Creato da: comitsalutepubblica il 13/05/2008
FRONTE POPOLARE PER LO SVILUPPO DELLE CULTURE DEL DISSENSO
Post n°71 pubblicato il 30 Luglio 2008 da comitsalutepubblica
COMUNICATO STAMPA
Post n°72 pubblicato il 30 Luglio 2008 da comitsalutepubblica
Post n°73 pubblicato il 30 Luglio 2008 da comitsalutepubblica
Cari amici, giorni addietro è venuta a me ed a qualche altro amico del Partto Democratico l’idea di iniziare il tesseramento del Partito la sera del primo agosto.. Naturalmente piazzare il gazebo del PD in un qualsiasi angolo del Comune di San Pietro a cercare qualche potenziale tesserato è un po’ come cercare di vendere speck in un gazebo in mezzo deserto del Nefùd.. Il primo agosto però, c’è il concerto dei NOMADI ed il Vostro ha pensato bene di piazzare il gazebo con i tre colori della bandiera a due passi dal tendone del concerto… Che idea brillante, aria di festa, elettorato di sinistra a bizzeffe e, con un po’ di ottimismo, avrei fatto qualche tessera, giusto per non trovarsi sempre in tre alle riunioni del Circolo. Tutto bene?? No amici cari.. Siccome conosco i miei polli, ho pensato che non sarebbe stato prudente piazzare il gazebo senza aver prima chiesto il permesso di utilizzo delle aree pubbliche al Comune. Il 28 luglio ho chiesto per iscritto il permesso, l’ignaro impiegato comunale non fa storie e mi dice che “non c’è problema” ma puntualmente il 30 luglio arriva la letterina a firma di PINCO PANCO che mi comunica che non è possibile.. Infatti, proprio il 28 luglio (chissà se prima o dopo che PINCO PANCO mi aveva visto recapitare la domanda al protocollo comunale) egli stesso ha emesso un’ordinanza che vieta qualsiasi occupazione di suolo pubblico in prossimità del tendone del concerto… Che si tratti di coincidenza o di drammatica emergenza democratica..??? Ognuno si dia la risposta che vuole, nel frattempo il PD appurerà se si tratta di abuso di potere. N.B. il Comune di San Pietro è stato l’unico Comune della Provincia di Belluno ad aver multato il PD per non aver pagato la tassa comunale sulla pubblicità, transitando sul territorio comunale con il faccione di Veltroni stampato sul furgone… Gianluca P.S. per chi non ce la fa più a sopravvivere senza la tessera del PD, saremo – con il nostro gazebo – a Vita Nelle Vie venerdì 8 agosto..ciao
Post n°74 pubblicato il 31 Luglio 2008 da comitsalutepubblica
Renato Schifani, presidente del Senato, ha citato il giornalista Marco Travaglio per un milione e trecentomila euro. Schifani vuole essere risarcito per presunti danni subiti a causa di un articolo di Travaglio e dell’intervista rilasciata allo stuoino Fabio Fazio nella trasmissione: “Che tempo fa”.
Post n°75 pubblicato il 31 Luglio 2008 da comitsalutepubblica
RICEVO DA UN AMICO,
Post n°77 pubblicato il 31 Luglio 2008 da comitsalutepubblica
Post n°78 pubblicato il 06 Agosto 2008 da comitsalutepubblica
5 agosto; a proposito di "zone d'ombra"(sulle indagini per la strage di
Post n°80 pubblicato il 07 Agosto 2008 da comitsalutepubblica
Post n°81 pubblicato il 08 Agosto 2008 da comitsalutepubblica
Da Fiancial Time: L’Italia adotta una linea dura contro il crimine ma trascura la corruzione. "Silvio Berlusconi, miliardario, magnate dei media e tre volte primo ministro, è ritornato al potere questa primavera interpretando in modo brillante lo stato d’animo del Paese, vale a dire un prevalente senso di insicurezza degli italiani sul loro benessere fisico ed economico. In conformità alle promesse elettorali, ieri (4 agosto ndr) l’esercito ha schierato 3.000 soldati per il pattugliamento urbano contro il crimine ed è stata dichiarata una emergenza nazionale per affrontare le centinaia di immigranti, in maggior parte africani, che navigano dalle coste della Libia verso le spiagge italiane. E' iniziato un censimento e la rilevazione delle impronte digitali degli zingari. Molti saranno espulsi. L'opposizione accusa Berlusconi di alimentare, grazie alla sua capacità d'utilizzo dei media, lo stesso senso di paura che offre di curare. I ministri del precedente governo si sono sentiti costantemente indeboliti dalle notizie di crimini selvaggi commessi da stranieri – in particolare il caso della moglie di un ufficiale della Marina il cui orribile omicidio divenne un tema della campagna elettorale di Roma, in cui è stato eletto il primo sindaco di destra dai tempi del Fascismo. Sebbene le statistiche comparative siano notoriamente rischiose, gli studi delle Nazioni Unite e dell’Unione Europea indicano che [B]le percentuali relative ai crimini in Italia sono sotto la media europea.[/B] [B]Gli abitanti di Roma sarebbero sorpresi di sapere di essere più sicuri dei residenti di Londra, Copenhagen o di Amsterdam. [/B]Ma, come sa ogni politico, è la percezione che conta. Le affermazioni della coalizione sconfitta alle elezioni di una diminuzione del crimine non sono state ascoltate. Come ha rilevato nel 2008 l’istituto di ricerca Eurispes nel suo rapporto sull’Italia, i livelli di ansietà non hanno seguito il trend di diminuzione del crimine. Curiosamente – data la frenesia che ha dominato i discorsi pubblici – alcuni studi esterni indicano che gli italiani sono meno preoccupati per la loro sicurezza di molti altri europei. Unisys, una società di information technology, pubblica due volte all’anno un indice della sicurezza. In marzo, nel picco della campagna elettorale, gli italiani hanno avuto un punteggio quasi immutato e moderato, pari a 94, relativo a quattro calcoli sulla percezione della sicurezza nazionale, personale, finanziaria e internet. Questo comparato a 117 nel Regno Unito, che è stato accreditato di “imperturbabilità e flemmatica risposta alla provocazione”, nonostante attacchi terroristici e l’esplosione della bolla immobiliare. Ai due estremi ci sono i tedeschi (165) e i francesi (76). [B]Sebbene l’Italia si confronti bene con i suoi pari europei per quanto riguarda i crimini violenti, l’evidenza suggerisce che per la corruzione è tra i peggiori.