Chi Siamo
Associazione Giovani Padani - Valle Camonica
L'associazione non ha finalità di lucro ed è finalizzata a promuovere la riscoperta e lo studio delle origini dei Popoli della Padania: a questa attività unisce quelle di ricerca sulle ragioni ecomoniche e politiche dell'Indipendentismo Padano e di riflessione sul significato delle lotte liberitarie di comunità e individui.
L'Associazione promuove inoltre tutte quelle iniziative volte a difendere il diritto allo studio, al lavoro ed alla casa nonché il recupero e la difesa degli usi, dei costumi e della cultura delle terre natie.
CONTATTACI:
La Sezione Camuna si trova a Capo di Ponte, in Via Italia n° 34
e-mail: mgp@giovanicamuni.com
Fax: 02.700449839 oppure 0364.2631196
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L’identità è una cosa essenziale, soprattutto oggi in pieno periodo di fondamentalismo laicistico, di perdita dei valori che ha prodotto una massificazione e una spersonalizzazione globale che minacciano di estinzione le culture etniche, le nazioni, i popoli; un cancro basato sull’economia, la tecnocrazia e il mondialismo che svuota i popoli di ogni sostanza, un sistema che annienta ogni passato culturale, rendendo tutto indifferenziato, un sistema che cancella il principio storico nazionale e quello politico territoriale dei popoli, fidando in criteri di appartenenza differenti da quelli della lingua, dell’origine comune o dello spazio dove si abita e puntando su criteri di appartenenza artificiosi. Ai giorni nostri molte cosiddette “identità”, se ancora si possono definire tali, non derivano dal background storico-politico-culturale originato dall’esperienza di un popolo, non sono viste come il risultato di un processo evolutivo strettamente legato al territorio in cui esso vive e in cui sono vissuti i suoi antenati, bensì si costruiscono in base a ciò che si consuma e a ciò che la moda e la società ci impongono, troppo spesso in nome di una pseudo-integrazione e di un distorto concetto di tolleranza e accoglienza che porta solo all’annientamento delle nostre radici. Questa “Identità fabbricata” rispecchia l’atteggiamento proprio di coloro che hanno dimenticato ogni appartenenza ad un'Identità Collettiva per timore di non essere accettati o apprezzati dalla massa ma che da questa massa vengono inghiottiti e annullati, mentre chi si oppone a questa “assimilazione” viene etichettato come eretico, elemento da isolare, oscurantista e arretrato, individuo che rifiuta la modernità e il progresso. Percorso obbligato per chi cerca di mettere in atto questa “omogeneizzazione” è l’annientamento sistematico delle lingue locali da sempre parlate dai nostri padri, che oggi vengono dileggiate e considerate come una manifestazione meramente folkloristica, spesso relegate a margine di qualche sagra paesana o associate alla sguaiatezza dell’ebbro. Le lingue locali sono invece l'espressione di quella ricchezza dello spirito che può impedirci di essere totalmente spersonalizzati dalla globalizzazione, non sono (come vogliono farci credere) un retaggio ingombrante del passato ma bensì sono il vero linguaggio della nostra anima e della nostra identità. Per questo motivo gli idiomi locali vanno salvaguardati attuando una corretta pianificazione linguistica, intervenendo, se serve, anche in senso normativo per far sì che vengano insegnati fin dalla scuola, quando il bambino è in grado di recepire e trattenere innumerevoli quantità di informazioni. Prendiamo esempio dal Lussemburgo dove i bambini studiano, fin dalle scuole elementari, il lussemburghese, poi il tedesco e, dai tredici anni, anche il francese e l’inglese o dalla vicina Svizzera dove le amministrazioni locali del Canton Ticino, da tempo, attuano una politica di valorizzazione dell’idioma che in quelle terre viene parlato da oltre 300.000 persone: il Lombardo (e non l’italiano-toscano come furbescamente spesso ci vogliono far credere). Lombardo al quale è stato riconosciuto lo status di “Lingua” sia dal Consiglio d’Europa (Rapporto 4745 del 1981), sia dall’UNESCO che l’ha inserita tra lingue meritevoli di tutela (“Red Book of Endangered Languages”), che dal Summer Institute of Linguistics di Dallas (“Ethnologue, Languages of the World”, 13° edizione) che afferma come in generale, tutte le parlate lombarde “sono molto differenti dall’italiano standard” e come “i parlanti possono essere senza problemi bilingui”. E’ quindi compito delle istituzioni fare in modo che i cittadini possano riscoprire la propria identità riallacciando i legami con le proprie lingue madri, il bene più prezioso lasciatoci in eredità da una memoria mai sopita nella nostra tradizione. Perché la cultura che noi portiamo nasce dal basso, così come la lingua dei nostri nonni, ed figlia della terra a cui ci sentiamo di appartenere ed è questa in fondo la vera cultura, non quella che vorrebbero imporci patriottardi e parrucconi.
