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Metafisica del III° millennio

 

 

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IL CORRETTO APPROCCIO

Post n°5 pubblicato il 09 Giugno 2012 da Discriminare
 
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IL CORRETTO APPROCCIO

 

In generale gli interrogativi principali  che ci poniamo su certi “seri” argomenti scientifici ed esistenziali sono quattro: “Chi? Che Cosa? Come? Perché?”.

Per rispondere ai primi due interrogativi “Chi? Che cosa?”, è necessario fare alcune premesse fondamentali. Non intendo sviluppare il saggio riempiendolo di formule matematiche, a volte molto astruse, tranne che per alcune elementari indicazioni necessarie per la buona comprensione del discorso complessivo.

Alla domanda Chi?, la risposta è: Puro Amore, Amore è Dio, Dio è Amore.

La incarnazione del Puro Amore viene chiamata “Signore”. Il Signore è la incarnazione di Dio che, in questa era particolarmente nefasta, ha assunto il Nome e la Forma di Sri Bhagavan Sathya Sai Baba. Dio è Uno, chiamato in molti modi diversi a seconda del tempo e del luogo della Sua incarnazione.

Circa duemila anni fa lo stesso Dio Uno si incarnò come Signore con il Nome e la Forma del Messia palestinese aspettato dagli ebrei: Gesù, il Cristo appunto.

Nei secoli, da diversi millenni a noi noti a questa parte, Dio si è incarnato tantissime volte come Signore, prendendo il Nome e la Forma appropriati al momento e al luogo, per esempio come Maometto, Krsna, Buddha, Confucio, Mazda, Yahvé, Visnu, Rama, Shiva e molte altre, poco note o addirittura sconosciute, le quali ci assicurano che tutti gli Esseri, umani e non umani, sono Dio Stesso; ma non è tutto, perché ogni atomo è l’esplicazione dello stesso Dio in quanto Immanente nella natura materiale, mentre come Signore Egli è Immanente negli esseri umani. In entrambi i casi è simultanea anche la Trascendenza di Dio,  perché “Tutto è Dio!”, senza che si possa pensare al panteismo.

Tuttavia, Dio è da considerarsi solo un Riflesso dell’Assoluto, ossia una proiezione dell’INESprimibile (INES) ed Inconcepibile, Infinito, Ente Supremo:

ASSOLUTO INES → DIO → SIGNORE → UOMO

Esercizi spirituali come l’adorazione, il canto, la meditazione, sono frutti della Devozione per accedere a poteri più elevati, chi è ignaro delle profondità e delle altezze a cui tali pratiche possono condurre, si astenga dal fare discussioni polemiche sulla loro efficacia, poiché quelle mete possono essere raggiunte e giudicate soltanto da coloro che le sperimentano concretamente.

L’anelito per la vita spirituale, che va oltre il dominio dei sensi, sorge nel ricercatore sia per un bisogno di principii basilari, sia per la necessità di sperimentare una felicità duratura, intramontabile, che non sia solamente “piacere estemporaneo” che dura un lasso di tempo legato a situazioni mutevoli, dipendenti da altro e da altri. Ma chi è il Ricercatore? È l’ego, che sollecitato, punzecchiato da certe esperienze interiori inspiegabili ed inaspettate, inizia a porsi certe domande che mai erano entrate nel suo raggio di concezione e che nemmeno immaginava che fossero possibili e addirittura “utili”, perché, per lui, erano totalmente insussistenti, e quelle poche notizie avute da certi “tipi”, erano considerate perlomeno sconvenienti per la sua vita quotidiana e il suo decoro, quindi venivano semplicemente ignorate fino a quel momento, perché un individuo “sano di mente” quale egli si reputa, con i piedi ben piantati per terra e una personalità integrata felicemente nell’attuale società umana, in particolare quella occidentale, non può andare dietro ad ogni onda di “new age” o addirittura peggio. La sua intelligenza assolutamente non lo permette. Tuttavia, le domande esigono risposte!