[/B] [B]L’Italia è posizionata in 40esima posizione nel Transparency International indice globale per la corruzione. Soltanto la Grecia viene dopo nell’Europa dei 15. [/B] [B]La Banca Mondiale, attraverso l’aggregazione di vari indici, attribuisce all’Italia la 71esima posizione, leggermente sopra la Corea del Sud, ma molto sotto i suoi pari europei. [/B] La lotta contro la corruzione non è stata una delle priorità durante le elezioni italiane. Su questo fronte i due atti degni di nota del governo Berlusconi durante i suoi primi mesi in carica sono stati una legge che garantisce l’immunità al primo ministro e ad altre tre cariche dello Stato e l’eliminazione dell’ufficio dell’alta commissione contro la corruzione. Berlusconi, libero temporaneamente da un processo per corruzione, ha dichiarato che “finalmente i magistrati non possono più a lungo perseguitarmi e posso passare il sabato dedicandomi alla politica invece che a discutere con i miei avvocati”. Invece, Drago Kos, capo di Greco il gruppo di Stati contro la corruzione stabilito dal Consiglio Europeo, ha avvertito che [B]l’Italia sta per “ritornare in una situazione in cui non c’è una reale volontà politica di combattere la corruzione”.[/B] Il Governo italiano lo nega fermamente. Afferma che la commissione semi indipendente contro la corruzione era inefficiente e sotto dimensionata e che le sue attività saranno assorbite da altri ministeri. I critici si chiedono, comunque, se i ministeri pubblici sono la soluzione ottimale per combattere la corruzione nella pubblica amministrazione. E inoltre notano che con le sue indagini nel settore della sanità pubblica – uno delle principali fonti di guadagno delle Mafie – la commissione contro la corruzione si è guadagnata dei potenti nemici. Salvatore Boemi è stato retrocesso.[B] Due sue indagini vedevano coinvolti senatori della coalizione di governo.[/B]:-0008n Due casi legali vedono coinvolti i vertici dei governi regionali di Abruzzo e Campania che sono accusati, rispettivamente, per corruzione nel settore della salute e per l’assegnazione di contratti per lo smaltimento dei rifiuti. In questi casi il governo dice che la giustizia deve seguire il suo corso." [URL="http://www.antoniodipietro.com/documenti2/ft-05082008.pdf"][B]testo in inglese[/B][/URL] max
Post n°82 pubblicato il 09 Agosto 2008 da comitsalutepubblica
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC) Via Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02-26306454 e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it Comunicato della DN del 08.08.08 Il 1° luglio il GUP Zaccariello ha concluso con una sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste l’udienza preliminare per l’Ottavo Procedimento Giudiziario per “associazione sovversiva” (270 bis) montato contro il (n)PCI, il Partito dei CARC e l’Associazione Solidarietà Proletaria (ASP) dal “novello Torquemada”, il sostituto procuratore Paolo Giovagnoli. Il 24 luglio lo stesso GUP ha depositato la motivazione della sentenza (disponibile in versione integrale sul sito www.carc.it), in cui, in sostanza, illustra perché ha deciso per il non luogo a procedere. Nelle 84 pagine dell’articolata sentenza prodotto di un accurato esame degli atti del procedimento, il giudice Zaccariello, esponendo le motivazione giuridiche del non luogo a procedere, smonta punto per punto i capi di imputazione (il metodo violento, la clandestinità, i rapporti con altre organizzazioni combattenti o clandestine di matrice comunista) sui quali il PM Giovagnoli aveva costruito la sua montatura giudiziaria, liquida il “compendio probatorio”, cioè la mole delle cosiddette prove messe assieme da Giovagnoli con intercettazioni, pedinamenti, perquisizioni e sequestri durati ben cinque anni, come “del tutto inidoneo a qualificare tale struttura (la CP del (n)PCI) come associazione con finalità di terrorismo ed eversione ai sensi dell’art. 270 bis” e conclude che “il compendio probatorio presenta (…) carenze fondamentali che non potrebbero in alcun modo essere sanate in una successiva fase dibattimentale e che pertanto inducono a ritenere sin da ora, dall’esito della udienza preliminare, che sia impossibile formulare con ragionevole fondamento una prognosi di condanna”. Per quanto riguarda il metodo violento, il GUP afferma che “manca del tutto la prova che la CP(n)PCI intendesse perseguire il proprio progetto politico eversivo mediante il ricorso al compimento di atti di violenza, (…) manca il benché minimo riscontro che fossero in atto attività preparatorie alla commissione di atti di violenza con finalità eversiva”, cioè mancano le basi per poter ipotizzare un’associazione con finalità di terrorismo. Per quanto riguarda la clandestinità, si legge nella sentenza, “in tutto il materiale documentale sottoposto a sequestro nel presente procedimento (…) non è possibile rinvenire un solo scritto in cui all’opzione di clandestinità e ai vari gruppi della CP(n)PCI sia attribuito altro scopo se non quello di agevolare il processo di rifondazione del partito”, per la CP(n)PCI la condizione della clandestinità è necessaria per dare impulso alla costruzione di un partito che non esiste ancora e che verrà alla luce solo mediante un processo di formazione politica che si vuole sottrarre, tramite la clandestinità, ad ogni forma di repressione preventiva”. Per quanto riguarda i “rapporti di collaborazione “politica” e “personale” con altre organizzazioni combattenti o clandestine di matrice comunista attive in Italia o all’estero, quali le “Brigare Rosse”, il “PCE(r)-GRAPO” e “Frazione Ottobre del PCE(r)”, la sentenza definisce questa parte dell’imputazione “del tutto anomala” e afferma che “il ricorso a non meglio indicati rapporti di “collaborazione politica e personale” con organizzazioni combattenti di matrice comunista operanti in Italia e all’estero, finalizzate al tentativo di accomunarle in un unico progetto rivoluzionario (…) non potrebbe mai essere interpretato come un proponimento attuale e concreto di specifici atti di violenza politica, requisito essenziale ai fini della sussistenza del reato di cui all’art. 270 bis”. Et voilà, Giovagnoli