Creato da Kimayra il 02/05/2009

Chimayra

E se guarderai a lungo nell’abisso, anche l’abisso vorrà guardare in te. (Nietzche)

 

 

Anna Perenna, dea dell'acqua e strega

Post n°153 pubblicato il 02 Luglio 2010 da Kimayra
 

L'altare con dedica ad Anna PerennaSecondo un'antica leggenda, Anna Perenna sarebbe stata la sorella di Didone, fuggita a Roma dopo che quest'ultima si era data la morte. Nella nuova città sul Tevere, Anna Perenna fu accolta da Enea che, nel frattempo, aveva sposato Lavinia. La moglie di Enea, gelosa di Anna, la perseguitò - sempre secondo la leggenda - a tal punto da costringerla a trasformarsi in fiume.
Altri autori, invece, vogliono che Anna Perenna fosse una vecchia che abitava l'antica città di Bovillae. Quando i plebei, che si erano ribellati ai patrizi arroccandosi sul Monte Sacro, dove furono assediati, Anna Perenna individuò una strada segreta che permise agli abitanti di Bovillae di rifornire di acqua e di cibo gli assediati, permettendo loro di resistere all'assedio patrizio.
In realtà è più verosimile che Anna Perenna fosse un'antichissima divinità, forse di origine etrusca, patrona della natura e della fecondità, festeggiata attorno al 15 marzo con l'offerta di cibo e bevande ma anche con una certa libertà sessuale.
La parola "ann", peraltro, significa cibo, il che si ricollega all'esistenza, in India, di una dea chiamata Anna Purna, forse ivi giunta direttamente dall'Urbe, rappresentata con le sembianze di una donna che porge ad un bambino un mestolo pieno di cibo. Del resto, in seguito, si denominerà "annona" la struttura incaricata degli approvvigionamenti di cibo all'interno di Roma.
Nel corso della festa ad Anna Perenna, si svolgevano dei banchetti lungo la via Flaminia, all'interno del bosco sacro alla dea, identificato nella zona dei Monti Parioli, dove sono state anche ritrovate delle tavolette di defixiones ("maledizioni") in piombo e figure antropomorfe in cera ed altri materiali organici, conficcate a testa in giù in contenitori di piombo. Questi ritrovamenti hanno indotto gli studiosi a pensare che Anna Perenna avesse a che fare anche con la magia.
La fontana di Anna Perenna è stata ritrovana nel 1999 all'interno degli scavi per un parcheggio interrato tra piazza Euclide e via Dal Monte (Parioli). La fontana ha forma rettangolare e reca, murate, delle iscrizioni che riportano il nome della dea. Essa sembra risalire al IV secolo a.C. e fu utilizzata almeno fino al VI secolo d.C.. Nel fango rappreso contenuto nella vasca sono stati rinvenuti diversi oggetti collegati alle pratiche magiche, ma anche un pentolone di rame, monete e lucerne, ora conservati nella Sezione Epigrafica del Museo Nazionale Romano delle Terme di Diocleziano. Questi oggetti, dal punto di vista antropologico, rimandano ad antiche pratiche sciamaniche relative a sacerdotesse molto simili all'iconografia medioevale della strega. Anna Perenna, in realtà, può essere intesa come un culto arcaico di Mater Matuta, la potenzialità del sesso femminile, talvolta definita feminino sacro. E', infatti, dea, donna, maga ed incantantrice ad un tempo
Il ritrovamento della fontana di Anna Perenna ai Parioli, ricollega il mito della dea all'espressione "amnis perennis", a sua volta riferita ad una divinità delle acqua che si venerava, appunto, in questa fonte. La struttura della fontana è di tipo greco, l'acqua fuoriusciva attraverso delle fistulae e da protomi decorativi a testa di animale, previo passaggio in una cisterna di decantazione retrostante, dotata, alla sommità, di uno sfioramento che permetteva all'acqua in eccesso di ricadere nella vasca sottostante.

