Il
neurologo Clive Svendsen: Le pluripotenti costituiscono una delle
scoperte più importanti, molto più della pecora clonata Dolly
Il potenziale adesso è sterminato
DA MADISON ( WISCONSIN)
Clive
Svendsen, professore di neurologia all’Università del Wisconsin,
direttore del Centro per la Medicina rigenerativa e sulle cellule
staminali, fa parte di una delle due equipe che lo scorso anno hanno
scoperto le cellule staminali pluripotenti indotte: cellule adulte
riportate allo stadio embrionale e trasformate nei tessuti in cui
vengono impiantate. Al congresso di Madison il professor Svendsen è
venuto proprio a parlare delle possibili applicazioni del cosiddetto Protocollo Yamanaka. E riesce a stento a contenere il suo entusiasmo.
Si respira un’autentica eccitazione al summit. A cosa è dovuta?
Questa vera alchimia:come prendere del piombo e trasformarlo in oro.
Possiamo estrarre delle cellule adulte, renderle pluripotenti e farne
quello che vogliamo. Il potenziale sterminato. Questa per me, una
delle scoperte più fenomenali nel campo della biologia. Ancora più
della pecora Dolly. Quella nel 1997 apre una pagina inedita e
controversa nella storia umana. Invece oggi siamo qui, con una
rivoluzione dalla portata ancora difficile da intuire.
Come pensa che questo nuovo protocollo possa contribuire a cambiare la medicina rigenerativa?
Una scoperta straordinaria, che non cambierà solo lo
studio delle terapie cellulari ma anche il modo in cui studiamo le
malattie. Ci permette infatti di osservare con occhi nuovi malattie che
non siamo stati capaci di comprendere prima d’ora. Prendendo le cellule
della pelle di pazienti con malattie specifiche e trasformandole nel
particolare tipo di tessuto affetto dalla malattia, ad esempio,
possiamo capire che cosa causa la malattia stessa. Gli effetti di
questi studi si ripercuoteranno in modo molto più esteso che
sull’evoluzione delle terapie rigenerative. Potrebbero condurre a
svolte fondamentali nella comprensione di malattie oggi incurabili.
Alla conferenza sulle staminali partecipano numerose associazioni dei
pazienti. La loro presenza la motiva o mette il suo lavoro
eccessivamente sotto pressione?
Devo dire la verità: noi scienziati siamo
un po’ altezzosi. Quando ho sentito parlare del summit per la prima
volta ero scettico. Ma poi ho capito che l’apertura al pubblico è
importante. Soprattutto in questa fase di passaggio dal laboratorio ai
test clinici, ci deve essere un continuo scambio di vedute fra gli
scienziati e il pubblico. Il rischio altrimentic è he la scienza
prenda direzioni ardite, ma non necessarie. importante che ci siano
occasioni e spazi di confronto, in cui i
ricercatori si trovano faccia a faccia con gli utilizzatori finali
delle loro scoperte. Ci dà un punto di vista diverso delle malattie.
Ed ache un’occasione per trasmettere al pubblico informazioni accurate
sullo stadio della ricerca.
Dopo la
scoperta delle cellule adulte pluripotenti, crede che ci sia ancora
spazio per la ricerca sulle staminali embrionali, che non hanno
registrato alcun successo clinico malgrado anni di ricerca e ingenti
fondi spesi?
Credo che sul piano strettamente scientifico ci siano ancora spazi di
collaborazione con gli scienziati che studiano le embrionali, se non
altro come confronto per capire il più velocemente possibile come
sfruttare il potenziale delle cellule adulte pluripotenti.
Elena Molinari
Fonte Avvenire
Inviato da: maryrose.ms
il 28/08/2008 alle 14:18
Inviato da: dadino22
il 28/08/2008 alle 13:40
Inviato da: maryrose.ms
il 20/05/2008 alle 16:53
Inviato da: frizzoli_na
il 19/05/2008 alle 20:14