Non si possono lasciare in sospeso perché premono, e certe risposte possono e debbono essere verificate sul campo. La semplice aspirazione o risposta teorica tratta dai libri, anche sacri, non basta più a soddisfare quella “strana sete” di conoscenza per giungere, dove?, ad una vaga meta basata su un atto di fede!

Occorre indubbiamente iniziare una pratica disciplina spirituale e non fidarsi ciecamente delle sole chiacchiere, anche se dette da persone autorevoli.

Quindi, prima di iniziare questo cammino è importante autoanalizzarsi e valutare in ogni dettaglio le proprie aspirazioni e la propria disposizione d’animo.

Giacché le religioni contemporanee, le quali dichiarano di far da guida ai ricercatori che si cimentano in tale cammino, non infondono fiducia, specialmente tra i giovani, questi hanno la sensazione che alcune di quelle religioni abbiano subìto i condizionamenti dell’epoca in cui si sono sviluppate come istituzioni.

Molte religioni sono divenute obsolete; alcune si sono compromesse con particolari stati teocratici camuffati di laicità; altre religioni sono state imposte e sviluppate secondo la mentalità di popoli stranieri; altre ancora si combattono in maniera scandalosa ed offensiva per le stesse religioni.

I giovani che aspirano ad una vita più elevata, senza ipocrisia, provano la sensazione di cadere nel ridicolo se aderiscono ad una di queste “religioni”.

A chi imbocca questo sentiero di pratica spirituale dico che è assolutamente indispensabile avere innanzitutto fiducia in sé stessi!

Per coloro che sono oppressi dal peso di responsabilità ed ansie e per coloro che si ritrovano incapaci di formulare una sincera preghiera all’Altissimo, dico di non disperare, perché continua a crescere il numero di coloro che vivono nella genuina e sana gioia di una pratica spirituale: ciò che davvero conta è oltre la gioia e la felicità, è la Pace della mente!

Nati come esseri umani, non si dovrebbe mai ripudiare quella natura che appartiene unicamente all’essere umano. Giammai il nostro agire dovrebbe degradare al livello delle bestie o peggio, al livello degli esseri demoniaci.

Affinché tale immondo degrado sia ripudiato dai nostri pensieri è vitale seguire la via dello Spirito che nutre la decisione del ricercatore della Verità, contro la ignoranza dell’ego, che pure è sollecitato a sperimentare contro la sua ipocrita accondiscendenza, la sua falsa resa, che si svela essere solo un subdolo tatticismo per la sua miseranda sopravvivenza contraria all’intelletto discriminante.

Solo questa ricerca può risvegliare e corroborare il desiderio intenso del Divino, nato inizialmente dalla curiosità dell’ego, ma bisogna partire col piede giusto: l’importanza di tale scelta di vita può essere compresa solo dopo che si è sperimentato e capito il “mondo”; questo stato di coscienza si può facilmente ottenere tramite la purificazione del cuore in ogni aspetto e una seria disciplina.

La spiritualità, infatti, nasce da una esperienza diretta di alcune persone che si sono trovate ad avere accesso ad un Quarto stato di coscienza, totalmente diverso da quello che viene comunemente sperimentato durante la vita di ogni giorno: veglia, sonno con sogni e sonno profondo, che dipendono molto dalle esperienze dello stato di veglia. Questo Quarto stato di coscienza è chiamato Turiya in sanscrito, è lo stato di Coscienza Cosmica, massima (piena) Consapevolezza durante l’estasi, che il saggio sperimenta attraverso la riflessione meditativa costituita da due principali stadi: concentrazione e contemplazione, i quali, poi, con la Grazia del Sgnore, permettono di sperimentare lo stato di coscienza estatico della indispensabile, profonda e vivificante meditazione.

