Creato da senzaporteefinestre il 06/02/2007

TEMPO

E' più il non detto di quel che si può rivelare.

 

 

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Post N° 105

Post n°105 pubblicato il 10 Maggio 2007 da senzaporteefinestre

   "You are always
that complete beside me at every moment"

   Siena, luglio 1989

   Riposa, dice mio padre. La cascina in pietra.
Riposa, i libri allontanano dalla vita.

   Cammino per ore nella campagna. Colline di sole e ulivi. Ancora silenzio, corpo da stremare nella corsa all'alba, silenzio e libri. Parole e silenzio.

   Tu rimani in città. Chi porterai al macello al posto mio?
Di chi saranno i capelli sulle tue lenzuola? Ti scrivo, ma già sono lontana, assente.
Già la mia vita scorre parallela alla tua. 

   Certosa di Pontignano. Notte, luci, musica.
Bevo, mi allontano dagli altri. Cerco il silenzio originario di questo luogo di preghiera e meditazione.

   Lo incontro in un angolo buio. Anche lui beve.
Si accorge di me, mi saluta e sorride.
Mio padre, penso. Occhi tristi, stanchi, forse. E' inglese, mi dice.

   Mi siedo sull'erba umida. Mi segue.
Silenzio.

   Sopra di me. Tengo gli occhi chiusi.
Ascolto il battito del cuore, non mi muovo.
Cerco di respirare con questo peso, il mondo sopra di me, duro,
caldo mondo che mi rende liquida.

   Ancora mio padre.
Riposa. Io riposo adesso. Non penso,
non leggo, non scrivo.

   Si alza e mi prende per mano. Mi gira la testa.
Mi aggrappo a lui come nel vuoto ad una speranza.

   All'uscita, si avvicina alla macchina. C'è qualcuno dentro.
Mi fa salire. L'autista esce, mi sfuggono le loro parole.
Entra in macchina e mette in moto.

   Ricordo il silenzio, il suo sorriso sbiadito, i capelli bianchi.
La sua mano sulla mia.

   San Gimignano e le luci in lontananza. Campagna.
Ci fermiamo. Vedo le stelle sopra la testa.
Ricordo le stelle, l'aria fresca.

   Paura. E desiderio. Un desiderio al quale non potevo sottrarmi.
Sopra di me, mi chiedeva se volevo. Io prendevo tempo. In silenzio.
Ogni secondo il desiderio aumentava, giocavo a resistere. A me stessa.

   Anche lui giocava. Chiedeva. In inglese, implorava.
Ogni secondo era uno spazio in più occupato. Lo sentivo nel cuore.
Ma pensavo avrebbe occupato anche la mia mente, i miei occhi, la mia gola. 

   Riposo. Silenzio, ancora.
Corpo da stremare, per non sentire quel vuoto che grida.
Grida e squarcia il silenzio dentro.

  

  

  

 
 
 
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