è servito! Di fatto questa sentenza - conferma, insieme al rigetto della richiesta di custodia cautelare emesso il 24.04.03 dal giudice Umberto Antico del Tribunale di Napoli, la pretestuosità dei capi di imputazione mossi da più di vent’anni contro la carovana del (n)PCI; - svela il reale intento per cui il PM Paolo Giovagnoli di Bologna (e quella parte delle Autorità italiane di cui esegue il mandato) ha aperto l’8° e poi anche il 9° procedimento contro i compagni del (n)PCI, del Partito dei CARC e dell’ASP: perseguitare, controllare, reprimere e ostacolare l’attività dei comunisti; - intralcia il progetto politico perseguito da una parte della borghesia del nostro paese, di cui Giovagnoli è un solerte esecutore se non anche un attivo promotore: prevenire il “contagio” comunista ad ogni costo, con ogni mezzo, calpestando e violando senza alcuno scrupolo le libertà e i diritti sanciti dalla Costituzione e le leggi (per ora) vigenti che le tutelano anche se solo parzialmente. E’ chiaro che nella sentenza non si dice esplicitamente tutto questo, non si denuncia né si prendono esplicitamente le distanze dal progetto politico perseguito da Giovagnoli. Infatti - non si parla di persecuzione politica contro la carovana del (n)PCI, pur citando alcune delle inchieste conclusesi con l’archiviazione e pur riconoscendo che Giuseppe Maj è “incorso in vicissitudini giudiziarie in relazione al reato associativo di cui all’art. 270 bis, accusa da cui tuttavia è sempre stato prosciolto”; - non si menziona assolutamente il Gruppo bilaterale italo-francese su terrorismo e minacce gravi messo in piedi illegalmente da Giovagnoli; - a quest’ultimo vengono riconosciute le lodevoli intenzioni (“l’attenzione all’area carchiana era stata finalizzata principalmente a verificare l’ipotesi di una partecipazione o di un coinvolgimento a qualunque titolo da parte di costoro” nell’uccisione di Marco Biagi oltre che di Massimo D’Antona), come anche la meticolosità con cui ha condotto le indagini (“la pratica della clandestinità - ossia i comportamenti consequenziali e i consequenziali strumenti operativi (…) - nonché le finalità perseguite con la scelta della clandestinità sono state ricostruite in dettaglio solo dall’esito delle indagini coordinate dalla Procura di Bologna”); vengono coperte le spalle rispetto alla palese violazione del “ne bis in idem” (“il sodalizio indagato nelle distinte sedi giudiziarie, pur avendo la medesima origine, non è lo stesso né sotto il profilo della composizione soggettiva né sotto il profilo dell’arco temporale di operatività. Infatti le risultanze acquisite dalla Procura di Bologna delineano una vicenda di maggiore ampiezza e definizione rispetto a quella vagliata dagli inquirenti e dal giudice per le indagini preliminari di Napoli”) e vengono infine concesse le attenuanti generiche (“l’estremismo ideologico propugnato dalla formazione e la storia personale di alcuni tra gli imputati hanno verosimilmente (il corsivo è nostro!) impedito che gli inquirenti ponessero nella giusta luce alcuni dati essenziali, quali la ferma critica alla cosiddetta deviazione militarista da parte dell’area carchiana”). Però, in sintesi, nella sentenza si afferma che proprio sulla base delle indagini condotte e delle prove acquisite, Giovagnoli aveva in mano tutti gli elementi per concludere che la CP(n)PCI non è un’associazione con finalità di terrorismo, tutt’altro. E’ giocoforza, allora, domandarsi perché il PM Giovagnoli anziché archiviare l’8° procedimento giudiziario non solo ha chiesto il rinvio a giudizio, ma ne ha aperto anche un altro, il 9° e ha dato mandato alla Procura di Ancona di aprire un procedimento per diffamazione perché abbiamo “osato” definirlo novello Torquemada e inquisitore e denunciare, fatti alla mano, che ha il 270 bis facile? L’unica spiegazione logica è appunto che Giovagnoli è incaricato di condurre la “guerra preventiva” ai comunisti, mira a “soffocare il bambino finché è nella culla”, fa parte di una cordata di esponenti della classe dominante decisa a mettere fuori gioco, di fatto fino a che non riuscirà a farlo per legge, i comunisti e tutti gli oppositori più decisi al programma di miseria, guerra e degrado della borghesia. Stoppando o comunque rendendo molto difficoltoso a Giovagnoli proseguire nell’attuazione pratica del progetto antidemocratico e anticostituzionale di cui è portatore, la sentenza del GUP Zaccariello contribuisce a indebolire tale progetto nel suo complesso: non solo nei confronti del (n)PCI, del Partito dei CARC e dell’ASP, ma nei confronti di tutti i comunisti, gli antifascisti, i rivoluzionari, i sindacalisti onesti, i comitati di lotta e quanti utilizzano quanto resta delle libertà di pensiero, di propaganda e di organizzazione strappate dalla classe operaia e dalle masse popolari del nostro paese con la Resistenza e le lotte degli anni ’60 e ’70 per sviluppare la mobilitazione e la lotta in campo politico, sindacale, sociale e culturale. Per questo la vittoria della carovana del (n)PCI contro l’8° procedimento giudiziario costituisce una vittoria e un punto di forza per tutto il movimento comunista e popolare del nostro paese! La sentenza del GUP Zaccariello è una conferma che oggi non c’è ancora uno schieramento compatto delle Autorità nel valutare qual è l’interesse della borghesia e quali sono i mezzi migliori per fare l’interesse della borghesia, sulla cinica decisione di passare sopra le leggi e alla dignità professionale per fare l’interesse della borghesia: per questo nella borghesia c’è una forte tendenza a creare una magistratura speciale e tribunali speciali per la persecuzione politica. La sentenza è una dimostrazione che la linea della “lotta su due gambe” e del “processo di rottura” è giusta: esiste una contraddizione tra i servitori dello Stato alla Giovagnoli, al servizio della parte più becera, reazionaria e liberticida della borghesia del nostro paese e i servitori dello Stato alla Zaccariello e alla Antico, ancora convinti che la “legge è uguale per tutti” e che le libertà democratiche