Creato da Kimayra il 02/05/2009

Chimayra

E se guarderai a lungo nell’abisso, anche l’abisso vorrà guardare in te. (Nietzche)

 

 

La mitica Colchide

Post n°148 pubblicato il 09 Giugno 2010 da Kimayra
 

ArgonautiLivio Zerbini, archeologo dell'Università di Ferrara, ha intrapreso un viaggio per scoprire, in Georgia, un'antica e plurimillenaria necropoli, vastissima ed intatta. La necropoli contiene oltre trecento tombe a tumulo che Zerbini, coadiuvato dal suo collega archeologo di Tbilisi Vakhtang Lichelli, ha trovato nel 2008 quasi per caso, dopo aver individuato l'antica città di Phrixos o Idessa, citata da Strabone.
La necropoli è nascosta in una vasta vallata, alla quale si accede solo dopo un'ora di percorso a piedi lungo sentieri accidentati. Forse è proprio questo il segreto della sua inviolata bellezza. La terra in cui la necropoli si trova era anticamente nota come la Colchide, la terra del Vello d'oro, dell'impresa di Giasone e degli Argonauti. Una terra che ha visto la spedizione di Pompeo Magno contro il re del Ponto, Mitridate IV. La Colchide era un passaggio obbligato, un crocevia di merci e persone.
I trecento tumuli coprono una superficie di tremila chilometri quadrati e vanno dal III-IV millennio a.C. fino al II-III secolo d.C.. Finora sono state scavate solo cinque tombe, tutte databili al XVIII secolo a.C., al cui interno sono stati rinvenuti corredi funerari tipici del periodo: vasi in ceramica e manufatti in bronzo.
Il dottor Zerbini ritiene che il ritrovamento di maggiore interesse è quello di una parte di scultura lignea, forse a carattere votivo, databile anch'essa al XVIII secolo. Essa raffigura la parte superiore di una testa taurina.

 
 
 

Spina mostra i suoi gioielli

Post n°147 pubblicato il 07 Giugno 2010 da Kimayra
 

Orecchini con protome di Acheloo
Il 10 giugno 2010 si inaugura la "Sala degli Ori", collezione di gioielli d'oro, d'argento, ambra e pasta vitrea, manufatti greci ed etruschi rinvenuti nelle tombe di Spina. Si tratta di orecchini, anelli, diademi, collane, ciondoli e monili rinvenuti nei correti tombali di Spina e datati tra il V ed il IV secolo a.C..
La collezione di preziosi è costituita, in gran parte, da pezzi inediti e sconosciuti al pubblico. Le tombe hanno restituito diversi reperti di oreficeria, la maggior parte dei quali di produzione etrusca ed altri affini ai gioielli magno greci. Inoltre Spina era uno dei centri più importanti per lo smistamento dell'ambra baltica.
Gli orecchini, che sono gli oggetti più frequentemente presenti nelle sepolture, sono in forma tubolare ricurva, con estremità configurata a protome di ariete e leone, a testa femminile e di Acheloo. Gli anelli, ricavati da una sottile verga d'oro, hanno la forma di vaghi e pendenti, corredati frequentemente di ambra alternata a perle in pasta vitrea.
A spina la presenza di manufatti d'oro è veramente eccezionale ed è quasi completamente ascrivibile a sepolture femminili. Nelle tombe vennero occultati deliberatamente anche monili in oro realizzati dalle officine locali.
Info: Museo Archeologico Nazionale di Ferrara - Via XX Settembre, 122
Telefono: 0532.66299
Ingresso: martedì-domenica ore 9.00 - 14.00
Biglietto: € 4,00

 
 
 

La tomba di Ptah Mes ed il sarcofago nascosto

Post n°146 pubblicato il 06 Giugno 2010 da Kimayra
 

PtahPtah Mes era uno scriba alla corte dei faraoni della XIX Dinastia, la cui tomba è stata recentemente ritrovata a Saqqara, 40 chilometri a sud de Il Cairo, dagli archeologi dell'Università egiziana.
La sepoltura risale ad un periodo compreso tra il 1203 ed il 1186 a.C. e presenta corridoi ed ambienti per una lunghezza di 70 metri. Essa è molto simile ad una tomba ritrovata nel 2007, quella di Ptah Im Wiya. Ptah Mes era, in vita, un funzionario insignito di diverse cariche tra le quali spiccano quelle di sindaco di Menfi, scriba reale e supervisore del tempio di Ptah.
Lo scavo ha permesso di recuperare, anche, una serie di stele, una delle quali raffigura la famiglia del defunto al cospetto della triade tebana composta da Amon, Mut e Khonsu, a testimoniare che il culto di Amon era immediatamente ripreso dopo la scomparsa del faraone "eretico" Akh-en-Aton.
La tomba conteneva anche diversi frammenti di statue calcaree di Ptah Mes e di membri della sua famiglia, vasi di argilla, shawbti ed amuleti. Alcune delle colonne che adornavano la tomba, invece, sono state riutilizzate in epoca cristiana per costruire delle cappelle.
La sepoltura di Ptah Mes era nota agli studiosi sin dall'Ottocento, periodo nel quale, con molta probabilità, è avvenuto il saccheggio delle suppellettili più preziose che essa conteneva. Il sarcofago dello scriba reale, però, non è stato ancora ritrovato e gli studiosi stanno scavando con la speranza che sia ancora da qualche parte, ad aspettare di rivedere la luce.