Essa è intesa nel senso di IMMERSIONE dell’Individualità nell’Universalità, cioè nella Divinità Interiore e conseguente identificazione del meditante con Lei. La vera meditazione consiste nell’essere continuamente assorti nel pensiero di Dio. Dio solo e solo Dio. Pensare Dio, respirare Dio, vedere Dio, udire Dio, mangiare Dio, bere Dio, amare Dio, vivere Dio. Il mistico ha dunque accesso a tale “misterioso” stato di coscienza, ma il comune individuo ne resta fuori, perché questo Ente Supremo chiamato Quello, , Sat Cit Ananda, questo INESprimibile, posto nel Tabernacolo più recondito del cuore spirituale umano, pur essendo alla portata di ognuno ha la peculiarità di confondersi con le apparenze mutevoli della vita quotidiana; e proprio per questa Sua Natura necessita di un metodo particolare per accedervi consapevolmente. Del resto, anche per ricavare il burro dal latte serve una tecnica specifica per poterlo estrarre da tutte le goccioline di latte, non è vero? Mentre per il sonno e il sogno bastano, generalmente, la stanchezza fisica e le attività dello stato di veglia, per accedere a Turiya, il Quarto, necessita la pulizia di tutto ciò che l’adombra e rende misterioso e non accessibile in pienezza.

La tecnica più semplice è la Purificazione del cuore tramite la Ripetizione del Nome del Signore caro al meditante, con il ricordo della Sua Forma.

Tramite la Ripetizione del Nome e Concentrazione si arriva a Contemplare il Suo Splendore e si ottiene la Grazia della Meditazione, profonda e catartica!

La mente e l’intelletto purificati giungono alla Consapevolezza costante integrata dell’Atman (il Sé Assoluto), e rifulgono alfine del Suo Splendore.

Colui in cui tale comprensione splende pienamente è chiamato Saggio.

Purifichiamo dunque il nostro cuore (Vangelo di Matteo 5, 8):

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio!”

dice Gesù Cristo, confermando il corretto approccio a qualsiasi tipo di yoga.

Affinché il processo di unione (yoga) con la Divinità interiore, il , abbia inizio serve non solo una “sana curiosità” dell’ego, ma una fede sincera e stabile nel proprio , in sé_stessi, questo è essenziale per raggiungere la Saggezza_Conoscenza (Jnana). Necessita anche il desiderio profondo di assorbire gli insegnamenti del Maestro, ma se questi non è degno allora è meglio affidarsi alla propria Coscienza “chiedendo aiuto”, perché “a chiunque bussa sarà aperto”. Dobbiamo sempre essere vigili, non tendere all’ozio o alla compagnia inadatta o non incoraggiante. Per sfuggire simili influenze (cattive compagnie) e rinforzare la mente, serve una buona padronanza dei sensi; lo so, non è facile ma è basilare per avanzare su questa scelta di vita.

Non fate “voti di castità”, non servono a niente, anzi, sono una continua e inutile “tentazione”, serve solo un buon “controllo” sulle spinte sessuali che naturalmente emergono dalle esigenze del fisico (il “vizio” è altra cosa ed è sempre da escludere!), specialmente se si è giovani; quando la castità maturerà lo si capirà benissimo, senza equivoci e da soli.

Ricordate che le domande che sorgono dentro costringono all’autoanalisi, non escludono quindi, comunque, il dono della fede e della costanza nella pratica e non sono distruttive quanto il veleno del dubbio, perché porsi certe domande non significa necessariamente essere dubbiosi, ma significa e deve significare solo desiderio di “crescita” nella esperienza della Conoscenza. Il mefetico dubbio nasce da una volontà malvagia e distruttiva, dall’ottusa ignoranza senza alcun desiderio positivo (Ajnana), esso penetra nel cuore e lì cresce: è la fonte del disastro! Alzatevi e impegnatevi con fede completa nelle attività giornaliere abbandonando il desiderio dei loro risultati donandolo al vostro Signore; allora otterrete la saggezza e raggiungerete la liberazione.

È ciò che davvero serve per superare ogni tipo di crisi, esistenziale ed economica, individuale e collettiva.

 
 
 
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