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ECCOTI-DI MAX PEZZALI


Eccoti sai ti stavo proprio aspettando
ero qui ti aspettavo da tanto tempo
tanto che stavo per andarmene
e invece ho fatto bene

sei il primo mio pensiero che
al mattino mi sveglia
l'ultimo desiderio che
la notte mi culla
sei la ragione più profonda
di ogni mio gesto
la storia più incredibile
che conosco
conosco

eccoti come un uragano di vita
e sei qui non so come tu sia riuscita
prendermi dal mio sonno scuotermi
e riattivarmi il cuore

sei il primo mio pensiero che
al mattino mi sveglia
l'ultimo desiderio che
la notte mi culla
sei la ragione più profonda
di ogni mio gesto
la storia più incredibile
che conosco

eccoti anche ora che non sei in casa
tu sei qui mi parla di te ogni cosa
gli oggetti sembrano trasmettermi
l'amore nello sceglierli

eccoti finalmente sei arrivata
e sei qui non sai quanto mi sei mancata
speravo tu esistessi però non immaginavo tanto

sei il primo mio pensiero che
al mattino mi sveglia
l'ultimo desiderio che
la notte mi culla
sei la ragione più profonda
di ogni mio gesto
la storia più incredibile
che conosco
conosco
conosco
conosco
conosco
conosco
 

WHEN YOU'RE GONE - AVRIL LAVIGNE

I always needed time on my own
I never thought I'd need you there when I cry
And the days feel like years when I'm alone
And the bed where you lie is made up on your side

When you walk away I count the steps that you take
Do you see how much I need you right now

When you're gone
The pieces of my heart are missing you
When you're gone
The face I came to know is missing too
When you're gone
The words I need to hear to always get me through the day and make it ok
I miss you

I've never felt this way before
Everything that I do reminds me of you
And the clothes you left, they lie on the floor
And they smell just like you, I love the things that you do

When you walk away I count the steps that you take
Do you see how much I need you right now

We were made for each other
Out here forever
I know we were, yeah
All I ever wanted was for you to know
Everything I'd do, I'd give my heart and soul
I can hardly breathe I need to feel you here with me, yeah
 

 

