Creato da maryrose.ms il 14/05/2008

CONTROESODO

BREVI PAUSE PER RIPRENDERE FIATO

 

 

« NON UCCIDEREIL NEMICO »

NON KERMESSE MA ESPERIENZA

Post n°35 pubblicato il 27 Luglio 2008 da maryrose.ms
 






Alcuni
“saggi” hanno già cominciato la loro serie di commenti e obiezioni
all’incontro dei giovani con il Papa a Sidney, compreso un teologo,
noto per il successo delle sue scommesse sul futuro, che già annuncia
che la presenza di Benedetto XVI a Madrid nel 2011 non servirà a
rinnovare la Chiesa. Il dibattito è di quelli che stanca. Guardiamo ai
fatti.

Certamente l’immagine di
Sidney non serve a dare una diagnosi completa della situazione della
Chiesa. Vanno inseriti molti altri fattori nell’equazione, perché la
Chiesa è grande e varia, affronta circostanze diverse nella geografia
del mondo, e vi convivono germogli primaverili con rami già nodosi.
Detto questo, la scena di Sidney rivela alcune cose che molti analisti
professionisti non vogliono vedere, o perlomeno nascondono con
interesse sospetto: la connessione con la gioventù non ha motivo di
perdersi nella Chiesa (dipende dalla proposta che viene fatta); ci sono
percorsi educativi capaci di suscitare e accompagnare la fede nel mondo
di oggi; la diversità di carismi non divide ma costruisce; e,
soprattutto, la parola e la testimonianza di Pietro continuano a essere
il più potente richiamo di cui dispone la Chiesa per proporre al mondo
la propria esperienza.

Certamente
rifiuto ogni trionfalismo su questo, ma diamo a ogni cosa il suo
valore, e credo che bisogna essere miopi per non vedere l’immenso
valore educativo e di testimonianza che ha avuto l’incontro di mezzo
milione di giovani con Benedetto XVI, così come il suo enorme
potenziale per il futuro. Il fatto che alcuni si sentano obbligati a
discutere su questo è già significativo. Prima di cominciare la
Giornata, al Papa è stato chiesto se la formula di queste
manifestazioni resta valida; lui ha risposto che bisogna guardare a
questi eventi nel loro percorso completo: una preparazione, una
celebrazione e un cammino che prosegue. Tutti sappiamo che Benedetto
XVI non si lascia soggiogare da immagini sentimentali o da
mobilitazioni di massa, ma il Papa ha verificato in prima persona che
l’incontro faccia a faccia con i giovani è una parte essenziale della
sua missione.

Arrivati a questo
punto, mi domando se gli opinionisti hanno guardato e ascoltato
realmente quello che è successo a Sidney, o se seguono solamente una
traccia precedentemente scritta. Quello che è successo lì è lo
spettacolo della corrispondenza imponente dell’annuncio cristiano con
l’attesa del cuore dell’uomo, con il suo desiderio enorme di felicità,
con la sua nostaglia di unità e la sua esigenza di giustizia. «Chi
soddisfa questo desiderio umano essenziale ad essere uno, ad essere
immerso nella comunione, ad essere edificato, ad essere guidato alla
verità?»: questa è la sfida radicale che Benedetto XVI è tornato a
proporre in nome di tutta la Chiesa: chi può soddisfare la vostra sete
di Infinito? E per rispondere a questo non servono le buone intenzioni:
qui si rompono le false promesse e gli idoli di ieri e di oggi.
Soddisfare questo desiderio è possibile a Colui che lo ha messo nel
cuore di ogni uomo, e che ha voluto accompagnarlo nella sua turbolenta
avventura. È l’opera di Cristo, che lo Spirito Santo compie nella
storia.

Il Papa si è rivolto
anche a coloro che camminano sul filo del rasoio, a coloro che sono
tentati di abbandonare, a coloro che hanno seguito il labirinto dei
piaceri che lascia solamente rabbia e odio... Anche i primi erano
tentati di andarsene, di cercare la soddisfazione lontano dall’uomo che
avevano incontrato... E allora fu Pietro a prendere la parola per dire:
«Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna». È la
stessa scena che si è svolta a Sidney 2008 anni dopo. Allontarsi da Lui
è solamente un vano tentativo di fuggire da noi stessi!, ha detto
Benedetto XVI ai giovani. «Affrontare la realtà, non di sfuggirla: è
questo ciò che noi cerchiamo!». Dio è con noi nella realtà, non nella
fantasia. Qui stava il vertice della sfida cordiale che il Papa ha
lanciato in quei giorni: tutto quel che ha detto si deve verificare
nella realtà, non nel vaporoso mondo dei nostri sogni, perché la fede è
la ragione aperta, l’energia invincibile che ci permette di stare
precisamente nella realtà e non di scappare da essa attraverso
innumerevoli sotterfugi. Per questo nulla è finito, ma incominciato
esattamente ora.

