CONTROCORRENTE3

BLOG NON CONFORME

 

BLOG DERATIZZATO

 

SAF - ONORE A VOI

 

STOP PEDOFILIA

 

AREA PERSONALE

 

FACEBOOK

 
 
 
 

SETTEMBRE NERO

 

IO NON SCORDO

 

OCEANO DI GUERRIERI

 

CHI è IL BASTARDO ???

 

 

« LA RIVOLUZIONE FASCISTALA RIVOLUZIONE FASCISTA 3 »

LA RIVOLUZIONE FASCISTA 2

Post n°3 pubblicato il 24 Gennaio 2009 da acidomuriaticoxmas
Foto di acidomuriaticoxmas

La marcia su Roma

Tra il 27 e il 31 ottobre 1922, la "rivoluzione fascista" ha il suo culmine con la "marcia su Roma", opera di gruppi di camicie nere provenienti da diverse zone d'Italia e guidate dai "quadrumviri" (Italo Balbo, Cesare Maria De Vecchi, Emilio De Bono e Michele Bianchi). Il loro numero non è mai stato stabilito con certezza; tuttavia, a seconda della fonte di riferimento, la cifra considerata oscilla tra le 30.000 e le 300.000 persone.[28]

Il Re, per l'opposizione di Mussolini a qualsiasi compromesso (il 28 ottobre rifiuta il Ministero degli Esteri) e per il sostegno di cui il fascismo gode presso gli alti ufficiali e gli industriali, che vedevano in Mussolini l'uomo forte che poteva riportare ordine nel paese "normalizzando" la situazione sociale italiana, non proclama lo Stato d'assedio proposto dal presidente del Consiglio Luigi Facta e dal generale Pietro Badoglio e dà invece l'incarico a Mussolini di formare un nuovo governo di coalizione (29 ottobre).

Il 16 novembre Mussolini si presenta alla Camera (ottiene la fiducia con 316 voti a favore, 116 contrari e 7 astenuti) e tiene il suo primo discorso come presidente del consiglio (il "discorso del bivacco"), nel quale dichiara:

Il 24 novembre ottiene i pieni poteri in ambito economico e amministrativo sino al 31 dicembre 1923, al fine di "ristabilire l'ordine". Il 15 dicembre 1922 si riunisce, per la prima volta, il Gran Consiglio del Fascismo. Il 14 gennaio 1923 le camicie nere vengono istituzionalizzate attraverso la creazione della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale. Il 9 giugno presenta alla Camera la nuova legge Acerbo in materia elettorale, approvata il 21 luglio. Sempre in luglio, grazie all'appoggio britannico, nella conferenza di Losanna è riconosciuto il dominio italiano sul Dodecanneso, occupato dal 1912.

Il 28 agosto si verifica l'eccidio di Giannina: la spedizione militare Tellini, col compito di definire la linea di confine tra Grecia e Albania viene massacrata. Mussolini invia un ultimatum alla Grecia per chiedere riparazioni e, in seguito al rifiuto del governo greco, ordina alla marina italiana di occupare Corfù. Con questa azione, il nuovo presidente del consiglio dimostra di voler perseguire una politica estera forte ed ottiene, grazie alla Società delle Nazioni, le riparazioni richieste (dietro l'abbandono dell'isola occupata).

Il 19 dicembre presiede alla firma dell'accordo tra Confindustria e la Confederazione delle Corporazioni fasciste. Il regio decreto 30 dicembre 1923 n.284 stabilisce la creazione degli Enti Comunali di Assistenza (ECA) con compito di «coordinamento di tutte le attività, pubbliche o private, volte al soccorso degli indigenti, provvedendo, se necessario, alle loro cure, o promuovendo ove possibile l'educazione, l'istruzione e l'avviamento alle professioni, arti e mestieri». Essi verranno unificati in due enti territoriali deputati all'assistenza sanitaria e materiale dei poveri e dell'infanzia abbandonata col regio decreto del 3 marzo 1933 n.383.

Il 27 gennaio 1924 si ha la firma del trattato di Roma tra Italia e Iugoslavia, col quale quest'ultima riconosce all'Italia Fiume, annessa il 16 febbraio. In seguito a questo, il re conferisce a Mussolini l'onorificenza del Collare dell'Annunziata. A partire dal 7 febbraio il governo italiano stabilisce rapporti diplomatici con l'Urss.[29] Un accordo con il Regno Unito permette all'Italia di acquisire l'Oltregiuba, regione che viene annessa alla Somalia italiana. Il 24 marzo si ha il primo tentativo di radiotrasmissione di un discorso politico.