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Post n°35 pubblicato il 19 Agosto 2009 da theriddle
LETTERE AL DIRETTORE Giornale di Brescia martedì, 18 agosto 2009 |
Riceviamo e Pubblichiamo: |
Post n°33 pubblicato il 06 Marzo 2009 da theriddle
di Andrea Usai (20/02/2009) |
Atlante linguistico UNESCO online: le lingue locali in pericolohttp://linguedialetti.splinder.com/ di Gianluca Polli UNESCO, GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA LINGUA MADRE 2009 - Atlante linguistico online articolo tratto da www.greenreport.it Biodiversità umana: tutte le lingue in pericolo nell´Atlante Unesco. LIVORNO. L´Unesco ha lanciato a Parigi la versione internet del suo nuovo Atlante delle lingue in pericolo nel mondo. Questo strumento interattivo propone dati aggiornati su circa 2.500 lingue in pericolo nel nostro mondo globalizzato e può essere completato, corretto, attualizzato in diretta grazie al contributo dei suoi utilizzatori. L´Atlante è stato presentato alla vigilia del 21 febbraio, giornata internazionale delle lingua materna e permette di ricercare, secondo diversi criteri e classificazioni, le 2.500 lingue in pericolo di estinzione divise in: vulnerabile, in pericolo, sériamente in pericolo, in situazione critica ed estinta dopo il 1950. «Alcuni di questi dati sono particolarmente inquietanti – spiega la nota di presentazione dell´Unesco – su circa 6.000 lingue esistenti nel mondo, più di 200 lingue si sono estinte nel corso delle ultime tre generazioni, 538 sono in situazione critica, 502 seriamente in pericolo, 632 in pericolo e 607 vulnerabili». 199 lingue sono ormai parlate da meno si 10 persone, alter 178 hanno ormai tra 10 e 50 locutori. Tre i linguaggi ormai praticamente morti e dimenticati viene citato il Manx, la parlata tradizionale dell´isola di Man, estinto nel 1974 con la scomparsa di Ned Maddrell; l´Aasax della Tanzania, estinto nel 1976, l´Ubykh della Turchia, sparito nel 1992 insieme al signor Tevfik Esenç, l´Eyak dell´Alaska, scomparso nel 2008 con la morte di Marie Smith Jones. Il direttore dell´Unesco, Koïchiro Matsuura, ha detto che «la scomparsa di una lingua porta alla sparizione di numerose forme del patrimonio culturale immateriale, in particolare della preziosa eredità costituita dalle tradizioni e dalle espressioni orali, dai poemi alle leggende, fino ai proverbi e ai motti di spirito, della comunità che le parla. La perdita delle lingue avviene così a detrimento del rapporto che l´umanità intrattiene con la biodiversità, perche esse veicolano numerose conoscenze sulla natura e l´universo». Alla redazione dell´Atlantte hanno collaborato più di 30 linguisti che con questo imponente lavoro dimostrano che il fenomeno della scomparsa delle lingue si manifesta in tutti I continenti e in condizioni economiche molto diverse tra loro. Nell´Africa sub-sahariana, dove vengono parlate circa 2.000 lingue diverse (un terzo del totale mondiale) è probabile che nei prossimi cento anni ne scompaiano il 10%. In India, Usa, Brasile, Indonesia e Messico, Paesi con grande diversità linguistica al loro interno, sono anche quelli che contano il maggior numero di lingue in pericolo di estinzione. In Australia l´inglese sta mettendo a rischio o degradando 108 lingue. In Italia le lingue a rischio sono 31: 5 sono seriamente in pericolo (Töitschu, Croato del molise, Griko del Salento, Griko della Calabria e Gardiol); 22 in pericolo (Occitano, Franco-provenzale, Piemontese, Ligure, Lombardo. Mocheno, Cimbro, Ladino, Sloveno, Friulano, Emiliano-romagnolo, Faetano, Arbëreshë-Albanese, Gallo-siciliano, Campidanese, Logudorese, Catalano-algherese, Sassarese e Gallurese, Corso), 4 sono vulnerabili (Walzer-Germanico, Veneto, Napoletano-calabrese, Sicilano). L´Unesco avverte che «La situazione