sancite dalla Costituzione (conquistate con il sangue e i sacrifici dei partigiani comunisti, delle masse popolari e dei democratici) vadano garantite a tutti, di amministrare la giustizia “in nome del popolo italiano”, dell’autonomia dei giudici e del loro essere “al di sopra delle parti”. In questa contraddizione ci si può e ci si deve inserire. Su questa contraddizione fa leva la “lotta su due gambe” e il “processo di rottura”: la mobilitazione delle masse popolari in primo luogo, ma anche le prese di posizione di esponenti della sinistra borghese e dei sinceri democratici, le interpellanze parlamentari, l’azione degli avvocati, la posizione di accusatori assunta dagli accusati. Anche questa contraddizione può e deve essere usata per far avanzare la rinascita del movimento comunista, cioè per sviluppare la resistenza al procedere della crisi generale (politica, economica e culturale), per accrescere l’unità delle masse popolari, per rafforzare la loro organizzazione ed elevare la loro coscienza ideologica e politica, per combattere l’influenza politica e ideologica della destra borghese, dei fascisti, del clero e della sinistra borghese sulle masse popolari fino a romperla. Nei prossimi giorni i nostri avvocati depositeranno presso la Procura di Ancona, dove è stato aperto su richiesta di Giovagnoli il procedimento per diffamazione contro il segretario nazionale del P-CARC, il segretario e due membri dell’ASP, la sentenza di non luogo a procedere emessa dal GUP di Bologna: cosa farà il PM Piccilli? Seguirà l'esempio del giudice Zaccariello oppure eseguirà gli ordini di Giovagnoli? Non sappiamo che fine ha fatto il 9° procedimento giudiziario aperto sempre da Giovagnoli in contemporanea all’8°: è stato archiviato visto anche che ormai sono passati già tre anni dal suo inizio e quindi i termini sono scaduti? Oppure Giovagnoli lo tiene ancora aperto per continuare le indagini sulla carovana del (n)PCI (e magari anche rifarsi dello smacco che ha subito con l’8°)? E se è così, quanto spenderà questa volta, visto che nell’8° procedimento solo per le intercettazioni ha speso ben 8.900.000 euro che sono stati tolti dalle tasche delle masse popolari!!! E poi i padroni e le loro Autorità ci vengono a dire che “non ci sono soldi” per la sanità, per l’istruzione laica, per condizioni di vita dignitose, per pagare i dipendenti pubblici e le pensioni, per dare lavoro e casa a tutti e che dobbiamo fare sacrifici! L’unico “sacrificio” che dobbiamo realmente imparare a fare è quello di dedicare ogni nostra forza e risorsa alla lotta per liberarci di questa classe di sanguisughe e di tutto il suo codazzo di solerti servitori! Avanziamo nella rinascita del movimento comunista! Avanziamo nella lotta per fare dell’Italia un nuovo Paese socialista!
Post n°83 pubblicato il 09 Agosto 2008 da comitsalutepubblica
AFA TREMENDA: IERI C'ERA TALMENTE TANTO CALDO CHE BERLUSCONI HA PENSATO DI ESSERE GIA' ALL'INFERNO....
Post n°84 pubblicato il 12 Agosto 2008 da comitsalutepubblica
Parma: ecco il razzismo di Stato! Questa immagine agghiacciante, che pubblichiamo qui a fianco, è una foto scattata in una cella di sicurezza della polizia municipale di Parma. La ragazza, gettata sul pavimento sporco della cella, seminuda, coperta di polvere, è una "lucciola" nigeriana, che è stata arrestata dai vigili urbani, forti dei nuovi poteri, mandati probabilmente dal sindaco. Questa immagine è una vergogna che riassume la prepotenza, la vigliaccheria contenuta in tutti i provvedimenti sulla sicurezza dei quali si discute da più di un anno e che ora iniziano a entrare in vigore. A cosa servono questi provvedimenti? A rendere possibile il dispiegarsi di una vera e propria caccia alle streghe, che dia un po' di soddisfazione e di certezze alla gente per bene. Chi si prostituisce - cioè usa il proprio corpo per sopravvivere, vittima degli sfruttatori, dei mercanti di donne - viene considerato pericoloso e punito severamente. Arrestato, sbattuto per terra, come un sacco di spazzatura, sul pavimento di una cella. Voi credete che questa foto farà grande scandalo? Può darsi, ma noi temiamo di no. Qualche presa di distanze, qualche scusa, e poi la persecuzione contro poveracci e prostitute proseguirà con soddisfazione di tutti i sindaci. I sindaci si lucideranno la stella, i vigili caricheranno il revolver. BRIGANTE ROSSO
Post n°85 pubblicato il 15 Agosto 2008 da comitsalutepubblica
Fascismo moderno Dopo populista, sinistroide oltranzista, giustizialista, etichettature che mi hanno coinvolto in prima persona, arriva una nuova definizione di chi non è allineato al servilismo di governo: cattocomunista. Questo è l'ultimo attacco che il regime Berlusconi IV ha sollevato nei confronti di Famiglia Cristiana, rea di aver criticato alcune iniziative di questo teatrino di governo. La tecnica è sempre quella: l'evocazione dell'antiberlusconismo e del comunismo. Queste accuse ricorrono ogni qual volta si mettono in discussione in modo democratico le scelte adottate dalla maggioranza. Nessun dialogo. Questo è la linea politica dell'attuale governo. Questa è la nuova linea di un fascismo moderno. Famiglia Cristiana è nel giusto. Riporto in seguito l'articolo pubblicato da Famiglia Cristiana: Il Presidente spazzino nel 'Paese del marciapiede' "È un 'Paese da marciapiede' quello che sta consumando gli ultimi giorni di un’estate all’insegna della vacanza povera, caratterizzata da un crollo quasi del 50% delle presenze alberghiere nei luoghi di vacanza. Dopo vari contrasti tra Maroni e La Russa, sui marciapiedi delle città arrivano i soldati, stralunati ragazzi messi a fare compiti di polizia che non sanno svolgere (neanche fossimo in Angola), e vengono cacciati i mendicanti senza distinguere quelli legati ai racket dell’accattonaggio da quelli veri. Antonio Di Pietro
Post n°86 pubblicato il 15 Agosto 2008 da comitsalutepubblica
Post n°87 pubblicato il 24 Agosto 2008 da comitsalutepubblica
Tolto alla madre perchè Comunista!
Se qualcuno avesse ancora di dubbi sul ritorno del fascismo ecco una ennesima prova.
