemic Emergency Purchase Programme, destinato a veder incrementata la propria “dotazione”. 
Ad oggi Banca d’Italia (sono le banche centrali nazionali ad aver effettuato, su mandato Bce, l’acquisto della quasi totalità dei titoli) detiene oltre 500 miliardi del nostro debito pubblico, quota che potrebbe, entro l’anno prossimo, crescere fino a sfiorare i 700 miliardi.
Quella della Bce non è però una “monetizzazione” in termine stretto. Perché si possa parlare di tale fattispecie è necessario infatti che l’Eurotower si impegni esplicitamente a sottoscrivere qualsiasi emissione di debito da parte degli Stati, agendo come una sorta di “ombrello” rispetto alle fiammate di mercato. Non lo può fare perché ciò implicherebbe la violazione dell’articolo 123 del Tfue, il quale vieta “la concessione di scoperti di conto o qualsiasi altra forma di facilitazione creditizia a istituzioni, organi od organismi dell’Unione, alle amministrazioni statali, agli enti regionali, locali o altri enti pubblici”. Di fatto, è come se lo stesse comunque facendo, non in via ufficiale, incidentalmente quanto vogliamo, potremmo quasi dire “per errore”, in costante retroguardia mentre il resto del mondo arriva a far cadere dei tabù, ma il risultato, è quello.
Ciò doverosamente premesso, veniamo al punto nodale della questione. La Bce può davvero cancellare il debito pubblico? La risposta è affermativa. 
Lo potrebbe bruciare, se i titoli fossero ancora in formato cartaceo, oppure potrebbe tirare una riga sul foglio di bilancio. Più semplicemente, le basterebbero poche mosse su uno schermo.
Facile? Facilissimo. Tanto più che il debito oggi in mano alle Banche Centrali Nazionali è già come se non esistesse. Prendiamo il caso di Banca d’Italia, che incassa i relativi interessi sui titoli e, per la quasi totalità, li gira al ministero dell’Economia all’atto della distribuzione dei dividendi quando chiude l’esercizio. In gergo tecnico si parla di “retrocessione” degli interessi, più pragmaticamente: il debito è sterilizzato. Innocuo quindi ai fini, ad esempio, delle dinamiche dello spread. E dal punto di vista contabile, cosa succederebbe? Anche qui, assolutamente nulla. Perché è vero che quando una Banca Centrale crea denaro, iscrive un valore al passivo che, nel nostro caso, corrisponde ad un uguale valore nell’attivo pari a quello dei titoli acquistati. 
Se questo attivo venisse cancellato, il patrimonio della Bce (e/o delle banche centrali nazionali parte del Sebc) finirebbe in territorio negativo. 
“Stante la sua capacità di creare base monetaria la Banca Nazionale è sempre solvibile nella propria moneta, giacché teoricamente dispone di mezzi di pagamento legali in quantità illimitata. Pertanto, anche con un capitale proprio temporaneamente negativo, essa conserva la piena capacità di agire, e può quindi assolvere in ogni tempo il suo mandato. In caso di capitale proprio negativo, la Banca Nazionale non soggiace ad alcun obbligo giuridico né di risanamento né, tanto meno, di liquidazione. Non sussiste neppure per i suoi azionisti un obbligo di apporto addizionale di capitale”.
Filippo Burla

N.B.: Uno Stato Sovrano che mantenga la capacità di emettere moneta non potrà andare in default (Sovranità Monetaria)


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