quale presentata nell´Atlante non è però sistematicamente allarmante. Così Papua Nuova Guinea, il Paese che registra la più grande diversità linguistica del pianeta (più di 800 lingue vi sarebbero parlate) è anche quello che ha relativamente meno lingue in pericolo (88)». Così come, anche se nell´Atlante vengono classificate come estinte, alcune lingue sono oggetto di un´attività di riscoperta e rivitalizzazione il Cornique (Cornovagliese) o il Sîshëë della Nuova Caledonia ed è possibile che queste lingue morte risorgano a nuova vita. Inoltre, grazie a politiche linguistiche favorevoli, diverse lingue autoctone vedono aumentare i loro locutori. E´ il caso dell´Aymara centrale e del Quetchua in Perù, del Maori in Nuova Zelanda, del Guarani in Paraguay e di diverse lingue amerindie (ed inuit) in Canada, negli Usa e in Messico. L´Atlante dimostra anche che una stessa lingua a destini diversi, per ragioni economiche, per le politiche linguistiche e per fenomeni sociologici, a seconda dei Paesi in cui viene parlata la stessa lingua non mantiene la stessa vitalità. Per Christopher Moseley, un linguista australiano che ha curato la pubblicazione dell´Atlante, «Sarebbe naif e semplicistico affermare che le grandi lingue che sono state lingue coloniali, come l´Inglese, il Francese e lo Spagnolo) sono dappertutto responsabili dell´estinzione delle altre lingue. Il fenomeno di un sottile equilibrio di forze rilevato in questo Atlante permette ad ognuno di comprendere meglio questo equilibrio». Questo il link all'Atlante linguistico dell'Unesco http://www.unesco.org/culture/ich/index.php?pg=00206 Secondo l'Unesco, quindi le Nazioni Unite, le lingue in pericolo parlate nello Stato italiano sono 31. Secondo lo Stato italiano (Legge 482/99), le lingue in pericolo parlate nel suo territorio sono 12. Non sarebbe fose ora - anche per lo Stato italiano, così come per gli altri Stati - di mettersi al passo con la civiltà anche per quanto riguarda questo delicatissimo argomento, sempre più attuale in un periodo come questo, in cui ci troviamo a fare i conti con il più disastroso fallimento della globalizzazione e della sua ideologia culturalmente genocida? Non c'è altro da aggiungere, a questo punto. (gmp) Tratto dal blog di Gianluca Polli: http://linguedialetti.splinder.com/ |
Sabato 27 e domenica 28 settembre il vino di Valle Camonica torna protagonista a Losine nel corso della sagra "Scior del Torcol"-6^ Sagra del Vino di Valle Camonica.
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La Val Camonica (o anche Valcamonica e, nei dialetti camuni, Al Camònega, poetico Camunia) è una delle valli più estese delle Alpi centrali, nella Lombardia orientale, lunga circa 90 km. Inizia dal Passo del Tonale, a 1883 mslm e termina alla Corna Trentapassi presso Pisogne, sul lago d'Iseo. Ha una superficie di circa 1335 km2[2] e 118.323 abitanti[3]. È attraversata in tutta la sua lunghezza dall'alto corso del fiume Oglio, che nasce a Ponte di Legno ed ha la sua foce nel Sebino tra Pisogne e Costa Volpino. La Valle Camonica deriva il suo nome dal latino Vallis Camunnorum, ovvero la Valle dei Camuni (che i romani chiamavano Camunni). La quasi totalità della valle è ricompresa nel territorio amministrativo della Provincia di Brescia, esclusi i comuni di Lovere, Rogno, Costa Volpino e la tributaria Val di Scalve facenti parte della provincia di Bergamo. Leggi la scheda completa su WIKIPEDIA |
