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Post N° 81

Post n°81 pubblicato il 04 Novembre 2008 da erda
 

Lettera ai cappellani militari di don Lorenzo Milani   


Comunicato dei cappellani militari  


(*) L'11
febbraio 1965 un gruppo di cappellani militari in congedo della
Toscana, riunitisi in assemblea a Firenze nell’anniversario della
conciliazione tra Stato e Chiesa, votarono un ordine del giorno in cui
dichiaravano, fra l’altro, di considerare «un insulto alla Patria e ai
suoi Caduti la cosiddetta “obiezione di coscienza”, che, estranea al
comandamento cristiano dell’amore, è espressione di viltà».


 


L’ordine
del giorno, pubblicato dal quotidiano «La Nazione» di Firenze, fu fatto
conoscere a don Lorenzo da alcuni giovani di San Donato e da un amico
professore di Prato saliti a Barbiana la domenica successiva. Il Priore
stava facendo scuola. Lesse il ritaglio del giornale insieme ai
ragazzi. Se ne discusse un’intera serata, e maturò così la «Lettera ai
cappellani militari toscani che hanno sottoscritto il comunicato
dell’11 febbraio 1965». La Lettera, firmata da don Lorenzo, venne
“diffusa a stampa in forma di volantino e fu riprodotta parzialmente da
vari giornali e per intero dal settimanale del PCI «Rinascita».


  Don Lorenzo a seguito del comunicato dei cappellani militari in congedo della Toscana scrive:
 
Barbiana 22.2.65   
Lettera ai cappellani militari  


Da tempo avrei voluto inviare uno di voi a parlare ai miei ragazzi della vostra vita. Una vita che i ragazzi e io non capiamo.


 


Avremmo
però voluto fare uno sforzo per capire e soprattutto domandarvi come
avete affrontato alcuni problemi pratici della vita militare. Non ho
fatto in tempo a organizzare questo incontro tra voi e la mia scuola.


 


Io
l’avrei voluto privato, ma ora che avete rotto il silenzio voi, e su un
giornale, non posso fare a meno di farvi quelle stesse domande
pubblicamente.


 


Primo
perché avete insultato dei cittadini che noi e molti altri ammiriamo. E
nessuno, ch’io sappia, vi aveva chiamati in causa. A meno di pensare
che il solo esempio di quella loro eroica coerenza cristiana bruci
dentro di voi una qualche vostra incertezza interiore.

Secondo perché avete usato, con estrema leggerezza e senza chiarirne la portata, vocaboli che sono più grandi di voi.


 


Nel
rispondermi badate che l’opinione pubblica è oggi più matura che in
altri tempi e non si contenterà né d’un vostro silenzio, né d’una
risposta generica che sfugga alle singole domande. Paroloni
sentimentali o volgari insulti agli obiettori o a me non sono
argomenti. Se avete argomenti sarò ben lieto di darvene atto e di
ricredermi se nella fretta di scrivere mi fossero sfuggite cose non
giuste.

Non discuterò qui l’idea di Patria in sé. Non mi piacciono queste divisioni.

Se voi però avete diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri
allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il
diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato,
privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli
altri i miei stranieri. E se voi avete il diritto, senza essere
richiamati dalla Curia, di insegnare che italiani e stranieri possono
lecitamente anzi eroicamente squartarsi a vicenda, allora io reclamo il
diritto di dire che anche i poveri possono e debbono combattere i
ricchi. E almeno nella scelta dei mezzi sono migliore di voi: le armi
che voi approvate sono orribili macchine per uccidere, mutilare,
distruggere, far orfani e vedove. Le uniche armi che approvo io sono
nobili e incruente: lo sciopero e il voto.

Abbiamo dunque idee molto diverse. Posso rispettare le vostre se le
giustificherete alla luce del Vangelo o della Costituzione. Ma
rispettate anche voi le idee degli altri. Soprattutto se son uomini che
per le loro idee pagano di persona.

Certo ammetterete che la parola Patria è stata usata male molte volte.
Spesso essa non è che una scusa per credersi dispensati dal pensare,
dallo studiare la storia, dallo scegliere, quando occorra, tra la
Patria e valori ben più alti di lei.

Non voglio in questa lettera riferirmi al Vangelo. È troppo facile
dimostrare che Gesù era contrario alla violenza e che per sé non
accettò nemmeno la legittima difesa.

Mi riferirò piuttosto alla Costituzione.

Articolo 11. « L’ Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli...».

Articolo 52. « La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino ».

Misuriamo con questo metro le guerre cui è stato chiamato il popolo italiano in un secolo di storia.