A Catania il Tribunale dei Minori, sulla base
della relazione dei servizi sociali, ha motivato la sottrazione dell'affido di un ragazzo sedicenne alla madre con l'argomentazione, tra le altre, che egli è iscritto ai Giovani Comunisti del Prc. Da quando essere Comunista è un reato? Da quando non si possono avere figli Comunisti? BRIGANTE ROSSO
Post n°89 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica
Guinzaglio ai giudici, museruola ai cronisti "Il lupo perde il pelo ma non il vizio". Ancora una volta Berlusconi si accinge a prendere un altro provvedimento in materia di giustizia. E, ancora una volta, lo fa per tutelare i suoi privati interessi (vedi vicenda Saccà) e per frenare, in ogni modo e ad ogni costo, le attività di indagine dei magistrati (noi forse non ancora sappiamo il perché, ma evidentemente lui lo sa bene). Per cercare il consenso parlamentare anche da parte dell’opposizione, ha lasciato prima che Panorama (giornale di famiglia) pubblicasse alcune intercettazioni telefoniche su Prodi e poi gli ha espresso solidarietà, dicendo che queste cose non si fanno. Insomma, con una “faccia di bronzo” senza pari, prima ha dato una coltellata e poi ha detto che gli dispiace! Con tutti i problemi economici e finanziari in cui versa il paese e con la maggior parte degli italiani che non riescono ad arrivare a fine mese, Berlusconi anche quest’autunno vuole tenere occupato il Parlamento e l’opinione pubblica su questioni di nessun reale allarme sociale (semmai ad allarmarsi è solo chi non vuol far sapere che cosa ha spiattellato al telefono). Anzi, proprio la riduzione della possibilità di fare intercettazioni potrà creare maggiore allarme sociale. Infatti i primi ad approfittarne saranno i delinquenti che torneranno a dirigere i loro traffici anche via telefono. Inoltre d’ora in poi non si potrà nemmeno più venire a conoscenza dei loro sporchi affari. Per intenderci, se già fosse vigente e funzionante questa nuova legge sulle intercettazioni che vuole fare Berlusconi, nessuno avrebbe saputo niente su casi come Telecom, Cuffaro, Mastella, Del Turco, Calciopoli, Bancopoli e compagnia bella. La giustificazione formale di tale decisione sarebbe l’abuso che si fa da parte dei giornalisti nel pubblicare le intercettazioni telefoniche ancora coperte da segreto istruttorio. Ma per fatti del genere il reato c’è già. L’art. 326 del codice penale prevede il reato di rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio da parte del pubblico ufficiale (es. magistrato, poliziotto, cancelliere, etc) o dell’incaricato di pubblico servizio (es. centralinista, trascrittori, ausiliari vari). Ed anche la pena non è indifferente: da 6 mesi a tre anni (peraltro insieme al giornalista che concorre nel reato). Si ritiene troppo bassa questa pena? Bene, aumentiamola allora (però solo per i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio e non anche per il giornalista che fa il suo mestiere in quanto - se lui pubblica un atto segreto coperto da segreto istruttorio - vuol dire che a monte c’è stato qualcuno che glielo ha dato e non poteva né doveva darglielo). Ma l’esigenza di tutelare la privacy che c’azzecca con la volontà di impedire ai magistrati di utilizzare le intercettazioni per fare le indagini? Sarebbe come dire che – siccome capita qualche volta che un chirurgo usi il bisturi per ammazzare la moglie – bisogna impedire d’ora in poi ai chirurghi di usare il bisturi in sala operatoria. La verità è molto più banale: si vuole, ancora una volta, approfittare di una questione reale (la pubblicazione anzitempo di talune intercettazioni telefoniche) per raggiungere un obiettivo immorale, piduista e fascista: mettere il bavaglio alla magistratura e la museruola alla libera informazione. Per questo, sfidiamo il Governo Berlusconi e la sua maggioranza ad approvare subito quest’altra legge della vergogna. Così, subito dopo –contestualmente al referendum sul Lodo Alfano che abbiamo già attivato – attiveremo una raccolta di firme anche per promuovere un referendum contro la “legge-strozzaindagini”. Lo sfidiamo soprattutto a “non buttare il sasso e ritirare la mano”. Se davvero Berlusconi è convinto che questa è una legge che i cittadini italiani vogliono, non si nasconda dietro l’invito agli elettori di non andare a votare. Dica loro di andare ed esprimere liberamente il proprio pensiero. Voglio proprio vedere chi ha più ragione! Postato da Antonio Di Pietro
Post n°90 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC) Via Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454 e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it Direzione Nazionale Comunicato della DN del 01.09.2008 Solidarietà con Dante De Angelis! Sette buoni motivi per mobilitarsi e mobilitare contro il licenziamento e per il reintegro di Dante De Angelis! Dante De Angelis, macchinista e responsabile dei lavoratori per la sicurezza, il 15 agosto è stato licenziato (per la seconda volta) da Trenitalia perché ha osato denunciare pubblicamente che gli Eurostar si spezzano per mancanza di manutenzione e che questo può avere effetti gravi in termini di sicurezza dei ferrovieri e dei viaggiatori. “Perdita del rapporto di fiducia tra le parti” è la formula usata da Trenitalia per giustificare il licenziamento di Dante! E’ vero che, c’è una “perdita del rapporto di fiducia”, ma tra i ferrovieri e Trenitalia che licenzia, esternalizza, aumenta ritmi e carichi di lavori, minaccia e attua ritorsioni contro chi non accetta di chinare la testa e subire, tra le masse popolari costrette a utilizzare treni sporchi, insicuri e in ritardo e Trenitalia che aumenta i costi dei trasporti, risparmia sulla manutenzione, sopprime treni e tratte perché non redditizie (“rami secchi”, li chiama) creando problemi ai pendolari, tra le masse popolari e i governi che a partire dal 1992 in poi hanno spinto verso la privatizzazione delle ferrovie e la loro trasformazione in merce, tra le masse e il governo Berlusconi che è il governo dell’arbitrio e dell’arroganza padronale! 