Creato da NudaParola il 03/04/2011

Due volte vent'anni

Parole nude alla soglia dei 40 anni. E stavolta ho deciso di vuotare il sacco... Per farmi un regalo.

 

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Lolita, disperazione mia...

Post n°19 pubblicato il 26 Aprile 2011 da NudaParola
 
Tag: Viola


Guardavo il suo sesso lucido e duro uscire dal mio corpo e tornarmi dentro fino alla base del pene, la mia schiena che si fletteva inarcandosi  e un gemito che sfuggiva alle mie labbra socchiuse mentre lui badava a tenermi le gambe ben divaricate lungo il perimetro del tavolo. Era enorme ed io così piccola ed esile, riuscivo a prenderlo tutto... Vedevo i muscoli della vagina contrarsi e dilatarsi e intanto, sotto la camicia di seta sbottonata sul seno, inumidivo le dita con della saliva e bagnavo un capezzolo, testandone il turgore sotto i polpastrelli premere e smaniare, come l'altro esercitava una pressione evidente contro il tessuto serico della camicetta. 

"Avanti, voltati", mi ha intimato a un certo punto la sua voce roca tra i capelli, leccandomi il lobo di un orecchio.

"No...", la mia debole protesta.

"Ti piacerà. Voltati", la sua insistenza febbrile e spazientita m'inquietava e, al tempo stesso, mi faceva bagnare ancora di più.

"Vuoi che finisca di spogliarmi?", incerta la mia voce ansimante.

"No. Voltati e resta immobile. Ferma. Non fiatare".

Piegata a novanta gradi sulla grande superficie del tavolo, le gambe ben distanziate e la mia intimità esposta, mi sono sentita trasalire al contatto delle sue dita che si muovevano avanti e indietro, sollecitando vagina ed ano. 

Mi sono inarcata gemendo.

"Oddio...", mi sono lasciata sfuggire ad occhi chiusi quando il clitoride ha preso a pulsare violentemente.

Alle mie spalle, il suo ghigno compiaciuto.

Fingeva autocontrollo, ma riuscivo a percepire l'acuirsi della sua eccitazione dal sesso che avvertivo premere insistentemente contro una natica.

Mi sono sollevata sulle braccia, ho allargato ancora un po' le gambe e sono rimasta immobile, senza respirare; l'aria tutt'intorno la si riusciva a tagliare con il solo silenzio pregno di tensione ed attesa che s'insinuava tra i nostri corpi avvinghiati, nell'istante esatto in cui mi è scivolato dentro, forzando lo sfintere per insinuarsi madido e gonfio di voglia... e contro ogni mio timore infondato, ho scoperto che mi piaceva quell'aternanza di battere e levare, spingere, ritrarsi, affondare... Mi sono sentita ansimare più forte mentre con una mano guidavo la sua fra le cosce, facendomi penetrare, offrendogli il clitoride gonfio e dolorante mentre all'unisono vibravamo urtando ripetutamente contro il tavolo scosso dal nostro amplesso forsennato. 

"Davvero sono il primo?", mi ha chiesto arrochito all'orecchio mentre mi penetrava con una serie di colpi profondamente assestati.

Ho annuito, deglutendo a fatica.

"Sei dolce... mi piace", ho sibilato riversando la testa nell'incavo della sua spalla, languida e ormai vicina all'orgasmo.

"A nessun altro avevo mai permesso prima di prendermi così...".

"Godi... così poi vengo anch'io", ha mormorato la sua voce parlandomi sulla bocca.

Ho sentito la sua lingua inumidirmi le labbra ed insinuarsi in cerca della mia, creando un groviglio di splendide sensazioni che hanno raggiunto il loro acme unitamente al grido che le sue dita mi hanno strappato sfregandosi più volte sul clitoride, mentre la sua erezione pulsava febbrile al centro delle mie natiche, facendomi cedere le gambe, una contrazione dopo l'altra. 