 
 
 

Città sconosciute dell'Iran

Post n°152 pubblicato il 02 Luglio 2010 da Kimayra
 

Città iranianaUn team di archeologi ha riportato alla luce le rovine di un tempio dedicato al fuoco e di due città dell'epoca Sassanide ad Aran e Bigdol, nella provincia centrale di Isfahan.
Lo scavo, in questa fase iniziale, interessa un'area di cica 100 ettari, dove, un tempo, sorgevano le due antiche città. Il sito è stato interessato da un incendio e sepolto sotto la sabbia in un periodo di tempo compreso tra l'era Sassanide e quella Islamica prima e Selgiuchide poi.
L'equipe archeologica che sta scavando nel luogo ha anche scoperto la parte inferiore di un tempio dedicato al fuoco, che sembra essere completamente diverso da quelli ritrovati in passato. L'edificio non sembra essere stato costruito, come gli altri simili, con mattoni di fango, ma, piuttosto, con fango ed argilla.
Campagne di scavo precedenti hanno riportato alla luce tempi Sassanidi dedicati al fuoco nelle città di Natanz e Niasar, nella provincia di Isfahan.

 
 
 

I segreti del Carcere Mamertino

il TullianumIl Carcere Mamertino, un complesso di celle sotterranee che oggi giace al di sotto di una chiesa rinascimentale, è stato per lungo tempo venerato come il luogo in cui l'apostolo Pietro fu incarcerato prima di essere ucciso nel circo che sorgeva, un tempo, dove ora si trova la basilica a lui intitolata.
Il Carcere è stato un simbolo della cristianità a partire dal medioevo, ma solo ora, dopo mesi di scavi, gli archeologi italiani hanno ritrovato degli affreschi ed altre prove che indicano come la struttura sia stata collegata alla memoria di Pietro a partire addirittura dal VII secolo d.C..
La Dott.ssa Patrizia Fortini, del Dipartimento di Archeologia, ha detto che la trasformazione del Carcere Mamertino in un luogo della memoria è stata abbastanza rapida. Si pensa che, addirittura già dall'VIII secolo d.C., il luogo fosse utilizzato come chiesa.
Si dice che sia Pietro che Paolo siano stati rinchiusi in questo luogo dall'imperatore Nerone. Qui, racconta l'agiografia più nota, i due apostoli fecero scaturire una sorgente miracolosa dal suolo, con la cui acqua battezzarono i loro carcerieri ed i prigionieri che vollero convertirsi.
Il Carcere Mamertino, dove si dice che Pietro, fondatore del cristianesimo, abbia trascorso i suoi ultimi giorni, è costituito da celle disposte su due livelli, uno superiore e l'altro inferiore.
La cella inferiore può essere raggiunta da un'apertura praticata nel tetto e fu quella che ospitò, nei secoli, i più acerrimi nemici di Roma, quali il capo dei Galli Vercingetorige. Alcuni dei prigionieri morivano di fame ed i loro corpi erano gettati nella Cloaca Massima, secondo alcuni storici, o bruciati su roghi comuni, secondo altri.
Gli storici hanno ritenuto, per lungo tempo, che la prigione sia stata costruita nel V secolo a.C., sotto il re Servio Tullio e, per questo, fu detta anche Tullianum. Tito Livio, però, afferma che il carcere fu edificato sotto Anco Marzio, nel VII secolo a.C.. Sulla cornice della facciata, risalente alla prima età imperiale, si trovano inscritti i nomi dei consoli Caio Vibio Rufino e Marco Cocceio Nerva, che restaurarono il monumento tra il 39 ed il 42 d.C..
Il carcere è stato citato da diversi autori antichi ed è stato utilizzato dagli archeologi per identificare i monumenti che vi sorgevano accanto. Plinio il Vecchio ne ricorda la costruzione accanto alla Curia Hostilia, altri autori ricordano la presenza, accanto al Tullianum, del tempio della Concordia. Celebre è la descrizione di Gaio Sallustio Crispo nel "De Catilinae coniuratione", nella quale narra dell'esecuzione, nel Tullianum, dell'ex console Lentulo, di Cetego, Statilio Gabinio e Cepario. La descrizione di Crispo è talmente dettagliata da poter essere utilizzata ancor oggi.
L'attuale facciata del Carcere Mamertino risale all'inizio dell'età imperiale. Entrando si accede ad una stanza trapezoidale con volta a botte in opus quadrata, realizzata con blocchi di tufo di Monteverde e rosso dell'Aniene (II secolo a.C.). L'ingresso originario doveva essere una porticina murata, posta ad un livello più alto del piano attuale di calpestio. Questa porticina conduceva anche alle Lautumiae, ambienti ricavati nelle antiche cave di tufo, utilizzati anch'essi come prigioni.
Il Tullianum propriamente detto, la cella inferiore ora protetta da una grata nel pavimento di quella superiore, è un ambiente circolare in opus quadrata, ottenuto con blocchi di peperino e senza l'utilizzo del cemento. Le dimensioni hanno fatto più volte ritenere che si trattasse, in origine, di una fontana monumentale costruita attorno ad una cisterna (tullus), dove l'acqua filtra ancora oggi.
L'appellativo Mamertino, dato al carcere, deriverebbe, secondo alcuni, da Anco Marzio, secondo altri da Mamers, che era l'antico nome di Marte.