1. Con il licenziamento di Dante De Angelis Trenitalia colpisce e cerca di togliere di mezzo quei lavoratori che sono o Trenitalia teme che possano diventare promotori e organizzatori della mobilitazione dei ferrovieri insieme a quella dei viaggiatori: insomma “colpirne uno per educarne cento”, cioè per stroncare nel grosso dei ferrovieri ogni “velleità” di protesta, di lotta, di denuncia. Mobilitarsi contro il licenziamento di Dante e per il suo reintegro significa opporsi ai licenziamenti politici, sostenere le avanguardie di lotta, i sindacalisti onesti, i lavoratori più generosi e decisi, difendere la libertà di espressione, di propaganda, di organizzazione politica e sindacale e quanto resta delle libertà democratiche strappate con la Resistenza e le lotte degli anni ’60 e ’70. 2. Con il licenziamento di Dante De Angelis Trenitalia prepara il terreno per imporre il macchinista unico, per far passare una nuova e massiccia ondata di licenziamenti nelle ferrovie. Quindi quella contro il licenziamento di Dante De Angelis è anche una battaglia contro il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei lavoratori, contro il taglio di posti di lavoro e l’intensificazione dei carichi e ritmi di lavoro, contro lo sfruttamento selvaggio di quelli che restano o i nuovi assunti. E’ una questione che riguarda non solo i ferrovieri, ma tutti i lavoratori dipendenti, pubblici e privati. E’ una questione di difesa del posto di tutti i lavoratori: respingere l’attacco contro una categoria vuol dire indebolire l’attacco contro tutto il fronte dei lavoratori. E’ una questione di solidarietà di classe contro al tentativo di “dividere e comandare”, di mettere una parte dei lavoratori contro l’altra, di soffiare sulla “guerra tra poveri” per distogliere dalla guerra contro i padroni e i ricchi. 3. Quello dei trasporti non è l’unico campo in cui i padroni pubblici e privati contano nei prossimi mesi di sferrare un colpo decisivo contro quanto resta dei diritti e delle conquiste dei lavoratori: ci sono in ballo i rinnovi dei contratti per varie categorie di lavoratori, ci sono le pensioni, ci sono i lavoratori Alitalia, c’è la “guerra contro i fannulloni” lanciata da Brunetta, c’è soprattutto l’attacco al contratto collettivo nazionale di lavoro che ha un ruolo simile a quello tentato contro l’art. 18. La battaglia contro il licenziamento e per il reintegro di Dante è una battaglia contro l’arroganza dei padroni, contro la loro barbara aspirazione a togliere subito e senza tante storie, a ridurre i lavoratori a una variabile dipendente dai loro profitti, da far lavorare se, come e quando gli conviene e da buttare via quando non servono. 4. Se i padroni alzano la cresta e trasudano arroganza da tutti i pori è perché quanto riguarda l’aumento dello sfruttamento dei lavoratori e della devastazione dell’ambiente possono contare sul pieno sostegno dalla banda di razzisti, fascisti, clericali, mafiosi, delinquenti e avventurieri che il Vaticano, gli imperialisti Usa e quelli sionisti hanno messo al governo del nostro paese: “deregulation chirurgica del mercato del lavoro” (Sacconi), grandi opere di devastazione e di morte (Scajola), privatizzazioni dei servizi pubblici locali quali acqua, gas e trasporti (manovra sprint di Tremonti), ecc. è il programma che la banda Berlusconi ha annunciato! Opporsi al licenziamento di Dante De Angelis significa opporsi alla banda Berlusconi e al programma di miseria, sfruttamento, devastazione, guerra e abbrutimento che esso è deciso ad attuare e conta di poter attuare senza troppe storie! 5. Sostenere Dante De Angelis vuol dire mobilitarsi contro disastri ferroviari come quelli di Crevalcore (gennaio 2005, 17 mori e un’ottantina di feriti) e Roccasecca (dicembre 2005, 2 morti e una settantina di feriti), contro gli incendi dei vagoni, i guasti ai motori, il distacco di pezzi di vagoni, i guasti alle porte e tutti gli altri innumerevoli incidenti e inconvenienti che ogni giorno mettono a repentaglio la vita e la salute di ferrovieri e passeggeri. Dopo i disastri di Crevalcore e Roccasecca, come dopo la strage alla Thyssen-Krupp le alte cariche dello Stato, il Papa, gli esponenti del governo e dei partiti borghesi si sono profusi in proclami, impegni e promesse che cose del genere non si sarebbero ripetute. Il licenziamento di Dante fa piazza pulita di tutte le loro belle parole: nei fatti per tutti costoro la sicurezza è una spesa e un peso insostenibile, la vita e la salute dei lavoratori e dei viaggiatori conta meno dei profitti dei padroni e degli utili delle loro aziende, le buonuscite di Catania e Cimoli (ex presidenti delle Ferrovie, 7 milioni di euro al primo e 6,5 al secondo) vengono prima della sicurezza di lavoratori e viaggiatori, i “diritti degli utenti” vanno bene quando si tratta di limitare i diritti dei lavoratori (di sciopero, di pausa, di riposo notturno e festivo, ecc.), ma vanno a farsi benedire di fronte all’imperativo di tirare da ogni attività il massimo profitto: i lavoratori non devono scioperare perché la posta, il trasporto e la fornitura di energia elettrica sono un diritto del pubblico, ma il capitalista può eliminare l’ufficio postale, sopprimere la linea ferroviaria e tagliare la fornitura di energia elettrica se non ricava profitti adeguati! Quando ad un ministro scappa detto in pubblico che la costruzione di una centrale a carbone val bene la morte di qualche lavoratore, viene bacchettato perché non sta bene, non è opportuno, svela le bugie di tutti gli altri suoi complici. Quando un lavoratore denuncia che per aumentare i loro profitti i padroni risparmiano su manutenzione e sicurezza dei servizi e in questo modo mettono a repentaglio la vita di chi ci lavora e di chi li usa, deve essere punito perché mette delle idee pericolose in testa agli altri lavoratori e anche agli utenti. 