La più violenta mi è esplosa nel ventre come una deflagrazione incontenibile: mi sono sentita sommergere da umori che hanno iniziato a grondare copiose. Un effluvio ormonale paragonabile allo straripare di una diga troppo a lungo sottoposta ad argini castranti ma non invalicabili. Non riuscivo a smettere di gridare e contorcermi nella sua mano. Sentivo il suo membro lacerarmi la carne e, quello che avrebbe dovuto essere dolore, mi faceva invece godere ed implorare. Lo sentivo enorme dentro di me, mi riempiva tutta e tutta volevo riempirmi del suo seme.  Ormai mancava poco. Davvero poco. Dopo qualche rantolo a precedere l'atto finale sublime e potente, la sua mano tra i capelli mi ha tirato la testa indietro, dopo avermi riversata sul tavolo supina: da quella posizione riuscivo a vedere i miei umori raggiungere il pavimento schizzando in ogni direzione e, per un lasso di tempo brevissimo, la mia vulva aperta e gocciolante. Dilatata, calda, così sensibile...  Lui continuava ad andare dentro e fuori, muovendosi avanti e indietro, dall'ano alla vagina e viceversa, ha gridato raggiungendo il culmine del mio stesso orgasmo. 

Ho gridato e sono venuta più volte, in successione rapida. Una vertigine caleidoscopica.

"Scoperai così solo con me", il suo tono concitato mentre si muoveva ancora nelle mie viscere.

"Lo capisci anche tu che non puoi scopare così con chiunque, vero? Tu sei la mia bambina".

Ho annuito, ottenebrata dagli effetti post orgasmici.

"Mia madre non ti fa godere, è così?".

Un ghigno trionfante mi ha schiuso le labbra inumidite dalla lingua.

"Non parlare così di tua madre", il suo tono severo a riprendermi.

"E tu non permetterti di darmi lezioni di moralità mentre mi stai ancora fottendo il culo, paparino".

L'ho baciato a lungo, voluttuosamente, fino a strappargli un mugolio d'eccitazione.

"Sei così troia...", ha mormorato palpandomi un seno sotto la camicetta aperta.

"Mi fai perdere la testa...". 

"Allora perché stai con lei?".

"Perché potresti veramente essere mia figlia".

Ha sospirato mentre cercava di ricomporsi.

"Invece sono la tua amante", gli ho rammentato raccogliendo con le dita qualche goccia del suo sperma dai rivoli che mi rigavano le cosce, cui le labbra hanno reso onore, suggendo avidamente un dito, poi due... 

"Smettila!", mi ha strattonata afferrandomi per un braccio.

Aveva il fuoco negli occhi. E io amo giocare con il fuoco: è un'attrazione irresistibile, è più forte di me. Abbassarmi e, contro ogni sua protesta, cercarlo con le labbra, testarne la consistenza e l'odore acre, la ruvidezza tenera e la pressione violenta del suo spingersi nella mia bocca mentre la sua carezza tra i capelli si fa pressione sempre più coercitiva e inappellabile. 

Con la lingua masturbargli la cappella lucida, con le dita stimolare il glande piano, fino a che una contrazione non porta un po' del suo liquido caldo dulle mie labbra. Poi chiudere gli occhi e percorrere l'asta interamente. Muovere la testa a un ritmo sempre più sostenuto, avanti e indietro, sollecitando più volte e a lungo la zona intorno al perineo, poi lì, insinuare piano un dito frattanto che m'inchiodo al suo grembo e lui mi spinge il suo sesso in gola, riversandomi fiotti di sperma che mi raggiungono a distanza ravvicinata e che mi cola in parte agli angoli della bocca. Lui esce e mi viene sul viso, sul seno... Mi strofina sul volto il membro lucido di umori. Sta ancora eiaculando. Lo ripeendo in bocca, lo succhio più forte e lui gode. Con un grido liberatorio che invano cerca di soffocare, mi viene in bocca.

E gode.

E godo...

 
 
 
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