 
 
 

Gli ipogei di Trinitapoli

Post n°145 pubblicato il 06 Giugno 2010 da Kimayra
 

Ipogei di TrinitapoliA Trinitapoli, in Puglia, è stato rinvenuto un calendario astronomico risalente all'Età del Bronzo. A dare la notizia è stata la Soprintendenza per i beni archeologici della Puglia. La scoperta è stata del tutto casuale ed è avvenuta durante uno scavo per la costruzione della recinzione di un cantiere.
Il calendario astronomico è, essenzialmente, una serie di buche orientate verso gli astri in obbedienza a criteri scientifici. Una scoperta simile è stata effettuata, tempo fa, all'interno del parco archeologico degli Ipogei, a poca distanza dal luogo della scoperta attuale, durante dei lavori edili effettuati da privati. Anche in questo caso erano emerse una serie elevata di buche di diverse dimensioni che, prese nel loro insieme, formano una serie di allineamenti che riguardano a nord il Gargano ed a sud il Vulture. Gli archeologi ritengono che questi allineamenti di buche siano sostanzialmente un calendario astronomico utilizzato, ben 3500 anni fa, per individuare, con l'ausilio del sole, della luna e delle stelle, i periodi giusti per entrare nel grembo della madre terra attraverso i dromos degli ipogei che, per la loro forma, ricordavano l'organo sessuale femminile. Mentre l'iniziato penetrava in quei recessi in cui si sentiva al sicuro e protetto, all'esterno venivano praticati riti propiziatori per la caccia, la semina e la fertilità.
I due siti archeologici si trovano a pochi chilometri di distanza l'uno dall'altro, il che conferma che Trinitapoli è potenzialmente la culla di tesori ancora tutti da scoprire.

 
 
 

Un'abbazia dimenticata

Post n°144 pubblicato il 05 Giugno 2010 da Kimayra
 

Abbazia di S. Maria di LastretoL'Abbazia di Santa Maria in Lastreto (o di Lastreta) sorgeva in cima ad una collina di 505 metri di altezza, sulla sponda destra del Tarugo, di fronte a Torricella, nella provincia di Pesaro ed Urbino. Dell'eremo resta poco più di un toponimo, Abbadia, riportato sulle cartine d'Italia.
Il complesso religioso si collocava su un diverticolo della via Flaminia che collegava Forum Sempronii con Suasa e Sentinum. Il monastero, dedicato all'Assunta, fu fondata intorno al Mille dai Benedettini, secondo certe decorazioni a treccia ed alcune incisioni di arte romanica su pietra arenaria. Il complesso religioso era posto sul valico che dalla valle del Tarugo immette in quella del Cesano e svolgeva un importante compito di assistenza e rifugio per i pellegrini ed i viandanti che attraversavano la valle per recarsi in altri luoghi di preghiera e di meditazione.
Uno dei documenti più antichi riguardante quest'abbazia risale al 1085 e riguarda alcuni beni che l'abate Fulcoino di Santa Maria di Lastreta affida ad Aliprando, rettore del cenobio di Santa Croce di Fonte Avellana. L'origine della chiesa, però, può essere collocata anteriormente al 1085. Gli storici ritengono che il termine Lastreta ricordi un altro monastero, esistito nel Bolognese, detto Santa Maria "in strata" o "super stratam".
Papa Onorio III, in una sua bolla del 1224, cita questa Abbazia con la denominazione "Monasterium de Astreto" e la annovera tra i monasteri ed i castelli di pertinenza della diocesi di Fossombrone. La chiesa dell'Abbazia fu distrutta nel 1672 da un terremoto, come ricorda una lapide posta nel nuovo tempio costruito sul posto. L'unica evidenza del XII secolo a rimanere in piedi fu l'arcata della porta.
Nella chiesa inferiore dell'Abbazia, ora cantina, si conservano colonne rotonde e quadrangolari, arcate, capitelli con figure animali e motivi romanici. Nei pressi dell'edificio ecclesiastico, poi, sorgeva un tempo il castello di San Biagio, che prendeva nome dal santo a cui era dedicata la chiesa che svolgeva le funzioni di parrocchia. Il castello andò in disfacimento ed il titolo passò alla chiesa dell'Abbazia ed il luogo divenne noto come San Biagio in Lastreto.
Attualmente anche la chiesa costruita nel 1672 è in rovina. Di essa rimangono solo alcune mura, mentre della chiesa abbaziale si conservano solo resti della cripta.

 
 
 

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