6. Nell’intervista rilasciata il 19 agosto a il Giornale, Mauro Moretti (ex sindacalista della CGIL trasporti e ora amministratore delegato delle FS) ha dichiarato che le Ferrovie devono “attraversare il guado che separa il pubblico impiego da un’impresa vera”, cioè bisogna completare la privatizzazione delle Ferrovie. E questo, aggiunge Moretti, per due motivi: avere trasporti efficienti ed evitare il fallimento economico. Sono gli argomenti che normalmente vengono usati da padroni, manager, ministri e pennivendoli di regime per creare tra i lavoratori e le masse popolari un’opinione favorevole alla privatizzazione. Ovviamente sorvolano sul fatto che il degrado reale di molti servizi pubblici è introdotto, intenzionalmente o spontaneamente, dalla classe che li dirige. Perché è la stessa classe che ha interesse a privatizzarli. È la stessa classe che li ha creati solo sotto la pressione delle masse popolari, del movimento comunista, durante la prima ondata della rivoluzione proletaria. È la stessa classe che, anche quando non persegue consapevolmente e volutamente il loro degrado per giustificare la privatizzazione, è spinta a trascurarli dalla sua stessa natura, dai suoi istinti, dai suoi gusti, dalle sue abitudini per cui solo quello che dà guadagno merita la mobilitazione degli sforzi dell’individuo, dalla sua mentalità e dai suoi interessi. Essa concepisce come motore dell’attività dell’individuo solo l’arricchimento individuale, il profitto del proprio capitale. Altrettanto ovviamente sorvolano sul fatto che con la privatizzazione i servizi pubblici diventano merci, sono prodotti e forniti come merci. La loro produzione, la loro qualità, la loro disponibilità e il loro prezzo non sono più una questione che riguarda lo Stato e la Pubblica Amministrazione, il governo, le istituzioni sociali in quanto necessità e bene della collettività, ma diventano un campo soggetto all’azione delle “leggi naturali dell’economia”, cioè alle leggi della valorizzazione del capitale. Quindi i servizi ci sono e sono forniti dove, come e quando servono a valorizzare il capitale, quindi i servizi diventano qualcosa che chi ha i soldi per pagarli ne usufruisce, chi non ce li ha si arrangia. La battaglia a sostegno di Dante De Angelis è una battaglia contro la privatizzazione dei servizi pubblici e contro la gestione manageriale di quanto è ancora pubblico, contro orrori come quelli della clinica S. Rita di Milano, che costituisce l’esempio più emblematico di cosa diventa un servizio pubblico quando viene gestito come una qualsiasi altra merce. 7. I servizi pubblici sono una conquista che le masse popolari hanno strappato nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria. Sono una componente materiale importante e indispensabile della qualità della vita delle masse popolari. Sono l’indizio e la manifestazione della nuova società che sta nascendo. Della società in cui ogni individuo per il fatto stesso di esistere, di essere membro della società, usufruisce delle ricchezze e delle funzioni della società secondo le sue capacità e particolarità individuali e secondo i suoi bisogni. I servizi pubblici sono la creazione pratica del livello superiore di legame sociale, della società più ricca di relazioni e di funzioni, che è il risultato dello sviluppo della civiltà. Sono un passo sulla strada verso il comunismo. Anche se portano le macchie, il marchio dell’ordinamento borghese in cui sono venuti alla luce, così come un uovo esce sporco di sterco e fango. Queste macchie sono impersonate da quelli che invece di usarli come trampolino per uno slancio maggiore nella lotta di classe e per una lotta più avanzata verso l’instaurazione del socialismo, cercano di approfittarne, di volgerli a proprio tornaconto individuale, di ricavarvi delle nicchie di sfruttamento, di approfittarne per scimmiottare la borghesia, di farne terreno per nuovi tipi di abbrutimento e per nuovi vizi, per crearsi nuove proprie situazioni di privilegio e di arricchimento, ecc. Quelle macchie borghesi possono essere limitate solo con l’ulteriore sviluppo della lotta di classe. Saranno definitivamente cancellate solo nel socialismo: se non c’è disoccupazione non ci sono nemmeno falsi disoccupati, se tutti hanno accesso a una casa popolare diventa impossibile subaffittare case popolari, se tutti lavorano diventa impossibile fare il fannullone, se tutti hanno una buona assistenza sanitaria diventa impossibile vendere posti nelle cliniche, ecc. Sostenere Dante De Angelis vuol dire anche lottare perché trasporti, acquedotti, telefoni, reti di comunicazione, energia elettrica, gas, posta, nettezza urbana, fogne, cura e protezione del territorio, dei fiumi, delle strade, delle ferrovie e delle foreste, protezione civile, ricerca scientifica, scuola e istruzione pubblica, asili-nido, cultura (biblioteche, musei, spettacoli, ecc.), ospedali, servizi sanitari e igiene (prevenzione, diagnosi, terapia, riabilitazione), edilizia, ecc. restino o diventino servizi pubblici, gestiti dalle pubbliche autorità, nell’interesse della società. Vuol dire contribuire alla lotta per un nuovo e superiore ordinamento sociale in cui i servizi pubblici siano “fruibili liberamente in modo che contribuiscano nella misura maggiore possibile al benessere, al riposo, al divertimento, alla crescita culturale e allo sviluppo delle relazioni sociali” (dal Manifesto Programma del (n)Partito comunista italiano). Vuol dire contribuire alla lotta per un mondo di vera civiltà! Vuol dire contribuire alla lotta per fare dell’Italia un nuovo paese socialista! Esprimiamo e facciamo esprimere solidarietà a Dante De Angelis, nuovamente licenziato da Trenitalia! Firmiamo e facciamo firmare gli appelli per il suo reintegro! Inviamo lettere di protesta a Trenitalia! Sosteniamo, partecipiamo e promuoviamo iniziative di solidarietà con Dante De Angelis e di protesta contro Trenitalia! La battaglia contro il licenziamento e per il reintegro di Dante De Angelis è una battaglia contro l’arroganza dei padroni e dei loro governi e per difendere i diritti sindacali e democratici dei lavoratori, contro i morti sul lavoro e per la sicurezza dei lavoratori e degli utenti, contro la privatizzazione dei servizi e la gestione manageriale (aziendalistica) di quelli che ancora sono pubblici e per estenderli, migliorarli, renderli disponibili a tutti, gestiti in funzione delle esigenze e degli interessi delle masse. E’ una battaglia di tutti i lavoratori! E’ una battaglia contro la barbarie del sistema marcio e superato in cui viviamo e della classe che ci dirige! E’ una battaglia per la civiltà!
Post n°91 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica
Il Prezzo dei generi di prima necessità deve essere bloccato!