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La favola di Amore e Psiche

Post n°9 pubblicato il 18 Giugno 2007 da angelgirl93

La bellezza straordinaria di Psiche. XXVIII "Un tempo, in una città, vivevano un re e una regina che avevano tre bellissime figlie, le due più grandi, per quanto molto belle, potevano essere degnamente celebrate con lodi umane, ma la bellezza della più giovane era così straordinaria e così incomparabile che qualsiasi parola umana si rivelava insufficiente a descriverla e tanto meno a esaltarla. "Insomma sia quelli della città che i forestieri, attratti in gran numero dalla fama di tanto prodigio, restavano attoniti dinanzi a un simile miracolo di bellezza: portavano la mano destra alle labbra, accostavano l’indice al pollice e la adoravano con religioso rispetto come se fosse stata Venere in persona. * "Anzi nelle vicine città e nelle terre confinanti si era sparsa la voce che la dea nata dai profondi abissi del mare e allevata dalla spuma dei flutti, volendo elargire la grazia della sua divina presenza, era discesa fra gli uomini o anche che da un nuovo seme di stille celesti non il mare ma la terra aveva sbocciato un’altra Venere, anch’essa bellissima, nella sua grazia virginale.XXIX "Di giorno in giorno una simile credenza si rafforzava sempre più e la voce cominciò a diffondersi nelle isole vicine e poi più lontano in molte regioni del continente. "Folle di pellegrini sempre più numerose facevano lunghi viaggi, attraversavano mari profondi per vedere quella straordinaria meraviglia del secolo. "Nessuno andava più a Pafo o a Cnido o a Citera per visitare i santuari di Venere; alla dea non si facevano più sacrifici, i suoi templi erano lasciati nell’abbandono, i suoi sacri cuscini calpestati *, le cerimonie trascurate, le sue statue restavano disadorne, vuoti i suoi altari e ingombri di cenere spenta. "Alla fanciulla si innalzavano preghiere, e si placava il nume di una dea potente come Venere adorando un volto umano. Al mattino, quando la vergine usciva, a lei si apprestavano vittime e banchetti invocando il nome di Venere assente e, quando passava per via, il popolo le si affollava supplice intorno con fiori e ghirlande. "Questo eccessivo tributo di onori divini a una fanciulla mortale suscitò lo sdegno violento della Venere vera che, scuotendo fieramente il capo e malcelando la collera, così cominciò a ragionare:
L'invidia della dea Venere e il ricorso a Cupìdo. XXX "’Ecco che io, l’antica madre della natura, l’origine prima degli elementi, la Venere che dà vita all’intero universo, sono ridotta a dividere con una fanciulla mortale gli onori dovuti alla mia maestà e a veder profanato dalle miserie terrene il mio nome celebrato nei cieli. Nessuna meraviglia, allora, se durante i riti espiatori dovrò sopportare un culto equivoco, diviso a metà e se una fanciulla che non potrà sfuggire alla morte ostenterà le mie sembianze. ‘A nulla è valso allora che quel pastore * la cui giustizia e lealtà fu dallo stesso Giove riconosciuta, per la straordinaria bellezza prescelse me fra dee tanto più illustri. ‘Ma non se li godrà a lungo costei, chiunque sia, gli onori che mi usurpa: la farò pentire io della sua bellezza che non le spetta.’ ‘E là per là chiamò il suo alato figliuolo, quel cattivo soggetto che, infischiandosene della pubblica morale, ha la pessima abitudine di andarsene in giro armato di torce e di frecce, di entrare di notte nelle case della gente e profanare i letti nuziali insomma di provocare impunemente un sacco di guai, senza far mai nulla di buono. E sebbene fosse un briccone e sfacciato per natura, lei questa volta con le sue parole lo incoraggiò e lo aizzò, lo condusse fino a quella città, gli indicò Psiche - così si chiamava la fanciulla - e gli raccontò gemendo e fremendo d’indignazione tutta la storia della bellezza contesa.XXXI "’Ti prego’ gli diceva ‘in nome dell’affetto che mi porti, per le dolci ferite delle tue frecce, per le soavi scottature delle tue torce, fa che tua madre abbia piena vendetta, punisci senza pietà questa bellezza insolente. Se tu vuoi puoi davvero farmelo questo piacere, soltanto questo: che la ragazza si innamori pazzamente dell’ultimo degli uomini, di quello che la sfortuna ha particolarmente colpito nella posizione sociale, nel patrimonio, nella stessa salute, caduto così in basso che sulla faccia della terra non se né trovi nessuno come lui disgraziato. 
 La bellezza di Venere"Così gli parlò stringendosi forte al seno quel suo figliuolo e baciandoselo a lungo. Poi si diresse alla spiaggia vicina, là dove batte l’onda, e sfiorando con i rosei piedi le creste spumose dei fervidi flutti, ristette alfine sulla calma superficie del mare; e il mare le rese omaggio, a un suo cenno, com’ella desiderava, come se tutto da tempo fosse già stato voluto: le danzarono intorno le figlie di Nereo cantando in coro, e Portuno con l’ispida barba azzurra e Solacia col grembo colmo di pesci e il piccolo Palemone che cavalcava un delfino. Qua e là fra le onde esultavano a schiera i Tritoni,l uno soffiava dolcemente nella conchiglia sonora, un altro con un velo di seta faceva schermo all’ardore molesto del sole, un terzo sosteneva uno specchio dinanzi agli occhi della dea, gli altri nuotavano a coppie aggiogati al suo cocchio. "Un tal seguito scortava il viaggio di Venere verso l’oceano.
La solitudine di Psiche e il vaticinio dell'oracolo.XXXII "Ma intanto Psiche, bellissima com’era, non ricavava alcun frutto dalla sua grazia. Tutti la ammiravano, la lodavano, e pure non un re, non un principe, nemmeno un plebeo veniva a chiederla in sposa. Restavano lì a contemplare quelle divine sembianze come si ammira una statua di suprema fattura. "Un giorno le due sorelle più grandi, la cui bellezza, modesta, era passata inosservata al gran pubblico, si fidanzarono con principi del sangue e celebrarono nozze felici mentre Psiche, rimasta vergine, sola nella vuota casa, piangeva il suo triste abbandono e sofferente e intristita finì per odiare la sua stessa bellezza che pure tutti ammiravano. "E così l’infelice padre della sventurata fanciulla, temendo una maledizione celeste e la collera degli dei, interrogò l’antichissimo oracolo del dio Milesio e con preghiere e con vittime chiese a questa potente divinità per la vergine negletta nozze e marito. E Apollo, benché greco e ionico, per compiacere l’autore di questo romanzo, gli rispose in latino così:XXXIII "Come a nozze di morte vesti la tua fanciulla ed esponila o re su un’alta cima brulla non aspettarti un genero da umana stirpe nato ma un feroce, terribile, malvagio drago alato che volando per l’aria ogni cosa funesta e col ferro e col fuoco ogni essere molesta. Giove stesso lo teme, treman gli dei di lui, orrore ne hanno i fiumi d’Averno e i regni bui. "Il re che un tempo era stato felice, sentito il sacro responso, fece ritorno a casa coll’animo colmo di tristezza e riferì alla moglie i comandi del funesto oracolo. Per più giorni non fecero che piangere, gemere, lamentarsi.  

 
 
 
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Un blog di: angelgirl93
Data di creazione: 17/05/2007
 

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Non ti amo quanto un ragazzo possa amare la propria ragazza o quanto una mamma i suoi figli... ti amo come il mare ama i suoi pesci e il cielo le sue stelle... come la terra i suoi frutti... il mio amore per te è eterno come eterna può essere la fede.. ma soprattutto il nostro amore è vero e semplice come l'acqua di un ruscello di montagna.. vero come è vero che io respiro.. e dolce come il tuo sorriso, le tue labbra.. Sei sempre dentro il mio cuore..

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