Se vedremo che la storia del nostro esercito è tutta intessuta di
offese alle Patrie degli altri dovrete chiarirci se in quei casi i
soldati dovevano obbedire o obiettare quel che dettava la loro
coscienza. E poi dovrete spiegarci chi difese più la Patria e l’onore
della Patria: quelli che obiettarono o quelli che obbedendo resero
odiosa la nostra Patria a tutto il mondo civile? Basta coi discorsi
altisonanti e generici. Scendete nel pratico. Diteci esattamente cosa
avete insegnato ai soldati. L’obbedienza a ogni costo? E se l’ordine
era il bombardamento dei civili, un’azione di rappresaglia su un
villaggio inerme, l’esecuzione sommaria dei partigiani, l’uso delle
armi atomiche, batteriologiche, chimiche, la tortura, l’esecuzione
d’ostaggi, i processi sommari per semplici sospetti, le decimazioni
(scegliere a sorte qualche soldato della Patria e fucilarlo per
incutere terrore negli altri soldati della Patria), una guerra di
evidenti aggressioni, l’ordine d’un ufficiale ribelle al popolo
sovrano, le repressioni di manifestazioni popolari?

Eppure queste cose e molte altre sono il pane quotidiano di ogni
guerra. Quando ve ne sono capitate davanti agli occhi o avete mentito o
avete taciuto. O volete farci credere che avete volta volta detto la
verità in faccia ai vostri « superiori » sfidando la prigione o la
morte? Se siete ancora vivi e graduati è segno che non avete mai
obiettato a nulla. Del resto ce ne avete dato la prova mostrando nel
vostro comunicato di non avere la più elementare nozione del concetto
di obiezione di coscienza.

Non potete non pronunciarvi sulla storia di ieri se volete essere, come
dovete essere, le guide morali dei nostri soldati. Oltre a tutto la
Patria, cioè noi, vi paghiamo o vi abbiamo pagato anche per questo. E
se manteniamo a caro prezzo (1000 miliardi l’anno) l’esercito, è solo
perché difenda colla Patria gli alti valori che questo concetto
contiene: la sovranità popolare, la libertà, la giustizia. E allora
(esperienza della storia alla mano) urgeva più che educaste i nostri
soldati all’obiezione che alla obbedienza.

L’obiezione in questi 100 anni di storia l’han conosciuta troppo poco.
L’obbedienza, per disgrazia loro e del mondo, l’han conosciuta anche
troppo.

Scorriamo insieme la storia. Volta volta ci direte da che parte era la
Patria, da che parte bisognava sparare, quando occorreva obbedire e
quando occorreva obiettare.

1860. Un esercito di napoletani, imbottiti dell’idea di Patria, tentò
di buttare a mare un pugno di briganti che assaliva la sua Patria. Fra
quei briganti c’erano diversi ufficiali napoletani disertori della loro
Patria. Per l’appunto furono i briganti a vincere. Ora ognuno di loro
ha in qualche piazza d’ Italia un monumento come eroe della Patria.

A 100 anni di distanza la storia si ripete: 1’ Europa è alle porte.

La Costituzione è pronta a riceverla: « L’ Italia consente alle
limitazioni di sovranità necessarie... ». I nostri figli rideranno del
vostro concetto di Patria, così come tutti ridiamo della Patria
Borbonica. I nostri nipoti rideranno dell’ Europa. Le divise dei
soldati e dei cappellani militari le vedranno solo nei musei.

La guerra seguente 1866 fu un’altra aggressione. Anzi c’era stato un
accordo con il popolo più attaccabrighe e guerrafondaio del mondo per
aggredire 1’Austria insieme.

Furono aggressioni certo le guerre (1867-1870) contro i Romani i quali
non amavano molto la loro secolare Patria, tant’è vero che non la
difesero. Ma non amavano molto neanche la loro nuova Patria che li
stava aggredendo, tant’è vero che non insorsero per facilitarle la
vittoria. Il Gregorovius spiega nel suo diario: « L’insurrezione
annunciata per oggi, è stata rinviata a causa della pioggia ».

Nel 1898 il Re «Buono » onorò della Gran Croce Militare il generale
Bava Beccaris per i suoi meriti in una guerra che è bene ricordare.
L’avversario era una folla di mendicanti che aspettavano la minestra
davanti a un convento di Milano. Il Generale li prese a colpi di
cannone e di mortaio solo perché i ricchi (allora come oggi) esigevano
il privilegio di non pagare tasse. Volevano sostituire la tassa sulla
polenta con qualcosa di peggio per i poveri e di meglio per loro.
Ebbero quel che volevano. I morti furono 80, i feriti innumerevoli. Fra
i soldati non ci fu né un ferito né un obiettore. Finito il servizio
militare tornarono a casa a mangiare polenta. Poca perché era
rincarata.