Gianni Sartori, da Quaderni Padani, n 34 Il cinque maggio del 1981, esattamente vent’anni fa (n.d.w. l'articolo è stato scritto nel 2001), in seguito allo sciopero della fame, all’età di soli ventisette anni moriva Robert (Bobby) Sands, la prima vittima della protesta attuata dai prigionieri politici dell’Ulster nelle carceri di Sua Maestà. Bobby era nato a Rathcoole (nord Belfast) nel 1954 da una famiglia non particolarmente impegnata politicamente (da madre cattolica e padre protestante) e viveva in un quartiere a maggioranza protestante. Durante gli anni dell’adolescenza Bobby conobbe di persona la repressione, gli attacchi lealisti, la perdita continua dell’occupazione (lavorò soprattutto come apprendista meccanico in qualche carrozzeria) che caratterizzano la vita di un gran numero di giovani cattolici. Schedato come “sospetto” già all’età di quattordici anni, a diciotto anni, nell’autunno del 1972, aderì all’Ira Provisional. Appena un mese dopo venne arrestato e condannato a tre anni da scontare a Long Kesh. Erano i giorni dello “Special Category Status” e Bobby seppe impiegarli proficuamente: studiò l’Irlandese con passione e lesse accuratamente le opere di Fanon e Gorge Jackson. I compagni di prigionia lo ricordano come dotato di una grande personalità, che funzionava da catalizzatore nelle discussioni. In libertà nell’aprile del ’76, si sposò ed ebbe un figlio: Gerard. A Twinbrook dove viveva si impegnò a fondo a favore della sua comunità: aprì una sede locale del Sinn Fein e della “Croce Verde” per assistere i prigionieri politici repubblicani. Nell’ottobre 1976 venne coinvolto con Joe McDonnel nell’attentato al Balmoral Forniture Company. Condotto al famigerato Centro per gli interrogatori di Castlereagh, vi subì la tortura e fu condannato a quattordici anni per il possesso di una pistola. Nel settembre 1977 venne trasferito al Blocco H di Long Kesh (prigioniero n. 1066) dove si unì immediatamente alla “protesta della coperta”. Convinto che fosse necessario informare e coinvolgere il più possibile la gente all’esterno sui problemi dei detenuti, cominciò a scrivere lettere e a scrivere articoli al Republican News, il giornale del Sinn Fein. In carcere si prodigò per appianare le divergenze tra militanti dell’IRA e dell’INLA, convinto che per riportare una vittoria nella campagna per lo “status di prigioniero politico” bisognava avere una stessa strategia unitaria. La sera del 27 gennaio 1981, i 96 prigionieri coinvolti nello spostamento d’ala dei blocchi H3 e H5 si ribellarono dopo che la direzione del carcere si era rifiutata di restituire i loro abiti (un modo per costringerli a indossare l’uniforme dei detenuti). Cominciarono a distruggere sistematicamente mobili, suppellettili e finestre delle celle. La risposta fu brutale. Furono rinchiusi nelle celle con i muri ricoperti di escrementi e i pavimenti di acqua, urina e cibo. Furono costretti a restarsene in quelle celle senza coperte e materassi. Prima di dare inizio allo sciopero della fame Bobby si preoccupò di risolvere questa situazione e solo dopo che i prigionieri erano stati trasferiti (il 1°marzo) cominciò a rifiutare il cibo. Contribuì di persona alla stesura della dichiarazione che annunciava l’inizio del nuovo sciopero della fame: “Noi, i Repubblicani Pows (Prigionieri di guerra, ndr), nei blocchi H di Long Kesh e le nostre compagne nella prigione di Armagh, abbiamo il diritto e con la presente chiediamo lo status politico. Rifiuteremo oggi come abbiamo costantemente rifiutato ogni giorno dal 14/9 1976, quando iniziò la protesta della coperta, i tentativi del governo inglese di criminalizzare le nostre lotte”. L’11 marzo 1981 il Comitato Nazionale del Blocco H sollevò il problema dei prigionieri alla Commissione dei Diritti Umani a Ginevra. Il 23 marzo Bobby Sands venne trasferito dall’H3 all’ospedale della prigione per tentare di isolarlo. Venne presentato come candidato nazionalista per Fermanagh South Tyrone al seggio di Westminster, vacante per la morte di Frnak Maguire. Sebbene fosse molto debole dopo un mese di sciopero della fame, si impegnò a fondo durante la campagna elettorale e venne eletto. Ormai completamente cieco, senza riflessi, paralizzato a metà coperto da piaghe da decubito (il suo peso era sceso da 60 a 40 chili) morì dopo due giorni di coma, alle 1 e 15 del mattino del 5 maggio 1981, nell’ospedale della prigione di Long Kesh. I funerali si svolsero nella chiesa di San Luca (Twinbrook – West Belfast) e vi parteciparono circa centomila persone. Tra questi anche sei parlamentari europei. L’IRA gli rese gli onori militari. È sepolto a Milltown. |