Post n°92 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI Cominciano ad apparire le tombe clandestine degli assassinati dal regime
Post n°93 pubblicato il 01 Settembre 2008 da comitsalutepubblica
Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza - per il Comunismo (CARC) Via Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax 02.26306454 e-mail: resistenza@carc.it – sito: www.carc.it Direzione Nazionale Ai promotori dell’appello “Il 9 settembre, per un autunno di mobilitazioni” Come Partito dei CARC aderiamo all’appello “Il 9 settembre, per un autunno di mobilitazioni”. Siamo d’accordo sull’importanza - di sviluppare su grande scala la resistenza al procedere della crisi generale (politica, economica e culturale), quindi di promuovere una vasta mobilitazione contro il carovita e gli speculatori e i loro complici, contro l’attacco al contratto collettivo nazionale di lavoro, in difesa del diritto di sciopero, in difesa di quello che resta delle libertà democratiche, contro la repressione, per la sicurezza sul lavoro, per la difesa della salute e dell’ambiente, contro la rapina delle pensioni e l’innalzamento dell’età pensionabile, contro il razzismo e le squadre fasciste e razziste, ecc. In sintesi contro il governo Berlusconi e le misure con cui esso sta attuando o si propone di attuare il programma comune della borghesia imperialista, il programma dettato da industriali, banchieri, cardinali, affaristi, mafiosi, imperialisti USA e sionisti, imperialisti europei (eliminazione di ciò che resta delle conquiste di civiltà e benessere per le masse popolari in campo economico, politico, sindacale, culturale; lotta accanita per conquistare un ruolo di primo piano negli affari mondiali, nella spartizione dei profitti estorti ai lavoratori e ai popoli oppressi che si traduce in invasioni, aggressioni, guerre, aumento delle spese per armi e soldati; repressione del movimento di resistenza delle masse popolari contro il “programma comune” e in particolare nella persecuzione, condotta all’insegna della “guerra contro il terrorismo”, di quanti si organizzano e lottano contro il sistema imperialista e per la rinascita del movimento comunista); - di rafforzare l’autonomia ideologica e politica della sinistra delle masse popolari dalle forze borghesi, cioè di tutti quelli che sono contro il programma comune della borghesia imperialista, di quelli che mettono avanti sempre e comunque la difesa e l’affermazione degli interessi dei lavoratori e delle masse tutte, di quanti aspirano a un altro mondo possibile, di quanti sono per fare dell’Italia un nuovo paese socialista; di rafforzare la capacità della sinistra delle masse popolari di organizzare in proprio, direttamente e autonomamente dalle forze borghesi la mobilitazione popolare; di accrescere l’unità e l’organizzazione delle masse popolari, elevare la loro coscienza ideologica e politica, combattere l’influenza politica e ideologica della destra borghese, dei fascisti, del clero e della sinistra borghese sulle masse popolari fino a romperla. In sostanza di far avanzare la rinascita del movimento comunista nel nostro paese. Siamo convinti che uno strumento indispensabile a tal fine sia quello di costruire un blocco popolare che unisca i lavoratori avanzati, i comunisti, gli antifascisti, gli anticapitalisti, i sinceri democratici, i comitati di lotta, le organizzazioni progressiste e di lotta degli immigrati, un blocco popolare che promuova e sostenga la mobilitazione contro il programma comune della borghesia imperialista, per difendere e affermare gli interessi delle masse popolari e per fare dell’Italia un nuovo paese socialista, un blocco popolare che unisca le lotte nelle piazze, nelle scuole e nei posti di lavoro con le irruzioni nel teatrino della politica borghese per assediare fin dentro i palazzi del potere i padroni e i loro rappresentanti e non lasciargli libertà di manovra neppure nel loro terreno, un blocco popolare che rafforzi ed estenda la partecipazione e il protagonismo dei movimenti, connetta i tanti fili della resistenza e rafforzi la mobilitazione della “porzione di paese che non si rassegna all’esistente” rafforzando in essa l’aspirazione al futuro. In questa ottica parteciperemo all’incontro del 9 settembre e promuoveremo la partecipazione di altre forze ed organismi ad esso. Se sono state già prese delle decisioni in merito al luogo e all’orario dell’incontro, vi chiediamo di farci avere celermente queste informazioni. Milano, 30 agosto 2008 ******************************************** IL 9 SETTEMBRE, PER UN AUTUNNO DI MOBILITAZIONE I primi passi del governo hanno confermato le previsioni di chi considera la destra italiana un miscuglio di populismo, autoritarismo al servizio di una logica padronale e confindustriale. Il pacchetto sicurezza con il suo razzismo istituzionale, gli attacchi indiscriminati contro la popolazione campana in difesa della salute contro le discariche tossiche, l'assalto ai servizi pubblici locali, i ripetuti attacchi contro i lavoratori pubblici definiti «fannulloni», il rilancio di una politica militaresca con la conferma e ampliamento delle missioni militari e la determinazione a costruire la nuova base di Vicenza nonostante l'opposizione popolare fino ai soldati nelle città, fanno il paio con il tentativo di Confindustria, tramite il tavolo concertativo, di abolire il contratto nazionale, con i desiderata integralisti del Vaticano, con una politica dell'Unione europea che, con le direttive sul rimpatrio dei migranti e con quella sull'allungamento della settimana lavorativa, suggellano il clima reazionario che si respira in tutto il continente. A tutto questo si associa l'arroganza istituzionale di un governo che fa dei processi giudiziari del proprio leader il perno della propria politica. Di questa situazione porta una responsabilità diretta il centrosinistra che con l'esperienza del governo Prodi ha spianato la strada a gran parte delle misure - criminalizzazione dei Rom, flessibilizzazione del mercato del lavoro, base di Vicenza, Alta Velocità, repressione delle popolazioni campane in rivolta contro la gestione rifiuti - che oggi appaiono giustamente odiose. Anche la politica concertativa delle confederazioni sindacali ha permesso al precedente governo di centrosinistra di portare avanti l'attacco al mondo del lavoro ed allo stato sociale. Sullo sfondo di queste dinamiche nazionali si stagliano scenari internazionali molto preoccupanti. Il primo è quello di una Unione europea che si presenta nemica dei lavoratori e dei popoli come è stato ben percepito in Irlanda; il secondo è quello del rumore di sciabole attorno all'Iran; ma la questione più grave indubbiamente è lo scenario economico che manifesta segnali di crisi strutturale. Di fronte a questo quadro è evidente che serve un nuovo protagonismo sociale, dal basso, partecipato, capace di connettere i tanti fili di resistenza sociale che pure esistono e di battere un colpo per esprimere la porzione di paese che non si rassegna all'esistente. Come organizzazioni e persone che hanno mantenuto un filo comune di dibattito e di mobilitazione in questi anni, abbiamo avvertito l'esigenza di un primo incontro per costruire una mobilitazione contro il governo e la Confindustria, senza fare sconti al Pd. Osserviamo, oggi, che l'esigenza di una mobilitazione, autonoma dal Pd, si estende ad altri soggetti della sinistra che pure sono stati legati all'esperienza del centrosinistra. E' un fatto di per sé positivo. Per questo proponiamo un incontro dell'opposizione sociale, sindacale e politica il 9 settembre per contrastare le politiche filopadronali e razziste del governo, gli attacchi ai lavoratori e ai migranti che vengono anche dall'Europa, la repressione contro i movimenti e le comunità in lotta. Un incontro aperto, in grado di ragionare sulle mobilitazioni immediate e sulle forme più efficaci per estendere partecipazione e protagonismo dei movimenti.
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Inviato da: xiao8
il 21/10/2011 alle 10:44
Inviato da: bradipo111
il 10/12/2009 alle 19:45
Inviato da: laurabl
il 09/09/2008 alle 22:50
Inviato da: Pik.a.s
il 03/09/2008 alle 16:55
Inviato da: soleitalicoa
il 15/08/2008 alle 17:17