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Bernhard Lichtenberg, Giusto tra le nazioni

Post n°25 pubblicato il 09 Settembre 2014 da Leseratte
 

In questi giorni sto leggendo il saggio La banalità del male (eng. Eichmann in Jerusalem) di Hanna Arendt, resoconto scritto per il settimanale New Yorker sul processo al gerarca nazista Adolf Eichmann, tenutosi a Gerusalemme nel 1961. Non voglio dilungarmi sul contenuto del saggio - peraltro disponibile gratuitamente in PDF su internet e che consiglio vivamente a chiunque voglia comprendere più a fondo e in modo più oggettivo la questione ebraica e quella colossale catastrofe che fu la "soluzione finale"-, ma dedicare questo post a un personaggio citato dall'autrice, Bernhard Lichtenberg. Più volte nel libro viene posto un quesito che chiunque, più o meno interessato alla questione ebraica e all'Olocausto, si sarà posto: come sia stato possibile che in una nazione di ottanta milioni di persone (culturalmente molto avanzata) pochi si siano ribellati alla follia di un regime terrorista senza precedenti come quello nazista e abbiano alzato la testa o semplicemente aperto gli occhi davanti alla barbarica tragedia del vicino di casa ebreo?

Nei difficili tentativi di risposta proposti, la Arendt cita una figura di cui mai avevo letto o sentito (paradossale per me che vivo a Berlino): Bernhard Lichtenberg.

Bernhard Lichtenberg nasce a Ohlau nel Niederschlesien (allora regione prussiana) il 5 Dicembre 1875 da una modesta famiglia cattolica (in un regione a prevalenza protestante). Conclusi gli studi liceali nella sua città, si iscrive alla Facoltà di Teologia prima a Innsbruck poi a Breslau e viene ordinato sacerdote nel 1899.  Dopo un primo incarico a Neisse viene trasferito a Berlino, ove svolge servizio dal 1913 al 1930 presso la Chiesa del Sacro Cuore di Gesù (Herz-Jesu-Gemeinde) e dal 1932 presso la Cattedrale di Sant'Edvige (Sankt-Hedwigs-Kathedrale)

Dopo la prima guerra mondiale, in cui presta servizio come cappellano militare, Lichtenberg diventa membro dell'"Associazione per la pace de cattolici tedeschi" (Friedensbund Deutscher Katholiken) e nel 1929 viene eletto nel consiglio direttivo del gruppo di lavoro interconfessionale del "Gruppo per la pace" ("Arbeitsgemeinschaft der für den Frieden Konfessionen"). Nel 1931 Lichtenberg invita i parrochiani del suo quartiere Charlottenburg alla proiezione del film Niente di nuovo sul fronte occidentale ispirato all'opera di Erich Maria Remarque. Si tratta di un film con un chiaro messaggio pacifista e antibellico e il gesto gli costa il primo feroce attacco da parte di Joseph Goebbels e una prima perquisizione della sua abitazione da parte dei servizi segreti.

Lichtenberg non si fa tuttavia scoraggiare da queste prime minacce. Appena il segretario del partito del SPD, Jürgen Jürgensen, lo informa nel 1935 sulle condizioni dei prigionieri nel campo di concentramento Esterwegen (uno dei primi, destinato ai detenuti politici) scrive due lettere di protesta. Werner Best, capo sostituto della Gestapo, e Theodor Eicke, comandante del campo di Esterwegen, in tutta risposta gli comunicano che lo "stato di diritto" non esiste più e con l'accusa di "procurato allarme" lo torturano - invano - per conoscere la fonte delle sue informazioni.

Dopo gli atti di violenza a danno degli ebrei e dei cristiani di origine ebraica perpetrati dai nazisti nel novembre del 1938 (la famosa Kristallnacht), Lichtenberg dedica le sue omelie e  le preghiere domenicali esclusivamente al tema dei perseguitati di ogni credo, ribadendo la vicinanza agli ebrei e all'ebraismo. Nel 1941 prende posizione contro l'uccisione dei disabili (il programma di "eutanasia") in una lettera indirizzata a Leonardo Conti (Segretario di Stato alla Sanità presso il Ministero degli Interni e capo del programma di eugenetica nazista - un italiano di cui andare fieri!).

A seguito di una denuncia anonima Lichtenberg viene arrestato il 23 ottobre 1941 con l'accusa di attività sovversiva e il 22 maggio 1942 viene condannato a due anni di reclusione per abuso della sua carica sacerdotale. Sconta la pena nel carcere berlinese di Tegel e poi nel campo di transito di Berlino-Wuhlheide. In carcere riceve la visita del vescovo di Berlino, Konrad von Preysing Lichtenegg Moos, che gli presenta la proposta della Gestapo che gli avrebbe permesso di rimanere libero, se avesse giurato di astenersi dal predicare per tutta la durata della guerra. Lichtenberg chiede invece di poter accompagnare i deportati ebrei e cristiani, al fine di adempiere al proprio ministero.

Il servizio di sicurezza nazista ordina dunque il suo internamento, a 67 anni, nel campo di concentramento di Dachau. Il suo ultimo breve viaggio insieme ad altri duecento prigionieri inizia il 3 novembre 1943. Già malato al cuore e ai reni, viene ricoverato in un ospedale di Hof, tappa intermedia della deportazione, dove riceve l'estrema unzione dal parroco della cittadina, Prälat Michael Gehringer. Muore il giorno seguente, il 5 novembre. Prima che la Gestapo abbia il tempo di intervenire e cremare le sue spoglie, la polizia locale riesce a trasferire il suo corpo a Berlino, dove arriva l'11 novembre e dove viene celebrato il suo funerale il 16 novembre nella Chiesa di San Sebastiano.


Il feretro, seguito da circa cinque mila cittadini, viene condotto alla Cattedrale di Sant'Edvige, dove tuttora si trova. Tale corteo funebre viene ricordato come una delle ultime e più grandi manifestazioni dei cattolici berlinesi nel periodo nazista.

Bernhard Lichtenberg è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 23 giugno 1996 e riconosciuto Giusto tra le nazioni da Yad Vashem il 7 luglio 2004.

La prossima volta che passerò dalla Cattedrale di Sant'Edvige (a Bebelplatz a Mitte) avrò un motivo in più per fermarmi e rendere onore a un uomo giusto.

Forse non siamo ancora in grado di rispondere alla domanda "perché pochi tedeschi si sono ribellati?", ma sappiamo con certezza che se in tanti, come Lichtenberg, lo avessero fatto, i nazisti non avrebbero potuto deportare tutti e tanti uomini giusti e innocenti come lui non avrebbero sacrificato la loro vita per quello che Eichmann stesso definì "idealismo".

 
 
 
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