 
 
 

Ritrovata l'antica Avaris

Post n°150 pubblicato il 21 Giugno 2010 da Kimayra
 

Territorio HyksosGli Hyksos, il cui nome significa "sovrani dei paesi stranieri", erano una stirpe nomade asiatica che discese in Egitto verso la fine del Medio Regno e governò il paese dal 1664 al 1569 a.C.. La capitale degli Hyksos in terra d'Egitto si chiamava Avaris.
Una missione archeologica austriaca sostiene di aver localizzato alcuni resti di questa antica capitale nei pressi del villaggio di Tell el-Dab'a, nella regione nord orientale del delta del Nilo. Gli archeologi austriaci lavorano sul posto da circa 35 anni. I primi studi per ritrovare Avaris furono intrapresi nel 1975.
Grazie all'uso del radar gli archeologi hanno potuto identificare la struttura urbana di Avaris, riconoscere diverse vie, costruzioni, abitazioni, templi e persino un porto affacciato sul Nilo, due isole sommerse e pozzi di varie dimensioni. Tutto questo si trova sotto una zona verde e coltivata.
Gli Hyksos, una popolazione composta da semiti e cananei, adoravano il dio Seth, cui edificarono un tempio ad Avaris. Intesserono fitti rapporti commerciali con Creta, l'Anatolia e le isole dell'Egeo ed usavano incidere i propri nomi sugli scarabei, considerati animali sacri poi collocati tra i bendaggi delle mummie. Furono proprio gli Hyksos ad utilizzare, per la prima volta in Egitto, i cavalli come animali da traino ed i carri per combattere in guerra.

 
 
 

Le scarpe più antiche del mondo

Post n°149 pubblicato il 10 Giugno 2010 da Kimayra
 

Scarpe armeneGli archeologi dell'Università irlandese di Cork hanno trovato quella che, alle analisi del carbonio, è risultata essere la calzatura più antica del mondo: ben 5500 anni ed è fatta in pelle.
Il prezioso ed antico reperto è stato ritrovato in Armenia, ai confini dell'Iran. La scarpa è completa di lacci ed è in buone condizioni. Corrisponde al n. 37 di un paio di scarpe moderne.
Finora le scarpe più antiche ritrovate sono quelle emerse in due scavi, uno in Missouri e l'altro in Israele. Entrambe sono datate 8000 anni fa, ma sono state ricavate da piante. Quelle ritrovate in Armenia, invece, sono in pelle e sono molto simili alle scarpe usate in Irlanda fino alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso.

 
 
 

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