Alle elezioni del 6 aprile 1924, la "Lista Nazionale" (nota con il nome di "Listone") ottiene il 60,1% dei voti e 356 deputati (poi ridotti a 355 per la morte di Giuseppe De Nava, non sostituito); ad essi si aggiungono il 4,8% di voti e i 19 seggi conseguiti dalla "lista bis". Nel complesso le due liste governative raccolgono il 64,9% dei voti validi, eleggendo 375 parlamentari, di cui 275 iscritti al Partito Nazionale Fascista. Oltre al PNF erano entrati nel "Listone" la maggioranza degli esponenti liberali e democratici (tra cui Vittorio Emanuele Orlando, Antonio Salandra, ed Enrico De Nicola, che però ritirò la sua candidatura prima delle elezioni), ex popolari espulsi dal partito, demosociali e sardisti filofascisti, e numerose personalità della destra italiana.

Le consultazioni - nonostante Mussolini avesse inviato reiterati appelli all'ordine ai fascisti e telegrammi ai prefetti affinché impediscano a chiunque intimidazioni, provocazioni e aggressioni (che - specialmente se commesse dai fascisti potevano - come poi avvenne - costituire un pretesto per i partiti di minoranza per chiedere l'annullamento delle elezioni, il cui esito era scontato a favore del "Listone")[30] - si svolgono in un clima generale[31] di violenza ed intimidazioni.[32] Contemporaneamente Mussolini impegnava telegraficamente i prefetti[33] affinché ogni sforzo fosse effettuato per assicurare la vittoria alla Lista Nazionale, attraverso l'opera di convincimento degli incerti e la lotta all'astensionismo, nonché attraverso la propaganda della corretta compilazione della scheda elettorale[34] ma anche e soprattutto attraverso la realizzazione di manifestazioni e celebrazioni pubbliche a carattere patriottico o di festa patronale nelle quali i Fasci locali avessero potuto mettersi in mostra e presentarsi come gli unici detentori della legittimità a rappresentare la nazione.

Le elezioni si concludono con una schiacciante vittoria della Lista Nazionale, tale da superare ogni più rosea aspettativa dello stesso Mussolini, che - dalle informative ricevute dai prefetti - si aspettava un numero di consensi di poco superiore al 50%[35]. Il "Listone" ottenne invece il 64,9% su base nazionale, tale da raggiungere da solo il premio di maggioranza del 65% previsto dalla Legge Acerbo per il partito di maggioranza relativa. La sconfitta delle opposizioni porta la stampa antifascista e anche quella afascista[36] ad un serrato attacco contro le violenze e le illegalità commesse dai fascisti e dagli organi dello Stato allineati al fascismo. Solo pochi giornali riconoscono la vittoria elettorale del blocco nazionale. Gli abusi, i brogli e le violenze perpetrate dai fascisti vengono infine denunciate il 30 maggio dal deputato socialista unitario Giacomo Matteotti con un duro discorso alla Camera col quale chiede di annullare il risultato delle elezioni. Il discorso provoca una seduta concitata, e Matteotti viene interrotto a più riprese, in particolare da Farinacci, il quale a sua volta rinfaccia all'opposizione le illegalità commesse dai movimenti antifascisti, mentre maggioranza e opposizione di scambiano accuse reciproche. Alcuni esponenti della Lista Nazionale abbandonano l'Aula per protesta contro le accuse lanciate da Matteotti[37].

Il 10 giugno 1924 Matteotti viene rapito e assassinato per mano di squadristi fascisti. L'evento provoca grande turbamento in tutta la nazione e la «secessione dell'Aventino»,[38] ovvero l'abbandono del parlamento da parte dei deputati d'opposizione, i quali si riuniscono sull'Aventino per protesta nei confronti del rapimento. Indicato dalla stampa e dall'opposizione ma anche da alcuni suoi alleati[39] come mandante, Mussolini non viene però imputato nel processo che portò alla condanna per omicidio preterintenzionale[40] a a cinque anni, undici mesi e venti giorni per tre militanti fascisti che, secondo la sentenza, avrebbero agito di propria iniziativa. La condanna fu poi revisionata in ergastolo per i colpevoli ancora superstiti nel 1947. Parimenti, anche il processo all'Alta Corte Senato del Regno contro Emilio De Bono non coinvolge Mussolini. Nonostante ciò alcuni esponenti della storiografia contemporanea[41] sostengono la responsabilità di Mussolini nell'omicidio come mandante, opinione contestata da Renzo De Felice nella sua biografia di Mussolini, indicando come egli in quel periodo fosse il più danneggiato nella sua politica e nella sua persona da quel delitto.

L'autunno 1924 è denso di tensioni per Mussolini: alcuni fascisti prendono le distanze da lui, e molti chiedono le sue dimissioni, affinché il "fascismo potesse ritemprarsi libero dalle responsabilità dei supremi poteri" (così il ministro delle Finanze De Stefani, presentando a sua volta le sue proprie dimissioni - respinte - a Mussolini). La pubblicazione del "memoriale Rossi" (forse voluta dallo stesso Mussolini) porta altre accuse, ma per le sue incoerenze interne Mussolini riesce con un'abile campagna di stampa a ritorcerle a suo vantaggio. Mussolini si limita a cedere l'interim degli Interni a Federzoni, il quale viene incaricato di reprimere innanzitutto ogni moto spontaneista sia delle opposizioni che degli squadristi (i quali, soprattutto dopo l'assassinio come vendetta per Matteotti dell'onorevole Armando Casalini che tornava a casa con la figlia, il 12 settembre 1924 ricostituiscono alcune "squadracce" e riprendono le violenze arbitrarie).