Eppure gli ufficiali seguitarono a farli gridare « Savoia » anche
quando li portarono a aggredire due volte (1896 e 1935) un popolo
pacifico e lontano che certo non minacciava i confini della nostra
Patria. Era l’unico popolo nero che non fosse ancora appestato dalla
peste del colonialismo europeo.

Quando si battono bianchi e neri siete coi bianchi? Non vi basta di
imporci la Patria Italia? Volete imporci anche la Patria Razza Bianca?
Siete di quei preti che leggono la Nazione? Stateci attenti perché quel
giornale considera la vita d’un bianco più che quella di 100 neri.
Avete visto come ha messo in risalto l’uccisione di 60 bianchi nel
Congo, dimenticando di descrivere la contemporanea immane strage di
neri e di cercarne i mandanti qui in Europa?

Idem per la guerra in Libia.

Poi siamo al ‘14. L’ Italia aggredì 1’Austria con cui questa volta era alleata.

Battisti era un Patriota o un disertore? È un piccolo particolare che
va chiarito se volete parlare di Patria. Avete detto ai vostri ragazzi
che quella guerra si poteva evitare? Che Giolitti aveva la certezza di
poter ottenere gratis quello che poi fu ottenuto con 600.000 morti?

Che la stragrande maggioranza della Camera era con lui (450 su 508)?
Era dunque la Patria che chiamava alle armi? E se anche chiamava, non
chiamava forse a una « inutile strage »? (l’espressione non è d’un vile
obiettore di coscienza ma d’un Papa).

Era nel ‘22 che bisognava difendere la Patria aggredita. Ma l’esercito
non la difese. Stette a aspettare gli ordini che non vennero. Se i suoi
preti l’avessero educato a guidarsi con la Coscienza invece che con
1’Obbedienza « cieca, pronta, assoluta » quanti mali sarebbero stati
evitati alla Patria e al mondo (50.000.000 di morti). Così la Patria
andò in mano a un pugno di criminali che violò ogni legge umana e
divina e riempiendosi la bocca della parola Patria, condusse la Patria
allo sfacelo. In quei tragici anni quei sacerdoti che non avevano in
mente e sulla bocca che la parola sacra « Patria », quelli che di
quella parola non avevano mai voluto approfondire il significato,
quelli che parlavano come parlate voi, fecero un male immenso proprio
alla Patria (e, sia detto incidentalmente, disonorarono anche la
Chiesa).

Nel ‘36 cinquantamila soldati italiani si trovarono imbarcati verso una
nuova infame aggressione. Avevano avuto la cartolina di precetto per
andar « volontari » a aggredire l’infelice popolo spagnolo.

Erano corsi in aiuto d’un generale traditore della sua Patria, ribelle
al suo legittimo governo e al popolo suo sovrano. Coll’aiuto italiano e
al prezzo d’un milione e mezzo di morti riuscì a ottenere quello che
volevano i ricchi: blocco dei salari e non dei prezzi, abolizione dello
sciopero, del sindacato, dei partiti, d’ogni libertà civile e
religiosa.

Ancora oggi, in sfida al resto del mondo, quel generale ribelle
imprigiona, tortura, uccide (anzi garrota) chiunque sia reo d’aver
difeso allora la Patria o di tentare di salvarla oggi. Senza
l’obbedienza dei « volontari » italiani tutto questo non sarebbe
successo.

Se in quei tristi giorni non ci fossero stati degli italiani anche
dall’altra parte, non potremmo alzar gli occhi davanti a uno spagnolo.
Per l’appunto questi ultimi erano italiani ribelli e esuli dalla loro
Patria. Gente che aveva obiettato.

Avete detto ai vostri soldati cosa devono fare se gli capita un
generale tipo Franco? Gli avete detto che agli ufficiali disobbedienti
al popolo loro sovrano non si deve obbedire?

Poi dal ‘39 in là fu una frana: i soldati italiani aggredirono una dopo
l’altra altre sei Patrie che non avevano certo attentato alla loro
(Albania, Francia, Grecia, Egitto, Jugoslavia, Russia).

Era la guerra che aveva per l’Italia due fronti. L’uno contro il
sistema democratico. L’altro contro il sistema socialista. Erano e sono
per ora i due sistemi politici più nobili che l’umanità si sia data.

L’uno rappresenta il più alto tentativo dell’umanità di dare, anche su questa terra, libertà e dignità umana ai poveri.

L’altro il più alto tentativo dell’umanità di dare, anche su questa terra, giustizia e eguaglianza ai poveri.