(AGM-DS) - 14/07/2008 0.21.12 - (AGM-DS) - Milano, 14 luglio - La Padania ha vinto la seconda edizione della Coppa del Mondo Viva. Si tratta del torneo mondiale, giunto alla sua seconda edizione, per squadre nazionali non riconosciute o riconosciute ma non affiliate ne` alla FIFA ne` ad altre organizzazioni internazionali. Il cammino trionfale della nazionale Padana Le foto |
Altra vittoria per la nazionale della Padania, che nell'incontro disputato contro il Kurdistan si impone per due reti a uno. La partita è stata molto intensa, ed anche le tifoserie si sono fatte sentire, con i curdi che hanno sventolato uno striscione gigante raffigurante la loro bandiera. Nonostante la pioggia battente, i supporters delle due formazioni non hanno fatto mancare il loro tifo, incitando i propri giocatori con cori e slogan. Con questa vittoria gli uomini di Leo Siegel si portano al comando del girone a quota sei punti, parimerito con l'Assiria, che nell'altro incontro della giornata odierna si è imposta per cinque reti a zero sulla Provenza. Nella fotografia, i tifosi padani durante la partita incitano la propria squadra. FOnte: http://blog.libero.it/desio/5051131.html?ssonc=1158040083 |
Giovedì 10/07/2008 INGRESSO ED EVENTI GRATUITI |
E' iniziata sotto i migliori auspici l'avventura della nazionale padana ai mondiali per le nazioni non affiliate alla FIFA, in corso a Gallivare in Lapponia. I biancoverdi guidati da Leo Siegel hanno affondato la nazionale della PRovenza con un perentorio 6 a 1. Le reti sono state di Cossato (PAD) 7', Giordano (PRO) 23', Salandra (PAD) 34', Ligarotti (PAD) 36', Salandra (PAD) 45' penalty, Ligarotti (PAD) 80', Ferrari (PAD) 90' Qui potete scaricare il tabellino della partita Questo invece il sito ufficiale della manifestazione http://www.vivaworldcup.info/, con tutte le informazioni sulle squadre partecipanti e sui risultati. Qui invece trovate tutte le foto della spedizione padana in Lapponia http://www.flickr.com/photos/leganordpadania/ |
Sul sito www.sergioborsato.it si può scaricare GRATUITAMENTE “I giorni dell’IRA” ultimo album del grande Cantautore Veneto. Un disco fantastico fatto di rock, malinconia e storie fatte di cuore e di stomaco. Imperdibile! Biografia Sergio Borsato nasce in Svizzera nel 1962. Figlio di immigrati veneti, trascorre la sua infanzia in parte con i nonni paterni, a Cartigliano - un ridente paesino delle campagna veneta alle porte di Bassano del Grappa situato sulle sponde del Fiume Brenta - e una piccola cittadina svizzera vicino a Zurigo. RAI 2, nel settembre 2004, lo vuole come ospite al Follia Rotolante Tour, nella tappa di Lido degli Estensi e verrà visto in seconda serata da oltre 1.000.000 di telespettatori. Il primo singolo dell'album "La strada bianca" viene programmato da numerose emittenti radiofoniche italiane. "La Strada Bianca è l'anello di congiunzione tra passato e presente, con l'obbiettivo di aprire i cassetti della memoria presenti in ognuno di noi". La storia è in continua evoluzione... tra pub, birrerie, osterie e locande, nasce nel gennaio 2005 con il supporto dei veri amici, su tutti Fermino e Lorenzo, il progetto "Figli di una luna storta" (FDULS), con l'obiettivo di radunare tutti i supporters ed amici per scambiare idee, progetti e quant'altro.
