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Post n°1091 pubblicato il 10 Aprile 2012 da chioggiatv
Un professore di Sociologia parla in maniera diretta, cruda e a tratti cinica della disabilità del figlio e del loro rapporto speciale. "Uno dei vantaggi di avere un figlio handicappato è che puoi permetterti di essere un idiota e di trattarlo anche male. E io mi concedo spesso questo vizio". Massimiliano Verga: Nomen Omen verrebbe da dire. Le sue parole mi scuotono, feriscono tanto da dover smettere di leggere perchè gli occhi colmi di lacrime non lo consentono. Vorrei picchiare quest’uomo al posto del piccolo Moreno, lui non può perchè è cerebroleso e riesce a distinguere solo 4-5 parole vitali. Suo padre scrive ancora: "Sei insopportabile. Preferirei masticare la sabbia piuttosto che sentirti. Anche dei chiodi nelle mutande sono più piacevoli della tua voce. Quando urli così non ho scelta. O ti sbatto in camera e chiudo la porta, oppure ti prendo a sberle. Quasi sempre finisci in camera. La ritengo una conquista"; e ancora: "Moreno incarna l'idea del figlio che nessuno vorrebbe avere". Il mio stomaco si contorce, mi ritrovo a chiedermi: anche per i miei genitori la mia disabilità è stata così devastante? Anche loro in realtà mi hanno odiata così tanto? “Zigulì. La mia vita dolceamara con un figlio disabile” , edito da Mondadori, tratta proprio il sentimento assoluto e profondo che lega questo padre di 42 anni al suo secondogenito Moreno che non vede e non capisce (così dicono i luminari, io credo invece che esista chi non sa esprimersi, ma tutti capiscano perfettamente, concedetemelo!). Massimiliano Verga insegna Sociologia del Diritto all'Università di Milano Bicocca. Ha altri due figli, Jacopo e Cosimo, di nove e quattro anni. Oltre al sentimento totalizzante per il figlio disabile, nel cuore di papà Massimiliano alberga anche un gran senso di colpa per il tempo e la spensieratezza tolta alla vita dei due figli “sani”, sacrificati un po’ in nome delle esigenze di Moreno che deve essere seguito 24 ore su 24. Tutto il suo dolore del cuore paterno si legge nelle pagine finali del libro, dedicate a loro: "È inutile dirvi che devo pensare innanzitutto a Moreno, per il "dopo". Per me voi siete liberi. Non vi passerò per forza le responsabilità che non siete tenuti ad assumervi... Quando sarò costretto a fermarmi, se sarà ancora al mio fianco, Moreno dovrà prendere la mano di qualcun altro per proseguire. Se non sarà la vostra, vi chiedo soltanto di trovarne un'altra". Il linguaggio schietto di Verga forse avrà inorridito la maggioranza (come successe a me inizialmente), ma è il racconto senza ipocrisie e metafore melense di una vita difficile, aspra , ma anche ricca di gioie e piccoli traguardi raggiunti. Si esulta per i piccoli progressi, come se fossero trofei e si impara a vivere minuto per minuto senza far programmi per il futuro neppure a breve termine. Non si può; e chi ha un famigliare con disabilità cognitive gravi lo sa. Papà Massimiliano prende le distanze da chi considera i figli disabili “un dono di Dio”, secondo lui se loro potessero parlare direbbero “Al diavolo il tuo dono io non lo voglio “ e io in cuor mio mi trovo concorde non senza nascondere un sorriso e profonda stima per questo padre e per tutte le famiglie a cui lui ha dato voce. Valentina Boscolo |
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