Non vi affannate a rispondere accusando l’uno o l’altro sistema dei
loro vistosi difetti e errori. Sappiamo che son cose umane. Dite
piuttosto cosa c’era di qua dal fronte. Senza dubbio il peggior sistema
politico che oppressori senza scrupoli abbiano mai potuto escogitare.
Negazione d’ogni valore morale, di ogni libertà se non per i ricchi e
per i malvagi. Negazione d’ogni giustizia e d’ogni religione.
Propaganda dell’odio e sterminio d’innocenti. Fra gli altri lo
sterminio degli ebrei (la Patria del Signore dispersa nel mondo e
sofferente).

Che c’entrava la Patria con tutto questo? E che significato possono più
avere le Patrie in guerra da che l’ultima guerra è stata un confronto
di ideologie e non di Patrie?

Ma in questi cento anni di storia italiana c’è stata anche una guerra «
giusta » (se guerra giusta esiste). L’unica che non fosse offesa delle
altrui Patrie, ma difesa della nostra: la guerra partigiana.

Da un lato c’erano dei civili, dall’altro dei militari. Da un lato
soldati che avevano obbedito, dall’altro soldati che avevano obiettato.


Quali dei due contendenti erano, secondo voi, i « ribelli» quali i«regolari »?


 


È una nozione che urge chiarire quando si parla di Patria. Nel Congo per esempio quali sono i « ribelli »?

Poi per grazia di Dio la nostra Patria perse l’ingiusta guerra che
aveva scatenato. Le Patrie aggredite dalla nostra Patria riuscirono a
ricacciare i nostri soldati.

Certo dobbiamo rispettarli. Erano infelici contadini o operai
trasformati in aggressori dall’obbedienza militare. Quell’obbedienza
militare che voi cappellani esaltate senza nemmeno un « distinguo » che
vi riallacci alla parola di San Pietro: « Si deve obbedire agli uomini
o a Dio? ». E intanto ingiuriate alcuni pochi coraggiosi che son finiti
in carcere per fare come ha fatto San Pietro.

In molti paesi civili (in questo più civili del nostro) la legge li
onora permettendo loro di servire la Patria in altra maniera. Chiedono
di sacrificarsi per la Patria più degli altri, non meno. Non è colpa
loro se in Italia non hanno altra scelta che di servirla oziando in
prigione.

Del resto anche in Italia c’è una legge che riconosce una obiezione di
coscienza. È proprio quel Concordato che voi volevate celebrare. Il suo
terzo articolo consacra la fondamentale obiezione di coscienza dei
Vescovi e dei Preti.

In quanto agli altri obiettori, la Chiesa non si è ancora pronunziata
né contro di loro né contro di voi. La sentenza umana che li ha
condannati dice solo che hanno disobbedito alla legge degli uomini, non
che son vili. Chi vi autorizza a rincarare la dose? E poi a chiamarli
vili non vi viene in mente che non s’è mai sentito dire che la viltà
sia patrimonio di pochi, l’eroismo patrimonio dei più?

Aspettate a insultarli. Domani forse scoprirete che sono dei profeti.
Certo il luogo dei profeti è la prigione, ma non è bello star dalla
parte di chi ce li tiene.

Se ci dite che avete scelto la missione di cappellani per assistere
feriti e moribondi, possiamo rispettare la vostra idea. Perfino Gandhi
da giovane l’ha fatto. Più maturo condannò duramente questo suo errore
giovanile. Avete letto la sua vita?

Ma se ci dite che il rifiuto di difendere se stesso e i suoi secondo
l’esempio e il comandamento del Signore è « estraneo al comandamento
cristiano dell’amore » allora non sapete di che Spirito siete! che
lingua parlate? Come potremo intendervi se usate le parole senza
pesarle? se non volete onorare la sofferenza degli obiettori, almeno
tacete!

Auspichiamo dunque tutto il contrario di quel che voi auspicate:
auspichiamo che abbia termine finalmente ogni discriminazione e ogni
divisione di Patria di fronte ai soldati di tutti i fronti e di tutte
le divise che morendo si son sacrificati per i sacri ideali di
Giustizia, Libertà, Verità.

Rispettiamo la sofferenza e la morte, ma davanti ai giovani che ci
guardano non facciamo pericolose confusioni fra il bene e il male, fra
la verità e l’errore, fra la morte di un aggressore e quella della sua
vittima.

Se volete diciamo: preghiamo per quegli infelici che, avvelenati senza
loro colpa da una propaganda d’odio, si son sacrificati per il solo
malinteso ideale di Patria calpestando senza avvedersene ogni altro
nobile ideale umano.


 


Lorenzo Milani sac.


 Da "Lettere di don Lorenzo Milani priore di Barbiana"

Per questa lettera don Lorenzo fu denunciato e rinviato a giudizio con l’accusa di apologia di reato.

Non volle essere difeso da un avvocato di fiducia allora scrisse una lettera ai giudici come autodifesa


 
 
 
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