04/06/2008 |
7-13 luglio 2008 2° edizione di VIVA World Cup La Lapponia ospita il campionato essendo la squadra vincente della scorsa edizione. Alcuni Links utili: Il sito della Nazionale Padana http://www.padaniacalcio.net/ Alcuni dei probabili componenti della nazionale Padana Pedersoli Mattia, Bigatti Federico, Cossato Michele, Dato Carmelo, Capelli Marco, Piovani Gianpietro, Leoni Ermanno, Didonè Oreste, Nervo Carlo, Pavone Cristiano, Ganz Maurizio, Checchini Claudio, Colombo Lorenzo, Valtolina Fabian, Facchinetti Giuseppe, Quaglia Andrea, Ferrari Giacomo allenatore Leo Siegel |
Breno 16 maggio 2008 Forum delle Associazioni e dei gruppi culturali della Valle Camonica Tema: “Icroyable Richesse” Proposte per il futuro della media Valle Camonica “La Valle Camonica, patrimonio inestimabile da valorizzare” Dott.ssa SAbina Mastroeni - Severino damiolini La Valle Camonica presenta un patrimonio culturale e naturale vario e molto ricco e per questo non sempre assimilabile, inoltre le diverse esigenze del turista necessitano di pacchetti adeguati e sempre diversi, coerenti con le richieste specifiche (scuola, pubblico adulto e/o straniero) che sono tra le più variegate, pacchetti costruiti su misura sfruttando la competenza e la professionalità delle singole associazioni presenti sul territorio e specializzate da anni in ambiti precisi. E’ evidente che specializzazione significa qualità! La conservazione, il restauro e la valorizzazione degli ambienti di vita tradizionali, del patrimonio naturalistico e di quello storico-artistico di cui la nostra valle è impregnata possono essere possibili solo attuando una programmazione ed un coordinamento che coinvolgano tutte le realtà turistico-culturali presenti sul territorio, facendo molta attenzione però, laddove è importante incrociare le varie professionalità, a lasciare la giusta autonomia alle associazioni di collaborare tra loro per soddisfare varie esigenze richieste. Si rende praticamente indispensabile quindi lo sviluppo di un ENTE UNICO DI GESTIONE DEL TURISMO IN VALLECAMONICA che coordini tutte le iniziative valligiane (evitando la sovrapposizione di eventi) senza però limitare la professionalità acquisita negli anni da molti operatori camuni e facendo molta attenzione a che questo non diventi uno dei troppi “enti inutili” creati solo per distribuire favori agli “amici degli amici” o per garantire la sedia a qualche “amministratore professionista”. Riteniamo che compito di un ente centrale sia innanzitutto risolvere l’annoso problema di una promozione che sia unica e della ricerca di risorse da distribuirsi, ovviamente, non secondo logiche politiche bensì seguendo quelle dettate dalle reali esigenze del turismo moderno. Esplorare un territorio significa saperlo avvicinare nelle sue più intime strutture, lasciandosi guidare dall'esperienza delle sue genti, prestando attenzione alla storia quanto all'ecologia, assaporando il mutare delle stagioni dal verde dei suoi monti fino alle rive del suo lago, cogliendo le suggestioni dei suoi vini e della sua cucina. In questo senso il turismo diviene consapevole, cioè ecologicamente sostenibile nel lungo periodo, economicamente conveniente, eticamente e socialmente equo nei riguardi delle comunità locali: un turismo che deve assicurare un'evoluzione accettabile per quanto riguarda l'impatto delle attività sulle risorse naturali, sulla biodiversità e sulla capacità di assorbimento dei prodotti residui. Secondo un piano di “dissemination” comune decidere quale materiale informativo produrre, CD, materiale cartaceo, il sito etc., per promuovere finalmente un prodotto che sia complessivo, all’interno del quale poi ogni associazione a seconda della propria specializzazione possa trovare il suo spazio, mantenendo una certa autonomia. La libera concorrenza crea infatti un miglioramento dell’offerta. Come poi non considerare che oggi il turista, soprattutto il turista straniero, si muove sempre più indipendentemente nell’ampio mercato delle offerte turistiche attraverso internet? Il sito ufficiale (ma esiste? Voli? Invallecamonica.it? vallecamonica.net?) dovrebbe essere continuamente aggiornato con le ultime novità, gli eventi, le manifestazioni ed i links delle diverse associazioni, in modo che ognuna possa poi offrire la propria professionalità specifica. Un sito che dovrebbe essere posizionato il più in alto possibile nei motori di ricerca, sfruttando degli spazi