Mentre la situazione si fa sempre più tesa si agitano anche voci che sostengono che Mussolini pensasse ad un colpo di Stato per risolvere la questione: una tesi che De Felice smentisce: proprio l'iniziale volontà di Mussolini di risolvere politicamente e nei limiti della legalità costituzionale la crisi[42] spingerà invece i ras a metterlo spalle al muro. Dopo una durissima campagna di stampa portata avanti dalle testate dell'estremismo fascista, la sera del 31 dicembre un gruppo di consoli della Milizia capitanato da Aldo Tarabella ed Enzo Galbiati si reca a Palazzo Chigi. Lo scontro verbale è violentissimo: gli squadristi accusano Mussolini di volersi disfare della Milizia e del partito e lo minacciano di un "pronunciamiento". A Firenze, nel frattempo, si erano radunati oltre diecimila squadristi, pronti all'azione violenta: fu incendiata la sede del Giornale nuovo ed altre sedi antifasciste, e dato l'assalto alle carceri delle Murate, dalle quali furono tratti i fascisti ivi detenuti. In tutta questa situazione, il re taceva e l'Esercito non si muoveva. Mussolini, a questo punto "decise di giocare grosso: approfittare dell'atteggiamento del re per mettere fuori giuoco le opposizioni, rassodando così il proprio traballante potere e dando soddisfazione agli intransigenti, ma al tempo stesso tirare anche a questi un colpo mortale".[43]

Forte dell'indecisione delle opposizioni e premuto dai suoi compagni più radicali (Balbo, Farinacci e Bianchi soprattutto), il 3 gennaio 1925 Mussolini tiene alla Camera dei Deputati un discorso sul delitto Matteotti[44] nel quale si assume "la responsabilità politica, morale, storica" di quanto accaduto e del clima di violenza. Mussolini espone le vicende della rivoluzione fascista, delle lotte interne e dell'ascesa al potere del fascismo, arrivando a sfidare l'aula sostenendo che se il fascismo non fosse stato altro che "un'associazione a delinquere", si procedesse immediatamente a preparare "la corda e il sapone" per impiccarlo seduta stante. Col discorso del 3 gennaio ha inizio il regime dittatoriale fascista data confermata dallo stesso Mussolini nel libro "Storia di un anno: Il tempo del bastone e della carota" del 1944.

Il giorno dopo Mussolini fa diramare a Federzoni una serie di telegrammi ai prefetti coi quali chiede la repressione più stringente di ogni sommossa o tumulto di ogni fazione in particolare però sui "comunisti e sovversivi", il controllo della stampa (quella dell'opposizione tramite la censura, quella fascista tramite un richiamo all'ordine perentorio) e poi - direttamente ai dirigenti delle federazioni fasciste un richiamo all'ordine con minaccia diretta nei confronti dei dirigenti che avessero permesso disordini da parte dei propri gregari.

Nel gennaio iniziano le azioni poliziesche di sequestro di giornali (il primo dei quali fu La conquista dello stato, della sinistra fascista) di chiusura di sedi e circoli dell'opposizione (95 sedi e 150 esercizi pubblici di ritrovo, in particolare contro i comunisti e i circoli di "Italia libera") e di arresto di elementi "sospetti" (111 "pericolosi sovversivi" erano stati arrestati).

Alle dimissioni di alcuni elementi liberal moderati dal governo Mussolini, questi rispose con un rapido "giro di poltrone", portando all'interno dei ministeri personalità fondamentali per il fascismo come il giurista Rocco e Giovanni Giuriati. Questi uomini - diretti da Mussolini - avrebbero nel giro di un anno costruito l'intelaiatura giuridica e funzionale dello Stato dittatoriale fascista.

FONTE WIKIPEDIA

 
 
 
Vai alla Home Page del blog
 
 

INFO


Un blog di: acidomuriaticoxmas
Data di creazione: 21/01/2009
 

IL MIO FASCISMO

 

SUN WILL RISE AGAIN

 

FREE TIBET

 

ULTIME VISITE AL BLOG

dolcedolceAlexdanieleverrellimurphiskarbalabbdaigortiziana_8866vincenzoboffoliterrymenale87MaoulL_irrequietooff_limitBinxusmessaggeria.normalepgmmalunapiena2dgl
 

GUARDALO NEGLI OCCHI

 

ULTIMI COMMENTI

Citazioni nei Blog Amici: 4
 
 

POSIZIONE AUTARCHICA SS LAZIO

 

NANNI E\' PARTITO

 

X MAS

 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963