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LA DIVERSITA’

Post n°9 pubblicato il 21 Giugno 2006 da motorhomer

L’ identità: ci sono varie forme di identità, culturali, sociali , religiose, ecc. La sommatoria di esse possono dar luce a un’ altra  ben precisa identità (es. quella italiana, anche se non è certamente detto che all’interno dell’italianità tutti abbiano le stesse caratteristiche; è solo, ovviamente, un’approssimazione che parte dal generale arrivando  a una singola persona  che si può assai frequentemente trovare all’interno del tipo “italiano”,ossia al particolare ). Ovviamente, non è detto che l’ identità così ottenuta sia in ordine gerarchico superiore alle precedenti variabili che la compongono, ma è solo una mera sommatoria.

Detto questo, mi accingo a rilevare la comica discrepanza d’intenti ad opera di chi al giorno d’oggi sembra apprezzare solo il “diverso” e ciò che è “diverso”. Per prima cosa, mi chiedo da cosa si evinca che la persona o l’oggetto siano diversi, e la risposta, sarà ovviamente “in relazione a ciò che è abitudinario e classico”, ovviamente.  Dopodiché, si deve tener conto che esistono due differenti tipologie di diversità appunto-, una ritenuta l’essere al di sopra della media e l’altra al di sotto. Che io sappia, almeno, non si contempla una presunta diversità di medio livello, equiparabile alla media. Ma entrambi sono funzionali al medesimo scopo: sgattaiolare via, fuggire anzi, da ciò che è medio e perciò reale, piaccia o meno.

E tuttavia noto come un diverso presunto “inferiore” - a torto o a ragione, non mi preme qua decidere in quali casi sia giusto o meno, e certo la cosa sarebbe puramente soggettiva e molto complessa- ci metta un attimo a salire dalla polvere all’ altare; vale anche il contrario, certo, ma in modo più graduale e impercettibile nel breve termine. Ciò che mi appare chiarissimo è comunque che entrambi capovolgimenti hanno una valenza sociale , ossia i tali soggetti hanno il loro valore in merito a ciò che si vuole ottenere dalla società, se  una evoluzione o un toccare il fondo per poi risorgere dalle ceneri.

Allo stesso modo delle rivoluzioni violente e brevi, i diversi   impiegano sempre relativamente poco tempo per cambiare il loro status, come già detto.

Ma io sono certo del fatto che, soprattutto in tempi di buonismo come questo, che la vera diversità- quella genuina, non scenica, non istrionica – sarà sempre invisa perché non funzionale. Ma, dato che nessuna forma di diversità può essere ritenuta tale in eterno (altrimenti che senso avrebbe questo teatro?), allora bisogna che ciò che prima veniva considerato appunto come normale venga da un certo momento considerato se non contro-natura e fastidioso, almeno come retrò, demodè.

 

 

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