a pagamento o anche dei circuiti di scambio banner; oltre a prevedere una versione quantomeno in lingua inglese, ma sarebbe il caso anche francese, tedesca e spagnola. Ci chiediamo infatti come possa oggi un turista straniero capire cosa la Valle può offrirgli. Confrontiamo i numerosi siti camuni con il sito ufficiale dell’Alpe di Siusi (www.alpedisiusionline.it): la differenza è palese…. Turismo culturale a 360 gradi. Per questo motivo riteniamo fondamentale la creazione dei cosiddetti “ecomusei” (termine coniato proprio da da Hugues de Varine) pensati come strumenti per tutelare le tracce delle società rurali in un momento in cui l'urbanizzazione, le nuove acquisizioni tecnologiche e i conseguenti cambiamenti sociali rappresentavano un rischio reale di completo oblio di un patrimonio culturale millenario. L'ecomuseo interviene infatti sullo spazio di una comunità, nel suo divenire storico, proponendo "come oggetti del museo" non solo gli oggetti della vita quotidiana ma anche i paesaggi, l'architettura, il saper fare, le testimonianze orali della tradizione, ecc. In quest’ottica le notevoli ricchezze che la Valle Camonica offre sotto il profilo storico, culturale, artistico e naturale possono essere classificate e valorizzate attraverso l’individuazione di tre principali filoni o percorsi, che propongono la suggestiva occasione di esplorarla da altrettanti punti di osservazione: Il Percorso della Memoria. Il percorso del Lavoro. Un percorso dell’Arte che consenta di valorizzare le varie tipologie di arte presenti in Camunia, Gli Alberghi diffusi L'offerta dell'albergo diffuso si pone nel mercato turistico come tipologia ricettiva in grado di offrire capacità di soddisfare i desideri di un’utenza esigente ed esperta; rispetto e recupero dell’ambiente culturale; autenticità e originalità della proposta; gestione tipicamente familiare; creazione di un indotto virtuoso con la valorizzazione delle tradizioni gastronomiche, artistiche e artigianali, e contesto ideale per organizzare convegni, simposi, attività culturali; crea inoltre opportunità di lavoro correlate. Cosa non fare Basti pensare che in Valle non si riesce neanche ad accordarsi sugli standard qualitativi che una guida turistica dovrebbe possedere, tra cui importante ed ora quasi inesistente è la conoscenza delle lingue straniere. Non servono infatti più studi di fattibilità o un censimento del patrimonio culturale e dei soggetti che operano sul territorio, naturalistico e delle tradizioni della Valle poiché esistono già,ciò significherebbe sprecare altre risorse inutilmente, servono invece azioni mirate ed interventi strutturali. E’ noto infatti come il territorio della Valle, a livello turistico, sia estremamente diviso tra Secas, Comunità Montana e Provincia, in una babele ove ognuno organizza eventi e progetti scollegati l’uno dall’altro senza una politica comune, facendosi talvolta la guerra e spendendo montagne di soldi pubblici. Conclusioni Il tutto a patto che gli attori operanti sul territorio gestiscano tali risorse in maniera integrata: Beni Culturali, identità culturale, ambiente naturale e prodotti tipici devono essere inseriti in reti o sistemi di offerta, al fine di consentine la massima capacità di fruizione da parte del turista e contestualmente consentire all’ente gestore di fornire un servizio di eccellenza sotto tutti i punti di vista. L’idea di trovare delle basi comuni per organizzare il turismo in Valle, non è certo nuova e se ne parla già da troppi anni. Speriamo quindi vivamente che la futura creazione di un ente unico di gestione del patrimonio turistico della Valle Camonica sia finalmente fatto con lungimiranza e possa dare al nostro territorio ampie prospettive future
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GLI AMICI DEL SENTIERO PRESENTANO : LA ROSA CAMUNA: SIMBOLO EUROPEO ? RELAZIONE A CURA DEL PROFESSORE FRANCO GAUDIANO Mercoledì 14/05/2008 presso il teatro di Sellero alle ore 20,30
NELLA SERATA SI PRESENTERA' LA PASSEGGIATA “ A SPASSO NELLA STORIA “ il ricavato verrà interamente devoluto al costruendo ospedale oncologico LAUDATO SII di Rivoltella del Garda |
“Svolta” di Norman Gobbi nel giorno del suo insediamento a presidente del Gran Consiglio del Cantone Matteo Mauri - La Padania 06/05/2008 |
Inviato da: tuodeo
il 13/01/2010 alle 14:42
Inviato da: elenaforsport
il 27/11/2009 alle 12:48
Inviato da: psicologiaforense
il 26/01/2008 alle 01:39