Ai giovani che
già si preparavano a tornare alle loro lontane case, il Papa ha
tracciato questa appassionante rotta: «Che l’amore unificatore sia la
vostra meta, l’amore duraturo la vostra sfida e l’amore che attira la
vostra missione». Ma come potranno farlo nelle ore amare, nelle aspre
controversie della vita o all’interno della propria comunità cristiana,
molte volte appesantita da inerzia e sfiducia? Il Papa dà la risposta:
«Quello che costituisce la nostra fede non è principalmente quello che
facciamo, ma ciò che riceviamo». Questo è il segreto del rinnovamento
della Chiesa e questa è anche la ragione di tanti esperimenti pastorali
falliti di coloro che ora intonano i loro distinguo al posto di restare
ancorati alla gratituità.

Ascoltando
“i commenti e le obiezioni” di alcuni di questi maestri frustrati mi è
venuta in mente quest’altra frase del Papa: «L’amore di Dio può
diffondere la sua forza solamente quando gli permettiamo di cambiarci
da dentro, dobbiamo permettergli di penetrare la dura crosta della
nostra indifferenza, della nostra stanchezza spirituale, del nostro
cieco conformismo allo spirito del nostro tempo». Non sono un profeta
per poter dire come sarà la GMG del 2011 a Madrid, ma varrà la pena
farla solamente perché si ripeta questo dialogo tra la proposta di
Pietro e il desiderio dei cuori dei giovani.

In
ogni caso è chiaro che la Chiesa si rinnova quando tira fuori ed espone
al mondo la Verità, che è il suo nervo e il suo cuore più profondo, e
questo accadrà tra tre anni a Madrid, nonostante le discussioni pesanti
dei “saggi”.
Rallegrarsi non è segno di conformismo, ma l’inizio di una vera responsabilità.
José Luis Restan -IlSussidiario


 
 
 
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VERGINE MADRE

«Vergine madre, figlia del tuo Figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d'eterno consiglio, tu se' colei che l'umana natura nobilitasti sì, che 'l suo fattore non disdegnò di farsi sua fattura. Nel ventre tuo si raccese l'amore per lo cui caldo ne l'eterna pace così è germinato questo fiore. Qui se' a noi meridïana face di caritate, e giuso, intra i mortali, se' di speranza fontana vivace. Donna, se' tanto grande e tanto vali, che qual vuol grazia ed a te non ricorre, sua disïanza vuol volar sanz'ali. La tua benignità non pur soccorre a chi domanda, ma molte fiate liberamente al dimandar precorre. In te misericordia, in te pietate, in te magnificenza, in te s'aduna quantunque in creatura è di bontate».
 

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"Cari amici,
Ciò che mi preoccupa principalmente della vicenda del sito islamico legato ad Al Qaeda in cui il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ed io siamo stati minacciati di morte, indicati come "due morti che camminano, proprio come si autodefiniva Falcone", è la sottovalutazione del fatto che si tratta di un testo in lingua italiana e che l’autore è verosilmente un italiano convertito all’islam terroristico di Osama bin Laden.
La mia impressione è che in generale, a livello di potere esecutivo, legislativo e giudiziario, immaginando che questo terrorismo islamico "Made in Italy" potrebbe essere l’opera di una testa calda e magari di un cane sciolto, nel senso di un fanatico non organico a un gruppo terroristico noto, il pericolo viene valutato al ribasso e si ritiene quindi che non ci si debba preoccupare più di tanto. Questo è un errore gravissimo. Non si comprende che anche se fosse presente un solo aspirante terrorista e magari un terrorista suicida, sarebbe di per sé sufficiente per avere la certezza che si tratta della punta di un iceberg, dove l’iceberg è una realtà ben radicata territorialmente e ideologicamente che dovrebbe preoccuparci." Magdi Cristiano Allam
 
 

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